Avvicino le bacche alla mia bocca ed evito di guardare Peeta perché temo che mi stia fissando, e questo mi toglierebbe coraggio.
Finalmente la mia mano arriva alla bocca, schiudo le labbra e lascio che le bacche entrino.
Hanno un sapore stranamente dolce, come per farti ricordare cosa stai lasciando nel mangiarle.
Il buio mi prende quasi subito, non mi aspettavo che avessero un effetto così istantaneo. Non so bene cosa succeda dopo, ma so che quando mi sveglio, o comunque quando ricomincio a capire qualcosa, sono nel Prato.
È esattamente come quello del Distretto 12, solo che non ci sono case e sembra essere infinito. All’improvviso si sente una voce maschile, calma e profonda, che intona “L’albero degli impiccati” e all’albero di fianco a me appare un cappio.
-         Ciao, Katniss.- mi volto e mi trovo davanti mio padre. La sorpresa mi assale e lo fisso; non mi sono accorta di lui finché non ha parlato, occupata a fissare il cappio.
-         Papà?-
-         Sembra strano eh? Che io sia qui, intendo.-
-         Già.- mio padre è identico a quando è morto: capelli, occhi e pelle sono uguali ai miei, indossa la tuta da minatore e il suo viso presenta delle bruciature. Un attimo, se lui è morto, allora anche io lo sono.
-         Allora, piccola mia, sei stata bravissima!- esclama venendomi incontro.- Li hai salvati tutti!-
-         Salvati?-
-         Sì, hai salvato Prim, Cinna, Portia, Madge, Finnick, Mags, Boggs, tutti quanti!- esclama.
Sollievo, felicità, mancanza di senso di colpa. Questi sentimenti mi pervadono uno dopo l’altro al pensiero che nessuno è morto per colpa mia, che la Ragazza di Fuoco non ha bruciato nessuno.
E poi mi colpisce un pensiero perché la mia mente purtroppo non si può fermare. Come faccio a sapere chi sono Finnick, Mags e Boggs? Come faccio a essere sollevata del fatto che Prim non sia morta se al tempo dei miei primi Hunger Games non lo era?
Nel momento esatto in cui mi rendo conto di questo, mi ritrovo sveglia e sudata nel mio letto a guardare la parete.
-         Incubo?- mi chiede la voce assonnata di Peeta al mio fianco.
Ci metto un attimo prima di rispondere: - No, non proprio.-