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Autore: wordsaredeadlythings    23/12/2012    1 recensioni
E' la vigilia di Natale, e al villaggio di Santa Claus c'è un gran fermento.
Cosa succederebbe se i nostri amatissimi Sevenfold fossero degli elfi?
« Zack… Zack… PER L’AMOR DEL CIELO ZACKY CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA » tuonò il giovane elfo, tirandosi in piedi e trattenendosi dal tirare un pugno dritto contro il naso di Zacky. La tentazione era forte, e Brian sapeva che il suo limitatissimo autocontrollo non sarebbe durato a lungo.
Per fortuna, Zacky zittì.
« Allora, cos’è successo di così tremendo da farti precipitare in casa mia? »
« Oddio Brian, è una cosa terribile, i-io non posso c-crederci, h-h-ho sempre f-fatto il m-mio l-l-lavoro con d-dedizione, non c-c-credevo che p-potesse s-succedere! »
« Zacky, puoi almeno smettere di balbettare? Cosa diavolo è successo! »
« Non lo so com’è successo! » esclamò Zacky, cercando di non balbettare nonostante i suoi denti battessero ormai alla velocità della luce « Johnny e Jimmy stavano giocando a calcio con uno dei palloni… poi il pallone è… e Jimmy… e Johnny invece… »
« Zacky, per l’amor del cielo, cosa diavolo è successo? »
« A-Abbiamo perso un regalo »

Enjoy!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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A strange Sevenfold Christmas Carol










Era la vigilia di Natale. In tutto il mondo intere masse di bambini si apprestavano a preparare biscotti e a scaldare del latte, in attesa dell’arrivo di Santa Claus, eccitati e felici di poter finalmente ricevere i loro amatissimi e tanto bramati doni, per i quali avevano fatto i buoni – o quasi – per tutto l’anno.
Ma nel villaggio di Santa Claus, ovviamente, quello non era un giorno normale. Un gran fermento agitava quella piccola cittadina invisibile a qualsiasi radar e dispositivo di ricerca umano. Tanti piccoli elfi si apprestavano a controllare gli ultimi, minuscoli dettagli prima che Santa Claus cominciasse il suo abituale giro per spedire i regali a tutti i bambini che avevano fatto i buoni – anche se ogni elfo sapeva che Santa Claus era comunque troppo buono e gentile per lasciare carbone ai bambini cattivi.
Davanti alla residenza Claus, ovvero il palazzo più grande di tutti lì al villaggio, era stato sistemato un grosso tabellone rosso, che segnava il tempo rimanente prima della partenza del grasso uomo vestito di rosso. Segnava 10 ore, quindi mancava veramente molto poco.
Tutti gli elfi erano stati colti da una briosa e instancabile voglia di fare, e per questo ogni singolo, piccolo elfo schizzava da una parte all’altra del laboratorio per sistemare gli ultimi regali… tutti tranne Brian, ovviamente.
Brian era un elfo particolare. Fin da bambino non aveva mai avuto una grande propensione per il lavoro manuale dei giocattolai più bravi dell’intero universo: aveva sempre preferito giocare con i suoi amici che studiare il funzionamento di un orologio a cucù. E ancora si chiedeva cosa diavolo servisse sapere come funzionava un orologio a cucù, se i bambini non lo chiedevano più da secoli. Era sempre stato un po’ spigliato, e nonostante tutte le ramanzine che, in gioventù, si era preso dal padre, Brian continuava ad essere un elfo scansafatiche, esattamente come i suoi amici.
Quel giorno, infatti, era scappato dalla frenetica attività del laboratorio per ficcarsi dritto dritto nel suo caldo e dolce letto. Dopo neanche dieci secondi era subito crollato in un sonno profondo – aveva fissato hula-hoop per tutta la notte, aveva serio bisogno di riposo – nel quale tutt’ora stazionava, russando come se non ci fosse un domani.
Stava per rotolarsi, inconsciamente, dall’altra parte del letto, quando qualcuno aprì la porta con decisiva irruenza.
Fin dal primo istante Brian seppe esattamente chi era, nonostante lo smarrimento per la brusca alzata.
« BRIAN! » esclamò una voce fin troppo stridula e terrorizzata « BRIAN! BRIAN! BRIAN! ODDIO BRIAN DEVI ALZARTI IMMEDIATAMENTE! BRIAN! » e, ovviamente senza smettere di urlare a squarciagola il suo nome, neanche fosse una sirena dell’ambulanza, si precipitò sul letto di Brian e cominciò a scuotere il corpo del povero elfo che, preso alla sprovvista, scivolò a terra, attorcigliandosi nelle coperte del suo stesso letto.
Appena riuscì a liberarsi dalle coperte, osservò con crescente rabbia il volto pallido e paffuto di Zacky. Indossava la tipica divisa degli elfi – calzamaglia rossa, toga verde e cappello a punta rosso, con tanto di spilletta bianca sul risvolto del bordo – e sembrava particolarmente fuori di sé. Ovviamente Zacky era quasi sempre fuori di sé, ma Brian ormai ci era abituato.
« Zack… Zack… PER L’AMOR DEL CIELO ZACKY CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA » tuonò il giovane elfo, tirandosi in piedi e trattenendosi dal tirare un pugno dritto contro il naso di Zacky. La tentazione era forte, e Brian sapeva che il suo limitatissimo autocontrollo non sarebbe durato a lungo.
Per fortuna, Zacky zittì.
« Allora, cos’è successo di così tremendo da farti precipitare in casa mia? »
« Oddio Brian, è una cosa terribile, i-io non posso c-crederci, h-h-ho sempre f-fatto il m-mio l-l-lavoro con d-dedizione, non c-c-credevo che p-potesse s-succedere! »
« Zacky, puoi almeno smettere di balbettare? Cosa diavolo è successo! »
« Non lo so com’è successo! » esclamò Zacky, cercando di non balbettare nonostante i suoi denti battessero ormai alla velocità della luce « Johnny  e Jimmy stavano giocando a calcio con uno dei palloni… poi il pallone è… e Jimmy… e Johnny invece… »
« Zacky, per l’amor del cielo, cosa diavolo è successo? »
« A-Abbiamo perso un regalo »
 
