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Autore: MimiRyuugu    23/12/2012    2 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-* no, non vi ho abbandonati T_T chiedo perdonoh <3 ecco qua un aggiornamento come piccolo regalino natalizio :3 non è detto che io faccia passare ancora una settimana prima di aggiornare nè xD in questo cap abbiamo Keep Holding On e Innocence di Avril Lavigne :3

Avvertenze: occtudine, diabetanza, trelaxing time *^*

Spero che l'aggiornamento vi piaccia,
Buona lettura <3



13° Capitolo

Aspettavo inerme con gli occhi chiusi il colpo. Rannicchiata in un angolo come una bambola di pezza. Malmenata, costretta a servire il suo bambino capriccioso. Ma io non volevo essere una bambola. Non la sua bambola. Io ero solo di Severus. Nessuno mi avrebbe toccata fuorché lui. L’avevo giurato a me stessa, dopo il bacio del pensatoio. Eppure pensavo veramente di riuscire a mettere al tappeto un ragazzo più grande con qualche calcio? Certo, non ero stata impalata a tremare come al solito, ma non avevo concluso nulla. Cosa mi avrebbe fatto dopo avermi picchiata? Si sarebbe accontentato o avrebbe completato l’opera che aveva iniziato un anno prima? Un rumore mi distrasse dai miei pensieri. Notai che erano passati diversi minuti da quando avevo chiuso gli occhi. “Mi lasci!” sentii gemere. Ebbi paura di aprire gli occhi. Però il ciondolo era stranamente bollente. Non era certo la mia stretta a renderlo così. Alla fine mi decisi e li aprii. “Non sono ubriaco!” rimbeccò Josh. Piton lo guardò scettico. “Colto in flagrante signor Roberts…ubriaco, e intento a molestare una ragazza…” commentò seccato. Josh lo fulminò con lo sguardo. “Io non… non le stavo facendo nulla! Diglielo Giuly…” disse, inginocchiandosi e prendendomi una mano. Un brivido mi percorse la schiena. Cercai di parlare. La voce non usciva. Provai a liberarmi dalla sua stretta. Non volevo che mi toccasse. Guardai Severus supplichevole. “Dallo sguardo impaurito della signorina Wyspet non penso che lei sia d’accordo…” dedusse, acido. Josh si avvicinò. “Ti prego Giuly…avanti…digli che noi…” iniziò a pregarmi. Tossii. L’odore di alcool mi stava dando la nausea. “Stammi…lontano…” sussurrai. Lui sbarrò gli occhi. “Ha sentito? Avanti, si alzi…abbiamo una lunga camminata verso l’ufficio della professoressa Umbridge da fare…” ordinò Piton, freddo. Josh scosse la testa. “Sta delirando…non sono io che ho bevuto qui!” si inventò. Io lo guardai stupefatta. “Non dica sciocchezze…si alzi, non faccia storie…” rimbeccò seccato il professore. Josh ancora persisteva. “Ci stavamo solo…ecco…è normale! In una coppia…” iniziò a dire ancora. Una coppia?! Noi due?! Ma quanto aveva bevuto?! “Mi sto seriamente irritando signor Roberts…lasci immediatamente la signorina Wyspet e mi segua!” rispose Piton, con gli occhi chiusi in due fessure. Severus non era così stupido. “Ma è la verità! Erano solo effusioni!” continuò il ragazzo, deciso. “Le stava per dare uno schiaffo! Le sembra che la sua teoria possa reggere?” esclamò adirato il professore. “Non è affatto vero!” rimbeccò ancora Josh. Volevo solo che mi lasciasse in pace. Volevo buttarmi tra le braccia di Severus. Sentire il suo profumo avvolgermi. E non quell’odore di vodka. Più Josh si avvicinava, più i brividi di orrore aumentavano. “Dunque signorina Wyspet, è così?” chiese Piton, senza convinzione. Feci un respiro profondo. “Mi ha fermata…in corridoio…mi ha bloccata ad un muro…ha iniziato a dire cose senza senso…mi ha spinta e ho cercato di reagire…ha tentato di…” cercai si spiegare, senza riuscirci. Sentivo le lacrime arrivare. Non volevo piangere ancora. “Basta così grazie…ho capito…” mi fermò Severus, guardandomi in viso. “Non sono ubriaco!” commentò ancora Josh, abbracciandomi. Iniziai a dimenarmi, per togliermelo di dosso. Lo spinsi via e corsi al riparo dietro al professore. “La