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Autore: BrokenAngel    23/12/2012    4 recensioni
*One-shot natalizia.*
Lisa e Andrea sono due ragazzi che si conoscono fin da piccoli. Lisa ha sempre pensato che Andrea la odiasse per colpa dei vari scherzi di cui era stata vittima, ma in realtà non era affatto così.
Dopo cinque anni in cui non si videro, i due si sono ritrovati a passare le vacanze insieme, per colpa dei genitori e grazie a questi tre giorni avranno l'opportunità di scoprire che le cose sono cambiate o non sono mai state così.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scommettiamo che mi piaci? 


Oggi è una di quelle giornate in cui non sai che fare, ma allo stesso tempo senti di dover fare un sacco di cose. Mancano 3 giorni a Natale e io sono indietro con i regali, ma soprattutto devo ancora comprare dei vestiti nuovi per la montagna. Ebbene si, quest’anno passeremo il Natale in montagna, il che non mi dispiace affatto perché ho sempre amato la neve, ma mi scoccia un po’ dover saltare l’uscita che avevo organizzato per il 23 con la mia amica e due ragazzi. Beh, in realtà sono due suoi amici e mi aveva assicurato che sono molto carini. Davvero molto carini.
Perciò, sono ben due giorni che ho il broncio e che non rivolgo la parola ai miei se non per estrema necessità.
Ovviamente era un bel po’ che sapevo che saremmo dovuti partire ma non sapevo così presto.. avevo organizzato tutto. Cinema, giro in centro, valige e partenza. Ovviamente il mio piano includeva lo scambio di numeri tra me e il ragazzo e il continuo scambio di messaggi durante la mia vacanza.
Sono appena stata dalla mai migliore amica per darle la notizia e il suo regalo di Natale dato che domani parto. Non ha fatto molte storie, anche se so quanto ci teneva. È da un po’ che andava dietro a questo ragazzo e mi dispiace molto che anche i suoi piani siano crollati per colpa mia. Che poi non è colpa mia, in realtà.. non posso certo farci niente io. Lei è una di quelle ragazze timide che prima di uscire con un ragazzo preferiscono conoscerlo, e non ci escono solo per poi cambiare la propria situazione sentimentale su Facebook, da ‘single’ a ‘impregnato’. Lei è diversa, io la considero vera, speciale.  
Salgo sull’autobus con le cuffiette nelle orecchie che riproducono alcune canzoni di Natale che ho messo apposta nell’ipod. Quando si avvicina il Natale, ascoltare queste canzoni è una delle cose che preferisco.
Quando scendo il cielo è molto più scuro, anche se sono solo le 5. Giro fra i negozi del corso e compro il regalo per mamma, quello per mio padre e quello per mio fratello. Poi passo a comprare qualcosa per me.
Non mi accorgo nemmeno delle ore che passano così in fretta, quando mia madre mi chiama. Sono passate ben 2 ore. Sgrano gli occhi sorpresa e rispondo.
“Pronto.” Rispondo calma sperando che non sia troppo arrabbiata.
“Ti rendi conto di che ore sono? Dovevi essere a casa un’ora fa. Comunque, tra poco la cena è pronta, quindi vedi di muoverti se non vuoi stare a digiuno” sospiro, capendo che deve essersi davvero preoccupata. Solitamente ci vuole poco a farla arrabbiare e quando accade urla sempre, invece quando, come ora, è preoccupata, mantiene la voce calma anche se dentro vorrebbe scoppiare.
“Va bene, scusami. Arrivo subito.” E io come ogni volta mi sento terribilmente in colpa.
Riattacco il telefono e corro a casa, che non è molto lontana dal corso, infatti, in cinque minuti arrivo.
Poso tutti i sacchetti di sopra e vado in cucina sedendomi a tavola. Mio fratello e mio padre non ci sono ancora, così mi chiedo dove siano finiti.
“Mamma, ci sei?” la cerco in salotto dove sento rumore.
“Si, sono qui.” La raggiungo, aiutandola a portare le posate sul tavolo.
“Scusami se ho fatto tardi, stavo facendo compere e non mi sono accorta dell’ora.” Mi sorride.
“Non preoccuparti, me l’ero immaginato. È che sono stata molto indaffarata questo pomeriggio.” Posiamo i piatti e le posate sul tavolo e mi sorprendo di quanti ne abbia presi.
“Perché? E perché tutte queste posate? Abbiamo ospiti?” distoglie lo sguardo e fa una smorfia dispiaciuta.
“Già beh.. si.”
“Perché quella faccia? Chi sono?” aggrotto la fronte.
“Qualche giorno fa, tuo padre, mentre era in pausa pranzo ha incontrato.. Lorenzo al bar che frequenta tutti i giorni. E beh ha scoperto che anche loro andranno in vacanza in montagna gli stessi giorni in cui ci saremo noi, con.. tutta la famiglia. E così li ha invitati a cena stasera.”
“Scusa, ma Lorenzo non è il suo collega? Perché si sono incontrati al bar?” sospira e io inizio a preoccuparmi, iniziando a scavare nei ricordi.
“Dimmi che non è come penso, ti prego..” lei mi guarda dispiaciuta e io sgrano gli occhi, deglutendo e cercando di controllare il nervosismo.
Non urlare, non urlare, non urlare.
Mi mordo il labbro, cercando di dare ascolto alla vocina nella mia testa.
“Perché ha fatto una cosa del genere?” sibilo a denti stretti.
“Mi dispiace, io gliel’ho detto che l’avresti presa sicuramente male. Ma sono sicura che Andrea, adesso che è cresciuto e non ti darà più fastidio. Adesso ha 19 anni, tesoro, non è più un ragazzino di 14 anni e vedrai che ci divertiremo.” Spero con tutto il cuore che le sue parole siano vere.
Sospiro e mi siedo a tavola, iniziando a guardare la televisione.
Questa vacanza sarà un totale disastro.
Si siede vicino sospirando.
“Ascolta, adesso sei grande e lo so che saresti voluta uscire con quel ragazzo, ma potrai farlo comunque dopo. Solo, non tenere il muso a tuo padre, ci sta davvero male. Pensava che ti sarebbe piaciuta questa vacanza, eri così entusiasta di andare. Non è certo colpa sua se anche loro avevano organizzato la vacanza”
“Già.. non è colpa di nessuno. Ma le cose stanno così e alla fine quella che dovrà sopportarsi.. lui, sono io.”
“Non succederà. Adesso ha 19 anni e tu ne hai 17 perciò siete grandi e sicuramente vi divertirete.”
“Lo spero.”
“E poi ehi.. sono sicura che stasera avrai passato almeno metà del tempo in libreria perciò se lui ti darà fastidio potrai sempre rifugiarti da qualche parte a leggere, giusto?”
“Mi conosci bene, eh?” faccio una smorfia che si trasforma in un sorriso spontaneo.
“Un bel po’”
Dopo averla abbracciata, vado in camera mia e mi faccio una doccia veloce, rendendomi quantomeno presentabile.
Ripenso alle parole di mamma e sospiro, perché ci spero davvero.
Quando eravamo più piccoli, mio fratello iniziò a giocare a calcio e fece amicizia con un bambino. Mio fratello era un tipo molto timido, mentre quest’altro era tutto l’opposto.
Non so bene come riuscirono a fare amicizia e la cosa in realtà non mi ha mai interessato un granché ma legarono, tanto che me lo ritrovai a casa ogni giorno in cui avevano gli allenamenti. La nostra casa, per mia sfortuna, era vicina al campo e ogni martedì e giovedì dovevo sorbirmi i loro scherzi, le loro prese in giro, le loro battute cattive. Magari non se ne accorgevano ma quelle battute facevano male, e se ci penso adesso me ne fanno tutt’ora.
Tutto questo fino a 5 anni fa, mio fratello ha smesso di giocare perché non aveva più voglia di continuare e il suo amico ha cambiato squadra. Lui era molto più bravo, infatti, gioca tutt’ora.
In questi 5 anni sono usciti molte volte insieme, soprattutto durante i primi due anni, poi ci sono state alcune cene con le nostre famiglie a cui io non ho partecipato. Ogni volta, Sara, la mia migliore amica, mi salvava invitandomi a casa sua a dormire.
E adesso mi fa paura il pensiero che lui possa tornare a prendermi in giro, ma mi fa ancora più paura il fatto che io a 17 anni non possa riuscire a rispondergli.
Esco dalla doccia, mi vesto e mi asciugo i capelli. Dato che sono lisci, basta spazzolarli per renderli presentabili.
Scendo di sotto, correndo per le scale, ma all’ultimo scalino inciampo e sbatto contro qualcuno. Anzi.. contro di lui. Che a stento riconosco.
È diventato veramente alto e porta i capelli spettinati sopra e rasati ai lati. È.. cambiato.
“Sempre sbadata tu eh..” faccio una smorfia, pronta a sorbirmi l’ennesima battuta ironica, che però non arriva.
Ha un sorriso furbo stampato in faccia.
“Già.. sempre simpatico tu eh..” trattiene una risata.
“Sempre permalosa tu eh..” mordo forte il labbro per mantenere la calma.
“Che dici, la finiamo?” mi passo una mano tra i capelli, mentre mi ricompongo e mi allontano dal suo corpo.
“Direi..” abbassa lo sguardo “ti sei davvero fatta grande, sai?”
“Perspicace”
“E ti sei fatta anche spiritosa.. chissà magari riuscirai a tenermi testa.” Scoppio a ridere, insieme a lui.
“Oh mio dio.” Mio fratello è dietro di noi con gli occhi sgranati che ci fissa sorpreso. Io mi guardo intorno per cercare di capire cosa c’è che non va.
Aggrotto la fronte.
“Voi due, state davvero ridendo insieme? State davvero avendo una conversazione pacifica senza litigare e tirarvi i capelli a vicenda?” io e Andrea ci guardiamo un po’ sorpresi e scoppiamo a ridere di nuovo.
“Io vado a mangiare.” Dico andando in cucina dove trovo mia madre e mio padre a chiacchierare con i genitori di Andrea.
“Eccola.”
“Oh mio dio.. com’è cresciuta! È una donna. Quanti anni hai?”
“17. Ne compio 18 a febbraio” mi abbracciano continuando a fare discorsi su quanto ne sia passato di tempo e ricordando i vecchi tempi.
“E Alessia?”
“Oh, Alessia è malata e non verrà nemmeno in montagna. Per questo, mi dispiace tanto per Lisa. Avevamo programmato di farvi dormire anche insieme ma purtroppo starai sola.” Sorrido per rassicurarla.
Alessia è la sorella di Lorenzo e ha quasi 15 anni. Non la conosco quasi per niente, ma non sono molto dispiaciuta di dover stare sola in camera, dato che inizialmente non sapevo nemmeno di doverla dividere con qualcuno.
“Ho un idea. Perché non inviti Sara?” dice mia madre.
“Mi piacerebbe tanto, ma non so se deve passare il Natale con la sua famiglia.” Faccio spallucce.
“Chiamala e senti, sono sicura che le piacerebbe molto venire. E dille che se la mandano, i soldi non sono un problema.” Annuisco e prendo il telefono per chiamarla.
Vado in salotto e compongo il numero.
“Ehi nana”
“Ehi rossa.” Ridacchio per il soprannome che ha usato, per via dei miei capelli rossicci.
“Che ne diresti di venire in montagna?” sta in silenzio e io ho l’impressione che sia caduta la linea. Controllo ma la chiamata è ancora in corso “Sara? Allora?”
“Dici sul serio?”
“Si.. la sorella di Andrea è malata e mia mamma mi ha detto di invitarti. Ah, i soldi non sono un problema.”
“Prima cosa, ti ripagherei. Seconda cosa, chi è Andrea?  E terza cosa, devo chiedere ai miei e sicuramente vorranno parlare con i tuoi.”
Mia madre entra e mi fa segno di passarle il telefono.
“Ascolta, mia mamma vorrebbe parlare con la tua. È lì? Passale il telefono.”
“Va bene, a dopo.”
Passo il telefono a mia madre e la guardo attentamente mentre è concentrata sulla conversazione e gesticola.
Ha davvero pensato a tutto e sta spiegando molto dettagliatamente alla madre della mia amica la vacanza.
“Va bene perfetto. Grazie.. ciao.” Mi passa il telefono strizzando l’occhio e andandosene.
“Allora.. andiamo in montagna.”
“Già.. wow. Grazie Lì..” Rido per la sua reazione.
“Di niente. Mi servi” ridiamo insieme.
“Ah e poi mi devi raccontare di quell’Andrea.”
“Lo farò. A domani.”
“A domani.” Dice eccitata e io chiudo la chiamata col sorriso sulle labbra.
Forse, e dico forse, questa vacanza non andrà poi così male.
La cena passa velocemente e la cosa sorprendente è che gli unici che parlano a tavola sono i genitori.
Dopo aver mangiato mio fratello e Andrea vanno a giocare alla playstation perché hanno 19 anni ma non sono ancora pronti per lasciare la loro amata fifa.
Io mi siedo sulla poltrona e prendo in mano un libro che ho comprato questo pomeriggio. Non ho mai saputo resistere alla tentazione di leggere il prima possibile un libro. Non ho mai saputo aspettare.
“Ma tua sorella la smette mai di leggere?” chiede Andrea ridendo.
Io deglutisco sbuffando e apro lo apro alla prima pagina.
“No, mai..”
“Certo che è strana..”
“Lo so. Io l’ho sempre detto.”
“Vorrei farvi notare, che vi sento.” Dico con una punta di acidità nella voce e loro scoppiano a ridere di rimando.
Non li sopporto.” Sussurro a denti stretti mordendomi la lingua.
Prendo il mio libro e vado in cucina per salutare gli altri.
“Io sono stanca perciò penso che andrò a letto. Buonanotte a tutti e ci vediamo domani.” Sorrido e mi congedo.
Salgo su in camera mia, ma sento i passi di qualcuno che mi viene dietro.
“Ehi. Ehi, Lisa. Aspetta un attimo.” Lorenzo mi mette una mano sulla spalla e io mi volto. “ti sei arrabbiata per quello che ho detto?”
“Non preoccuparti, mi ero solo dimenticata cosa si provava.”
“Che vuoi dire?”
“Niente. Buonanotte, a domani.”
Non gli do il tempo di rispondere e mi chiudo in camera mia, sospirando e buttandomi sul letto, cercando di prepararmi psicologicamente alla vacanza.
Questa vacanza sarà un vero e proprio incubo.
 
