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Autore: Madapple    10/07/2007    4 recensioni
[ EDIT: pubblicata nel 2007 con il nickname Arcadia_Lovegood ]
Se due persone sono amiche, si aiutano perchè vogliono. Non perchè devono.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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di Arcadia_Lovegood

(Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi appartengono alla mitica JK Rowling)

I rapporti interpersonali tra adolescenti si basano per la maggior parte su solide basi come il tornaconto personale, dove nessuna delle parti si ribella all’altra poiché ogni giorno uno dei due favoreggia l’altro e l’unico collante che tiene unito questo rapporto in una salda stretta è la sopportazione dei comportamenti altrui.

Ma in amicizia, il sentimento più raro del mondo in termini di autenticità, il dare e avere avviene in automatico e senza alcun obbligo di restituzione entro un limite di tempo.

Se due persone sono amiche, si aiutano perché vogliono. Non perché devono.

E chi meglio di Hermione Granger poteva dire di essere “una buona amica”?

Aveva rischiato la vita innumerevoli volte per Harry Potter e l’avrebbe fatto ancora se si fosse presentata l’occasione.

Non avrebbe mai detto di no al suo migliore amico.

Così come avrebbe sempre svolto le ricerche più difficili e noiose per Ronald Weasley, difeso Ginny quando veniva accusata di eccessiva vivacità e perfino ascoltato Neville in una delle sue interminabili teorie su quale fosse la migliore condizione climatica per la sana e robusta crescita delle Begonie.

Sì, Hermione era più che una buona amica. Era l’amica per eccellenza.

Le ispezioni del tardo pomeriggio erano un compito alquanto stressante per un Prefetto.

Hogwarts aveva un numero indefinibile di nascondigli nei quali gli studenti meno rispettosi delle regole potevano progettare di compiere azioni illegali ai danni di altri studenti, o peggio di alcuni insegnanti, senza essere visti.

Ma Hermione svolgeva attenta anche questa mansione.

Del resto, un Prefetto che si rispetti non avrebbe mai snobbato un suo dovere.

Eppure quel giorno, nel profondo del suo cuore, avrebbe voluto mandare tutti a quel paese e finire la giornata stesa a pancia in su sul soffice tappeto della Sala Comune insieme agli altri.

Ron si era beccato l’ennesima influenza e se ne stava comodamente sdraiato in un letto dell’Infermeria coccolato da tutti e sotto le attente cure di Madama Chips.

Così, la Grifondoro so-tutto-io aveva ben due aree della scuola da sorvegliare: la sua e quella di Weasley.

Quel pomeriggio, però, tutto sembrava stranamente tranquillo.

Di solito i corridoi pullulavano di studenti chiassosi che non facevano altro che infrangere regole minuto per minuto, anche solo respirando.

E invece, sembrava non essere Hogwarts. Almeno, non la solita.

Che fosse ritornata la Umbridge!?

Un piede davanti all’altro ed Hermione aveva controllato senza alcuna interruzione tutta Hogwarts.

Aveva ispezionato anche aree che non erano di sua competenza, tant’è che un Prefetto di Tassorosso le aveva chiesto più volte cosa ci facesse lì, ma lei si era meravigliata talmente tanto della situazione, che non sapeva capacitarsene.

Fece svariate volte il giro degli stessi corridoi in cerca di qualcuno da scovare, di studenti in rivolta, ma puntualmente non aveva notato alcun comportamento fuori regolamento.

Finché, la sua attenzione non venne attratta da uno strano sibilo.

Un suono simile ad un pianto strozzato.

Svoltò l’angolo e uscì fuori, andando su uno dei balconcini di pietra dei piani alti.

Stupita, si accorse che a piangere era lei. Pansy Parkinson.

Avvolta nel mantello e con le mani a coprirle il viso, la Serpeverde dagli occhi corvini non si accorse neanche che Hermione era lì.

La Granger fu tentata più volte di lasciarla da sola e di non intromettersi, anche perché sapeva che dalla Parkinson avrebbe ricevuto solo una ricca quantità di insulti.

Eppure la sua indole sensibile e altruista la spinse nella sua direzione.

Quando Pansy si accorse di non essere sola, fece di tutto pur di non farsi vedere in quello stato.