aspetta una dura punizione…” ghignò compiaciuto Severus, prendendo il ragazzo per un braccio. “In quanto a lei signorina Wyspet, torni in dormitorio…si faccia una lunga dormita…” concluse poi. Io annuii. “Grazie…” sussurrai. Mentre il professore iniziava a trascinare via Josh, io mi voltai e corsi verso i dormitori. Entrai in Sala Comune, stravolta. Mi buttai sulla prima poltrona che trovai. Mi rannicchiai con le gambe vicino al petto in un angolino. Ero arrabbiata. Anzi, furiosa. Avrei voluto reagire. Lacrime d’ira iniziarono a scorrere. Strinsi la collana in una mano. Quando sarebbe finita quella tortura? Sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Sobbalzai. “Giulia…cosa fai qui?” chiese stupita Hermione. Dietro di lei, Anna. “Io…ecco…” iniziai a dire. “Ma…stai piangendo!” esclamò quest’ultima. “È successo qualcosa?” chiese allarmata il prefetto. “Ho…incontrato Josh…mentre stavo tornando qui…” risposi. Le due mi guardarono strabuzzando gli occhi. “Era anche ubriaco…e geloso marcio…” precisai, asciugandomi le lacrime. “Cosa ti ha fatto? Quel maledetto porco maniaco! Ma appena lo vedo gli spezzo tutte le gambe! E lo castro giuro su Manson che…” iniziò ad imprecare Anna. Hermione la zittì. “Mi stava per dare uno schiaffo…però Piton mi ha salvato…e Josh continuava a dire che ci stavamo solo coccolando… ovviamente Severus non gli ha creduto…” conclusi. Hermione strinse i pugni. “Quel…quel…quel…” cercò di dire. “Quel verme, idiota, porco, maniaco?” suggerì Anna. “Si!” rispose convinta il prefetto. Io scossi la testa e mi asciugai gli occhi. “Torniamo in dormitorio…è tardi, e poi sarai stravolta…” propose Hermione. Annuii e mi alzai. Lei ed Anna mi presero per mano e salimmo le scale. Arrivate in dormitorio chiudemmo la porta e mi buttai sul letto. “Quell’idiota mi ha lasciato l’odore di vodka sui vestiti…che schifo…” commentai, affondando la testa nel cuscino. Anna prese la bacchetta e, con un gesto, mi ripulì i vestiti, dandogli un odore di Arbre Magique. “Grazie ma…ora sembro un deodorante per auto gigante…” puntualizzai. Lei sorrise. “È muschio bianco! È il massimo che posso fare…” si giustificò poi. Io sorrisi. “Non so spiegarmi una cosa…come ha fatto Piton a sapere che eri in pericolo?” chiese dubbiosa Hermione, guardando fuori dalla finestra. “Non lo so…” sospirai sincera. “Hai fatto qualcosa di strano? Hai urlato?” chiese Anna. Io scossi la testa. “Il ciondolo era bollente nelle mie mani, poi ho sentito che dovevo cantare…” spiegai. Le due mi guardarono sorprese. “Non so perché…però ho cantato…e un po’ mi è tornata sicurezza…” descrissi. Il prefetto annuì. “Devo fare alcune ricerche…” commentò poi. Io sorrisi. “Ora basta domande! Sarai stanca no? Mettiti a letto e non pensarci…” disse secca Anna. Io annuii e mi cambiai. Quando fummo tutte e tre sotto le coperte Hermione spense la luce. Nemmeno Billy Joe era nei paraggi. Allungai una mano e presi Mistery. Era un peluche firmato Emily The Strange, di una gatta tutta toppe e cuciture rosa e viola, che mi aveva regalato mia madre prima che entrassi ad Hogwarts. La strinsi a me. Sbuffai e chiusi gli occhi. Chissà se Josh era stato punito come meritava. A ripensarci mi affiorò una rabbia incontrollabile. Strinsi una zampetta del peluche tanto da farmi sbiancare le nocche. La lasciai poco dopo. “Scusa Mistery…sono un po’ nervosa…” le sussurrai. I suoi occhi sembravano rispondermi. Sospirai, girandomi a pancia in su. Chiusi ancora gli occhi. Tornai con la mente a prima del brutto incontro. Anche stavolta, Piton aveva mantenuto la sua promessa. E finalmente, un sorriso apparve sul mio volto. È approfittando di quel momento di svelta felicità che la stanchezza vinse. Senza avere il tempo di pensare ad altro, mi addormentai. Mistery tra le mie braccia, a sostituire il professore. Unica persona che avrei voluto avere al mio fianco in quel momento.