*
 
Brian si calò il cappello in testa con rabbia, decidendo che no, quello non era il momento adatto per una notizia del genere.
I due elfi cominciarono a camminare in direzione del laboratorio, dove Johnny e Jimmy erano rimasti in attesa di Brian.  Brian calpestò la neve quasi con violenza, masticando un’imprecazione dietro l’altra, mentre Zacky guardava verso il terreno ricoperto di neve, sempre più rosso e più dispiaciuto.
Zacky era l’unico della brigata che prendeva veramente sul serio il lavoro ed amava svolgerlo. Spesso era lui a coprirli quando Jimmy riusciva a rubare l’ultimo modello di Guitar Hero appena uscito dalle mani magiche dei vecchi elfi superiori, e al moro non dispiaceva nemmeno coprirli: più lavoro per lui. Incarnava tutti gli ideali di un elfo: operosità, sorriso, gentilezza e perdita della tranquillità ad una velocità allarmante.
Raggiunsero il laboratorio molto in fretta: Zacky ormai era diventato color porpora, e Brian aveva snocciolato ogni singola imprecazione che conosceva. Ed erano veramente tante.
Aprirono la porta principale del laboratorio e si intrufolarono al suo interno, per poi sgattaiolare nel magazzino, ovvero il luogo dove venivano stipati i regali confezionati e pronti per essere infilati nel sacco di Santa Claus. Era un luogo sacro, e ovviamente Jimmy e Johnny avevano scelto proprio quel posto per giocare a pallone.
Brian, a quel pensiero, borbottò l’ennesimo “idioti” della mattinata – Zacky ne aveva contati più di venti -, mentre insieme varcavano la porta del magazzino. Il più piccolo la chiuse immediatamente davanti a sé, e Brian si ritrovò davanti una distesa pressoché infinita di doni colorati che presto sarebbero finiti tra le mani di tutti i bambini del mondo che ancora credevano in Santa Claus. Brian aveva sempre voluto essere uno di quegli elfi che potevano volare insieme a Santa Claus per tutto il mondo, ma purtroppo suo padre era un giocattolaio, e anche lui doveva essere un giocattolaio. Era così che funzionava, da quelle parti.
Jimmy e Johnny erano una buffa coppia: Johnny era uno degli elfi più bassi della loro età – se non il più basso – e Jimmy, invece, era il più alto in assoluto: raggiungeva il metro e quarantacinque, quando l’altezza media di un elfo è un metro e quaranta scarso. Johnny era un tipo piuttosto calmo, in generale, ma che quando si scatenava perdeva totalmente la testa, mentre Jimmy perdeva la testa costantemente, ogni minuto del giorno. Nonostante ciò, Brian e Jimmy erano comunque migliori amici: avevano addirittura la postazione di lavoro vicina, anche se Jimmy non si presentava mai al lavoro.
Quando li videro arrivare, entrambi scattarono in piedi e si avvicinarono. Brian represse con immensa fatica il desiderio di accoppare entrambi, per poi sospirare.
« Allora » affermò, mentre si riunivano automaticamente in cerchio « Abbiamo un problema »
« Un titanico problema »