- Dannazione, Granger! – esclamò dandole le spalle – Che cavolo vuoi!?

Hermione si interrogò sul perché non se ne fosse andata, ma era inutile ormai. Se l’era proprio cercata.

Tanto valeva continuare ad essere gentile – Volevo solo sapere se stavi bene…

- Magnificamente! – rispose l’altra in modo sgarbato e diretto – Ora sparisci!

Non se lo fece ripetere due volte. Si era beccata la giusta dose di cattive maniere e adesso poteva andarsene con la coscienza a posto dopo aver chiesto ad una ragazza in lacrime se andasse tutto bene.

Le voltò le spalle e si diresse verso l’interno del castello, ma Pansy le bloccò improvvisamente un braccio.

Guardandola, Hermione notò che teneva una sigaretta stretta tra le labbra.

- Hai da accendere? – le chiese con un filo di voce.

Il fatto che le stesse rivolgendo una domanda in tono più o meno gentile, non sconvolse Hermione più di quanto non avesse fatto il contenuto della domanda stessa.

Prima di tutto, un Serpeverde che chiede da accendere ad un Grifondoro presume che quest’ultimo non solo sappia fumare, ma che soprattutto lo faccia a scuola.

Secondo: Hermione era un Prefetto e indubbiamente aspirare nicotina nei corridoi di Hogwarts era uno di quei comportamenti che andavano assolutamente vietati e di conseguenza puniti.

Per un attimo, si convinse che la stava soltanto prendendo in giro.

Ma Pansy non sembrava ironica. Anzi, stava ancora aspettando una risposta.

- Io non fumo – si limitò a rispondere Hermione.

La Serpeverde alzò gli occhi al cielo prima di posarli nuovamente su di lei – Dovresti iniziare, sai? – le consigliò, iniziando a frugare nelle tasche della toga.

La Granger rimase lì a fissarla.

Qualcosa le impediva di strapparle la sigaretta di bocca e compiere il suo dovere, ma non sapeva cosa fosse.

Forse, era che poco prima l’aveva vista piangere e le era sembrata quasi umana.

Però non poteva fare altrimenti. Era vietato fumare ad Hogwarts.

- Me ne frego delle tue regole, Granger – aveva risposto Pansy alla sua richiesta di mettere via la sigaretta.

- Sarò costretta a togliere dei punti alla tua Casa e a riferire tutto quanto al Preside.

La Parkinson abbandonò l’impresa di trovare nelle proprie tasche cosa stesse cercando e si passò una mano tra i capelli.

Il suo sguardo scuro si velò di lucidità. Poco dopo, lacrime copiose fuoriuscirono violente dai suoi occhi.

Era di sicuro seccata e amareggiata dal fatto che avesse ceduto dinanzi ad una Grifondoro.

O peggio, La Grifondoro.

Ma non seppe trattenersi, poiché qualcosa era accaduto quella sera e, nonostante tutto, ne stava soffrendo.

Hermione le porse un fazzoletto, ma Pansy lo guardò a lungo prima di accettarlo.

- So che non è come una sigaretta, ma almeno eviterà che ti coli il trucco – disse per rompere il silenzio.

Pansy sorrise asciugandosi le lacrime – Non uso cosmetici se proprio vuoi saperlo.

- Vorrei sapere cosa è successo – confessò Hermione senza neanche rendersene conto.

Cosa poteva mai importarle della vita intima di Pansy Parkinson?

La Serpeverde abbassò lo sguardo – E a te cosa importa – disse stringendo il fazzoletto nel pugno della mano destra – La tua vita sembra essere il ritratto della perfezione e di sicuro i tuoi amici non ti trattano come un oggetto umiliandoti davanti a tutti!

Draco Malfoy. Sempre lui.

Causa della sofferenza di tanti studenti, di tante ragazze. E anche della sofferenza di Pansy.

Non che se ne meravigliasse, ma Hermione pensava che almeno con i propri compagni di Casa, con quelli che gli erano sempre stati fedeli, fosse quanto meno equo.

- Malfoy è solo un bambino – constatò la Granger.