Sentii un peso allo stomaco. Proprio in senso pratico. Tastai con la mano e trovai una massa pelosa. Aprii gli occhi piano. “Mamma mia Billy quanto pesi!” sbottai, alzandomi a sedere e prendendo in braccio il gatto. Lui miagolò offeso. “In effetti sia lui che Grattastinchi sono diventati belli grossi…” commentò Hermione, intenta a sfogliare un catalogo annoiata. “Nemmeno James è da meno…altro che gatti, bisonti…” completò Anna, uscendo dal bagno. I tre felini la guardarono in modo truce. Risi. “Come stai?” mi chiese il prefetto. “Ho dormito bene…” sorrisi. “Bene! Vuoi un lecca lecca?” chiese Anna. Scossi la testa. La vidi frugare nella borsa e buttarsi in bocca una caramella. “Quante ne hai mangiate?” sbottò Hermione, chiudendo il giornale. Anna fischiettò. “È la prima da quando mi sono svegliata…” rispose innocente. Il prefetto la guardò male, ma lei continuò a fare l’innocente. “Che ora è?” chiesi, alzandomi e poggiando Mistery sul comodino. “Mezzogiorno passato…siamo giuste per il pranzo…” commentò irritata Hermione. Io la guardai stupita. “E la sveglia?” chiesi. Anna ghignò. “La nostra cara amica ha pensato bene di spegnerla…” rispose il prefetto, cercando di mantenere la calma. Una delle cose da evitare con Hermione, era appunto spegnere la sveglia. Una punizione del confettone in confronto alla sua ira è nulla. “E non ridere!!!!” urlò poi, tirando il giornale ad Anna. Questa lo evitò. “Su Herm! Ho pensato che a Giulia sarebbe piaciuto dormire un po’ di più…tanto i compiti li hai già fatti, quindi…” si giustificò. “Non tirarmi in mezzo…” precisai, divertita. Presi una felpa e una gonna e mi cambiai. Hermione costrinse Anna a scusarsi. Questa le diede una caramella in segno di pace. Finito di prepararmi, scendemmo in Sala Grande per il pranzo. Non avevo molta fame, così presi una brioche e la intinsi nel cappuccino. Vidi Luna avvicinarsi al tavolo, per poi essere spinta da un ragazzo famigliare. La ragazza cadde a terra. “Sei cieco o cosa?” sbottò Anna. Mi alzai ed andai ad aiutare la ragazza. “Tutto bene? Ti sei fatta male?” le chiesi. “No…grazie Giulia…” sorrise lei, con aria pacifica. Intanto Keith si era incollato ad Anna come una formica con il miele. “Stammi lontano! Non voglio vederti! Non voglio nemmeno percepire la tua presenza!” gli gridò contro lei. “Come mai venivi di qui?” chiesi, a Luna. Lei mi guardò, poi sobbalzò. “Volevo chiederti come stai…ho sentito che Josh è tornato ad importunarti…” spiegò. “Hey Lunatica, non si origliano le conversazioni altrui!” ringhiò Keith. “Non chiamarla così!” rimbeccai, infastidita. “Perché, altrimenti che fai, inizi a cantare?” mi prese il giro. Anna lo spinse via. “Non prendere in giro Giulia! E nemmeno Luna! Sono mie amiche! Di te non ne voglio più sapere! Sei solo una seccatura!” disse poi. Keith la guardò dispiaciuto, poi fulminò me e la Corvonero. Io gli sorrisi compiaciuta. “Vai!” gridò Anna, indicandogli il suo tavolo. Lui sbuffò e mi passò vicino. Gli feci lo sgambetto, e Keith cadde lungo e disteso a terra. Tutto il tavolo di Grifondoro scoppiò a ridere, e anche Luna. Il ragazzo tagliò la corda per tornare dai suoi amici. “Grazie ragazze…” disse ancora la bionda. “Di nulla cara…” sorrise soddisfatta Anna. Rimase a parlare con noi fino alla fine del pranzo. Accompagnai le ragazze per un pezzo, poi tornai indietro verso i sotterranei. Bussai alla porta dell’ufficio. Sentii della musica famigliare provenire dall’interno. You're not alone, together we stand, I'll be by your side, you know I'll take your hand, when it gets cold and it feels like the end. Bussai ancora, iniziando a riconoscere la canzone. Non sentii alcuna risposta, così, aprii la porta ed entrai. Severus era alla scrivania, lo sguardo fisso su un foglio. “Keep holding on, 'cause you know we'll make it through, we'll make it through…” iniziai a cantare, per vedere qualche sua reazione. In un primo momento rimase indifferente, poi sobbalzò e si voltò. Sorrisi. “Da quanto è li?” mi chiese, cercando di ricomporsi. “Da pochi minuti…” dissi. Lui non mi rispose. “Non volevo disturbarla…” precisai. “Oramai so che potrebbe piombare qui da un momento all’altro…non serve che si scusi…” rispose, acido. Annuii e mi avvicinai alla scrivania. Piton mi squadrò. “È andata da Madama Chips?” mi chiese. Io scossi la testa. “Ho dormito fino a tardi…comunque sto bene, danni emotivi a parte…” sospirai. Rimasi a guardarlo per qualche minuto. “Signorina Wyspet, si sieda per favore…” chiese, in tono grave. Io obbedii, portando la sedia accanto alla sua. “Dunque…le devo riferire che il signor Roberts è stato messo in punizione…” iniziò a dire. Io