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Autore: Leo    09/07/2007    5 recensioni
Come faccio a cominciare la storia di un piccolo alieno iperforzuto, cresciuto sulla terra come Tarzan che, girando il mondo senza l’aiuto di alcun mezzo di trasporto, ma solo correndo e nuotando come un malato, si imbatte in un gruppo di amici che parlano solo dialetto, e che gli mostrano un piccolo paese di montagna pieno di cose per lui completamente nuove senza trascurare le qualità del personaggio principale, né quelle dei personaggi inseriti di più, che tra le altre cose, sono personaggi realmente esistenti?
Facile: vi spiego anzitutto come ho fatto!
Genere: Demenziale, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia nella storia raccontata per filo e per segno in questa storia. Questa, infatti, è la travagliata storia di un autore di EFP che scrive una storia su un certo superbimbo dei cartoni animati che ha tanto animato i suoi pranzi. Non vi preoccupate, finirò presto questa cadenza da filastrocca e questi inceppi di parole.

Dovete sapere che per un ragazzo di 17 anni che ogni estate va a Morcone, scoprire l’esistenza di quelle che in gergo chiamano fan fiction significa scoprire un nuovo mondo del quale, senza rendersene conto, cercherà di scoprire tutto, perché non c’è più bestia di chi è bestia veramente…e la curiosità è una brutta bestia…

Inoltre, vorrei aggiungere, se per quel ragazzo significa scoprire un nuovo mondo, per i lettori di fan fiction che frequentano assiduamente il sito di Erika significa anche per loro scoprire un nuovo mondo: quello dei cazzi amari! È per questo che vi dico: prendetevela con la mia ragazza.

Ora, questo ragazzo, con questa sua nuova luce, inizia a leggere fan fiction su quelli che sono i suoi preferiti, rimanendo oltremodo deluso per l’assenza, in seguito colmata da non so quale santo, di una sezione dedicata al suo eroe preferito: un topo! No, che Topolino, io parlavo di Rat-Man…ah, l’ignoranza è un’altra brutta bestia…cosa?! Cos’è l’ignoranza?…ah, boh!

Ma tornando a noi, nonostante l’assenza di ratti, che non so se è un male o un bene, il nostro giovane eroe comincia ad appassionarsi a molte storie, che non sto qui a citare, ma segnano profondamente la mente del giovane, tanto che una sera, durante la partita dell’Italia ai mondiali (che lui tanto odia…chiamatemi pure un “apatriottico”, ma non posso farci niente!) si mette a computer, e comincia a scrivere senza effettivamente conoscere il suo impeto!

Ora, c’è da specificare che la già citata ragazza di questo ragazzo (si, avevo promesso niente giri di parole…ma mi sono anche promesso di accettare tutto ciò che scrivo, anche gli errorri gramaticali!) adora le fan fiction in cui due maschi vanno contro la legge di Dio, e io, che non sono cattolico, mi sono fatto prendere la mano (niente doppi sensi) e ho cominciato a scrivere la storia d’amore di due sayan di nostra conoscenza!

No, non sono Goten e Trunks…

Ovviamente l’impresa era colossale, e più volte il ragazzo, ancora giovane e inesperto, è tentato di mollare tutto. Ma, con le dovute pressioni di una ragazza che non conosce il significato della parola arrendersi, conclude l’epica storia che ha fatto intenerire i cuori di tantissime persone!...sei o sette…forse qualcuna in più…tanto da convincermi a continuare a scrivere.

Vi chiederete cosa c’entra tutto ciò…ebbene, come già ho detto, questa è una storia nella storia; non vi preoccupate: la storia ci sarà, e narrerà di quei tre anni in cui Goku gira il mondo su ordine del maestro Muten. Ma visto che da sé la storia era corta, brutta e incomprensibile, ho voluto creare un’altra opera colossale attorno a questa minuscola pazzia, creata più per ridere con gli amici, che per essere pubblicata su un sito Internet. E adesso la storia è brutta e incomprensibile, però almeno è lunga!

 

Come fa un autore (autrici comprese!) ad avere un’idea? La risposta potrebbe sembrare semplice, eppure ogni autore/autrice ha una reazione diversa, e di conseguenza un’idea diversa. Generalizzando possiamo dire che l’idea nasce da un cogito attorno ad un’esperienza avuta o avente da sé o da amici, familiari, colleghi e persone con uno stretto rapporto con l’autore (eeh!!! E che frasi!!! Per piacere, qualcuno applaudisca che una cosa del genere potrebbe non uscire più dalla mia piccola menticina bacata…nessuno…vabbè, io c’ho provato…:-(…sigh…). A questo punto si può arrivare al particolare: abbiamo già detto che il ragazzo in questione, cioè io, va in vacanza ogni anno a Morcone. Per chi non lo sapesse, Morcone è un grande paese in provincia di Benevento in Campania…600-700 abitanti; insomma un grande paese. Ebbene, mentre guardavo Dragon Ball, e a quei tempi facevano giusto la serie in cui Goku non era ancora un metro e ottanta, la mia mente si fermò a pensare sul punto in cui Goku parte con tutta la nonchalance di questo mondo (tanto per far vedere che sappiamo le lingue, anche se…) per un viaggio intorno al globo terrestre. Gira che ti rigira, il mio cervello è giunto a cotal domanda: “E se Goku fosse passato, durante il suo viaggio, qui per Morcone?”. A questo punto, luci gialle, rosse e verdi si accendono facendo comparire la scritta “BINGO” e illuminandola con luci a intermittenza regolare…e mentre la mia mente esulta per aver avuto un’idea, il mio corpo rimane completamente immobile, e tutti i miei familiari mi guardano con occhi stupiti mentre resto a guardare con sguardo da pesce lesso e con un sorriso da ebete la pubblicità di Fairy in cui un fesso continua a canticchiare con voce tutt’altro che suadente “Splendido Splendente!” con un vassoio in vetro in mano…