Gli occhi di Pansy la trafissero – E tu sei una Mezzosangue invadente!! Perché non te ne vai e mi lasci da sola!?

- Tu non vuoi essere lasciata sola – spiegò Hermione – Non mi avresti trattenuta.

- Volevo solo fumare…

- Qui ad Hogwarts è vietato, te l’ho appena detto.

- Non m’interessa! – ribatté violenta – Se sai come accedere questa maledetta sigaretta, resta pure! Altrimenti…

Non riuscì neanche a finire la frase.

Hermione estrasse la bacchetta e con un incantesimo ne infiammò la punta, avvicinandola al viso della Parkinson.

Pansy attese qualche secondo prima di sporgersi verso la fiamma e tirare su a grandi boccate.

La Granger poteva avere ben altre intenzioni in quel momento, tipo incendiarle i vestiti e porre fine ai suoi problemi.

Eppure, andò contro il regolamento. Per lei.

- Grazie – disse poco dopo aver soffiato via tutto il fumo – Pensavo che trasgredire le regole fosse un comportamento riservato a San Potter e Lenticchia…

- Si chiamano Harry e Ron – puntualizzò Hermione – e sappi che mi meraviglio di me stessa per ciò che ho fatto.

- Mai quanto me. Ne avevo veramente bisogno, in questo momento. Ti devo un favore.

La Grifondoro sorrise e si diresse verso i corridoi.

Non voleva nulla in cambio.

- Cos’è quel sorriso? – chiese Pansy, prima che se ne andasse – Cerchi di essere gentile con me, Granger?

- Sì – rispose diretta, senza neanche voltarsi – E non mi devi niente.

- Invece sì, Granger – chiarì la Serpeverde, lasciando cadere la cenere sul pavimento – Io e te non siamo amiche e nella mia concezione del nostro rapporto, a questa tua azione caritatevole deve corrispondere una mia altrettanta buona azione. Non ho intenzione di passare per la miracolata, quindi il mio debito nei tuoi confronti verrà sicuramente ripagato.

Hermione allora si voltò verso Pansy, sorridendole ancora – Se proprio ci tieni, fa’ pure, ma sappi che io non ti ho chiesto niente.

Rientrando nel castello, Hermione si imbatté nuovamente nel Prefetto di Tassorosso.

- Trovato qualcosa, Granger? – chiese ironico.

Lei ci pensò su un attimo – No – rispose poco dopo – nessuno ha trasgredito le regole oggi.

E chissà perché non si sentì minimamente in colpa ad aver mentito.

Qualche anno più tardi, il quartier generale dell’Ordine della Fenice venne messo a soqquadro da un gruppo di Mangiamorte al servizio di Lord Voldemort.

Naturalmente il loro scopo principale era quello di catturare il Bambino Sopravvissuto e portarlo all’Oscuro Signore, ma Hermione riuscì a portarlo via dalla Tana prima che fosse trovato.

Scappare di notte era molto più sicuro, poiché ci sarebbero state maggiori possibilità di non essere visti.

Harry era ferito.

Il giorno prima aveva combattuto faccia a faccia con Lucius Malfoy e il Mangiamorte l’aveva colpito violentemente ad una gamba.

Camminava a fatica, Hermione doveva sorreggerlo per non farlo cadere.

Un fruscio alle loro spalle segnalò ad entrambi che non erano soli. Non più.

Li avevano trovati. Dovevano scappare, più veloce, più in fretta.

- Lasciami qui – esclamò Harry tenendosi la gamba – se mi prendono non ti daranno la caccia!

- Parla di meno e pensa a camminare – disse Hermione – Io non ti lascio solo!

Trascinarlo a fatica non fu sufficiente.

In poco tempo, un gruppo di Mangiamorte riuscì a circondarli, costringendoli a rifugiarsi in una foresta vicina.

Hermione era affaticata, ma ugualmente determinata a non permettere che il suo migliore amico fosse catturato.

Avrebbe combattuto con tutte le sue forse e avrebbe preferito la morte piuttosto che non aver tentato con tutta sé stessa di sfuggire ai Mangiamorte.

Fu allora che la vide.

Una profonda spaccatura in una roccia, abbastanza grande da poter riparare entrambi.