sorrisi. “Aspetti, c’è anche un lato negativo…sono riuscito a convincere la preside Umbridge a non punire anche lei…” continuò, rabbrividendo al pronunciare di quel nome. Io lo guardai stupefatta. “A quanto pare, lei era in giro dopo il coprifuoco, incentivo abbastanza grave da garantirle almeno trenta frasi…certo, per quella donna è più importante una studentessa che trasgredisce una regola che un altro ubriaco che va in giro a molestare le coetanee…logico no?” proseguì irritato. Io annuii. “Sono riuscito a far si che la preside chiudesse un occhio su questo particolare, però devo avvertirla che le abbonerà le trenta farsi la prossima volta che la sorprenderà in altri fatti che violano eventuali decreti…” concluse. Tirai un sospiro di sollievo. “Grazie mille professore! Ma dico, quella donna i neuroni li ha venduti per delle caramelle?!” sbottai infastidita. Vidi Severus accennare un sorriso. “Per tanto, sono costretto a chiederle un favore…” disse subito, mentre il minuscolo sorriso svaniva. Annuii. “Da d’ora in poi, non esca dal suo dormitorio…la sera se ne stia a leggere in Sala Comune o a far comunella con la Haliwell e la Granger, ma nei limiti della Torre di Grifondoro, siamo intesi?” spiegò. Io ci misi qualche minuto a realizzare ciò che mi aveva chiesto. Intanto Avril continuava a cantare, con When You Are Gone. “Lei mi sta chiedendo di non venirla più a trovare?” chiesi, ancora stupita. Piton annuì. Abbassai lo sguardo. “Non mi chieda questo…la prego…” dissi triste. “È l’unica soluzione signorina Wyspet…non uscendo di sera non potrà incontrarlo…” sintetizzò, secco. Io scossi la testa. “No! Io so difendermi da sola!” rimbeccai, stringendo i pugni. “Ho visto la sua efficienza…già due volte ha rischiato, vuole forse che la prossima sia quella decisiva?” commentò, sarcastico. “Prenderò da parte Josh e gli parlerò! Gli dirò che deve lasciarmi stare…” iniziai a dire. Severus battè una mano sulla scrivania facendomi sobbalzare. “Non ci pensi nemmeno! Non si deve nemmeno avvicinare a quell’individuo!” rimbeccò. Io sospirai. “Se non avessi accettato di uscire, ieri sera non sarebbe successo nulla!” disse poi. Possibile che Severus si sentisse in colpa? “Non dica stupidaggini! Non è colpa sua! Sono io che l’ho pregata perché mi accompagnasse…lei è stato davvero gentile…” lo corressi, arrossendo. Lui non rispose. “Posso chiederle una cosa?” dissi, timida. Piton annuì. “Come ha fatto a sapere che avevo…bisogno di…lei…” chiesi, finendo in un sussurro. “La collana che mi ha dato…ad un tratto è diventata bollente…” rispose. Si girò in modo che non riuscissi a vedergli il viso. “Ho sentito che mi chiamava…e la canzone…” concluse. Io arrossi ancora. “Grazie…” sussurrai. “È mio dovere…” rispose svelto Piton. “Sono fortunata…ad avere un uomo così premuroso al mio fianco…che mantiene le promesse…” sorrisi. Il professore era ancora voltato dall’altra parte. Probabilmente anche lui era arrossito e non voleva che lo vedessi. “Comunque non cambio il mio ordine…non voglio più vederla qui dopo il coprifuoco, intesi?” disse, severo. Io tornai ad abbassare lo sguardo. “Non faccia così…non è una tragedia…” commentò, guardandomi. Mi vennero gli occhi lucidi. Piton non rispose. Forse non si aspettava una reazione così drastica. “Signorina Wyspet, avanti! Non trovo che ci sia motivo per piangere!” sbottò. Scossi la testa. “Voglio venire a trovarla…” sospirai. “Se proprio ci tiene può venire nel fine settimana…il sabato e la domenica, di pomeriggio…” propose. “A me piaceva uscire la sera…la neve, le chiacchiere vicino al camino…” spiegai triste. “Ora la smetta di piangere…appena questa situazione si risolverà, potrà venire qui quando vuole, ma nel frattempo, è meglio se la sera se ne sta nel suo dormitorio…” rispose. Non dissi nulla. “Non le ho proibito di venire qui fino alla fine dell’anno…ci vedremo nei fine settimana…” precisò. Sospirai. “È per il suo bene…oppure vuole una punizione dalla Umbridge?” chiese. “Se è per vederla ogni giorno sono disposta a sopportarla…” risposi. Piton scosse la testa. “Cosa devo fare con lei signorina Wyspet? Come la posso convincere che è solo perché non voglio che ricapiti l’episodio di ieri sera?” commentò, esasperato. “Lo so che lo vuole fare per me…però…se non vengo più tutte le sere ho paura che pian piano non mi vorrà più bene come ora…” spiegai, imbarazzata. Severus sorrise. “Mi guardi signorina Wyspet…” ordinò. Esitai. “Mi guardi…” ripeté. Alzai la testa e lo guardai negli occhi. “Per colpa sua non riesco più a stare in silenzio in quest’ufficio…non ho più privacy, e della pace non ne parliamo!” iniziò a dire. Non sapevo