A questo punto l’argomento è pronto, non resta che tessere la trama. E mentre aspetto che nel mio ricordo qualcuno mi sposti dalla macchina da cucire spiegandomi che “tessere la trama” è una metafora che vuol dire sviluppare la storia, cercherò di spiegare come avviene tutto ciò utilizzando la mia intelligenza superiore…Come dice?…No, deve prendere per Napoli e svoltare per Avellino alla quinta traverso, poi segua i cartelli per Salerno, e da lì chiedete un’altra volta…scusate…l’intelligenza…dicevo che?! Ah, già! A questo punto viene la parte più difficile: si, perché di idee, non sembra, ma ne abbiamo a bizzeffe, e bisogna avere una grossa quantità di voglia e di forza per andare avanti e svilupparle…oppure bisogna essere degli emeriti stupidi per continuare…quanto a me, mai stato forte…

Molte delle idee degli autori vengono spesso smorzate in questo punto: qualcuno pensa che la propria idea sia brutta, qualcuno che sia poco originale, qualcuno che sia troppo complicata, qualcuno non vuole staccarsi dalla poltrona per andare a scrivere, qualcuno non ha un foglio e una penna e bestemmia perché a questo punto restava in poltrona…spesso le idee migliori sono proprio quelle scartate…e io non ne scarto quasi mai…gh!

Se però l’autore decide di dare corda al frutto della sua inventiva, ecco che scatta quel meccanismo assurdo che sta dietro i bit di scrittura che voi leggete comodamente da dietro gli schermi dei vostri PC. Da qui si distinguono i diversi autori, per talento ed esperienza. Esistono quelli di talento che scrivono benissimo pur, tuttavia, non avendo le idee chiare. Quelli con una buona esperienza alle spalle che si sono creati il talento leggendo e rileggendo, scrivendo e riscrivendo, sputando sangue e sudore perché è ciò che vogliono fare. Poi ci sono  quelli che hanno un buon talento iniziale e un’esperienza ottimale di lettura e scrittura. Appartengono a questa categoria Socrate, Dante, Cervantes, Leopardi, Boccaccia, Stephen King, ecc…Leopardi tuttavia, ha comunque sputato sangue e sudore. Infine ci sono gli autori che non hanno né talento, né esperienza…e io…beh, io vengo da Benevento…

Di questo passo si arriva alla domanda, generalizzata in questo modo: “Da dove comincio?!”. Eh, già! Come faccio a cominciare la storia di un piccolo alieno iperforzuto, cresciuto sulla terra come Tarzan (anzi, Tarzan era più galante!) che, girando il mondo senza l’aiuto di alcun mezzo di trasporto, ma solo correndo e nuotando come un malato, si imbatte in un gruppo di amici che parlano solo dialetto, e che gli mostrano un piccolo paese di montagna pieno di cose per lui completamente nuove (ad esempio un biliardino!) senza trascurare le qualità del personaggio principale, né quelle dei personaggi inseriti di più, che tra le altre cose, sono personaggi realmente esistenti? Domande come queste se ne fanno tutti. Ad esempio, per scrivere la storia “Una Cosa Sola” mi è sorta la domanda: “Come faccio a scrivere una storia d’amore tra due sayan senza cambiare la storia reale, ma aggiungendo solo punti, in modo tale da far sembrare il tutto il più affine possibile alla storia? Se ognuno di voi non si fa una domanda simile per ogni storia che scrive ditemelo, perché provvederò a bruciare tutti i fogli che ho scritto e che sto scrivendo, provvedendo ad eliminare ogni traccia esistente di questa storia dal corso del tempo!

A questo punto sorge un altro problema: cosa succede se, malauguratamente, non si riesce a rispondere alla domanda? Beh, o si abbandona del tutto la storia…o succede come nella storia in cui il sottoscritto, nel vano tentativo di creare un intreccio narrativo intorno al personaggio di Tsunade si è perso nei meandri di sé stesso, e si è trovato costretto a troncare la storia, e lasciarla incompleta, a neanche metà dell’opera…in ogni caso, la creazione della storia si chiude lì!

Ma più spesso si continua, anche perché, con autori di talento ed esperienza, il passo è breve, e in pochi minuti hanno già le idee chiare. Io, invece, che vengo da Benevento, sono stato più di un’ora davanti al foglio di Microsoft Word apparentemente in stato inconscio, tanto che quando è partito lo screensaver del PC è passata una scritta verde che diceva: “CHE CAZZO STAI FACENDO?”.

A un certo punto ho capito come fare: ho cominciato anzitutto riallacciandomi alla storia reale (che se c’è una cosa che non sopporto sono le “Alternative Universe”), quindi ho cercato un modo per far giungere Goku a Morcone nel più breve tempo possibile, e da lì era fatta, perché se c’è una cosa che conosco molto bene è il mio paese preferito, e descrivere il tutto per me era una bazzecola; ogni descrizione, poi, doveva essere riportata con gli occhi innocenti, e un po’ ignoranti di Goku, e rapportate al suo modo di ragionare; nel frattempo, dovevo tradurre le parole mie e dei miei amici in morconese, cercando di essere il più fedele possibile, poiché non ero provvisto di un dizionario italiano-morconese/morconese-italiano (e badate che ne esistono!). Inoltre dovevo cercare di dare quel tocco di irrealtà comica facente parte della prima saga di Dragon Ball, nonché di quella di Dt. Slump & Arale.