« Un problema grande come l’universo » asserì Jimmy, e Brian udì Zacky squittire, terrorizzato a morte all’idea di perdere il lavoro o, peggio, di essere retrocesso ad un livello inferiore.
« Ricapitoliamo » affermò Brian, battendo le mani « Avete perso un regalo. Ricordate come? »
« Beh, stavamo giocando a calcio mentre Zacky confezionava gli ultimi regali… ad un certo punto Johnny, visto che non sa nemmeno come si calcia un pallone… »
« Ehy! » si intromise il più piccolo « Io so come si calcia un pallone, sei tu che non sai passare decentemente! »
« Ma senti chi parla! Hai quasi ucciso Zacky tre volte nel tentativo di passarmi una palla! »
« E tu invece… »
« Fatela finita! » esclamò Brian, sentendo una vena sulla tempia pulsare freneticamente. Troppa rabbia repressa. Troppo stress. Aveva bisogno di una vacanza da quei tre. « Allora, Johnny ha tirato la palla? »
« E l’ha lanciata contro le mani di Zacky. Il ragazzo si è spaventato e ha lanciato il regalo fuori dalla finestra per errore, ma quando siamo usciti per cercarlo, ecco, non c’era più » completò Jimmy, preoccupato. Nonostante il suo assenteismo cronico, ci teneva a quei bambini, e l’idea che uno di loro non avrebbe ricevuto il regalo a causa loro metteva tutti tremendamente a disagio.
« Che regalo era? Magari possiamo… »
« Un orologio a cucù » affermò Zacky « Ottimo, pregiato e molto bello a parer mio. Fatto direttamente dalle mani dell’elfo superiore Haner »
Brian sgranò gli occhi.
« Mio padre? »
Gli altri zittirono.
« Avete perso uno dei regali fatti da mio padre? » Brian ebbe una voglia immensa di esplodere, ma seppe fin dal principio che sarebbe stata la cosa più stupida e controproducente da fare. « Non c’è un minuto da perdere: troviamo quel benedettissimo regalo! »
« Ma come? Nella neve non c’era! » esclamò Johnny, grattandosi uno una delle sue orecchie a punta con fare perplesso.
« Nella strada qui sotto al laboratorio chi potrebbe essere passato? »
« Ah, lo so io! » esclamò Zacky, contentissimo « Blitzen questa mattina si è sentita male, quindi mastro Way l’ha portata a fare una passeggiata per i boschi… forse l’ha preso lui! »
« Perfetto Zacky » affermò Brian.
« Aspettate però! » esclamò Jimmy « Stamattina è passato anche Jack, stava provando la slitta, potrebbe averla presa lui »
« Allora » affermò Brian « Tu e Jimmy andate da Jack e chiedetegli dell’orologio. Io e Brian andiamo da mastro Way. Se qualcuno di voi lo trova torni qui immediatamente. Quando avete finito tornate qui lo stesso: troveremo un modo per sistemare le cose »
« Ma Brian » affermò Zacky, tormentando il lembo della sua tunica verde « Gli orologi di tuo padre sono pezzi unici, può farne uno solo una volta all’anno, non so come…. »
« Ho detto che troveremo un modo » ringhiò Brian, per poi voltarsi ed avviarsi verso l’uscita.
Quando si accorse che Zacky non lo stava seguendo, si voltò e lanciò uno sguardo piuttosto eloquente a quest’ultimo che, sospirando, scattò verso Brian.
 