“Avete preso tutto?”
“Si.” Rispondiamo io e Andrea, mio fratello, in coro.
“Bene, allora, andiamo.” Usciamo di casa dove ci sono ad aspettarci gli altri e Sara.
“Io direi che noi grandi potremmo andare in una macchina e i ragazzi in un’altra.” Faccio una smorfia senza che nessuno mi veda e entro in macchina.
“Guidi tu o io?”
“La macchina è tua, guida tu.” Dice Andrea sedendosi al posto del passeggero.
Mio fratello accende la macchina e la voce di Florence Welch dei Florence + The Machine riempie il silenzio della macchina.
“Ma ascolti questa roba?” chiede Andrea quasi schifato.
“E’ di mia sorella..”
“Gusti pessimi..”
“Parla per te.”
Mentre continuiamo a bisticciare, Sara ci guarda divertita e sorridendo con un’aria troppo furba.
Aggrotto la fronte e lei scuote la testa.
A metà viaggio prendo un giornalino dalla borsa e mi metto a sfogliare le pagine.
“Ehi,  Sara, guarda quanto sono belli.” La mia amica si avvicina a me per guardare la foto dei miei due attori preferiti, Robert Pattinson e Kristen Stewart, famosi per la saga di Twilight, ovviamente, la mia saga preferita. Queste foto sono state scattate durante una delle premiere dell’ultimo capitolo della saga, Breaking Dawn parte II.
“Oddio, sono bellissimi.” Io e Sara ne siamo particolarmente appassionate. Sappiamo tutto ciò che riguarda la saga e anche questi due attori.
“E poi lo vedi come la guarda qui? Si vede da lontano un miglio che sono innamorati”
“Esatto, io l’ho sempre detto. L’ho sempre detto. Sono perfetti, cazzo.”
“Lo sono.”
Sfogliamo le pagine, continuando a commentare ogni piccolo sguardo e ogni piccolo particolare dei due.
“Ma di chi stanno parlando?”
“Di quei due di Twilight.” Sbuffa mio fratello.
“Di che?”
“Twilight. La saga dei vampiri.” Io e la mia amica ci guardiamo scuotendo la testa, perché potremmo stare fin troppo a spiegare chi sono, ma non ne varrebbe la pena con quei due.
“Ah.. io l’ho detto che avete pessimi gusti.”
“Io l’ho detto che non capisci niente.” rispondo a tono facendolo sbuffare.
Batto il cinque alla mia amica che muore dalle risate ogni volta che io e lui bisticciamo per qualcosa.
A una cosa sono serviti questi anni in cui non ci siamo mai visti. Adesso, so tenergli testa e la cosa mi piace.
 