Ed eccola lì! In meno di mezz’ora la storia è bella e fatta. Certo, saranno un paio di pagine si e no, e anche mal fatte, ma come prima scrittura va bene.

Poi viene il momento della rilettura, e qui succede quella cosa strana per cui le mie mani si gettano tra i lunghi e folti capelli, gli occhi color ambra si aprono a dismisura, le pupille si rimpiccioliscono, e le labbra rosee si muovono quasi impercettibilmente ma inesorabilmente emettendo un suono che ripete “ad libitum”: “Oh, mio Dio!”…variando qualche volta il suono che ogni tanto dice: “Cosa ho fatto!?”. Per questa storia non sono passato per questo stato intermedio, in quanto non era mirata alla pubblicazione, ma solo a due risate, e effettivamente io e i miei amici ci siamo sganasciati dalle risate. Invece per una certa storia d’amore tra due sayan sono rimasto in stato catatonico per una mezz’oretta…molto poco, in quanto c’era una presenza che mi imponeva la calma. Di qui in poi le correzioni di grammatica, di logica e qualche modifica per qualcosa che non convince. Ora questa fase per me durerebbe una vita, in quanto, vista l’alta stima che ho di me stesso, ogni mio lavoro mi fa altamente schifo, quindi cerco di accomodarlo come meglio possibile a ogni rilettura. Ergo, alla seconda lettura mi fermo che sennò non dormo la notte.

Da qui, l’ultimo dilemma Shaksperiano: pubblicare o non pubblicare? Ebbene la storia che vi voglio presentare è rimasta chiusa in una cartella nascosta, sul mio profilo, nel mio computer, nella mia stanza, in casa mia a Benevento (e non continuo, ché agli abitanti di Andromeda non gliene frega un fico secco!) per più di un anno. Questa è la dimostrazione che il dubbio può persistere molto, moooolto tempo.

Voi mi chiederete: Cosa ti ha spinto a pubblicare proprio ora? Me lo chiedete? No?! Ve lo dico lo stesso; ebbene, pochi giorni fa ho cominciata la lettura del Don Chiscotte, che tutti voi conoscerete senz’altro. Sono stato colpito da un particolare: l’autore, nel mezzo della storia, interrompe una battaglia, tra l’altro molto avvincente, tra il cavaliere errante e uno scudiero biscaglino, per narrare come l’autore sia venuto in possesso della verità sulla conclusione della battaglia. L’espediente nel libro mi è molto piaciuto, tanto da farmi prendere spunto per una cosa simile. Non sono assolutamente riuscito a trattenermi, e ho cominciato a scrivere la storia nella storia che ora, spero, voi stiate leggendo.

Poi, dopo aver scritto questa sorta d’introduzione (chiamiamola così!), sapevo di dover inserire la vera storia che sta dentro questa storia. Visto che è passato tanto di quel tempo, che quasi non ricordo la storia, la rileggo ancora, mi sorgono nuovi dubbi, la modifico ancora; dopo una lunga meditazione decido di inserire la traduzione morconese-italiano, poiché non tutti potrebbero capire la lingua, e me ne rendo conto, e infine mi decido…e ogni volta è una nuova emozione…

Come un attore freme e delira poco prima di entrare in scena, e sente la “strizza” da palcoscenico, il peggiore del malessere allo stomaco, e il cuore che salta, sbatte sulla cassa toracica facendo rumore, e i polmoni compressi, si che non riesce a respirare bene, e sta male, ma, tuttavia, ha bisogno di questa emozione, e la cerca, la desidera…la pretende! Così, quando mi appresto a rendere partecipe il mondo di EFP alla mia  nuova storia sento il battito aumentare, nell’attesa che qualcuno legga, commenti, mi dica ciò che pensa del mio scritto, sperando che possa piacere a qualcuno, sperando di non deludere chi per voglia o per sbaglio abbia aperto con un clic la storia che io gli propongo, sperando di far nascere un sorriso, o di far cadere una lacrima, ma nello stesso tempo aspettando il consiglio, la correzione, perché è ciò che mi fa crescere e migliorare, perché è ciò che può aiutarmi nelle storie future, perché è ciò che mi sprona a fare di meglio, a crescere, a continuare! Si: ho bisogno di tutto ciò…

Ed ecco quindi a voi il risultato, probabilmente non molto bello, ma che è mio! E che io vi presento, senza nessuna pretesa, con il sorriso e la speranza affianco.

Leggete, dunque, il frutto della mente fantasiosa di un ragazzo iniziato al mondo degli autori da una ragazza che ha molto a cuore questa sezione di Internet riservata ai giovani scrittori come me, e alle giovani scrittrici come lei!

Bene! Non aspettatevi granché; in fondo è una storia nata per fare due risate con gli amici. Spero solo di riuscire a strapparvi un sorriso…

 

E per allentare la tensione, e prepararvi meglio alla storia demenziale riportata di sotto, che vi ho abbondantemente intristito (o annoiato che dir si voglia) con la roba qui su, vi voglio presentare i personaggi principali:

Goku: che dovreste conoscere abbastanza bene! Qui presentato da bambino, quando aveva poco più di 13 anni. Altezza: boh…1,50 forse…

Eugenio: ovvero io…si, il mio vero nome è questo. Lunghi e folti capelli, ma questo già lo sapete. A quell’epoca andavo in giro con una maglia della Banda Bassotti, avete presente quella rossa con i numeri della galera sopra?! Quella! Altezza: sulla carta d’identità c’è scritto 1,78…ma forse sarà un po’ in più…

Andrea: Mio cugino. Capelli a fungo, anche detto a Capareza! Ricci come e più dei miei. Se la crede un po’, ma in fondo è simpatico…in fondo…Altezza: qualcosa in meno di me…1,75 va…

Gianfranco: Il figlio dello sbirro, un criminale di prima categoria. Sta sempre a sorridere non si sa perché; Altezza: 1,81. Lo dico con precisione perché è due centimetri più basso di mio padre.