*
 
Quando giunsero alle stalle delle renne, Zacky ebbe quasi voglia di vomitare la colazione. Un tanfo di animale bagnato e sterco si levava intorno a quello stabilimento, distruggendo le sue povere narici delicate, abituate a sentire il profumo di colla e cannella. Brian, invece, non sembrava affatto disturbato da quell’odore: casa sua era sempre stata accanto alle stalle delle renne, spesso andava lì per accarezzarle e giocare con loro, da bambino, e mastro Way lo lasciava fare tranquillamente.
Brian entrò dentro le stalle e si guardò intorno. Queste erano costruite similmente alle stalle dei cavalli, con diversi box che contenevano ognuna una renna differente. Sopra ogni box era appesa una targhetta dorata con su scritto il nome della renna stessa. Brian lesse quei nomi che ormai conosceva a memoria, sorridendo appena.
« FEEEEERMI! » esclamò una voce, poco distante, e Zacky sobbalzò, lanciando un urletto.
Brian si voltò, sgranando gli occhi, e si ritrovò davanti un elfo dai capelli rossissimi, talmente tanto rossi che si confondevano con il colore del cappello che portava in testa. Le sue scarpette a punta erano sporche di fango, così come l’orlo della sua tunica verde, ed aveva le calzamaglie bucate. Zacky lo osservò come se avesse appena ucciso un altro elfo lì davanti ai loro occhi.
Brian sospirò e scosse la testa: conosceva benissimo quell’elfo. Era mastro Gerard Way, colui che custodiva e curava le renne da tempi ormai immemori. Si vociferava che passare tutto quel tempo con le renne lo avesse reso isterico e un po’ pazzoide, ma Brian non aveva mai dato molta fede alle parole degli elfi giocattolai. Ma ora che lo vedeva, sospettoso e ingobbito dal tempo mentre accarezzava il musetto di una delle sue renne, Brian non poté che dar ragione agli altri elfi: era veramente uscito fuori di testa.
L’elfo sbuffò, passandosi una mano sul ciuffo di capelli che usciva fuori dall’orlo del cappello, coprendogli la fronte.
« Ebbene? Cosa volete, voi? »
« Ecco… abbiamo perso un regalo e pensiamo che lei lo abbia ru… » esordì Zacky, sistemandosi in modo tale da mostrare la sua superiorità nei confronti dell’altro elfo.
« Quello che Zacky voleva dire » affermò precipitosamente Brian, tappando la bocca a Zacky con una gomitata nello stomaco che lo fece piegare in due « E’ che abbiamo smarrito uno dei nostri regali, e ci chiedevamo se lei, per errore, possa averlo preso e portato qui »
« Mi state accusando di furto? » esclamò Gerard, sgranando i suoi enormi occhi verde chiaro.
« Sì! »
« No! » replicò Brian, lanciando uno sguardo omicida a Zacky « No, certo che no! »
« Ma il tuo amico… »
« Il mio amico è un rincoglionito, noi non la stiamo accusando di furto! »
« Ma Brian… »
« ZACKY, PER L’AMOR DEL CIELO » e gli diede un’altra gomitata, che questa volta lo fece letteralmente cadere a terra senza fiato. « Quando ci vuole ci vuole » esclamò Brian, sentendosi notevolmente più tranquillo.
Tornò a rivolgersi a mastro Way.
« Bene. Ti credo, giovane Haner » mastro Way abbozzò un sorriso « Tuo padre è un brav’uomo, non si crede chissà chi come gli altri subdoli, malvagi giocattolai » ringhiò sputacchiando le ultime parole, e Brian capì istintivamente che Zacky non sarebbe mai andato molto d’accordo con quell’uomo.
