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Autore: La Mutaforma    23/12/2012    1 recensioni
Un fiocco di neve cadde sul naso del bambino. Scosse la testa per il freddo.
“Uh, mamma, si è sciolta subito!” si lamentò il bimbo, con tutta la tenerezza dei suoi anni.
“Come tutte le cose belle, piccolo mio” sussurrò Maria, baciando i riccioli di suo figlio mentre rientrava in casa.
[Fanfiction partecipante all'iniziativa del Collection of Starlight Addobba l'albero con il COS!]
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Darim Ibn-La'Ahad, Maria Thorpe, Sef Ibn-La'Ahad
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Boh, avevo tanta voglia di rovinare il fandom con una oneshot natalizia. Se ve lo state chiedendo, no, non smetterò di infastidirvi con l'Altmar, ormai è diventato il mio credo. Li shippo troppo per non fare filmini mentali su di loro, e l'atmosfera di Natale ispira molto, in questi casi.
Come al solito, join the brotherhood. Buon Natale a tutti gli assassini!
http://fanfictioncontest.forumcommunity.net/?t=53178716
_Mutaforma.  



Maria tenne il suo bambino tra le braccia, osservando la neve che scendeva dal cielo. Sef tendeva le mani paffute verso il cielo stellato, cercando di afferrare i fiocchi di neve.
“La vedi la neve, mamma?”
“Sì, la vedo Sef”
Un fiocco di neve cadde sul naso del bambino. Scosse la testa per il freddo.
“Uh, mamma, si è sciolta subito!” si lamentò il bimbo, con tutta la tenerezza dei suoi anni. 
“Come tutte le cose belle, piccolo mio” sussurrò Maria, baciando i riccioli di suo figlio mentre rientrava in casa.
 