- Harry, andiamo a nasconderci lì – suggerì all’amico, ma non ricevette risposta.

Sembrava che stesse perdendo conoscenza. La ferita alla gamba non era del tutto guarita. Perdeva sangue ed era infetta.

Così, dovette spingerlo lei all’interno dell’insenatura facendogli poggiare la testa sulle sue gambe.

Con una mano gli accarezzava i capelli per farlo sentire al sicuro.

In un modo o nell’altro ce l’avrebbero fatta.

In quel momento, i Mangiamorte circondarono la zona e si sparpagliarono tra la foresta per cercarli in ogni angolo.

Tra loro, c’erano sicuramente anche delle donne. Erano chiaramente distinguibili dalle voci.

Hermione ne vide uno avvicinarsi alla roccia e senza poterlo evitare, iniziò ad avere paura e a piangere.

Provò a respirare meno rumorosamente e d’istinto strinse Harry a sé come a volerlo difendere ancora di più.

La figura scura si fece molto vicina, finché non scoprì il nascondiglio e si abbassò per guardare all’interno della spaccatura.

Per la Granger sembrava essere giunta la fine, ma nonostante tutto, estrasse la bacchetta pronta allo scontro.

Ma con suo grande stupore, il Mangiamorte si tolse il cappuccio e illuminò l’insenatura con l’aiuto della propria bacchetta, rivelando il suo volto.

Pansy Parkinson fissava entrambi attraverso i profondi occhi scuri.

Li vedeva chiaramente in difficoltà. Erano vulnerabili e completamente privi di reagire al nemico.

Un rumore di passi richiamò l’attenzione all’esterno del nascondiglio. Qualcun altro stava arrivando.

- C’è qualcuno lì? – chiese un Mangiamorte rivolgendosi all’ex Serpeverde.

Le due ragazze si guardarono a lungo, finché Pansy non le sorrise.

Alzandosi in piedi mise di nuovo il cappuccio coprendosi il volto e si diresse verso gli altri.

- Ho setacciato ogni centimetro di questa zona – disse – non c’è traccia di loro. Devono essere scappati ad ovest.

Mentire non era mai stato così naturale, per lei.

Grazie all’aiuto di Pansy, Hermione riuscì a portare Harry al sicuro.

Probabilmente se li avessero trovati, quella notte, sarebbero morti entrambi nel giro di poche ore.

Pansy Parkinson si era ampiamente sdebitata, così come aveva garantito anni addietro.

Eppure Hermione non riusciva ancora a credere che l’avesse fatto davvero.

Del resto, aveva semplicemente lasciato che fumasse una sigaretta quando andavano entrambe a scuola.

E Pansy, in cambio, aveva salvato la vita a lei e ad Harry.

Forse la Parkinson sapeva quanto importante fosse Potter per lei.

Per Hermione, probabilmente, la vita Harry equivaleva per Pansy tanto quanto una sigaretta in un momento buio.

Strano paragone, senza ombra di dubbio.

Ma erano pur sempre una Grifondoro e una Serpeverde.

I membri di queste due Case non potevano essere più diversi.

Eppure qualcosa sembrava sempre legarli, inevitabilmente.

E per una volta, non era la voglia di annientarsi a vicenda a fare da filo conduttore.

Potevano dirsi ampiamente soddisfatte.

Forse erano state le prime a rendere l’amicizia tra Grifoni e Serpi non più solo un’illusione.

- Si nascondono in una soffitta nei pressi di Silwood Road – disse il Mangiamorte.

- Ne sei sicuro? – chiese Lord Voldemort.

- L’informazione ci è pervenuta da una di noi. La Mangiamorte Pansy Parkinson ci ha condotti da loro.

- Perfetto!

Appunto. Forse.

°*°*°*°*°*°*°*°*°

Nota dell'autrice:

Salve! E' da tanto che non pubblico qualcosa... la verità è che sto cercando in tutti i modi di concretizzare una Long-fic che è tutta nella mia testa ^^

Ma tra una pausa e l'altra, ho avuto questa idea che non sono riuscita proprio ad accantonare... Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate (nel bene o nel male ^^)

Ringrazio anticipatamente tutti voi, un bacio!

Arcadia_Lovegood

  
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