se fosse un complimento. “E devo ammettere che quando berrò un tè penserò a lei, l’unica ragazza che osa inzuppare dei biscotti al cioccolato in tale bevanda…” continuò. Feci un piccolo sorriso. “Quello che le voglio dire è che non smetterò certo di volerle bene solo perché ci vediamo di meno…” concluse. “Davvero? Me lo promette?” lo pregai. “Inutile promettere…lo sa benissimo che farà abbastanza chiasso a lezione…” commentò acido. “Lo prometta!” rimbeccai, seria. Severus sbuffò esasperato. Lo guardai supplichevole. “Signorina Wyspet, le prometto che continuerò a volerle bene…e ora, la smetta di piangere e mi sorrida…” rispose. Sorrisi un po’ confortata. “Ora, fili a fare i compiti!” esclamò, facendo un gesto con la mano per scacciarmi. “Ma come? Non posso stare qui con lei?” chiesi, stupita. “Assolutamente no! La conosco oramai! Troverebbe qualche stratagemma per rimanere qui fino a cena, e poi, nonostante io le abbia ordinato una cosa, la troverei qui appena scattato il coprifuoco…” rispose, arcigno. Io lo guardai innocente. Piton scosse la testa. “Allora…ci vediamo sabato prossimo…” dissi, un po’ dispiaciuta, alzandomi. Lui annuì. Andai alla porta e lo salutai con la mano. Poi uscii. Subito aprii di poco la porta e infilai la testa nella stanza. “Mi vuole ancora bene professore?” chiesi. Piton sbuffò. “Si signorina Wyspet…” commentò esasperato. Richiusi la porta, poi ripetei la scena di prima. “Professore…” iniziai a dire. “Si!!!” esclamò ancora lui, senza lasciarmi finire. Chiusi la porta e, non contenta, replicai. “Se la vedo ancora una volta comparire da dietro quella porta, giuro che le vieterò di entrare in quest’ufficio fino alla fine dell’anno!” rimbeccò, infastidito. “Va bene! Volevo solo controllare…” sorrisi, chiudendo ancora la porta. Stavolta iniziai a camminare per i sotterranei. Li percorsi fino ad uscire, poi andai alle scale, diretta in dormitorio. O almeno, inizialmente era la mia meta. Per strada però, incontrai una ragazza famigliare. “Ciao Giulia! Torni già di sopra?” mi chiese Hermione. Io annuii affranta. “Sono stata da Piton…la Umbridge ha punito Josh e per poco puniva anche me…” riassunsi. Il prefetto sbuffò indignata. “In più Piton ha detto che è meglio che non vada da lui di sera…potrò andarlo a trovare solo nel week end, ed esclusivamente di pomeriggio…” conclusi, depressa. Herm mi battè una mano sulla spalla. “Stai andando in Sala Comune quindi?” chiese. Io annuii. “Non ti conviene…i gemelli stanno facendo chiasso più del solito…se vuoi stare tranquilla, la Sala Comune è l’ultimo posto in cui puoi andare!” spiegò, irritata. “Capito…grazie Herm…tu dove vai?” chiesi, a mia volta. “Biblioteca…considerando che Mary Kate è di sopra, non avrò la visione sua e di Zabini che pomiciano…così almeno riuscirò a fare i compiti in pace…” disse, con sguardo soddisfatto. Sorrisi. Lei mi guardò, poi sobbalzò. “Ho trovato! Puoi andare nel bagno dei prefetti…così ti rilassi in un mare di bollicine…” propose. Io la guardai stupita. “Te lo meriti… e poi quei bagni sono l’unico posto in cui la Umbridge non ha messo lo zampino…” sorrise. Io annuii e la abbracciai. Mi disse la parola d’ordine, poi la salutai e mi precipitai alla mia nuova meta. Dissi la parla d’ordine, ed entrai. Era la prima volta che entravo nel bagno dei prefetti. La prima cosa che notai fu la grande vasca, al centro della stanza. Ed intorno ad essa, erano posizionati un’infinità di rubinetti d’oro, ognuno con una diversa pietra preziosa incastonata nel pomello. Alle finestre c’erano tende di lino bianco, mentre davanti alla vasca, in una vetrata, seduta su una roccia, mi sorrideva una bellissima sirena bionda. Le sorrisi a mia volta. I candelieri usati per illuminare la stanza creavano un’atmosfera speciale. Infondo, notai degli asciugamani puliti. Aprii un rubinetto e ne uscì della semplice acqua calda. Ne aprii un altro, e del bagnoschiuma viola iniziò a spargersi nella vasca. Divenne schiuma in poco tempo, emanando un buonissimo profumo di viole. Provai ad aprirne ancora uno, e ne uscirono tantissime bolle colorate. Sentii la temperature dell’acqua con una mano. Bollente, come piaceva a me. Chiusi tutti i rubinetti. Tolsi la felpa e la gonna, piegandole vicino agli asciugamani. Presi la bacchetta e richiamai un fermaglio. Mi tirai su i capelli, anche se il solito ciuffo di frangia in mezzo agli occhi persisteva. Mi tolsi le calze e la biancheria. La trasfigurai da sporca a pulita, e la riposi vicino agli altri vestiti. Entrai piano nella vasca. La schiuma mi avvolse fino al collo. Le due collane immerse nell’acqua. Avevo imparato che i gioielli di Astrid erano