Il vento fa
danzare i suoi capelli.
Il sole li
riscalda e li illumina coi suoi raggi.
E sua
moglie, dietro di lui, ne riconosce la frangranza nell’aria che respira.
Una
fragranza che ha tante volte assaporato da vicino, nei momenti più belli della
loro storia, quando si accarezzavano a lungo e dolcemente, distesi sull’erba di
Lorien, e in quelli più difficili, quando lui l’abbracciava protettivo e le
regalava il suo calore.
Elanor ama
Legolas più che mai, e lo seguirebbe ovunque.
L’ha
capito dal primo giorno che si sono visti.
Legolas si
gira e le sorride: “Tutto bene?”.
Ovunque.
Flashback
Anno 3008,
Mese di Aprile, Terza Era – Terra di Mezzo, Lothlorien
“Elanor,
aspetta! Non correre…”.
“Ma mamma! Tu devi sbrigarti!”.
Elanor,
giovane, capelli al vento, una leggera veste bianca di organza,
corre verso la reggia di Lorien.
Poi si
ferma, ansimante.
A
lasciarla senza fiato, più che la corsa, è la maestosità del palazzo che ha
davanti.
Nonostante
le grida sue e della madre Anduya, tutto intorno a loro è silenzioso, come
racchiuso dentro uno scrigno trasparente che ne attutisce
i suoni e i rumori.
Il palazzo
è illuminato, circondato da alberi dalle folte chiome, e visibilmente abitato.
Mille
argentee figure si muovono lì dentro, laboriose, Elanor le
vede salire le scale a chiocciola della reggia e passeggiare nei
giardini sottostanti.
“Bene,
finalmente ti sei fermata”.
Sua madre
la raggiunge e le porge il braccio: “Avanti, entriamo. Ti chiedo il massimo
silenzio”.
Elanor la
guarda nei suoi occhi azzurri: sembra sua sorella, per quanto è giovane.
“Perché
non mi hai portata qui prima di oggi?” chiede Elanor
con disapprovazione, prendendola sottobraccio.
“Non
credevo che fosse così importante per te”.
Invece
sì, pensa Elanor, lo è.
E
mentre varca la soglia della reggia – incorniciata da niphredil profumati –
sente che quel giorno lo ricorderà per sempre.
*
Non riesce
a tenere il conto di quante siano le scale che stanno
salendo.
Un gradino
dopo l’altro, le portano sempre più in alto, in cima alla grande
torre nivea del palazzo.
Elanor,
incantata da ciò che la circonda ed eccitata da ciò che sta per scoprire, non
percepisce la stanchezza, ed anche sua madre conserva un sorriso composto e un
certo contegno.
Com’è
bella, sua madre: non sa se lo sarà mai tanto quanto lei, così elegante, così
raffinata.
Così
radiosa, pensa Elanor, mentre Anduya si accorge che sua figlia la sta fissando
e ricambia con un sorriso.
“Benvenute”
una voce echeggia intorno a loro.
Guardano
in alto, in cima alle scale: la Dama del Bosco è lì che sorride.
Elanor la
guarda ammirata, seguendo la madre per gli ultimi gradini.
“Galadriel”
saluta Anduya profondendosi in un inchino.
Elanor fa
altrettanto, ma senza staccare gli occhi di dosso dalla Signora di Lorien.
E come
potrebbe mai?
Galadriel
indossa un vestito più bianco della neve, e forse anche più luminoso di Eärendil la stella.
I suoi
capelli sono biondi come il grano, lo sguardo profondo più di un abisso.
“Vieni
avanti, Anduya” dice un’altra voce profonda.
Stavolta
Elanor segue la madre con più sicurezza: conosce già la voce che ha udito.
Galadriel le guida nel salone argenteo fino al centro; poi raggiunge
il baldacchino di fronte, costellato di elanor e vellutate foglie della Foresta
di Lothlorien, sotto al quale siede già suo marito Celeborn.
“Benvenuta
Elanor” dice lui, invitandola ad avvicinarsi con un cenno.
Lei
s’inchina e bacia la guancia dello zio. Che è sempre molto austero e serio, ma comunque affezionato a sua nipote.
“Il
viaggio è andato bene?” chiede Celeborn, e Anduya annuisce.
“Lorien
permetterà alla vostra mente di trovare riposo…e chissà, forse non solo questo”
dice Galadriel, tradendo le aspettative di Elanor che
la sapeva sempre molto silenziosa.
Lo dice
mentre guarda il soffitto dorato, ma poi il suo sguardo si posa su Elanor.
Il suo
viso è puro e incontaminato, così come la sua anima; i suoi lineamenti e le
curve ancora innocenti, così come i pensieri…ma Elanor non è ingenua, e sa che
quelle parole sono per lei.
“Permettetemi
di salutarvi, Anduya”.
Un’altra
figura entra nel salone da un corridoio secondario, seguita
da un’altra più esile.
Sono due
Elfi dai lunghi mantelli verdi: il primo è visibilmente più anziano del
secondo, un ragazzo che cammina svelto e porta in spalla una faretra.
Il
secondo, che ha lunghi capelli biondo pallido, del colore della luna, che si
guarda intorno con brillanti occhi verdi.