« Ma nonostante tutto » affermò l’uomo, dandosi un’aria di importanza « Devo comunque capire se, almeno tu, hai compreso la vitale importanza delle renne. Poi potrò rispondere alla tua domanda »
Brian notò che mastro Gee aveva un occhio più grande e uno più piccolo, e la cosa lo inquietò da impazzire.
« I-In che senso? » balbettò Brian, curioso.
« Devi dirmi » affermò Way, con tono solenne « Tutti i nomi delle renne, in fila. »
E Brian cadde nel panico.
Ovviamente, alle scuole per elfi giocattolai, nessuno gli aveva mai insegnato i nomi delle renne. Molti elfi – se non tutti – ritenevano che le renne fossero ormai obsolete, in quanto la slitta poteva benissimo volare con dei razzi a propulsione che mastro Nicholas aveva ideato tanti anni prima. Ma, anche se gliel’avessero fatti studiare, in fila, di sicuro lui non li avrebbe imparati.
Brian alzò lo sguardo, puntandolo sulle targhette sopra i box delle renne.
« Quelli non ti aiuteranno, giovane Haner » mastro Way tossì, prima di continuare a parlare « Non sono in ordine preciso »
Brian si morse un labbro, socchiudendo gli occhi e cercando di ricordare la filastrocca che suo padre gli aveva cantato più e più volte fin da quando era più piccolo. Zacky, nel frattempo, si stava sistemando il cappello in testa, e nel contempo si scervellava per capire l’esatto ordine dei nomi delle renne.
«Le renne di Babbo Natale
Non solo fanno la slitta volare
e in ciel galoppano senza cadere
Ogni renna ha il suo compito speciale
per saper dove i doni portare » recitò Brian, tenendo gli occhi chiusi per ricordare con precisione tutta la filastrocca. Riusciva quasi a vedere suo padre che, di ritorno dal lavoro, lo prendeva in braccio e recitava la filastrocca.
« Brian, cosa… »
« Zacky, se non chiudi quella tua stupidissima bocca giuro che ti uccido. Lo giuro » sibilò Brian, a denti stretti, e sentì Zacky squittire.
Brian gli voleva bene, davvero, ma a volte Zacky era fin troppo pesante.
« Comet chiede a ciascuna stella
Dov'è questa casa o dov'è quella.
Dasher guarda di qui e di là
Per sapere se la neve verrà.
Pracer segue del vento la scia
Schivando le nubi che sbarran la via.
Vixen controlla il tempo scrupoloso
Ogni secondo che fugge è prezioso.
Dancer tiene il passo cadenzato
Per far che ogni ritardo sia recuperato.
Donder deve scalpitare
Per dare il segnale di ripartire.
Blitzen è poi la renna postino
Porta le lettere d'ogni bambino.
Cupid, quello dal cuore d'oro
Sorveglia ogni dono come un tesoro. »
Brian aprì gli occhi, fiero di essersi ricordato tutti i nomi di quelle renne. Si trovò davanti Mastro Way, sorridente e tranquillo.
« Bene! » esclamò l’uomo dai capelli rossi, scompigliandosi ancor di più il ciuffo di capelli, per poi appiattirlo sulla fronte « L’ordine è corretto. »
Brian si preparò a riprendere il giocattolo, per poi schiaffarlo in faccia agli altri due cretini che erano riusciti a perderlo, ma mastro Way non si mosse dalla sua postazione.
« Ebbene, io non ho ciò che cercate »
« COSA? » esclamò Brian, furioso « MI HA FATTO RIPETERE UN INUTILISSIMA FILASTROCCA PER NIENTE? MA IO LA DISINTEGRO! »
Zacky si affrettò a bloccare Brian, per poi trascinarlo via, lontano dalle stalle.
Alcuni elfi affermano tutt’ora che le urla di rabbia di Brian Haner furono udite da Santa Claus in persona.
 