resistenti a tutto, così li tenevo anche mentre facevo il bagno. Non occupavo nemmeno metà della vasca. Chissà come sarebbe stato avere Severus li con me. Tra le bolle ed i candelabri. Con la sirena bionda che vegliava su di noi. Arrossii a quei pensieri. Decisi che nella mia futura casa ci sarebbe stata una vasca da bagno. Non necessariamente gigantesca come quella, però ci doveva essere. Rimanere ore immersa, con il mio professore. Mi abbandonai all’atmosfera e, senza accorgermene, iniziai a cantare. “This innocence is brilliant, it makes you want to cry…” dissi. Chiusi gli occhi e il profumo invase i miei sensi. Portai una mano al ciondolo. Forse ero davvero ancora una bambina. Avevo bisogno di qualcuno da cui farmi proteggere. Era possibile che mia madre avesse ragione. Ero troppo ingenua per quel mondo. “This innocence is brilliance, please don't go away, cause I need you now…” continuai. Male, odio, rivalità, potere. Invidia, gelosia, violenza. Forse dovevo essere difesa da queste cose. Quell’estate, feci una chiacchierata con mio padre. Mi disse che se ci fossero state più persone spontanee e innocenti come me, il mondo sarebbe stato un posto migliore. “And I'll hold on to it, don't you let it pass you by…” proseguii. Gli risposi che non c’era abbastanza amore nel mondo. Amore per il prossimo. Tra ricchi e poveri. Amici e nemici (si, infondo un po’ di bene a Millicent e Pansy lo volevo!). Eppure ero convinta che l’amore avesse la meglio su tutto. Harry ne era un pieno esempio. Sua madre l’aveva protetto con il suo amore. “It's so beautiful it makes you want to cry…” dissi, prendendo della schiuma e poi soffiandola in aria. Risi. Aprii gli occhi e mi immersi fino al collo nell’acqua calda. La schiuma mi solleticava il naso. Ripensai a cinque anni prima. A quanto ero ansiosa e preoccupata. La mia timidezza sul treno. Andai addosso a metà studenti più grandi. Me lo ricordavo come fosse stato il giorno prima. Cercavo uno scompartimento libero ed andai addosso ad una bambina. Caddi a sedere per terra. Ero terrorizzata dall’essere da sola e così, dispiaciuta per l’ennesimo guaio, scoppiai a piangere. Anna, una bambina mingherlina che assomigliava ad una bambolina gotica, mi aveva guardato stupita. Aveva tirato fuori una caramella e, in panico, aveva cercato di farmi smettere di piangere. Io accettai e le sorrisi. Mi raccontò che suo fratello era al quarto anno, e che stava andando più lontano possibile da lui. Così andammo alla ricerca di uno scompartimento libero. Trovammo Harry e Ron. Il primo, lo conoscevamo già di fama, riconoscibile dalla cicatrice a forma di saetta. Verso la fine del viaggio, dopo esserci cambiate, incontrammo Hermione. All’inizio fu difficile stabilire una vera amicizia, però entro la fine dell’anno ci avvicinammo. Ecco come nacquero i Tre Uragani di Hogwarts. Sorrisi, ricordando la piccola Herm con i capelli a cespuglio e la sua parlantina saccente. Ed Anna, con quegli occhiali che le cadevano sempre sulla punta del naso. Poi le sere passate a mangiare caramelle, contornate da storie paurose. Leggende e miti. Hermione ne sapeva a dozzine. Era da molto tempo che non stavamo tutte assieme. Da quando Anna si era fidanzata con Draco, ed io avevo iniziato ad andare da Piton ogni sera. Già, il mio professore. Fu il primo che vidi quando entrai nella Sala Grande. All’inizio mi fece un po’ paura, però, istintivamente gli sorrisi. Lui mi guardò con superiorità e indifferenza. Rimasi delusa nel sapere che fosse il Capocasata dei Serpeverde. Il mio smistamento fu veloce ed indolore. Ero tra gli ultimi. Camminai nervosa fino allo sgabello. Quello che mi disse il cappello mi rimase impresso. “Dunque, cos’abbiamo qui? Mmm…che grinta! E che coraggio vedo! Hai un cuore puro ed innocente…senza dubbio, Grifondoro!” esclamò. Tirai un sospiro di sollievo e trotterellai dalle mie amiche. Si, ci voleva proprio una bella serata tra ragazze. Con il buon vecchio gioco di verità o conseguenze. Sorrisi ancora. Quei piccoli momenti di divertimento. Non chiedevo nulla di più. Avevo delle amiche fantastiche. Una famiglia che mi voleva bene. Rendimento scolastico sopra la media. Ed un uomo che si prendeva cura di me. Qualcuno a cui avevo donato il mio cuore, e che ora lo teneva in una campana di vetro, lontano da tutto, solo per lui. Un piccolo tesoro da godersi. Mi tornarono alla mente quegli occhi. Neri, come il cielo notturno, e profondi, come l’anima di quell’uomo. Il professore che aveva subito mille torti, commesso sbagli, ma che infondo era un uomo buono. Quel naso un po’ pronunciato, ma che io trovavo estremamente attraente. E le labbra. Quelle