Primiano: Sta sempre su una bicicletta, come d’altronde facevo anch’io, fino a quando non si ruppe la catena…Non si sa come ma caccia lecca lecca e caramelle da ogni tasca. Rasato, o per meglio dire tosato, in quanto prima aveva una folta chioma stile Andrea. Altezza 1,76 approssimato…

Antonio: Il più pepe della compagnia. Forse è più stupido di Goku, ma è ancora da stimare. Soprannominato Pettegulez, in quanto sa sempre tutti i cazzi delle persone, ma ci si fa poco affidamento, non si sa mai. Altezza: 1,73. è un po’ più basso di Andrea.

Altri personaggi compariranno nella storia, ma sono secondari, e non necessitano di descrizione né di altezza…però ricordiamo l’altezza di Pellegrino che è 1,60 scarso…Ihihih!!!

E adesso Ecco a voi il piccolo sayan alle prese con un gruppo di scalmanati morconesi: Goku a Morcono!!!(Non ho sbagliato: Morcone in morconese si dice Morcono)

 

 

Goku a Morcono

 

Il viaggio di Goku intorno al mondo era iniziato da più di una settimana. Aveva appena finito di attraversare l’oceano atlantico a nuoto, e per guardare lui che passava a gran velocità, i meccanici del Titanic si sono distratti, e la nave più grande del mondo è affondata. “Approdò” in Spagna. Lì trovò molta gente, soprattutto molte ragazze appoggiate ai muri di notte, che aspettavano i loro genitori per farsi dare un passaggio fino a casa, e poster di donne che, evidentemente, avevano molto caldo. Ma non trovò nulla d’interessante, a parte qualche chiassoso locale notturno. In un giorno arrivò fino in Francia, ma anche qui, a parte una strana torre a punta fatta tutta in ferro e piena di buchi, e una gigantesca porta inutile a tre archi, nulla attraeva il giovane ragazzo. Provò a parlare con qualcuno, perché qui le persone sembravano più simpatiche. Ma questi dicevano qualcosa tipo ‘Bonjour’ che lui non riusciva proprio a capire. Quindi si avviò per l’Italia. Cominciò ad attraversarla dall’alto al basso. Poiché aveva molta fame, provò a chiedere a qualcuno dove poter mangiare, ma nessuno rispondeva. Sembrava che tutti andassero di fretta, e trovavano fastidiosa la domanda che il povero ragazzino continuava a fare. Decise di continuare a correre, e pranzare in un bosco lì vicino. Catturò una volpe e preparò lo spiedo, quando un uomo in divisa si avvicinò e gli disse: “Qui è proibito cacciare, nè! Sei in arresto!”. Gli mise due bracciali di ferro, che gli tenevano ferme le mani. Goku la intese come un’aggressione. Spezzò i bracciali che lo tenevano fermo e colpì l’uomo, che svenne. Poi pranzò e ripartì. Arrivò ai piedi di uno strano monte pieno di case, che gli ricordava tanto il luogo dove era cresciuto; sulla cima di questo monte si intravedeva quattro mura che si reggevano a mala pena, tutte gialle. Goku credette che fosse una casa abbandonata, ed effettivamente era così, anche se non si trattava propriamente di una cosa. Decise di salire, perché quel monte lo riempiva di nostalgia. Passò per una strana strada piena di curve. All’ultima curva, ebbe una nausea e si fermò a vomitare dietro un muretto. Quando si sentì meglio riprese la salita, e arrivò su un’altra strada, un po’ più grande della precedente, con un bosco talmente piccolo da avere un solo albero; al centro di quel bosco spiccava la statua di un uomo con una tonaca, la barba e un libro in mano, che stava al centro di una fontana, da cui, per qualche oscuro motivo, l’acqua scorreva verso l’alto. Sulla sinistra, invece, spiccava una strana casa con una gigantesca scritta sopra, che diceva “ALIMENTARI” che Goku (fortunatamente) non sapeva cosa fossero. Mentre si girava attorno meravigliato, un ragazzo con i capelli ricci, simili a quelli di Capareza, però di colore castano, notò Goku, e gli si avvicinò. Goku lo notò. “Che vuoi?” gli chiese innocentemente. Il ragazzo sorrise.

“Ahe, brekko! Venite no pòco cà!”[Ehi, Ragazzi! Venite un attimo!]

Goku non capì bene le parole, ma capì che non stava parlando con lui. Infatti altri quattro ragazzi gli si avvicinarono. Tutti erano tremendamente alti, molto più di Goku

“Urca, come siete alti!”

“Eheeh! Non ce stao dubbi…è proprio isso!”[Non ci sono dubbi…è proprio lui!]

“Solo isso dice ‘Urca’!”[Solo lui dice Urca!]

Goku guardava allibito.

“Ma che dite?”.

“Fussi mica Goku pe nòme?”[Non è che per caso ti chiami Goku?]

Goku non capì molto bene, ma sapeva che adesso stava parlando con lui.

“Mi chiamo Son Goku!”

A quelle parole, i cinque ragazzi scoppiarono a ridere.

”Eugè! Ma veramènte c’a miso ‘nta sta storia?”[Eugenio! Ma veramente ci hai inserito in questa storia?]