*
 
Johnny non aveva mai provato molta simpatia per gli elfi che avevano la facoltà di guidare la slitta di Santa Claus. Sarà perché odiava le altezze, sarà perché le cose grandi lo mettevano molto in soggezione – Jimmy escluso -, o forse semplicemente perché quegli stupidissimi elfi avevano l’aria di chi si crede superiore a tutti e tutto, ma quando raggiunse insieme a Jimmy l’enorme stazione di partenza e atterraggio della slitta, si sentì improvvisamente pesante, come se un enorme nodo si fosse formato tra il cuore e la gola.
Jimmy, che come al solito non si accorgeva di niente, entrò in gran carriera all’interno della stazione, sorridendo ampliamente a tutti gli altri elfi che, come previsto, osservarono quella buffa e incerta accoppiata con un sorriso sarcastico stampato sul viso.
Johnny si nascose accanto a Jimmy, guardando a terra e mordendosi il labbro mentre si chiedeva quale genere di maledizione aveva addosso per finire sempre e comunque in situazioni del genere.
« Ehy, ragazzi! » tuonò Jimmy, ovviamente senza avvertirlo e facendolo sobbalzare « Chi di voi è Jack? »
« Sono io! » esclamò uno di loro, sventolando la mano in aria con una rapidità tale che sembrava essersi trasformata in una macchia rosa senza contorni.
Johnny si passò una mano sulla faccia quando Jimmy trotterellò verso il suddetto Jack con un enorme sorriso stampato in faccia.
« Che c’è, amico? » esclamò Jack, sorridendo.
Jack era uno degli elfi più magri che Johnny aveva visto. Era come se ci fosse seriamente il pericolo che con una folata di vento troppo alta venisse trascinato via. Aveva un viso simpatico, però, e dei capelli scompigliatissimi e sparati ovunque. Il cappello da elfo era volutamente sistemato nel modo sbagliato, e il sorriso di Jack sembrava renderlo una persona affabile.
« Che hai rubato per caso un giocattolo dalla strada, stamattina? » esclamò Jimmy.
« JIMMY! » esclamò Johnny, strattonandolo.
« Che c’è, che ho fatto adesso? » borbottò Jimmy, confuso.
« Non puoi venire qui e accusarlo di furto così, come se niente fosse! »
« Io non l’ho accusato di furto! Gli ho chiesto se l’ha rubato per caso, ecco »
Johnny si passò di nuovo la mano sulla faccia « Jimmy, non si rubano le cose per caso »
« Comunque » affermò Jimmy, ignorando volutamente l’ultimo commento del più piccolo « Hai tu questo giocattolo o no? »
« Ehy, ti va di provare la slitta? » esclamò Jack rivolto a Jimmy, ignorando la domanda dei due.
« Perché? »
Jack alzò le spalle « Così, mi va di fartela provare »
« Ma non si può, insomma… » tentò Johnny, ma Jimmy era già salito lì sopra, e Johnny non poté che seguirlo, masticando imprecazioni.
« Allora » affermò Jack, mentre Jimmy si sistemava davanti ai comandi della slitta « Devi tirare in avanti quella leva per sollevarti, poi… »
Ma Jimmy non aspettò che Jack finisse di spiegare: tirò la leva con forza, e la slitta si sollevò in aria ad una velocità tale che Jack perse l’equilibrio e cadde fuori dalla slitta.
Johnny strillò, aggrappandosi al bordo rosso, mentre Jimmy cercava di tirare ogni singola leva per abbassarsi nuovamente, ma non faceva che aggravare le cose: ben presto si ritrovarono a schizzare come trottole impazzite all’interno della stazione di atterraggio e partenza.
« JIMMY, PER L’AMOR DEL CIELO, TIRA LA LEVA! »
« QUALE LEVA? »
« UNA QUALSIASI! »
« MA LE HO TIRATE TUTTE! » trillò Jimmy, tirando nuovamente una leva rossa, che permise alla slitta di eseguire un perfetto giro della morte.
« JIMMY, SE NON NE USCIAMO VIVI GIURO CHE TI AMMAZZO! »
« MA SE MORIAMO NON PUOI UCCIDERMI »
« TROVERO’ UN MODO DI UCCIDERTI IN UN’ALTRA VITA, NON MI INTERESSA, SAPPI CHE TI AMMAZZO E BASTA! »
Johnny intravide Jack, a terra, che saltellava e cercava di indicargli un modo veloce per fermare la slitta e farli scendere da quella giostra impazzita. Johnny inizialmente non comprese ciò che Jack cercava di dirgli, troppo impegnato a imprecare contro Jimmy e a minacciarlo di morte in tutti i modi che poteva immaginare sul momento – uno di questi implicava l’utilizzo di una macchina clonatrice e di DNA di velociraptor. Ma, successivamente, riuscì a capire.
« JIMMY, LA LEVA! » trillò l’elfo, per poi sporgersi e tirare una minuscola leva nera che sostava in mezzo a tutte le altre.
La slitta di fermò in aria, e Johnny tirò un sospiro di sollievo mentre questa scendeva e si adagiava lentamente a terra. Quando scesero da quel trabiccolo, Johnny si sentiva come se lo avessero ficcato in un frullatore gigante. Ci mise un po’ per rimanere in piedi senza ondeggiare come se fosse ubriaco, e quando ci riuscì guardò con rabbia Jimmy, chiedendosi se doveva strangolarlo o sparargli in testa. Optò per ucciderlo a suon di pugni, ma prima c’era una cosa più importante da fare.
« Dove diavolo è il regalo? »
« Regalo? Quale regalo? » esclamò Jack, confuso. Alla fine, però, riuscì a capire, e scosse la testa « Amico, io non ce l’ho il tuo regalo! »
Johnny sgranò gli occhi. Ed esplose.
Di quel giorno tutti ricordarono semplicemente un minuscolo elfo furioso che rincorreva un altro elfo, imbracciando un piede di porco e urlando ogni genere di minaccia, mentre un enorme elfo rincorreva il più piccolo, cercando di disarmarlo per portarlo via.
 