Arriviamo 2 ore dopo e appena scendiamo, Sara non perde tempo per saltellare in mezzo alla neve come una  bambina a cui hanno regalato la bambola più bella.
Che poi si fa per dire perché a me le bambole non sono mai piaciute.
Prendiamo i bagagli e entriamo nell’albergo. Alla reception scopriamo che la camera dei ragazzi è proprio davanti alla nostra e che, invece quelle dei genitori sono al piano di sotto.
Portiamo i bagagli in camera e appena mi siedo sul letto la mia amica mi guarda con l’aria di chi ha da fare un bel po’ di domande.
“Spara.”
“Boom.” Finge di sparare e io alzo gli occhi al cielo.
“Oh ti prego.. Dì.”
“Lui. Chi è?”
“Si chiama Andrea. È un vecchio amico di mio fratello.”
“Che a te non sta particolarmente simpatico.”
“Oh andiamo, davvero non te lo ricordi? Una volta c’eri anche tu quando venne a casa mia. Lui me ne ha fatte passare così tante.. lo odiavo.”
“Aspetta, ho capito. Dio, è lui. È migliorato, sai?”
“Oh andiamo, non me ne frega niente..” sbuffo.
“Amica, si superano queste cose.”
“No, mi dispiace. Mi ha rubato l’anellino che mi aveva regalato il mio primo ragazzo dicendo che ero brutta e non me lo meritavo e che l’avrebbe regalato lui alla sua. Era.. uno stronzo di prima categoria.”
“Ma adesso non lo è più.”
“Chi te lo dice?”
“Me lo dice il fatto che gli rispondi così a tono da farlo rimanere senza parole. Prima lui era più forte perché era più grande, ora sei più forte tu perché lui si è accorto che aveva sempre sbagliato a trattarti così e vorrebbe.. sistemare le cose.”
“Non dire cazzate. Lui non ci arriva a queste cose.”
“Beh, invece secondo me tu gli piaci.”
“Io cosa? Ti devo ripetere la parte in cui..”
“No, non importa. Ma in questi giorni mi sa che ce lo avrai un po’ tra i piedi.”
“Lo sai perché io lo odio? Perché lo ho avuto sempre tra i piedi. E lo sai quali sono stati gli anni più belli della mia vita? quelli in cui ho smesso di averlo tra i piedi”
“Esagerata.”
“Ok, forse un po’, ma non lo sopporto davvero.” Sospiro.
“No, sbagliato. Non lo sopportavi. Hai 17 anni adesso, l’ultima volta che lo hai visto ne avevi 12 e lui era un bimbetto in via di sviluppo. Adesso invece, che è diventato un figo da paura, ci dovresti pensare prima di dire certe cose.”
scoppio a ridere.
“No grazie baby, te lo lascio.”
“Oh no, grazie. Io ce l’ho già il mio, con cui sarei dovuta uscire 5 ore fa  se qualcuno non avesse avuto da venire qui.”
“Mi dispiace, lo sai.”
“Lo so tesoro. Non preoccuparti, mi rifarò.” Continuo a ridere, insieme a lei.
“Non lo metto in dubbio.”
“Stronza sei. Mi raccomando eh, il ragazzo.” Alzo gli occhi al cielo.
“Andiamo a fare un giro vah. Così forse la pianti con queste cazzate.” La trascino fuori dalla porta come, dove per caso o per destino (anche se io credo più al caso) troviamo Andrea e Federico, mio fratello, che escono dalla stanza.
“Dove andate?”
“Facciamo un giro.”
“Noi cerchiamo una sala giochi. Ci sarà una sala giochi.” Scuoto la testa sospirando.
“Non ci potete proprio  stare lontani eh?”
“Voi femmine non capite, queste sono cose da uomini, non da.. ragazze. Voi siete tutte trucchi, vestiti, gossip, manicure..”
“Quindi?”
“Beh si, noi invece, ci divertiamo giocando ai videogiochi, vedendo le partite”
 “Comunque, se vogliamo io e Sara possiamo battervi quando volete a qualunque gioco.” Si guardano e accettano la proposta, sicuri di vincere.
Fin troppo sicuri di vincere, aggiungerei.
“Bene. Vedo che sei molto sicura di te, ma cara Lisa, noi è da quando avevamo più o meno 5 anni che ci alleniamo. E siamo bravi a qualunque gioco tu voglia. Eccoci qua, sceglietene pure uno.” Mi mordo il labbro per non ridere.
Io e Sara ci scambiamo un’occhiata.
“Pessima mossa quella di lasciar scegliere a noi. Pessima mossa. Abbiamo la vittoria sicura, anzi sai cosa? Dovremmo scommetterci sopra.” Sara mi prende da parte.
“Sei impazzita?”
“No.”
“Sei così sicura di batterli?”
“Ovvio. Ti ricordi l’anno scorso d’estate?”
“Aspetta. Vuoi giocare a biliardo?” mi sussurra all’orecchio, e io le faccio l’occhiolino. “Abbiamo la vittoria in tasca.” Sussurra.
“Allora, siete ancora sicure di voler scommettere?”
“Sicurissime.”
“Cosa scommettiamo?”
“Una birra?” Gli altri annuiscono. Non ho proposto una birra perché non voglia pagare, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente.
La cosa che voglio di più da questa sfida è far vedere che io sono migliore di loro.
“Così sicura di vincere eh?”
“Sicurissima. Sapete, prima di accettare dovreste sapere a cosa giochiamo. Biliardo.” Scoppiano a ridere come se avessi detto la più grande delle battute.
“Bi..liardo?”
“Stai scherzando? Pensavo avresti scelto qualcosa di più alla.. mh, vostra portata, come ad esempio il giochino delle macchine o quello dove si balla.. ma il biliardo.. è assicurato che vi stracceremo.”
“Beh, staremo a vedere. Allora, accettate?”
“Accettiamo.”
“Guardati le spalle Andrea, ne avrai bisogno.”
Cammino verso il campo di battaglia. Prendo le 4 stecche e le palline. Le metto sul tavolo posizionandole nel triangolo.
“Gioco classico. Noi le mezze, voi le piene.”
“Vedo che sei informata su come si gioca.”
“Sai, ti sei messo contro la persona sbagliata. Nessuno, e dico nessuno, mi ha mai battuto a biliardo.”
“Ci avrai giocato una volta.”
“Tutte le estati al mare, a dir la verità.” Lo vedo indeciso. “Puoi sempre ritirarti.”
“Mai. Sai com’è, c’è sempre una prima volta.”
“Non ci sperare.”
“A te.” Dice facendomi cenno d’iniziare.
Prendo la stecca e mi posiziono. Chiudo un occhio per mirare meglio la pallina. Quando colpisco quella bianca, questa a sua volta va a colpire le altre che si distribuiscono per tutto il tavolo. Ne entrano in buca due, mezze.
Sorrido fiera.
“Questa è fortuna. Non cantare vittoria troppo in fretta.”
“Lo vedremo.”
Tocca di nuovo a me, rimangono 6 palle da mettere in buca, ma questa volta non riesco a mettercene nessuna.
La partita va avanti lentamente e si alterna a momenti in cui noi siamo in netto vantaggio, altri in cui loro ci recuperano e ci superano e altri ancora in cui nessuno riesce a imbucare nessuna delle palline. Fino a quando io e Sara rimaniamo con 1 palla da imbucare, senza contare la nera, e loro 3.
Sara riesce a imbucare l’ultima, ma non la nera. Loro con un colpo di fortuna riescono a imbucare due palline in un solo colpo.
La situazione è tesa.
Non riesco a imbucare la nera, ma Andrea riesce a mettere in buca la sua ultima pallina piena.
Tutti siamo ansiosi. Sara non riesce a imbucare la pallina. Chi ci riesce vince, e noi dobbiamo vincere ad ogni costo.
Sbatto il piede a terra nervosa.
“Hai paura, bimba?” arrossisco per il termine che ha usato, ma cerco di non scompormi e di usare il mio solito tono duro.
“Io no, ma tu dovresti averne.”
“Tuo fratello imbucherà quella pallina.”
“Sai anche tu che mio fratello non è bravo a biliardo.” Deglutisce concentrandosi sulla scena e cercando di dare consigli a mio fratello.
Federico si posiziona sul tavolo da biliardo.
Nel frattempo intorno a noi molte persone si stanno godendo la scena, battibecchi e frecciatine comprese.
“Non preoccuparti vinceremo” sussurro a Sara.
Lei mi stringe la mano e chiude gli occhi. Nel momento in cui mio fratello colpisce la palla ne apre uno.
Insieme sospiriamo di sollievo quando vediamo che non riesce a mandarla in buca.
La mia amica mi incoraggia e io mi posiziono sul tavolo di biliardo e mi concentro il più possibile per vincere.
Mi tornano alla mente tutti gli insegnamenti di un amico conosciuto qualche anno fa al campeggio.
Stringo forte la stecca per poi allentare la presa.
Chiudo un occhio, mirando la palla bianca e poi quella nera. Non è molto semplice imbucarla. Non sono una professionista ma ce la posso fare.
Colpisco la palla e i secondi che passano prima che questa colpisca la nera sembrano infiniti, ma quando finalmente la nera entra in buca, io e la mia amica ci abbracciamo strillando di gioia, mentre i ragazzi abbassano la testa, sconfitti.
“Cosa vi avevamo detto? Abbiamo vinto. I migliori vincono sempre.”
“Vogliamo la rivincita.”
“Quando vuoi.”
 Ridiamo esultando.
Con nostro stupore alcune persone che stavano assistendo alla partita si complimentano con noi.
“Bravissima, l’ultimo colpo è stato formidabile. Dove hai imparato a giocare così bene? Voglio dire, per una ragazza è strano.” Un ragazzo mi si avvicina complimentandosi.
“Mi ha insegnato un amico. Lui qualche anno fa fece anche un campionato, è molto bravo.”
“Capisco. Chissà magari un giorno potremmo fare una partita amichevole, così mi dai qualche dritta per riuscire a battere i miei amici.”
“Mi piacerebbe.”
“Allora siamo d’accordo” annuisco e lui se ne va sorridendomi.
La mia amica mi si avvicina.
“Oh mio dio, hai fatto colpo. Hai appena filtrato con un ragazzo”
“Ma piantala. Piuttosto, dici che dovremmo andare a vantarci di aver vinto e di averli pubblicamente umiliati?”
“Direi di si.”
Ridendo ci avviciniamo ai ragazzi.
“Come ci si sente ad esser stati stracciati da due ragazze?”
Andrea sbuffa sedendosi per terra appoggiato al muro.
“Sai Lisa, devo ammetterlo, sei bravina, ma questa sarà la prima e l’ultima volta che vincerai.”
“Detto da uno che mezzora fa era sicuro di umiliarci non è molto convincente, sai?”
“Sei troppo sicura di te stessa.”
“Eppure fra me e te sono io quella che ha vinto.”
“E’ solo fortuna.” Il nervosismo si fa strada dentro di me.
“Sai una cosa? Dovresti essere meno orgoglioso, non abbiamo più dodici anni e tu dovresti iniziare a cambiare atteggiamento e a  capire che le persone, secondo che parole usi, ci stanno male. Anche se cercano di auto convincere se stessi e gli altri che non sia così. Oggi  ho capito che stronzo eri, stronzo sei e stronzo rimarrai. Impara a perdere tesoro, che nella vita non si vince sempre” rimane basito dalle parole.