Masyaf sotto la neve era ancora più bella.
Il maestro degli Assassini rivolse lo sguardo dal paesaggio alla moglie seduta a ricamare vicino al fuoco, con Sef che sonnecchiava pigramente sulla sua spalla.
Il bambino scostò i lunghi riccioli della madre e si voltò verso di lui, rivolgendogli uno stanco sorriso sdentato, e gli tese una manina paffuta. Altair provò un moto di tenerezza, pensando che anche un assassino che opera nel sangue poteva creare qualcosa di sacro e adorabile come una famiglia.
“Mamma, mi racconti una storia?” chiese Darim, tirando l’orlo della lunga veste di lana di Maria. Era così bella, così affettuosa, che nessuno dei due figli avrebbe potuto immaginare che un tempo anche lei era stata un’intrepida guerriera.
La maternità l’aveva addolcita, da quando aveva messo via la spada da molto tempo ormai. Nessuno dei due sembrava ripensare a quei giorni con rimpianto. Maria a volte ricordava la sua giovinezza con nostalgia, ma amava troppo la sua vita per desiderare anche per un istante di tornare la ragazza spavalda di un tempo.
“Chiedi al tuo baba. Sono sicura che ha una storia più interessante da raccontarti”
Altair sorrise e si sedette ai piedi della sedia dove sua moglie ricamava.
“Andiamo Maria. Voglio ascoltarla anche io una storia”
“Anche io!” esclamò Sef, sollevandosi incerto sulle gambe della madre. Maria sorrise con tenerezza riponendo il lavoro di ricamo, e fece accomodare il bambino sulle sue ginocchia, mentre Darim si sistemava ai suoi piedi dal lato opposto a suo padre.
“Oh, ma io non conosco belle storie da raccontare!” fece lei, ridendo soavemente. Sef si lamentò con fare infantile. “Mamma! Una storia!”
“Coraggio Maria”
La donna si accarezzò i lunghi capelli sciolti, e nei suoi occhi azzurri brillò una strana luce. L’uomo ne rimase totalmente rapito, come se non l’avesse mai vista prima di allora, e se ne innamorò di nuovo, come il primo giorno in cui l’aveva vista.  
“Vi racconterò una storia che a me narravano sempre in questi giorni d’inverno. Accadde proprio di questi tempi, ma più di mille anni fa, in un luogo non troppo lontano da questo”
Maria vide il sorriso di approvazione sul volto del marito e gli accarezzò i capelli con la stessa tenerezza che avrebbe concesso ai suoi figli.
“Tre uomini-”
“Come si chiamavano?” interruppe Darim, irrequieto.
“Uhm, Gasparre, Melchiorre e Baldassarre se non ricordo male. Dunque, questi tre uomini stavano cercando il Messia-”
“Cosa vuol dire messia?” chiese di nuovo il bambino.
“E’ un uomo mandato da Dio, Darim” intervenne prontamente l’assassino.
“Come il Profeta?”
La sua voce era stridula ma non fastidiosa. Altair amava i suoi figli.  
“Come il Profeta” asserì Maria “Cercavano il luogo dove sarebbe nato il Messia. Arrivarono a Gerusalemme, per trovare informazioni, e chiesero al re locale, che a quel tempo era un tale chiamato Erode. Quando egli sentì la profezia comunicata dai tre magi, chiese ai suoi scribi dove sarebbe nato il Messia”
“Dove, mamma?” chiese Sef, inumidendosi il pollice.
“A Betlemme, un villaggio della Palestina. Erode chiese ai tre magi di cercare il bambino e di tornare da lui, per riferirgli dove trovarlo, così che anche lui lo avrebbe adorato. Le sue intenzioni erano più che malvagie e dopo esser stati avvisati in sogno, i tre magi decisero di non tornare mai più a Gerusalemme”
“E come trovarono la strada per giungere a Betlemme?” chiese, sorprendentemente Altair con la stessa vivacità di un bambino, sorridendo mente poggiava il mento sul ginocchio della moglie. Lei gli accarezzò la guancia ruvida di barba scura.
“Seguendo una stella”
“Cosa?” Darim saltò in piedi, sbalordito “Ma mamma! Le stelle non si muovono! Sono sempre lì, in cielo! Io lo so, me lo ha detto baba! Sono ferme! Baba, diglielo tu!”
Maria gli accarezzò i capelli riccioluti. “Questa era una stella particolare”
“Magica?” fece Sef, poggiandole il capo in seno.
“Divina. Lasciava dietro di sé una scia, che i tre magi seguirono fino a giungere ad una capanna, dove trovarono un bambino”
“Il messia?” replicò Darim, incuriosito.
“Proprio lui” Maria gli poggiò la mano sulla spalla sottile “Ma voi figli miei non avrete mai bisogno di seguire una stella per trovare quello che cercate”
Il bambino sorrise con entusiasmo, saltandole in grembo.
“Ma se la vedrò, mamma, posso seguirla? Dove credi mi porterà?”
“Ovunque Dio voglia portarti”
Altair si sollevò da terra, portandosi dietro la sedia e abbracciando alle spalle sua moglie.
“Quel giorno la seguiremo tutti insieme. Nulla dovrà separarci” l’assassino la baciò con dolcezza sulla guancia mentre i bambini si aggrappavano alle sue braccia muscolose per richiamare l’attenzione del loro baba.
 
 
 
Altair si sporse dalla porta di legno, osservando il cielo nero. La neve cadeva silenziosa sulla terra, spargendosi nel candido cortile dove in gioventù si era allenato, ed era divenuto l’assassino che il mondo conosceva.
“Padre” lo chiamò Darim alle sue spalle. Ormai suo figlio era un uomo con già qualche filo grigio tra i capelli e la barba ispida “Padre, non dovreste stare fuori”
“Tranquillo, Darim. Non fa freddo. Entro tra poco” disse, rivolgendo il meno convincente dei sorrisi al figlio. L’uomo annuì, e sparì dietro la tenda, per ritornare dalla sua famiglia.
Lasciami fantasticare ancora un po’, figlio mio.
Nel cielo scuro le stelle erano ancora più evidenti, chiare e brillanti, e gli parve di sorridere mentre un lampo bianco illuminò per un istante il cielo, che un istante dopo parve restare immutato, come se non fosse mai accaduto.
Il vecchio assassino scosse debolmente la testa.
Se la vedessi oggi, Maria, la tua stella mi porterebbe da voi. Non desidero altro.
Rientrò in casa, e chiuse la porta alle sue spalle.
Era il 25 dicembre.
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
   
 
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