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Autore: dilpa93    23/12/2012    5 recensioni
'L’afferra per la cintura e, senza smettere di passare avidamente le sue labbra sul suo collo liscio, la trascina verso la camera da letto.'
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Everything can change'
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Gli sembra incredibile che sia lì, a qualche metro da lui al di là di una porta, ma nonostante questo non riesce a gioire. Possibile, quale stupido non sarebbe felice di riavere la moglie a casa, dopo tanto tempo, anche solo di poterla guardare, di poterle parlare senza il timore che venga scoperta, che questo comporti un pericolo?
Eppure è così, prova un senso di disagio, di paura, la stessa cosa che ha sentito quando l'ha vista un paio di giorni prima e aveva scoperto che forse la normalità stava per tornare…
 
 
 
Passeggiava con Ethan tornando a casa dopo essere stati a trovare Alexis.
Era strano che la sua bambina ora vivesse in una casa per conto suo, anche se effettivamente non è che fosse proprio sola.
Ma lui era un bravo ragazzo, se non si prestava troppa attenzione al nome; aveva un buon lavoro e, come gli aveva fatto notare una volta Kate, si vedeva che era innamorato della donna che per lui sarebbe sempre stata la sua piccolina.
 
‘È troppo giovane! Vivere in una casa… sola!’
‘Non sarà sola, c'è Josh con lei.’
‘Appunto, già il nome non è affatto rassicurante.’
‘Almeno lui non fa il medico…’
‘Fai dell'ironia?’
‘Scusa Mr. suscettibilità.’
‘E poi saranno 24 ora su 24 insieme. Le sue mani la toccheranno in posti… Non voglio neanche immaginare.’ Terminò schifato.
‘Penso che siano gli stessi punti in cui tu... Be’, hai capito.’
‘Ecco, ora avrò gli incubi.’ Melodrammatico come sempre 'Così sicuramente non mi aiuti ad accettare la cosa!’
‘Andiamo, smettila di fare il padre apprensivo.’
‘Ne parleremo quando sarà Ethan a dirci che andrà a vivere con la sua ragazza.’ Di tutta risposta ricevette un pugno sulla spalla ‘Ahio, se continui così me la disintegrerai!’
‘Rick, rilassati. La ama, si vede.’
‘Da cosa, mh? Da cosa lo capisci?’
‘Perché la guarda nello stesso modo in cui mi guardavi tu. In cui mi guardi tu.’
‘Non credo proprio detective, il mio sguardo è molto più sexy.’
 
Riemerse da quel ricordo solo quando sentì la voce di suo figlio chiamarlo.
“Papà, papà guarda!”
Il bambino aveva posto tutta la sua attenzione su un'ambulanza passata in quel momento, le cui sirene risuonavano prepotentemente lungo il viale.
Castle si arrestò improvvisamente colto da un’orribile sensazione; si ripeté più volte che non aveva niente a che fare con lui, che la sua famiglia era al sicuro e stava bene, ma non lo sapeva per certo, o almeno, non poteva parlare per tutti i suoi componenti.
 
In ogni pensiero che faceva spuntava Kate, anche in quelli più grigi… Assurdo ed inevitabile.
 
L’ambulanza si fermò poco distante, sulla strada di casa, e quella sensazione era talmente forte che non ci vide nulla di male nel fermarsi per dare un occhiata mentre le passavano accanto.
Un telo nero sul cemento fu l’unica cosa che vide, ma con gli anni passati ad indagare su omicidi non gli ci volle molto per capire che cosa questo nascondesse e che, senz’altro, la chiazza scura accanto non era succo di more.
Troppi pensieri, troppi ricordi; non era un bene, soprattutto per Ethan, vedere una scena del genere. Ma fu nell’istante in cui tentò di allontanarsi che sentì la sua manina scivolare via dalla sua, fu questione di un attimo… Non lo vide più.
Il cuore gli batteva all’impazzata mentre si faceva largo tra la folla.
I suoi occhi lo ritrovarono, stava correndo verso l’ambulanza, ma solo quando il paramedico che aveva davanti si spostò capì perché.
 
Restò paralizzato non sapendo che fare.
 
Sapeva che avrebbe dovuto urlare il nome di suo figlio e poi allontanarsi al più presto insieme a lui, ma la voce per farlo sembrava sparita, così come i piedi sembravano incollati irrimediabilmente all’asfalto.
Non poté fare a meno che fissarla, era una cosa che aveva sempre fatto anche quando lei gli diceva di smetterla. Allora lo faceva di nascosto, era qualcosa di proibito; la guardava e si perdeva in lei, nei suoi pensieri, nell’immagine di un futuro insieme.
 
Le luci blu delle sirene si riflettevano nei suoi occhi verdi, lo chignon che probabilmente si era fatta quella mattina era oramai distrutto; notò le mani, che accarezzavano i capelli di Ethan, rosse per il freddo soffermandosi sull’anulare sinistro dove prima risaltava la fede che ora teneva custodita nel cassetto del comodino.
 