che mi avevano regalato il bacio più bello della mia vita. Quelle mani così calde, che trasmettevano un’energia che arrivava al cuore. Quanto avrei dato per poterlo stringere a me nel sonno. Come in quei momenti fortuiti. Eppure, anche solo vederlo sorridere mi rallegrava. Il suo sguardo mi illuminava, e avevo voglia di sorridere anche io. Perché sapevo che Severus non sorrideva ad ogni persona, e che era una cosa solo per me. Sarebbe stata una settimana dura. Però dovevo farcela. Avrei vissuto quei giorni pensando che sabato l’avrei visto. Confrontandoli agli anni passati, mi sentii un po’ fortunata. Mi accorsi di essermi innamorata di lui alla fine del primo anno. Ero ancora una bambina quando vidi la nostra immagine nello Specchio delle Brame. E non capii. All’inizio del secondo anno iniziai ad arrossire ogni volta che mi interpellava. Con il passare del tempo peggiorai, però mi decisi a reprimere questo sentimento. Così uscii con qualche ragazzo. Fino a che un Corvonero mi chiese di uscire, dopo il Ballo del Ceppo, l’anno prima. Io accettai e, dopo una settimana, mi misi con Josh. Un mese dopo, lo mollai. Il mio amore per Severus ebbe la meglio. Non mi sembrava giusto ingannarlo. E poi, il pensatoio. Il bacio. La promessa. Strinsi in una mano il ciondolo. Se solo quei due anni fossero volati. Avrei potuto svegliarmi ogni mattina con Severus al mio fianco. Preparargli pranzo, cena e colazione. Stare con lui in veranda, nelle notti estive, magari con qualche bambino che schiamazzava in giardino. Eveline. Mi piaceva come nome. Oppure Violet. Poi, nelle sere d’inverno, infilarsi sotto le coperte ed abbracciarlo. Scaldarsi a vicenda. Non mi interessava di sposarmi ad appena diciotto anni. Mi sarei sposata anche in quel preciso momento, se non fossi stata una studentessa. Sospirai e tirai la testa indietro. Mi abbandonai ai pensieri, cullata da quel profumo inebriante e l’atmosfera rilassante. Solo quando mi accorsi di avere la pelle d’oca, uscii. Appena mi avvolsi l’asciugamano, l’acqua e le bollicine sparirono. La vasca era tornata pulita. Mi asciugai e mi vestii. Guardai l’ora. Erano le sette in punto. Decisi di andare diretta in Sala Grande, per la cena. Poi avrei passato la serata a chiacchierare con Hermione o a leggere. Per strada incontrai le mie due compagne di camera. Il tavolo era già pieno e i cibi erano appena comparsi. Fu un pasto abbastanza tranquillo, tra racconti su come avevamo trascorso il pomeriggio e battute. Fummo le ultime a lasciare la Sala Grande per tornare alla torre. Anna aveva deciso di stare con noi quella sera. Probabilmente per non farmi pensare a Piton. Quando arrivammo in Sala Comune ci avvolte un’atmosfera di sconforto. Nemmeno una mosca volava, e tutti gli studenti erano spaparanzati sui divani. C’era Neville che guardava nel vuoto. “Avanti gente! Cos’è questo mortorio?!” esclamò Anna. Alcuni alzarono la testa. “Abbiamo finito i passatempi… questo regime ci uccide!” rispose Ginny. Anna sbuffò esasperata. “Se non possiamo uscire, perché non facciamo festa qui? Il confettone è lontano, un po’ di allegria!” propose. Io annuii. “Ha ragione lei! Non vi riconosco più, siamo o no Grifondoro? E allora, facciamo un po’ di casino!” li incitai, battendo le mani. Fred e George si alzarono. Hermione scosse la testa divertita. George tirò fuori la bacchetta e fece comparire un tavolo per mix. Vi si posizionò dietro insieme al fratello. “E ora, musica!” dissi. Fred trasformò le tremolanti candele in luci intermittenti. “Come vuoi madmoiselle!” rispose galante George, iniziando a trafficare. Subito una canzone house partì a tutto volume per la stanza. “Che roba è?! Abbiamo richiesto musica!” rimbeccò Anna. Fred sorrise  e cambiò canzone. Get the Party Started, di Pink. “Così va meglio! Thanks Fred!” lo ringraziò la ragazza. Tirai un urlò di incitamento ed andai a tirare su dalle poltrone quelli che guardavano incerti la scena. Con un colpo di bacchetta, Ginny spostò in la le poltrone. Gli studenti a poco a poco si riunirono nello spazio libero. Io ed Anna ci guardammo soddisfatte. “E io che volevo leggere stasera!” esclamò divertita Hermione. Risi e la spinsi nella mischia. “Dai ragazzi! Ballate fino allo sfinimento! E…abbasso il confettone rosa!” gridò Fred, alzando in aria una mano a mo di Dj. Intravedemmo Harry e Ron mischiarsi agli altri. Il secondo, con movimenti goffi, cercava di ballare decentemente. Invece il primo, aveva iniziato a muoversi vicino a Ginny. Mary Kate ballava ondeggiando vicino a Lee Jordan. “Gridate con noi! Destination unknown, follow me and lets go!” esclamò Fred in coro con il fratello, sovrastando