Il mio telefono che inizia a squillare non gli da il tempo per rispondere.
“Pronto”
“Dove siete? Vi stiamo aspettando per cena.”
“Ci cambiamo e arriviamo, facciamo in fretta. Venti minuti”
“Va bene. Muovetevi.”
 Faccio segno di andare e mentre mi avvio spedita la mia amica mi corre accanto, faticando a tenere il mio passo.
“Ok adesso non ti azzardare a piangere.”
“Non lo farò. È Natale e lui non me lo rovinerà.”
“Mi dispiace.”
“Lo so, ma gliela farò pagare per tutte le umiliazioni che mi ha fatto passare. Gliela farò pagare cara.”
“Cosa farai?”
“Non lo so.”
“Non scendere al suo livello però, va bene? Perché io ti conosco e subito dopo che l’hai fatto te ne penti e.. ci stai male.”
“Ci devo pensare in proposito.”
“Solo pensaci bene.”
Quando entriamo in camera, cerchiamo di farci una doccia veloce.
Indosso un paio di pantaloni neri con una maglia di lana e gli stivali con il tacco. Raccolgo i capelli i una coda e quando anche Sara è pronta scendiamo.
Al contrario di alcune donne io ho sempre amato i tacchi e ogni occasione è buona per indossarne un paio.
Sono una persona strana, amo sia i tacchi che le converse. Trovo solo che vadano indossate in occasioni diverse.
Arriviamo alla sala per la cena e ci sediamo al tavolo con gli altri.
“Sempre in ritardo le donne. Che poi, Lì non devi andare mica andare a ballare, perché ti sei messa i tacchi?” brontola mio fratello.
“Vogliamo affrontare questo argomento per la milionesima volta?” sbuffa.
La cena è servita da camerieri che indossano il cappello di babbo natale.
Procede tranquilla fra chiacchiere, battibecchi e momenti in cui ci limitiamo ad ascoltare la musica che è stata messa nella sala. Musica classica, in particolare.
“Bene, domani direi che potremmo andare a sciare, che ne dite?”
“Oh, io preferirei, invece andare a visitare alcuni negozietti che ho visto qui vicino. Ci sono un sacco di cosine carine per natale. Sapete, non vorrei rendermi ridicola, lo sport non è il mio forte, figuriamoci sulla neve.” Dice mia madre, mentre quella di Andrea annuisce.
“Sono proprio come te Sandra. Vengo anche io.”
“Per me va bene sciare, non ho mai provato e mi piacerebbe.” Dice Sara.
Dopo 5 minuti ognuno aveva deciso cosa fare il giorno successivo. Io e Sara avremmo sciato, i ragazzi avrebbero provato lo snowboard e i nostri padri avrebbero girovagato qua vicino.
Prima di lasciare il tavolo passa un cameriere a lasciarci un volantino con elencate tutte le attività che ci saranno domani e dopodomani all’interno dell’albergo.
“Sapete cosa vi dico? Domani potremmo restare per la gara di canto. Perché non prepari una canzone da cantare Lisa?” mio fratello si volta verso di me con la faccia da stronzo stampata in faccia.
“Non mi sembra il caso di..”
“Hai paura di fare una figuraccia?” dice ancora e trovo strano il fatto che il suo amico si stia godendo la situazione in silenzio senza spiccicare parola.
“No, solo che non me la sento.”
“E’ la scusa più..”
“Oh andiamo se non se la sente lasciala in pace.” Dice Andrea salvandomi dalla situazione e io rimango sorpresa, anzi direi più paralizzata. Ma non sembra che gli altri si accorgano di ciò che ha detto. Tutti tranne mia madre che mi guarda con un sorriso strano sulle labbra.
“Oh beh, no.. canterò.. canterò una canzone.”
“Davvero lo farai?” la mia amica si volta verso di me ad occhi spalancati.
“Si. Lo farò. Anzi devi aiutarmi a sceglierla.”
“Va.. ve bene.”
Tutti hanno sempre detto che ho una bella voce, così un giorno mi venne l’idea di provare a prendere lezioni di canto.  Mi piaceva, mi lasciavo andare quando cantavo e per una volta avevo il presentimento di poter far capire a tutti che io valessi qualcosa.
E così iniziai, e ancora prendo lezioni, ma ho il terribile difetto di avere la paura di cantare davanti a tutti. La prima volta che l’ho fatto è stato un disastro e le uniche persone che hanno mai sentito la mia voce sono i miei genitori, la mia amica, mio fratello e la maestra di canto.
Ho sempre voluto dimostrare  a Andrea che non sono una bambinetta che non sa fare altro che giocare ai bambolotti, che sono cresciuta. Voglio dimostrargli che so fare qualcosa.
Non mi basta aver vinto a biliardo voglio che lui si renda conto che non ho bisogno di lui. Che qualunque cosa dica io non ne terrò conto.
“Bene, comunque, che ne dite se partecipiamo anche alla tombola del 25? Chissà, magari siamo fortunati e vinciamo qualcosa.”
“Certo.”
La tombola e la gara di canto si terranno luogo dopo la cena nella medesima sala.” Dice mio fratello leggendo il volantino.  
“Ah e c’è anche scritto che per la gara serve l’iscrizione perciò se vuoi partecipare ti devi muovere.”
la mia amica mi stringe la mano.
“Ce la puoi fare. E se non vinci non fa niente.”
“Ok..” sussurro.
“Aspettate. Ho un’idea. Se non vuoi cantare da sola perché non ti fai accompagnare con la chitarra da Andrea?” dice mio fratello.
Chiudo gli occhi pensando di star facendo un incubo.
“Per me andrebbe bene, magari domani nel pomeriggio andiamo ad un computer libero e prendiamo lo spartito.”
“La chitarra.. dove la trovi la chitarra?” balbetto.
“L’ho portata dietro. Non so nemmeno il perché, ma vedi? Era il destino” ride alla battuta pessima che ha fatto.
“Allora? Partecipate?” tutti gli occhi sono puntati su di me.
E’ l’occasione per dimostrare che puoi farcela...
“Va.. va bene” annuisco, deglutendo.
“Oddio.. è impazzita.” Sussurra mio fratello.
Dopodiché tutti andiamo nelle proprie camere. La mia amica decide di andare subito a letto, così io rimango sola, stesa nel letto della camera, ad occhi spalancati, a fissare il soffitto e a cercare di auto-convincermi che andrà bene.
Questa vacanza sarà l’umiliazione più grande di tutta la mia vita.
Dopo una giornata passata a sciare sulla neve o meglio direi cadere sulla neve e bagnarmi tutta, eccoci qua.. seduti davanti ad un computer pubblico.
“Adesso stampiamo lo spartito della canzone che vuoi cantare e poi la proviamo, ci stai?”
Annuisco.
Ci siamo appena segnati per la sfida dell’indomani e io ho talmente tanta paura che mi tremano le mani e le gambe.
“Ascolta, fermo. Io.. io non so se ce la faccio”  stacca gli occhi dallo schermo e mi guarda.
“Ce la puoi fare.”
Scuoto la testa.
“Ascolta, noi proviamo la canzone e poi se non te la senti, ci ritiriamo.”
“Non.. non voglio ritirarmi, ma non so se ce la posso fare. Io ho paura di salire lì sopra. l’unica volta che l’ho fatto.. ho fatto una figura che.. mi ricorderò per tutta la vita gli sguardi puntati sulla me della gente, che non era per nulla soddisfatta.
Ero abbastanza sicura di potercela fare perché tutti mi dicevano che era così ma adesso.. adesso, non ce la faccio nemmeno a cantare davanti a te, figurati davanti ad un pubblico intero.” Mi guarda dispiaciuto.
“Perché non ce la fai a cantare davanti a me? Sono io. Mi conosci da una vita.”
“Già.. è questo il punto. Sei tu.” Mi passo una mano tra i capelli.
“E qual è il problema?”
“Che tu giudichi le persone. Che tu giudichi me. L’hai sempre fatto e io certo non voglio che anche questa volta tu mi dica che non sono abbastanza brava o peggio che io non..”
“Tu pensi che farei una cosa del genere?”
“Onestamente? si.”
“Solo perché in passato ti ho fatto qualche scherzo ogni tanto?” lo guardo così male che se il solo sguardo potesse uccidere sarebbe morto all’istante.
Qualche? Ogni tanto?” abbassa lo sguardo.
“Mi dispiace.. io non mi rendevo conto di quanto ci stavi male. Mi dispiace davvero tanto, ok? Se vuoi non perdonare tutte le cose che ti ho fatto.. solo, devi credermi quando ti dico che sono cambiato e che non farei mai.. mai una cosa del genere, adesso.”
Ho solo voglia di piangere, ma non posso certo farlo davanti a lui.
“Posso farti una domanda?”
“Dimmi.”
“Perché? Perché mi trattavi così?” un sorriso amaro spunta sulle sue labbra.
“Beh, questa cosa è un po’ strana e ti sembrerà una stupidaggine ma.. mi piacevi.”
“Che?”
“Già” dalla sua bocca esce un risolino nervoso.
“Bella dimostrazione.. però”
“Beh.. si. Ricordi quando ti rubai l’anello che ti aveva regalato quel bambino alle elementari?”
“Già.. non so quanto piansi quel giorno.” Fa una smorfia dispiaciuta.
“Ecco. Non volevo che tu stessi con nessuno perché piacevi a me.”
“Dirmelo no?”
“Tu mi odiavi.”
“Chissà perché.”
“Mi dispiace.”
“Anche a me.. ma il punto è che anche se riesco a cantare di fronte a te non riuscirò mai a farlo di fronte a tutti.” Cambio argomento, ritornando su quello principale.
“Proviamo e poi se non ce la fai, non canti. Ci sono io con te ok?” cerca di darmi sicurezza con gli occhi e mette una mano sul mio ginocchio, stringendo appena.
Annuisco imbambolata, mordendomi il labbro.
Lui deglutisce e si allontana velocemente, ritornando a porre la propria attenzione sul computer.
Quando trova lo spartito della canzone che abbiamo scelto lo stampa e andiamo nella sua camera per provare.
“Ok.. adesso tranquilla. Canta come sai, e non preoccuparti per me, fai come se non ci fossi” annuisco e prendo il mano il foglio con il testo.
Inizia a muovere le dita sul manico della chitarra con la mano sinistra e a plettrare le corde con l’altra.
Quando devo iniziare a cantare lui mi fa un cenno d’incoraggiamento con la testa e io inizio a cantare. Mi lascio trasportare dalla canzone e quando finisco mi rendo conto di non essermi nemmeno accorta di come ho cantato.
“Wow.. hai.. hai davvero una bellissima voce” arrossisco e abbasso lo sguardo, imbarazzata.
“Ehm.. grazie.”
“Abbiamo grandi possibilità di vincere”
“Non credo, ma lo spero.”
 