Ogni notte la rigirava tra le dita facendola scivolare da una mano all’altra sussurrando, prima di rimetterla al suo posto, ‘buonanotte amore mio’ non sapendo che anche le labbra della donna mimavano le stesse parole.
 
 
 
La porta del bagno si apre e lei, avvolta nell’accappatoio bianco del suo uomo, si sofferma a guardarlo seduto sul bracciolo del divano mentre gli da le spalle.
“Questa è tua.” Mormora lo scrittore sentendola avvicinarsi senza neanche voltarsi, semplicemente alzando di poco sopra la sua testa la mano.
“Già…” Gli si mette accanto prendendogli la vera dalle mani.
“Finalmente è tornata al suo posto…” Dice con sguardo arrendevole.
“Che storia voleva che continuassi a raccontargli stasera? Sai, prima di far scorrere l’acqua ho sentito che te lo chiedeva.” Glielo chiede come una bambina timida.
“La nostra.”
La sua voce profonda le scalda il cuore, così come quella risposta che la fa sorridere, ma non è la stessa espressione che vede sul volto di chi le è vicino.
“Cosa c’è Rick, credevo che saresti stato contento.”
“Contento? E di cosa?” Il sarcasmo è sottile, ma non sfugge a lei.
“D-di cosa? Sono tornata a casa, siamo di nuovo insieme. Siamo di nuovo Castle e Beckett.”
“Già, e per quanto, eh? Per quanto?! Fino a che la Gates non ti affiderà un altro caso del genere.”
“Sai bene quanto sia raro, non penso capiterà più.” Sussurra carezzandogli il petto avvicinando il volto al suo. Deve baciarlo, sentire le loro labbra sfiorarsi, ne ha dannatamente bisogno.
“Si, bè, il fatto che tu lo pensi non è una certezza Kate.” Si scosta bruscamente. “Di eventi ‘rari’ in questi anni ne abbiamo avuti fin troppi, non voglio un altro colpo basso, non è giusto per me, non lo è per te, e soprattutto non lo è per Ethan. Hai idea di come sia stato difficile spiegargli che saresti stata via più del previsto, che non saresti tornata in tempo per Natale? Per tre settimane non è riuscito ad addormentarsi se non c’ero io nella stessa stanza con lui. Continuava a domandarmi dove fossi, è arrivato a chiedermi se fosse colpa sua, se te ne fossi andata per colpa sua!”
 
 
 
‘Ehi cucciolo, cosa ci fai qui? Avevamo detto che stanotte avresti dormito nella tua stanza.’
Il bambino si strinse di più al cuscino rannicchiandocisi attorno, portando le gambe al petto; Il labbro inferiore spinto in fuori e gli occhietti lucidi.
Lo scrittore sorrise scuotendo il capo ‘Va bene, ma questa è l’ultima. Non vorrai lasciare solo il tuo orsetto così a lungo’.
Ethan sollevò il pancino lasciano libero il braccio, e nella mano teneva stretto il pupazzo. ‘Uh! In questo letto c’è un ospite a quanto pare…’
‘Può restare anche lui?’
‘Certo, ma ora si dorme.’ Disse bonariamente baciandolo sul capo.
Si stese sul letto accanto al figlio, dal lato sinistro, quello di Kate; sa che è impossibile, eppure gli sembrò di sentire il suo profumo sulla federa, anche se era fresca di bucato.
In poco tempo il suo respiro si fece pesante, così come le palpebre; non ebbe scampo ed inerme si lasciò trascinare nel mondo dei sogni.
 
Sentì la sua schiena contro il proprio petto, prima che un calcio gli arrivasse dritto diritto negli stinchi. Di malavoglia aprì gli occhi e guardò la sveglia sul comodino ruotando il capo; erano passate solo un paio d’ore da quando erano andati a dormire. Con attenzione si sollevò leggermente facendo peso sui gomiti. Ethan aveva gli occhi bene aperti, vispi nonostante l'ora; gli carezzò la fronte scostandogli i capelli corvini.
‘Ancora non dormi? Ma lo sai che ore sono?’ Rise per marcare il tono scherzoso usato. Il piccolo non rispose se non con una rapida scrollata di spalle.
‘Hai fatto un brutto sogno?’
‘Mamma mi voleva?’ Fu poco più che un sussurro, ma trafisse il cuore dello scrittore come una pugnalata. Di certo non ti aspetti una domanda del genere da un bambino di 5 anni, ma lui sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, era giorni che, osservando il comportamento di suo figlio, la stava aspettando.
Era un bambino curioso, aveva preso da lui del resto, ed ogni qualvolta lo sentiva dire ‘posso chiederti una cosa?’, tratteneva il respiro.
Ma a quell’ora non era preparato… affatto.
Si mise seduto, poggiato allo schienale del letto; fece scorrere le mani sul viso, ma non era necessario, quella domanda gli aveva fatto gelare il sangue svegliandolo.
‘Certo che ti voleva. Vieni qui…’ Lo prese in braccio facendolo accoccolare al suo petto ‘Ascoltami bene, non devi mai pensare che mamma non ti voglia. Tu sei la cosa più bella che le sia capitata, che ci sia capitata. Ti abbiamo voluto tanto ok? La mamma ha lottato tanto per farti nascere, e quando sarai più grande ti racconterò anche questa storia.’
‘Allora perché è andata via, perché non torna? Ho fatto qualcosa?’
‘Vedi… tu lo sai che lavoro fa la mamma, non è vero?’
‘Si, è come un super eroe, acciuffa i cattivi e li mette in prigione.’
‘Bravissimo, è una supereroina, e le è stata affidata una missione moooolto importante e segreta. Solo che ci vuole un po’ più del previsto a catturare il cattivo questa volta, e non può tornare perché non vuole che ti succeda qualcosa, d’accordo…?’ Annuì deciso ‘Vuole solo proteggerci campione, ma vedrai, tornerà presto.’ Ma non glielo promise, non poteva, perché non era sicuro che quello che sperava sarebbe accaduto veramente.
 