la musica. Si formò un unico coro. Perfino Anna cantò a ritmo dance. Ecco finire all’unisono le voci e la canzone. Una voce fece sobbalzare i ragazzi: Avril iniziava la sua Girlfriend. Le ragazze iniziarono ad atteggiarsi e a ridere tra loro. i ragazzi, le guardarono indecisi. “Per evitare una strage, aboliamo questa canzone!” disse George, cambiando. I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Ballai con le mie amiche al fianco per ancora qualche canzone, poi mi buttai su una poltrona per riprendere fiato. Guardai Hermione ed Anna muoversi in pista. Neville agitarsi accanto a Mary Kate. Ron cercare di raggiungere Herm. E Harry venire verso di me. “Stanca?” mi chiese, sedendosi nella poltrona vicino. Io annuii. “Eppure siete voi che avete creato questo casino…” sorrise, divertito. “Modestamente…io e Anna siamo imbattibili a creare cose così…dovremmo fare le animatrici…” risposi, con fare modesto. Harry rise. “È da un po’ che non rallegravate l’atmosfera…di solito tu ed Anna vi dileguate sempre dopo cena…” osservò, muovendo la testa a ritmo. Io scossi le spalle. “Impegni vari…” dissi, tranquilla. Harry mi guardò. “Come stai?” mi chiese ancora. Rimasi stupita da quella domanda. “Bene…perché?” dissi, curiosa. “Ho sentito che Josh ti sta tormentando…mi dispiace…non te lo meriti…” spiegò, evitando il mio sguardo. “Gra…grazie…” lo ringraziai, ancora più stupita. Lui scosse la spalle. Tra le luci intermittenti notai un leggero rossore sulle sue guance. “Sei una ragazza gentile e dolce con tutti…” disse, poi. Rimasi a bocca aperta. Stavo per rispondergli, quando si sentì una chiamata. “Ed ora, Anna e Giulia, si rechino qui vicino a noi! Per una bella danza della giungla!” disse Fred. Anna vene a prelevarmi per poi trascinarmi da loro. I Like To Move It, Move It. “Avanti, muovetevi ragazze!” ordinò George, imitando una mossa con il sedere. Le nostre compagne non sembravano molto convinte. Guardai Anna. Imitammo George, iniziando a muovere il sedere a tempo, mentre giravamo su noi stesse. I gemelli iniziarono ad imitare il cantante, così, poco a poco, le ragazze si sciolsero. Mary Kate iniziò a fare a gara con Lavanda, e Ginny trascinò con se Hermione. Fred abbandonò la sua postazione e venne a ballare con me, mentre George con Anna. Un po’ di coppiette casuali ci imitarono. Aveva iniziato a fare davvero caldo. E Fred ballava davvero bene. Però. C’era sempre quel pensiero che mi tormentava. Chissà cosa stava facendo Severus in quel momento. Anche se avevo la testa da un’altra parte, il mio corpo si muoveva. Non mi accorsi nemmeno del cambio di canzone. Anche perché Fred continuava a starmi addosso. Dopo aver ballato con Josh, il gemello Weasley era molto meglio. “A cosa pensi?” mi chiese, ad un certo punto. Tornai alla realtà dopo qualche minuto. “A…nulla…” risposi. Fred sorrise. “Sicura? Sembra che tu abbia la mente da tutt’altra parte!” osservò divertito. “Vorresti dire che ballo male?” chiesi, finta offesa. Lui scosse la testa. “Stai pensando al tuo innamorato?” tentò di indovinare. Sbuffai. “Perché tutti dite che ho un innamorato! Non c’è nessuno!” commentai, irritata. Fred rise per nulla convinto. Ballai fino alla fine della canzone, poi mi precipitai alla poltrona più vicina. Chiusi gli occhi e mi asciugai la fronte con il dorso della mano. Dopo essermi riposata, ballai ancora, per non pensare. La festa improvvisata finì alle undici e mezza. Hermione si buttò sul letto. “Ragazze, che serata!” sospirò, sfinita. Sorrisi, tuffandomi sulle coperte. Anna si accasciò a poco a poco sotto le coperte. “Ragazze…mettetemi il pigiama, sono troppo stanca!” ci pregò. “Ma nemmeno sotto tortura!” rispondemmo in coro io ed Hermione. Lei sbuffò. Strisciai fino al bagno, mi cambiai e tornai a letto. “Ho visto che ballavi con Fred…e anche molto appassionatamente…” ghignò Anna. Le tirai un cuscino. “Ce lo vedo Piton che ancheggia!” disse poi. Arrossii. “Guarda che dico a Draco che hai ballato con George!” la ricattai. Lei sbuffò, mentre Hermione rise. “Quanti dolcetti sono rimasti?” chiese. “Io li ho ancora praticamente tutti…” risposi, mentre gli occhi mi si chiudevano. “Bene! Allora domani sera serata tra ragazze! Come quando eravamo al primo anno…vi va?” propose il prefetto. Io annuii, oramai in vena di sonno. Appena Anna fu sotto le coperte, Hermione spense la luce. Ripensai a Severus, e una lacrima solitaria mi rigò la guancia. Scossi la testa e chiusi gli occhi. Ci addormentammo una dopo l’altra, stremate dalla serata. Con Mistery e Billy Joe che mi facevano compagnia anche quella sera. 
  
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