Il pomeriggio passa troppo in fretta.
In troppo poco tempo mi ritrovo seduta al tavolo, aspettando il mio turno per cantare.
La canzone l’abbiamo provata solo una decina di volte, perché Andrea dice che la canto già benissimo e non c’è bisogno di provare oltre.
“Scusate, ho bisogno di una boccata d’aria.” Mi alzo dalla sedia ed esco dalla sala.
Non dovrei sentirmi così agitata? No, non dovrei, perché non è niente d’importante.
“Ehi.. “ Andrea piomba alle mie spalle spaventandomi.
“Ehi.. tutto bene?”
“Io si. Tu piuttosto?”
“Tutto bene.” Cerco di sorridere meglio che posso.
“Certo, come no. Perché credi così poco in te stessa?”
“Non lo so.. forse perché non sono mai riuscita a fare niente di concreto in 17 anni. C’è chi addirittura sa già cosa farà da grande.. e io non so nemmeno l’università che andrò a fare. Ho paura di non riuscire a fare niente. ma se ci penso bene è solo una stupida canzone.. Non è niente.”
“Ascoltami, ce la farai e hai tempo per scoprire cosa vuoi fare da grande. Non devi preoccuparti di questo, ok? Devi solo pensare di farcela, perché se pensi il contrario non riuscirai mai in niente. Credo in te ok? e sono sicuro che quando smetterai di cantare, questa sera, tutti ti guarderanno a bocca aperta.” Lo guardo poco convinta. “So che non mi credi, e so che non mi perdonerai mai per quello che ti ho fatto. Forse non mi credi quando ti dico che mi dispiace, forse non mi credi quando ti dico che mi sei sempre piaciuta e forse non mi crederai nemmeno adesso che ti dico che da quando ti ho rivisto mi sono reso conto che mi piaci ancora, che non faccio che pensarti. Che non ho mai dimenticato quello che provavo per te, o se l’ho fatto è stato solo per poco tempo. Perché guarda..” tira fuori il portafoglio da cui estrae un anellino.. il mio anellino. “Lo riconosci questo?”
Annuisco.
“Non voglio che tu dica niente ok? E forse tutto questo discorso che ho fatto, in cui ho detto tutto ciò che avrei sempre voluto dire e che non avrei mai immaginato di rivelarti, è stato praticamente inutile. Ma io spero che non sia così.”
“Perché allora hai l’hai fatto?” dico con il cuore che batte ancora più forte di quanto batteva prima.
“Per farti capire che io credo in te, e che non ti sto mentendo. Vorrei solo che tu mi credessi. Farei qualunque cosa per dimostrarti che.. mi piaci.”
“Non penso ci riuscirai facilmente, sai?”
“Io dico di si.”
“Facciamo una scommessa. Se da qui alla fine della vacanza ci riesci, io faccio qualcosa per te, in caso contrario.. tu mi lascerai in pace. Per sempre.” Il suo sguardo diventa addolorato e impaurito.
“Anzi no.. scusa, io..”
“No va bene, ci riuscirò.”
“Ti piaccio così tanto?”
“Si.”
Mi accarezza la guancia avvicinandosi. Quando si rende conto che si è spinto forse troppo oltre.
“Mi dispiace.. ecco.” Mi prende la mano e mi ci lascia l’anello. “Chissà magari ti aiuterà mentre canti.”
“Perché l’hai tenuto?”
“Perché mi ricordava te. E volevo ridartelo, perché me ne ero pentito..”
“E perché non l’hai fatto?”
“Perché ti ho sentito dire a tua madre che mi odiavi e..” i suoi occhi diventano tristi al ricordo e io mi sento in colpa.
Perché mi sento in colpa? Non dovrei essere io a sentirmi così.
“Io non ti odiavo.. io credevo che tu non mi accettassi, credevo che nessuno mi avrebbe accettata. Avrei voluto giocare con voi, essere grande come voi, ma.. mi sentivo solo piccola e insignificante.”
“Mi dispiace”
“Lo so.. anche a me.” Sbuffo e mi siedo su una sedia lì vicino.
“Sai cosa voglio fare se vinco la scommessa? E la vincerò. Voglio che tu mi baci.” Arrossisco.
“Perché?”
“Perché chissà, magari inizierai a provare ciò che provo io per te..”
Detto questo si alza e mi porge la mano, io la prendo e lui la stringe nella sua.
Rientriamo ancora con le mani intrecciate, ma in questo momento non m’interessa cosa pensano gli altri, in questo momento non m’interessa nemmeno cosa succederà, se vincerò o no la scommessa. M’interessa farcela e lui ha fatto in modo che io acquistassi il coraggio necessario per salire lassù e cantare.
Mentre Andrea prende in mano la chitarra io mi posiziono sullo sgabello con il microfono in mano.
Quando lui mi chiese la canzone che avrei voluto cantare io risposi subito ‘My heart’ dei Paramore perché è la canzone a cui tengo di più. Quando la canto la sento dentro come se l’avessi scritta io, e se c’è una canzone che  mi faccia emozionare è proprio quella.
Quando Andrea inizia a suonare sento che sto per svenire dalla paura, quindi stringo forte una mano e mi accorgo di avere sempre l’anello. Così lo stringo ancora più forte, per cercare di trovare la forza necessaria.
Guardo Andrea che mi fa cenno di iniziare e nonostante tutta la paura che ho lui mi da la forza per farlo. E’ come se mi desse la certezza di non essere sola e che io ce la devo fare per me e per lui, che crede in me.
E dopo la prima strofa, la voce mi esce liberamente.
Continuo a stringere l’anello che avrà sicuramente lasciato il segno nella mia mano.
 