 
 
“Hai ragione, non ne ho idea, ma sei stato bravo. Talmente bravo che Ethan mi è corso in contro e mi ha abbracciato, non mi ha rifiutata, non ha cercato di farmela pagare per essere stata via, per aver fatto il mio lavoro!”
“Quello non è il tuo lavoro, il tuo lavoro è cercare gli assassini riuscendo a tornare a casa la sera. Si, delle volte tardi, magari a mezzanotte, alle undici e non potrai vederlo sveglio, ma lui saprà che ci sei, che sei tornata per rimboccargli le coperte. Questo è il tuo lavoro, quello di detective della omicidi, il lavoro che ti permette di tornare dalla tua famiglia!”
“Complimenti, le parole sono sempre state il tuo forte e sei riuscito a farne una carriera, ma non siamo tutti fortunati come te. Io ho lottato per arrivare a farmi questa posizione, per diventare la migliore detective della città e riuscire a dare giustizia a chi non può farlo da solo, non chiedermi di rinunciarvi.”
“Infatti non te lo sto chiedendo, non te lo chiederò mai, lo sai.”
“Allora quel è il tuo problema?”
“Che ho paura di essere di nuovo felice dannazione!”
“P-paura?”
“Si Kate, paura! Non ti sei resa conto? Ogni volta che la vita sembra sorriderci qualcosa o qualcuno ce la rovina. E sono così stanco…”
“Pensi che io non sia spaventata? Che anche io non sia stanca o non abbia avuto timore di non poter vedere più te o Ethan, specialmente l’altra notte? Non sto dicendo di far finta che non ci sia mai accaduto niente, ma di imparare ad apprezzare ancora di più le cose positive, anche quelle che ci vengono offerte nei momenti più bui. Me lo aveva insegnato anni fa mio padre quel giorno a Coney Island, e tu me lo hai ricordato ogni giorno da quando sei arrivato al distretto. Lascia che ora sia io a ricordartelo.”
 
Il silenzio aleggia leggero nella stanza, come le ali di una farfalla che si muovono impercettibilmente lasciando che solo un leggero ronzio si possa sentire, proprio come in quel momento si riesce a sentire solo il battito dei loro cuori.
Lentamente gli posa le labbra sulle sue carezzandole con la lingua; lui non riesce a trattenersi, e come quella sera di tanti anni fa la spinge con veemenza contro la porta.
Ha finalmente capito, nel momento esatto in cui lei lo ha baciato, la paura e l'agitazione non ebbero più senso, si erano dissolte; avevano perso il loro significato quando le loro mani si erano intrecciate lungo i fianchi della donna.
 
L’afferra per la cintura e, senza smettere di passare avidamente le sue labbra sul suo collo liscio, la trascina verso la camera da letto.
 
La porta si chiude e l’accappatoio cade.
 
Kate inizia a spogliarlo con naturalezza, mentre sente le mani dell’uomo viaggiare frenetiche sulla sua pelle ancora umida. Gli carezza la schiena possente che pare andare a fuoco sotto il suo tocco come una fiamma ardente, fiamma che vacilla quando un brivido lo scuote mentre sente le dita di lei sfiorargli i bottoni dei jeans slacciandoglieli.
Lo scrittore non riesce a staccare le labbra da quelle della donna, sono attratte irresistibilmente le une dalle altre.

Entrambi nudi, ansimanti, rotolano tra le lenzuola in quella lotta tra amanti, un modo per sfogarsi, per sciogliere le pressioni, per ritrovarsi. E chissà che la felicità non decida di tornare da loro proprio questa sera, facendosi scoprire però solo tra qualche mese…
 
Solo il futuro avrebbe potuto dirglielo.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Sarà così? Arriverà quella felicità? Io ci spero :)
Vi auguro di cuore di passare delle buone feste!
Buona serata
Baci
  
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