Il
secondo, che si accorge di Elanor e la fissa
fulminato.
“Bentrovato,
Re Thranduil. Non ti sapevo qui” sua madre Anduya s’inchina
di fronte all’Elfo appena arrivato, che fa lo stesso.
“Benvenuta,
Dama Anduya” dice il secondo elfo inchinandosi con scioltezza. La sua voce è
per Elanor la melodia più dolce mai ascoltata.
“Tu devi
essere il giovane Legolas” saluta Anduya con un sorriso; improvvisamente,
spinge avanti Elanor, facendole fare un passo avanti,
e dice: “Lei è mia figlia Elanor. Credo abbiate la
stessa età, all’incirca”.
Non riesce
a non arrossire, Elanor, quando incontra lo sguardo di Legolas, e potrebbe
giurare che per un attimo, solo per un secondo, anche le guance dell’elfo si siano accese.
Lui le
bacia la candida mano, dolcemente, mentre lei lo fissa
estasiata, e sorride.
Tutto sembra fermarsi attorno a loro, tutti sembrano rimanere a
guardarli, nel più assoluto silenzio, quasi in contemplazione.
Legolas,
anche dopo il baciamano, non smette di guardarla. Fisso, dritto negli occhi.
“Coraggio,
andiamo. Sarai stanca, Elanor”.
La voce di
sua madre la riporta alla realtà. La stessa mano che, posatasi sulla sua
spalla, l’ha presentata ad una simile meraviglia vivente, ora la spinge
indietro, nella direzione opposta in cui Elanor vorrebbe davvero andare.
“Spero di
rivedervi a cena, sorella mia” dice Celeborn, congedandole.
“E’ stato
un piacere, Anduya” dice Thranduil.
“Non vi
fermate, Thranduil?” domanda Anduya.
“Io no,
mio figlio Legolas sì. Ritengo che la tranquillità di Caras Galadhon faccia
bene anche ad un Elfo dallo spirito combattivo quanto il suo”.
Anduya
annuisce, e con un ultimo inchino volta loro le spalle.
Elanor
abbozza un sorriso timido e fa per girarsi, quando di nuovo il suo sguardo cade
su Legolas.
“Se posso consigliarvi, Elanor” dice lui inaspettatamente “I
giardini di Caras Galadhon sono incantevoli da visitare, così come le foreste
circostanti. Soprattutto al tramonto”.
Elanor
sorride ancora, stavolta più sicura, e s’incammina dietro alla madre.
Ci sarò, Legolas. Stasera, al
tramonto.
Fine
Flashback
“Certo,
tesoro, è tutto a posto”.
“Se hai fame, ricordati che abbiamo…”.
“Pan di via, certo. Legolas, non ricordi che ho preparato io
il nostro bagaglio?”.
“Sì,
amore, ma ogni tanto mi fa ancora piacere preoccuparmi per te”.
Elanor
ride; la loro barca scorre libera sopra le acque dell’Anduin, leggera, quasi
sospesa in aria.
“C’è
abbastanza vento, e facilita la nostra navigazione…tra qualche ora saremo
all’altezza di Lorien” aggiunge Legolas, guardandosi intorno.
Entrambi
si rendono conto che è davvero così: la vegetazione si
fa sempre più fitta, e nel contempo sempre meno florida.
La
traversata dell’Anduin si sta rivelando piacevole, soprattutto perché a
sostenerli è il pensiero di ciò che troveranno aldilà
della Terra di Mezzo; ma navigare l’Anduin si rivela anche un’esperienza
dolorosa, poichè Elanor e Legolas rivedono un’ultima volta tutti i luoghi che
hanno caratterizzato la loro vita, e in particolare la loro adolescenza.
Tra questi
c’è anche Lorien.
Il loro
cuore s’incrina a vedere ciò che ne rimane: alberi tagliati e senza vita, privi
di foglie anche se è quasi estate.
Niente più
fiori, sui prati, solo erba ingiallita e foglie
secche, a creare un nuovo tappeto che soffoca la vecchia Lorien e, senza
lasciare scampo, preannuncia la sua fine.
“Ti
ricordi, il giorno che ci siamo conosciuti?” dice Legolas.
“Non
potrei dimenticarlo” risponde Elanor con sincerità, piacevolmente sorpresa che
anche suo marito stia riassaporando quel ricordo.
“Quei
prati in fiore che osservavi incantata…che rapivano il tuo sguardo…e io che ero
geloso perché volevo che guardassi me”.
“Ma io guardavo te!” esclamò Elanor, prorompendo in una
risata cristallina come l’acqua del fiume.
“Davvero?”
chiede Legolas sbalordito.
“Certo che
sì! E anche tu non mi toglievi gli occhi di dosso!”.
“E’ la
verità”.
Stavolta
Elanor non risponde. Galadriel aveva ragione, quel giorno: a Lorien non aveva
trovato solo riposo e quiete, ma anche l’amore.
Per un po’
rimangono in silenzio, persi ognuno nei propri
pensieri.
Poi
Legolas smette di remare con la solita regolarità, e si volta verso la moglie,
faccia a faccia.
“Vorresti
tornarci, vero?”.