*
 
Quando i quattro prodi elfi tornarono davanti alla porta del laboratorio giocattoli erano tutti sporchi, sudati e due di loro erano ancora molto furiosi, ma nessuno fece domande: tutti sapevano benissimo che non erano riusciti a trovare il dono.
« Ora che succederà? » esclamò Zacky, terrorizzato « Mi delcasseranno! Diventerò un giocattolaio di serie B! Io NON VOGLIO essere un giocattolaio di serie B! Non… »
« Zacky » affermò Brian, con tutta la calma del mondo, mettendosi seduto a terra per poi far aderire la schiena contro il legno della parete del laboratorio « Ti giuro che se non stai zitto essere delcassato sarà l’ultimo dei tuoi problemi »
Zacky zittì, per poi raggiungerlo e sedersi accanto a lui. Ben presto tutti gli altri si unirono a Brian, e rimasero in silenzio, a pensare. Gli elfi che perdevano i regali venivano declassati , nella più rosea delle ipotesi. L’altra opzione era essere esiliati dal villaggio di Santa Claus, vivere nelle foreste dell’Alaska insieme a tassi e volpi in delle tane a volte troppo piccole anche per loro. Brian, per quanto fosse indolente, non poteva sopportare l’idea di andarsene dal villaggio di Santa Claus. Era il suo regno. La sua casa.
« Ehy, ragazzi! » esclamò una voce, poco lontano « Mi è successa una cosa che… Cavolo, che è successo? » esclamò Matt, osservandoli tutti ad occhi sgranati.
« Questi tre idioti hanno perso l’orologio a cucù che ha fatto mio padre » affermò Brian « l’abbiamo cercato ma non l’abbiamo trovato. Ora siamo nella merda »
« Orologio a cucù? » esclamò Matt, sorridendo « Che strano, stamattina ne ho trovato uno nella neve, qui fuori! » e, dicendo questo, tirò fuori l’orologio dalla tasca del vestito da elfo.
Quando Zacky lo vide strillò e schizzò in piedi per afferrarlo. Controllò che fosse intatto, per poi correre dentro il laboratorio, felice e contento per averlo ritrovato.
« Aspetta un secondo » esclamò Brian, osservandolo « Tu… Per tutta questa mattina avevi quel cavolo di orologio in tasca e non ti è passato nemmeno per la testa di portarcelo? »
Matt zittì, guardando Brian con fare confuso.
Non appena si accorse delle scintille che brillavano nei suoi occhi, fece un passo in dietro. Poi due. Poi semplicemente si voltò e si mise a correre, con Brian alle calcagna che, agitando i pugni in aria, urlava minacce di morte di ogni genere.
Mancavano tre ore al momento in cui Santa Claus si sarebbe imbarcato sulla sua slitta per volare intorno al mondo e consegnare i regali.
Era andato tutto per il meglio, anche se molti elfi ricordarono l’enorme occhio nero che spiccava sul viso pallido di Matt, il giorno successivo. E l’espressione trionfante di Brian, ovviamente.

 
 
 
*
 
 
Macciao bella gente!
*le lanciano pomodori, gatti incazzati e sciabole*
Okay. No, davvero.
I Sevenfold sporgeranno denuncia per tutto questo. Cioè. No.
Ho anche aggravato la posizione di Johnny che, poveretto, è già un elfo di suo. Qui è proprio un elfo.
Io… non so cosa dire, è la cosa più insana che abbia mai scritto.
E la colpa è tutta di Giulia, e lei lo sa. Se volete dare la colpa a qualcuno, presentatevi a casa sua con striscioni, cartelli, forconi e baionette. E’ colpa sua, non mia. E’ lei che mi mette queste idee in testa.
C’è una breve comparsa di Gerard, lo so, ma in questo caso è vecchio e facciamo finta che ha solo il nome del nostro amorevole Way, okay? Solo e soltanto il nome.
La filastrocca delle renne esiste davvero comunque.
Buon Natale a tutti quelli che vogliono uccidermi dopo questa!
Dalla vostra
Cris 
   
 
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