“I am finding out that maybe I was wrong 
That I've fallen down and I can't do this alone 

Stay with me, this is what I need, please? 

Sing us a song and we'll sing it back to you 
We could sing our own but what would it be without you? 

I am nothing now and it's been so long 
Since I've heard the sound, the sound of my only hope 

This time I will be listening. 

Sing us a song and we'll sing it back to you 
We could sing our own but what would it be without you? 

This heart, it beats, beats for only you 
This heart, it beats, beats for only you 

This heart, it beats, beats for only you 
My heart is your's 

This heart, it beats, beats for only you 
My heart is your's 
(My heart, it beats for you) 

This heart, it beats, beats for only you 
(It beats, beats for only you. My heart is your's) 
My heart, my heart is your's 
(Please don't go now, Please don't fade away) 
My heart, my heart is your's 
(Please don't go now, Please don't fade away) 
My heart is your's 
My heart is your's 
(Please don't go now, Please don't fade away) 
My heart is your's 
My heart is...”

 
Scivola una lacrima lungo la mia guancia e solo in quel momento mi accorgo di essere rimasta a fissarlo durante tutta la canzone.
Così prendo un respiro profondo e mi volto verso il pubblico che inizia a applaudire e fischiare.
I miei parenti mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite, ma appena si rendono conto di quello che è successo iniziano ad applaudire.
Mi volto verso Andrea con un sorriso smagliante sulle labbra e lo abbraccio. Lo abbraccio perché ce l’ho fatta.
Lo abbraccio perché senza di lui non ce l’avrei fatta.
Lo abbraccio perché adesso ho capito che è cambiato.
Lo abbraccio perché è quello di cui ho bisogno adesso.
Lo abbraccio perché è l’unica persona che in questo momento vorrei abbracciare.
Lo abbraccio perché mi piace e l’ho perdonato. L’ho perdonato davvero.
Lui ricambia la stretta e dopo si stacca e mi fa cenno di togliermi dalla scena e così faccio.
“Ce l’hai fatta..”
“Grazie.” Aggrotta la fronte.
“Senza di te non ce l’avrei fatta. Perciò grazie.” Lui mi sorride e io faccio lo stesso.
Rimaniamo nella nostra bolla fino a che la mia amica non decide di saltarmi addosso alle spalle per abbracciarmi.
“Tu.. quella canzone.. tu mi vuoi morta. Questo è assolutamente il Natale più bello di sempre.” Scoppio a ridere.
“Ben fatto sorella.”  Dice mio fratello.
“Grazie. Votate per noi, mi raccomando.”
“Certo, io il panettone me lo voglio mangiare.” Mi fa l’occhiolino.
Lui e il suo amico se ne vanno al tavolo a chiacchierare, mentre io e Sara rimaniamo lì a parlare.
“Tu.. e lui. Cosa c’è sotto?”
“Penso.. che mi piaccia.” Confesso.
“Oh andiamo ma non avevi detto che l’odiavi? Adesso l’hai perdonato?”
“Si.” Inizio a raccontarle tutta la storia, tutto ciò che mi ha detto prima dell’esibizione e dell’anello che tengo ancora in una mano.
Dopo averla zittita per almeno una ventina di volte riesco a finire il discorso e la lascio senza parole.
“Quel ragazzo era così stupido..”
“Vero? Lo era e anche un bel po’, ma.. mi sembra sincero.”
“Ti sembra o pensi che lo sia?  E poi non posso credere che abbiate scommesso su una cosa del genere..”
“Era per gioco..”
“Lo so. Ma amica, perché avrebbe dovuto dirti una cosa del genere se non fosse vera?”
“Per uscire con me una volta e poi scaricarmi, per fare in modo che io sia il giocattolino di questa vacanza?”
“E perché avrebbe dovuto conservare quello?” dice indicando l’anellino che ho in mano.
“Perché è uno squilibrato?”
“Beh, si forse anche per quello.. e poi perché gli piaci davvero.”  
“Già..”
“So quanto tu odi perdere ma pensa che questa non è una vera e propria sconfitta, perché hai vinto qualcosa.. hai vinto lui.” Mi fa l’occhiolino mentre ci voltiamo contemporaneamente a guardarlo.
“Ho vinto.”
 
Mentre attendiamo che contino i voti, ci sediamo al tavolo per bere un po’ di spumante e ridere.
I maschi parlano di calcio, mentre noi femmine ci mettiamo a discutere di gossip, in particolare.
“Mia figlia è fissata con una saga.. aspetta, come si chiama?”
“Twilight, mamma. E non è una saga, è la saga”
“E’ fissata con quell’Edward..”
“Robert Pattinson, mamma.”
“Si, lui. Ha perfino tutti i poster in camera. E anche di Kri-Kristen?”
“Kristen Stewart.”
“Anche a me piace molto quella saga. Vorrei leggere i libri, ma ho mai tempo di andare a prendere in biblioteca.”
“Oh, Lisa, perché non glieli presti? Lei li ha letti e riletti tutti.” Io e Sara ci fissiamo scoppiando a ridere.
“Volentieri.”
Continuiamo a parlare per qualche minuti, fino a quando il ragazzo che prima è passato a consegnare i fogli e a ritirare le offerte in denaro che poi andranno in beneficenza, annuncia i vincitori.
“Bene, qua abbiamo il nome. Vi ricordo che chi vince dovrà cantare un’altra canzone.”
“Davvero?” sussurro a mio fratello un po’ spaventata.
“Non te l’avevo detto?”
“No..” gli rivolgo un’occhiata inteneritrice.
Faccio un respiro profondo.
“Ha vinto.. anzi, hanno vinto.. Lisa e Andrea .” Spalanco gli occhi sorpresa e il cuore inizia a battere forte.
Tutti si voltano verso di noi. Ci alziamo in piedi e andiamo  a sederci dove prima, ma Andrea chiede qualche minuto in più per prendere la concentrazione.
“Io non ce la faccio. Prima cosa, non abbiamo una canzone perché mio fratello si è dimenticato di dirci che ne serviva un’atra, e seconda cosa io sto morendo di paura. Non canto una canzone non provata.”
“Si invece, lo farai. So che canzone cantare. La conosci ‘I won’t give up’?” annuisco “bene, cantiamo quella.”
“Ma io non riesco ad arrivare alle note basse e..”
“Smettila ok? Inizio io, tu seguimi. Ce la puoi fare, ok? Ci sono io con te.”
Fa cenno al ragazzo che siamo pronti.
Io chiudo gli occhi cercando di ricordare le parole della canzone. Il suono della chitarra di Lorenzo è pulito e perfetto, così come la sua voce quando inizia a cantare.
 
“When I look into your eyes
It’s like watching the night sky
Or a beautiful sunrise
There’s so much they hold
And just like them old stars
I see that you’ve come so far
To be right where you are
How old is your soul?

I won’t give up on us
Even if the skies get rough
I’m giving you all my love
I’m still looking up

And when you’re needing your space
To do some navigating
I’ll be here patiently waiting
To see what you find”

 
E apro gli occhi, facendo uscire le parole. Le nostre voci si armonizzano alla perfezione, insieme.
 