“Aine! Vui non me crerite!”[Si! Voi non mi credete!?]

Goku era senza parole. Poi uno dei cinque, con i capelli lunghi legati, una camicia di jeans e una maglia rossa con degli strani numeri sopra, si girò verso di lui.

“Ciao Goku! Sei a Morcone! Ci sei arrivato perché io ho voluto scrivere una storia del genere per divertirmi un po’ e ridere assieme ai miei amici!”.

Goku continuava a non capire.

“M-Ma allora…parlate anche la mia lingua…”

“In teoria, saresti tu ad aver adattato la tua lingua alla mia…ma è una cosa lunga da spiegare…si parlo la tua lingua!”

“E allora mi spieghi chi sei?”

“Io mi chiamo Eugenio…”

Il ragazzo con i capelli a fungo prese parola

“I’ so Andrea!” [Sono Andrea]

Poi prese parola il più alto della compagnia, che aveva uno strano sorriso sulle labbra.

“I’ me chiamo Gianfranco!”[Io mi chiamo Gianfranco]

Poi uno che aveva una carnagione scura; quasi fosse Australiano

“Eh! So’ Antonio!”[Sono Antonio]

E per ultimo un ragazzo con un paio di occhiali, e un leccalecca in bocca.

“Primiano!”.

Goku sorrise e ripeté a gran voce:

“Salve! Mi chiamo Son Goku!”.

Tutti i ragazzi sorrisero. Poi, quello alto che diceva di chiamarsi Gianfranco, lo guardò meglio.

“Aspè…ma fuss stato isso a menà chella scaric’e poine a ro sbirro de Milano?” [Aspetta…ma è stato lui a prendere a pugni quello sbirro a Milano?]

“Aine!”[Si!]

rispose Eugenio. Si girò verso Goku, che non aveva capito un’acca.

“Ha chiesto se sei stato tu a picchiare quell’uomo a Milano.”

Goku lo guardò. E si ricordò di quello che aveva picchiato prima di notare quel monte.

“Aah! Si è vero! Quello che mi aveva messo quei due bracciali!”.

Eugenio cominciò a ridere. Poi Andrea prese parola, e chiese a Goku:

“Ahe! Amoce a spilà du méze birre!” [Andiamo a scolarci due mezze birre (a Morcone la mezza birra è la birra da 30 cl.)]

Eugenio, senza dare a Goku il tempo di chiedere

“Ha chiesto se vuoi una birra…no, non l’ha chiesto! Vieni!”.

Goku vedeva in quei cinque soggetti qualcosa di simpatico, e decise di segurli. Fecero al massimo un centinaio di metri, seguendo la strada che già avevano imboccato, ed entrarono in uno strano edificio, all’apparenza molto grande, alto quasi cinque metri, con finestre ovunque. Non era così. Dentro, il soffitto era alto due metri scarsi, e c’era solo un bancone, due frigoriferi, e un paio di tavoli…uno dei quali, aveva delle strane stecche a cui erano collegati degli omini blu e rossi. Il ragazzo con gli occhiali aprì il frigorifero e prese sei bottiglie. Le mise sul bancone e gridò:

“Ahe! Gianlu’! Véni a’aprì ste méze birre!”. [Ehi! Gianluca! Vieni ad aprirci queste mezze birre!]

Un altro ragazzo Si affacciò dal bancone con uno strano arnese con cui toglieva il tappo a quelle bottiglie.

“Grazie Gianlu’! Te le paio quanno finisce stà stronzata!”[Grazie Gianluca! Te le pago quando finisce questa bellissima storia!] Nb: Sono ancora in debito con Gianluca, ma ce ne ho talmente tanti di debiti con Gianluca che penso che questo se l’è dimenticato.

Eugenio porse una delle bottiglie a Goku.

“Tié!”[Tieni]

Non disse altro. Goku la prese, e disse

“Grazie tante!”

Bevve tutta la bottiglia con un sorso. Tutti lo guardarono allibiti.

“Come cazz’ à fatt’?”[Come acciderbolina ha fatto?]

Eugenio rassegnato disse

“Le sapeva…Goku…puoi prenderne un’altra se vuoi…”[Lo sapevo…]

“Ah! Grazie! Anche perché mi piacciono molto!”

Goku prese un’altra bottiglia e scolò anche quella.

“Eh! Te va ‘na partita a ro billiardino?”[Ti va di giocare una partita al biliardino?]

“Né pepe! Come sape jocà a Billiardino secondo te?”[Ehi, stupidino! Come pensi che sappia giocare a biliardino secondo te?]

Eugenio disse:

“Goku: guarda come si fa, poi giochi anche tu, va bene?”

Goku annuì, poi Eugenio tirò una leva vicino lo strano tavolo con gli omini, e si sentì un frastuono tremendo. Gianfranco si girò verso Eugenio.

“Comm’a fatto a piglià le palle senza ri sordi?”[Come hai fatto a prendere le palline senza i denari?]

“Scusa stamo ‘nta la storia mia? Faccio chello ca me pare!”.[Scusa siamo nella mia storia? Faccio ciò che più mi aggrada!]

Giocarono in quattro. Antonio giocava male, quindi non lo fecero giocare.

“Allora guarda Goku, eh?!”.

Goku si mise vicino al tavolo, e osservava attentamente. Uno dei quattro fece cadere una pallina nel campo, e non appena questa toccò il suolo fu il caos totale. Goku non capiva molto, ma aveva notato che muovendo le stecche, i giocatori si muovevano di conseguenza, e quando la pallina era vicina a uno dei giocatori qualcuno faceva uno scatto e la tirava avanti. Poi la palla finì in un buco protetto da un giocatore. E due dei quattro ragazzi portarono le braccia al cielo e cominciarono a esultare. Eugenio si girò verso Goku.

“Hai capito come funziona?”.

“Più o meno…”.

Eugenio rilesse quello che aveva scritto negli ultimi due minuti.

“No! Non hai capito…facciamo un’altra palla!”.

 

Dopo la seconda pallina, Goku capì realmente, e fu il suo turno di giocare. Uscì dal gioco Eugenio.

“pecché ésci tu?”[Perché esci tu?]

“Pecché pur’io non so ‘sto grande campione…”[Perché neanche io sono molto bravo]

Goku andò in squadra con Gianfranco.

“Mittit’in attacco ca sinnò va’ffinì ca te fai segnà!”[Questa non la traduco…]

Goku si voltò verso Eugenio.

“Mettiti in attacco altrimenti rischi di farti segnare!”

Si voltò nuovamente verso Gianfranco

“OK!”

Si scolò un’altra birra e afferrò le due stecche dell’attacco. La pallina venne messa al centro. Goku inizialmente non riusciva a fare granché; poi la palla arrivò sulla stecca del centrocampo.

“ORA!”

gridò Goku, e girò la stacca con tutta la forza. La pallina schizzò via staccando le gambe del giocatore avversario, bucando il legno del biliardino e andandosi a ficcare nel muro. Tutti si girarono verso Eugenio.

“Però le potivi evità!”[Però potevi evitare!]

“Noo…vo mette quanta risa?!”[No…è stato divertente(intraducibile realmente)]

Eugenio sorrise. Poi il ragazzo del bancone arrivò.

“E mò chi me le paia? Viri ca…stao tutto scassato!”[E adesso chi paga? Guarda…è tutto rotto!]

Eugenio si girò, e cercò di calmarlo.

“Non te preoccupà! Appena finisce la storia, torna tutt’a pòsto!”[Non preoccuparti: appena finisce la storia torna tutto a posto!]

“’o spero, ca sinò te faccio ‘na menat’e poine!”[Lo spero, altrimenti non avrai un bell’avvenire!]

Eugenio deglutì a fatica, poi disse:

“A-Ahe! Che ne dite di farci un giro?”.

Goku prese un’altra birra, poi uscirono fuori. Appena fuori videro uno in un motorino che camminava su una ruota sola. Goku si girò verso Eugenio, l’unico che parlasse la sua lingua.

“perché non usa tutte e due le ruote?”

Eugenio sorrise

“Perché quello è Mario Matéllo, e lui in motorino ci va così!”

Goku non capì molto bene, però si accontentò della spiegazione…anche perché intuì che non ce ne fosse una.

“Eh! Amo no poco da Donato!”[Non traduco neanche questa]

“Andiamo da Donato!”

“Guarda che questa l’ho capita”

rispose Goku.

“Oh! Ma allora stai imparando anche tu?!”

Entrarono nel locale praticamente di fronte a quello precedente, che davanti all’entrata aveva due strane casse con delle pistole collegate, e tutte le macchine facevano la fila per farsi sparare: “chissà perché?” pensava Goku. Dentro c’era un altro bancone, e alcuni tavoli di legno. Anche qui c’erano un paio di frigoriferi.

“Ahe brekko!”[Ehilà, Amico] (Nb. Un po’ come il raga di Roma)

Goku si voltò verso Eugenio.

“Ma non era Donato?!”

“Quello è Nicola, il figlio di Donato!”

“Ah! E perché brekko?”

“È solo un modo di dire!”

“Ah!”

Goku prese un’altra birra. Ormai non chiedeva neanche più. Si spostarono di una sala, e trovarono cinque o sei macchinette strane, dove stavano incollate parecchie persone. Ci furono grossi saluti, poi tutte le persone, eccetto il nostro gruppo di amici, uscirono contemporaneamente. I ragazzi si voltarono verso Eugenio.

“Mi serviva spazio per continuare!”

Primiano si sedette a una di quelle macchinette

“Stavota batto ro record!”[Questa volta batto il record](Nb. Primiano è un asso del gioco “Trova le Differenze”, e il record Morconese è affidato a lui)

Scelse il gioco delle cinque differenze (per l’appunto) e iniziò a giocare. Come sempre a giocare si ritrovò tutto il gruppo, e Goku che non sapeva cosa stava succedendo, fu isolato. Cercò di guardare meglio lo schermo, e vide che tutti si accalcavano per trovare delle differenze in due immagini apparentemente simili. Quando notavano la differenza la premevano direttamente sullo schermo.

 “Posso provarci?”

Tutti si spostarono, e Goku superò con facilità il primo livello. Nessuno ebbe neanche il tempo di intervenire. Superò il livello dieci, battendo il record lasciato da Primiano, e arrivò al ventesimo. Poi dalla macchinetta fuoriuscì una bandierina bianca, e sullo schermo apparve la scritta “Lasciami stare!”. Goku bevve un’altra birra

“Maronn’…ma quanta se n’è scolat’?”[Per la barba di Noè! Ma quante ne ha bevute?]

“Boh…sarà la sesta…o fors’e chiù…”[Non lo so…sarà la sesta…o forse di più…]

“C’ama ‘mpegnà, ca sinnò chisto ce fotte ro record!”[Ci dovremo impegnare, altrimenti questo ragazzo ci soffierà via il record!]

“Noi ro record ce le pigliamo n’gopp’a ro vino!”[Il nostro primato riguarda il vino!]

“E le vintiquatt’ birr’e Mimo?!”[E il record di Mimo di 24 birre di seguito?]

“E chi le fotte a chill’!”[E chi può aggirare il suo record!]