‘Cause even the stars they burn
Some even fall to the earth
We’ve got a lot to learn
God knows we’re worth it
No, I won’t give up

I don’t wanna be someone who walks away so easily
I’m here to stay and make the difference that I can make
Our differences they do a lot to teach us how to use
The tools and gifts we got yeah, we got a lot at stake
And in the end, you’re still my friend at least we did intend
For us to work we didn’t break, we didn’t burn
We had to learn how to bend without the world caving in
I had to learn what I’ve got, and what I’m not
And who I am

I won’t give up on us
Even if the skies get rough
I’m giving you all my love
I’m still looking up
Still looking up.

I won’t give up on us (no I’m not giving up)
God knows I’m tough enough (I am tough, I am loved)
We’ve got a lot to learn (we’re alive, we are loved)
God knows we’re worth it (and we’re worth it)

I won’t give up on us
Even if the skies get rough
I’m giving you all my love
I’m still looking up”

 
E mi rendo conto del perché abbia scelto proprio questa canzone. Mi rendo conto che non è un caso.
Come prima tutti applaudono e ci viene consegnato il premio che equivale ad un panettone in una cesta.
“Grazie a tutti e buon Natale.”
Ci allontaniamo con in mano un panettone.
“Questo è tuo, te lo sei meritato” mi porge il nostro premio e io scoppio a ridere.
“Mi vuoi far mangiare tu eh. Beh, certo che senza quella canzone sul finale avremmo fatto la figura degli idioti.”
“Ma siamo stati più che bravi.”
“Si, lo siamo stati.” Ritorno seria e alzo lo sguardo su di lui “Posso farti una domanda?” annuisce.
“Quella canzone.. perché l’hai scelta?”
“Perché.. mi piace e..”
“E?”
“E perché te la volevo dedicare.”
E per la seconda volta veniamo interrotti, solo che questa volta dai nostri genitori, che si congratulano con noi. E da mio fratello che mi strappa gentilmente di mano il panettone.
Dopodiché andiamo tutti a letto.
Per l’indomani hanno deciso di andare a pranzare e cenare al ristorante e di fare una bella passeggiata tutti insieme. Inoltre ci scambieremo i regali. O per lo meno, loro si scambieranno i regali.
“Sono pronta per dormire per sempre.” Dice la mia amica sbadigliando.
“Preparati anche per la guerra di neve di domani che io mio fratello lo conosco.” Sbuffa e fa un verso scocciato.
“Che ci si provino..”
“Lo faranno.” Dico sbadigliando e mettendomi sotto le coperte.
“Ah a proposito, bella canzone.” Mi dice facendo spuntare per un secondo sul suo viso quello sguardo che conosco bene. Quello di chi ha capito esattamente come stanno le cose.
“Taci e dormi.” Dico mentre chiudo gli occhi.
Mi addormento felice e fiera di me stessa. Mi addormento con addosso la sensazione di aver vinto, di aver ottenuto tutto ciò di cui avevo bisogno.
 
Quando ci svegliamo è ora di pranzo e ci accorgiamo di essere in un enorme ritardo. Avremmo dovuto presentarci alle 13 davanti al ristorante prestabilito, ma noi siamo arrivate con mezz’ora di ritardo.
“Ci dispiace per il ritardo, ma stavamo ancora dormendo.”
“Quanto avete bevuto ieri sera?” Faccio la linguaccia a mio fratello, e tutti scoppiano a ridere.
Rimaniamo a tavola fino alle 4 e mezza, poi decidiamo di fare una passeggiata.
“Altro che passeggiata, ci vorrebbe ma una corsetta” borbotto sofferente per aver mangiato troppo.
“Ehi ragazze!”
“Non ti voltare, continua a camminare. Quando si avvicinano, prendi un po’ di neve e tiragliela” sussurro alla mia amica e lei annuisce, rimanendo quasi impassibile.
I due si avvicinano piano verso di noi, cercando di non farsi sentire, ma noi li possiamo vedere dal vetro dei negozi accanto.
Pessima mossa.
Appena sono abbastanza vicini da non riuscire a scappare, ci abbassiamo velocemente, prendiamo la neve e ci voltiamo per tirargliela.
Li becchiamo in faccia e scappiamo il più velocemente possibile. Ma loro giocavano a calcio e sono molto più veloci di noi, così ci becchiamo la neve fredda nei capelli.
“Merda, mi è scesa dentro la maglietta! È freddo.” Si lamenta la mia amica, saltando su se stessa.
Prendo un’altra po’ di neve e per vendicarla vado dai due che sono di spalle per prendere tutta la neve possibile e gliela metto dentro il giacchetto.
I due si girano verso di me sfidandomi e dopo essersi scambiati un’occhiata mi prendono in braccio, uno per le gambe e l’altro per le spalle.
“Mettetemi giù! Lasciatemi andare.” Mi lamento cercando di liberare i piedi dalla stretta di mio fratello.
“Andrea, lasciami, adesso.”
“Mi dispiace ma devo vendicarmi.”
“Ve la farò pagare.” Loro ridono. Mi copro la faccia con le mani mentre mi lasciano andare giù.
Sento il ghiaccio della neve arrivarmi anche fin sotto il giacchetto. I miei capelli sono ormai tutti bagnati e così anche i pantaloni.
Un brivido di fretto mi percuote il corpo.
Andrea mi porge la mano per aiutare ad alzarmi.
“Mi dispiace, ma te la sei cercata.”
“Sai, a te non è che ti conveniva molto fare il cattivo ragazzo”
“Oh andiamo”
“E’ bello prenderti un po’ in giro” gli spettino i capelli e gli do un bacio sulla guancia.
Non mi accorgo nemmeno di averlo fatto, e non so nemmeno il perché, ma mi è venuto spontaneo e mi sono sentita bene.
“Siete così carini.” Mi sussurra la mia amica.
“Oh ma piantala” mi metto a ridere, spingendola appena.
 
Alle 8 e mezza ci ritroviamo a mangiare di nuovo e fra primi, secondi, panettoni, pandori e dolci vari, mangiamo un’altra volta fino a scoppiare. Durante la tombola portano lo spumante, il limoncello e chi più ne ha più ne metta, così ci ritroviamo a giocare ridendo anche per le cose più stupide. 
Non vinciamo niente, ma in compenso ci divertiamo un sacco a prenderci in giro. Noi ragazzi ci siamo messi in un tavolino da 4 e così i genitori. Non c’era la possibilità di stare tutti insieme, ma forse è stato meglio così e i ragazzi hanno potuto deliziarci con le loro battute sconce.
“Secondo me.. voi avete qualche problema.”
Ridiamo così tanto da star male ed avere le lacrime agli occhi.
Alla fine della tombola i nostri genitori ci avvisano che vanno a letto mentre noi rimaniamo ancora per un bel po’.
“Ci dovete una birra. Ricordate?”
“Non credi di aver già bevuto abbastanza?” chiede mio fratello, biascicando.
“Voglio la mia birra.” Mi lamento facendo ridere la mia amica, anche lei molto brilla. Mio fratello si alza e va a prendere le birre.
“Arriva la birra.” Esulto.
Ho bevuto talmente tanto che non mi rendo nemmeno conto che la mia amica e mio fratello mi hanno lasciata sola con Andea. O almeno, mi sono resa conto che se ne sono andati ma non che l’hanno fatto apposta.
“Direi che dovremmo finire questa bottiglia..” dico sbadigliando. “Ne vuoi?”
lui annuisce.
“Non dovresti bere così tanto..”
“Nemmeno tu.”
“Io reggo bene l’alcol, tu no..” metto il broncio.
“Io reggo bene l’alcol, cosa vuoi?” sbuffo.
“Certo, come no..”
Finiamo ciò che abbiamo nella bottiglia.
“Vieni, ti accompagno alla camera.” Mi prende la mano e mi aiuta a camminare senza cadere da qualche parte.
“Vieni anche tu?” scoppio a ridere, indicandogli la mia camera, alle nostre spalle.
“Mi piacerebbe, ma direi che non è proprio il caso..”
“Perché?”
Non risponde e mi saluta con un bacio sulla guancia.
“Aspetta. Perché non mi hai baciato? Tu dici che ti piaccio, e allora perché non mi baci?” dico gesticolando. Sorride.
“Ti ho baciato.”
“Non sulla guancia. Qua.” Gli indico le mie labbra e lui si avvicina un po’ a me. Sento il suo respiro sulla mia faccia, e il suo profumo invadermi. Ma non ci faccio caso.
L’alcol mi fa dire e fare cose che non avrei mai il coraggio di fare in circostanze normali.
“Prima di baciarti lì, dovrai ammettere che ho vinto e poi non voglio baciarti quando sei mezza ubriaca. Voglio che quando ti sveglierai l’indomani mattina ti ricorderai di quel bacio e non ne sarai pentita.” Rimango incantata dalle sue parole e immobile.
“Me lo ricorderei in ogni caso..” sorride teneramente.
“A domani piccola.” Mi apre la porta e mi lascia entrare per poi richiuderla alle mie spalle.
Appena tocco il letto, cado in un sonno profondo.
 