Il gruppo uscì di nuovo fuori, e tutti quelli che erano usciti per far giocare il gruppo, rientrò dentro. I sei si diressero verso un cancello aperto con affianco un cartello con su scritto “villa comunale”, a cinque passi dal negozio di Donato…undici per Goku che aveva le gambe più corte. Entrarono nel cancello, e si ritrovarono in una strada fatta di piccolissime pietruzze bianche con ai lati tanti alberi, e ogni tanto dei divani fatti di pietra, dall’aria molto scomoda. Cominciarono ad avvicinarsi a una gigantesca nuvola di fumo proveniente dal retro di una statua.

“Che stregoneria è questa?”

Chiese Goku.

“Si chiamano sigarette…conosci?”

“Le sigarette si, ma nella città di Bulma non ci sono tutte queste nubi per le sigarette.”

“È per questo che vorrei che il mondo fosse un fumetto!”

Dalla nube uscì, come dal nulla un ragazzo più basso rispetto a tutto il gruppo, con una sigaretta nella destra, e degli strani capelli, che sembravano completamente fradici, ma si tenevano dritti sulla testa, anche se erano piuttosto corti.

“Eh brekko! Eugè! Che ci fai a Morcono?!”[Ehilà! Eugenio?! Che ci fai a Morcone?!]

Eugenio accennò un mezzo sorriso.

“Ciao Pellegrino…Goku ti presento Pellegrino…”

“Goku?!…pe la marina! Tu fuss Goku?! Chilo de Dragon Ball?!”[Goku?! Per la spada di re Artù! Tu saresti Goku?! Quello di Dragon Ball?!]

“Aine!”. Rispose Goku, suscitando lo stupore dei presenti.

“Hai cominciato a parlare in dialetto?!”.

“Aine!”

rispose nuovamente Goku.

“Strano…”

Entrarono nella nube. Si vedeva meglio da dentro che da fuori. C’erano tre strane ragazze con una strana pazzia addosso (non mi ricorderò mai i loro nomi…le ho conosciute solo quest’anno!) e un altro che aveva probabilmente lo stesso problema che aveva Pellegrino con i capelli.

“Quello è Giancarlo…e quelle…quelle…beh quelle sono quelle!”

Le tre ragazze un po’ offese si avvicinarono a Goku e tesero le loro mani

“Piacere: siamo ***, ***, e ***!”

I ragazzi presenti guardarono Eugenio, e anche le ragazze, si girarono sbalordite dalle loro parole.

“Era l’unico modo per far finta che Goku sapesse i loro nomi…”

Una delle tre ragazze si lanciò addosso a Eugenio e cominciò a gonfiarlo di palate, mentre Goku continuava a parlare con gli altri. Poi un’altra ragazza diede il cambio alla prima, e così anche la terza. Quando tutte e tre ebbero avuto la loro vendetta, Eugenio si alzò con i vestiti strappati, i capelli completamente all’aria, segni di bruciature stile manga su tutto il corpo, e una palla livida sull’occhio destro.

“Andiamo per favore?!”

Salutarono il gruppo. Goku con molta educazione salutò uno a uno

“Ciao Pellegrino, ciao Giancarlo, ciao ***, ciao ***, ciao ***!”

Una scarpa raggiunse la nuca di Eugenio.

 

Il gruppo arrivò al campo di bocce dall’altra parte della villa. Lì, altre tre ragazze aspettavano impazienti.

“Eugenio! Ci hai fatto aspettare tutto questo tempo! Non ci hai pagato per tutto questo tempo, e poi non è galante far aspettare le ragazze!”.

Giù un altro schiaffone a Eugenio.

“Eugè! Che c’ fao Erika, Giulia e Emanuela ca a settembre?”[Eugenio! Che ci fanno qui Erika, Giulia e Emanuela a settembre?]

Non aspettò la mia risposta.

“Si…vabbuò…la storia…ma t’ si scurdat’ che effetto fao Emanuela a Andrea e a’ntonio?”[Si…va bene…la storia…ma hai dimenticato che effetto fa Emanuela a Andrea e a Antonio]

Se n’era dimenticato. I suddetti due infatti cominciarono a perdere grosse quantità di liquido, identificato come saliva, dalla bocca.

“Vabbè…un piccolo errore!”

Il torrente San Marco, poco distante da lì si riattivò.

“Vabbè…un errore non tanto piccolo!”

Il torrente straripò portandosi via Matello.

“Vabbè dai…era Matello!!!”

L’acqua del torrente si portò via i motorini degli amici di Eugenio. Offesa gravissima! Nessuno poteva toccare i motorini dei morconesi, parcheggiati davanti al cancello della villa comunale. I compagni di Eugenio si voltarono verso di lui con gli occhi iniettati di sangue, a parte Andrea e Antonio che continuavano a sbavare, mentre Emanuela si aggiustava il reggiseno.

“Ochei! Rimedio subito!”

Si girò verso Goku.

“Goku! Preparati a scappare!”

“Perché?!”

“RAGAAAZZI!!!”

Alla vista di Manuela (e badate alla differenza fra Emanuela e Manuela) tutti e cinque i ragazzi cominciarono a scappare. Vi chiederete come mai: ebbene Manuela è la più stupida, petulante, viziata, piagnucolosa, rompiscatole, nonché brutta e ciotta come una palla da Bowling, e alta esattamente come una palla da Bowling…in pratica era una palla da Bowling al piede! Andrea e Antonio, impegnati com’erano per scappare, smisero di sbavare; il torrente tornò in secca, Matello venne ritrovato verso la zona industriale insieme ai motorini dei ragazzi, e finì l’acqua anche nelle varie fontane morconesi. Arrivarono, correndo, fino al palazzo (Anche denominato come Piazza Manente!). Antonio arrabbiato e affaticato prese parola.

“Ma c’era bisògn’e fa venì chell’ata stord’?!”[Ma c’era bisogno di far apparire quella cretinetta?!]

Eugenio e Goku, gli unici non affaticati (Eugenio non usa il motorino, e Goku…Goku è Goku!) li guardarono sorridendo.

“Però vuoi mettere il divertimento e l’effetto?”

Primiano, che era quello messo meglio, cominciò a sgommare di sangue Eugenio, fermandosi dopo due minuti. Poteva resistere anche una decina di minuti, ma era stanco per la corsa. Nell’ultimo, disperato tentativo di salvarsi la pelle, Eugenio fece calare la notte alle tre del pomeriggio.

“Ehi! Sono state attivate le sfere del drago!”

Goku guardò il sacchettino che aveva appeso alla cintura

“No! La sfera dalle quattro stelle è qui! Com’è possibile?!”

“Istinto di sopravvivenza Goku…istinto di sopravvivenza…”.

Si voltò verso gli amici.

“Ragazzi…visto ca sao fatto notte, tornamocenne a casa…Goku pe stanotte dorme ala casa mia!”[Ragazzi…visto che per qualche oscuro motivo si è fatto notte, torniamo a casa…Goku stanotte dormirà a casa mia!]

I quattro ragazzi salutarono e se ne andarono tutti, a parte Gianfranco che è il vicino di casa di Eugenio. I tre cominciarono a salire delle scale che parevano interminabili, e arrivarono a casa di Gianfranco.

“Ciao Gianfrà!”.

Gianfranco stava per entrare in casa, poi si affacciò con un grosso dizionario.

“Eugenio!”.

Eugenio si girò.

“Si?!”

Non si accorse di nulla, a parte del dolore. Il dizionario gli si stampò in faccia.

“Mancavo solo io!” ed entrò in casa

Eugenio e Goku salirono gli ultimi gradini, soprannominati da Eugenio “scalini della gloria” perché gli ultimi, e entrarono nella casa di Eugenio.

“Permesso!” disse Goku educatamente.

“Non ce stao nisciuno!”[non tradotto]

“Eh?!”

“Non c’è nessuno…”

Salirono e andarono direttamente a dormire.

 

Il giorno dopo, Goku ripartì.

 

“Eh! Ro billiardino stao ancora scassato! M’hai pigliato pe curo!”[Ehi! Il biliardino è ancora rotto! Mi hai preso per i fondelli!]

“Gianlù! Aspetta no poco! Ancora non è finita!”[Gianluca! Aspetta un attimo! Ancora non è finita!]

 

Dopo tre anni Goku tornò dai suoi amici.

“Ahe brekko! Siete tutti qui?!”

“GOKU!...brekko?! che diavolo significa brekko?!”

Goku sorrise ai suoi amici

“Eh eh! È un’espressione morconese!”

Il maestro Muten, sentendo Morcone, si stupì

“Sei stato a Morcone?!”

“Si, perché?”

L’eremita assunse una strana aria.

“Pensavo che fosse solo una leggenda…invece esiste veramente! Morcone è la città dei resistenti!”

“Resistenti?!”

“Si…all’alcool! Bevono come spugne e restano quasi sempre sobri! Si racconta che per far ubriacare un morconese non bastano due litri di vino…e per le birre poi…ce ne vogliono almeno ventiquattro…”

“V-VENTIQUATTRO?!”

Tutti si voltarono verso Goku.

“Goku! È vero?!”

“Non lo so però sono simpatici!”

Goku sorrise, e gli altri non vollero pensarci più di tanto. Il resto poi lo conoscete!

 

Fine.

 

Allora?! Com’è stata?! Vi ha divertito?! Spero di si…

Ma soprattutto avete capito come può nascere una storia?! Ricordate bene tutto?!

 

Allora adesso…dimenticatelo…

 

Si, dimenticate tutto: non c’è uno stile per scrivere una storia, né delle regole da seguire, e neppure un’idea comune o un punto di partenza…già! La storia non nasce perché la si vuol far nascere, no…La storia nasce e vive in sé…e l’autore non inventa una storia…e la storia che si serve dell’autore…l’autore è un mezzo; l’autore è solo lo scrittore…la storia è la mente!

Come credete che io abbia scritto queste tredici pagine?! Le ho scritte perché volevo? Perché un bel giorno mi sono svegliato con la voglia di scrivere?

No…

È la storia…la storia premeva per uscire…e io ho solo accettato di avere questa storia dentro, e l’ho fatta uscire…gli ho dato il permesso…

Vi avevo detto che se non fosse piaciuta la storia l’avrei cancellata dal corso del tempo…

Vi ho mentito…mi dispiace, cari lettori, ma io non permetterei mai l’assassinio di una storia, no…non ce la farei…una storia non vive né per il lettore né per l’autore…vive per sé…si racconta…

E io lascerò che questa storia si racconti, perché lo voglio, perché ho deciso così…

Perché non posso farne a meno…

 

La storia, caro il mio piccolo lettore,

Non nasce certo per un amore.

Non nasce certo per una mente,

ma ciò che leggi è solamente

il frutto di una fantasia

di chi per voglia o per fortuna

sogna di volare, volare via

raggiungere, chissà…magari la luna.

E se sei tu a decidere che si scriva

Presto ti accorgerai che la storia non arriva

E che non decidi tu. Tu puoi solo aspettare.

E chissà che non arrivi qualcosa che si voglia raccontare

 

 

  
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