Il mattino successivo mi sveglio veramente presto, così scendo di sotto per fare colazione.
Non sveglio Sara, ma mentre sono in ascensore mi vengono in mente alcune parti della sera prima e sorrido.
Penso che l’unica cosa che devo fare adesso è parlare con lui e così lo cerco per tutto l’albergo, ma non riesco a trovarlo.
Non sapendo che fare, esco. Metto le mani in tasca, trovando l’anellino che mi aveva ridato due giorni prima e mi viene un’idea.
Per la strada ci sono ancora le bancarelle aperte, e decido di comprare una catenina a 2 euro.
Tolgo il ciondolo e metto l’anellino, poi me l’appendo al collo. Dato che l’anello è troppo piccolo per entrarmi al dito, ho deciso di usare un modo molto più pratico.
Questo anello mi ricorderà questa vacanza, che ha cancellato tutti i brutti ricordi vissuti in passato.
 
Dopodiché torno alla camera per iniziare a preparare la valigia.
Queste vacanze purtroppo sono volate troppo velocemente e contro ogni mio brutto presentimento sono andate benissimo e forse anche meglio di come ognuno si sarebbe aspettato.
“Ehi dove sei stata?”
“Ho fatto un giro.” Scrollo le spalle.
“Con Andrea?” scuoto la testa.
“Che dici, andiamo a mangiare un panino?” annuisce e dopo aver preparato la valigia, scendiamo giù.
Mangiamo un panino come ci avevano detto i nostri genitori e poi alle 14 e 30 ci facciamo trovare davanti alla macchina per caricare le valige.
Le diamo ai miei genitori e aspettiamo che arrivino anche i ragazzi. Ma loro anche dopo un quarto d’ora non si fanno vedere.
“Li andiamo a chiamare.”
Io e Sara saliamo fino alla loro camera e bussiamo forte per qualche minuto senza che nessuno risponda. Quando stiamo per andarcene Andrea apre, assonnato.
“Stavate dormendo? Davvero?”
“Non urlare, mi fa male la testa.”
“Fai un po’ come vuoi, noi ce ne andiamo.”
“Come ve ne andate, saranno le otto di mattina.”
“Sono quasi le tre. Muovetevi, ce ne dobbiamo andare. Erano tutti preoccupati, per vostra informazione”
“Cazzo.” Impreca lui correndo dentro.
Entriamo in camera anche noi e vediamo mio fratello che dorme rilassato.
“Prendi un secchio con dell’acqua.” Dico a Lorenzo.
“Non vorrai davvero..?” annuisco.
“Andre, muoviti.” Lui mi porta una bacinella trovata in bagno con dell’acqua ghiacciata dentro.
“Dove l’hai trovata?”
“In bagno. Che ne so..” borbotta sbadigliando e tornando in bagno per vestirsi.
Mi avvicino a mio fratello e gli rovescio l’acqua in faccia. Lui apre gli occhi di scatto e mi guarda come se avessi ucciso qualcuno.
“Ma sei cretina?”
“Muoviti, noi ce ne stiamo andando.”
Detto questo usciamo tutti dalla stanza e lo lasciamo prepararsi.
“Io vi aspetto là.” Dice Sara. Annuisco e rimango sola con Andrea.
“Ascolta.. ci ho pensato a quello che mi hai detto, e dopo tutto quello che è successo sono arrivata ad una conclusione” lui mi fissa attento mentre io gli parlo lentamente. “Tu mi hai fatto molto male e.. io non sapevo se potevo fidarmi di te, perché ho sempre pensato che le persone non potessero cambiare.” Mi guarda con aria afflitta. “Ma non è questo che volevo dirti, volevo dire che.. anche se è una cosa che odio dire, con tutta me stessa.. hai vinto.” Spalanca gli occhi sorpreso.
“Davvero?” annuisco sorridendo.
“Insomma, in questa vacanza mi sono resa conto che io ho bisogno di qualcuno come te. Perciò, anche se tecnicamente ho perso, dentro di me ho vinto comunque. Ho vinto te.” Rimane sbalordito e  completamente senza parole. “Però devi promettere che non mi farai stare male.”
“Lo prometto. Quindi.. stai con me, adesso.”
“Possibile” dico ridendo. “Il mio bacio?”
“Sarebbe il mio bacio, perché sono io ad aver vinto, ma..”
“Oh ma stai zitto.”
“Ai suoi ordini.”
Si avvicina a me e dopo avermi sfiorato piano le labbra con le sue, le posa totalmente sulle mie.
Dischiudo le labbra e lascio che oltre ad un bacio dolce, diventi quasi passionale.
E in questo momento ringrazio mio padre per aver fatto si che loro passassero la vacanza insieme a noi.
Ringrazio mio fratello per averci stretto amicizia.  
Ringrazio mia madre, per non aver fatto sì che mollassi.
E ringrazio ancora una volta mio fratello per tenere così tanto ai propri capelli, così che stia un’ora, quasi, a prepararsi.
E infine ringrazio lui, il ragazzo che sto baciando, per essere cambiato e per aver lottato tanto per questo bacio.
Il mio ragazzo..
Lo bacio ancora, fino a quando non sentiamo mio fratello che sta per uscire e ci stacchiamo, senza lasciarci le mani, che rimangono intrecciate.
Federico quando esce le nota subito e sorride. Chiude la porta della loro stanza e insieme scendiamo giù.
“Sapete forse prima di farvi vedere che state insieme, dovreste dirglielo” arrossisco e mi metto a ridere. “Già una volta si sono insospettiti, ma li ho rassicurati io dicendo che era impossibile, perché io lo saprei.”
“Già, un impiccione come te.”
“Gne gne..” mi fa il verso, facendoci ridere.
Io gli spettino i capelli, facendolo sbuffare.
Quando arriviamo vicino alla macchina, stacchiamo le mani. Strizzo l’occhio alla mia amica che sgrana gli occhi e poi fa un sorriso fiero .
“Amico guida tu, io devo dormire.” Dice lanciandogli le chiavi per poi avvicinarsi a me.  “Vai pure davanti sorellina.”
Faccio come dice e mi siedo vicino al mio ragazzo.
È davvero strano chiamarlo così. Ho avuto qualche ragazzo, ma nessuno mi aveva mai fatto disperare così in passato. È strano chiamarlo così perché fino a quattro giorni fa credevo di odiarlo e in tre giorni è diventato fin troppo importante.
Fino a quattro giorni fa, questa doveva essere la peggior vacanza della mia vita e invece non me la dimenticherò mai.
Questa vacanza è stata decisamente la migliore.
A volte le cose non sono come si credono, a volte basta un semplice sguardo per cambiare tutto. A volte, arriva quella persona che ti cambia e improvvisamente ti rendi conto di averne bisogno.
Ti cambia, ti migliora, ti rende felice.
E lui è quella persona per me e adesso mentre lo sto guardando posso finalmente dire di essere felice.

 








***************

Salve a tutti. Questa è la prima one-shot che posto, ma dato che mi era venuto in mente di postare qualcosa per Natale, invece di impegnarmi in una storia più lunga, ho deciso di provare.
Come ho scritto inizialmente, è tutto frutto della mia immaginazione e spero che vi siate immedesimati nelle varie situazioni.
Ho deciso di postare oggi, perché l'avevo promesso ahah anzi, ho deciso di postare perché l'avevo promesso, nonostante la trama non mi convincesse tanto. 
Le canzoni che ho scelto sono due delle mie preferite, ascoltatele se non l'avete mai fatto.
Twilight è la mia saga preferita, e Robert e Kristen i miei attori preferiti. Sopportatemi, li metto da tutte le parti lol 
E amo sia i Paramore che i Florence + The Machine, se non li avete ma ascoltati, fatelo ;) 
Ho cercato di correggere tutti gli errori, ma dato che il tempo che ho avuto in settimana è stato poco, qualcosa può essere rimasto. 
Per chi segue la mia storia originale o la FF, cerco di postare il prima possibile, promesso. 
Fatemi sapere cosa e pensate, è molto importante per me. Ditemi anche che non so scrivere, che la trama fa schifo, ma ditemi qualcosa, io voglio solo migliorare.

Vi lascio il mio contatto "Twitter
" e di "Facebook". Rompetemi pure quando e come volete. 
Buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie. Buon anno nuovo e passate delle belle vacanze. Un bacio a tutti. 
Virgi.

   
 
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