Si era addormentato, era crollato sul tavolo del bar dopo il primo bicchiere di Sakè, non reggeva l’alcool, e questo lui l’aveva imparato molto bene, nonostante il suo continuo negarlo.

Era una sera come tutte le altre, la luna piena era alta in cielo e illuminava tutto come se fosse giorno, nella locanda squadre ninja erano riunite per festeggiare, per ragionare sulla prossima missione, o semplicemente per riposarsi . Quelle sere erano le peggiori, tutto le ricordava lei, che era sempre nei suoi pensieri, nei suoi sogni, nelle sue voglie, come una tortura infinita. Poteva buttarsi sull’alcool, sul bere, sull’ubriacarsi fino al mattino dopo per non stare lì a pensarci, svegliarsi il giorno seguente e proseguire con il suo piano, ma non ci riusciva, perchè lui aveva imparato a reggere tutto, almeno era ciò che pensava. Non sarebbe durato tanto, quell’inferno prima o poi sarebbe sparito, svanito, risucchiato nella sua realtà illusoria.

Sbattè il bicchiere sul tavolo e uscì fuori, lasciando Sasuke lì, addormentato, uscì a fissare il cielo, come faceva ogni notte, sedendosi su ciò che gli capitava di fianco. Poteva restare lì tutta la notte, a meditare, a pensare, a ricordare. Mentre Kakashi era a piangere sulla sua tomba lui era lì, vivo e vegeto, pronto ad agire, pronto a far cadere l’intero mondo nella disperazione per un suo banale capriccio. Ci aveva sperato, ci aveva creduto in quel mondo di cui gli aveva parlato Madara, un mondo  di sogni, felice, senza tristezza e sofferenza… era davvero possibile? Era perfettamente consapevole che ciò che stava facendo non era il volere di Madara, lui continuava per la sua strada, non l’aveva mai considerato un suo alleato, e né aveva intenzione di cominciare adesso a farlo.

Nagato… quel bastardo Uzumaki avrebbe dovuto resuscitarlo, ma quel ragazzino sedicenne con chissà quali parole, era riuscito a riaccendere un sentimento di speranza nel suo cuore, e aveva perso l’ennesima pedina, la più importante.  

Naruto, l’eroe di Konoha, il futuro candidato a diventare hokage, lo specchio che rifletteva il suo passato: in alcuni atteggiamenti gli assomigliava fin troppo, quando l’aveva fissato dritto negli occhi, immedesimandosi in Madara, gli aveva detto di vedere il suo rivale, Hashirama, negando a se stesso di vedere in quell’azzurro del suo sguardo il “vecchio” Obito.

Qualcosa interruppe il suo meditare, udì dei passi lenti e non ci mise molto ad accorgersi che un ragazzino barcollante che conosceva ormai molto bene si stava avvicinando a lui.

"Madara, dove eri… finito"

"Sono uscito a prendere aria. Torniamo al covo, Sasuke."

L’ultimo giovane Uchiha, Sasuke. L’unico superstite del massacro, risparmiato dal suo fratellone Itachi. Una volta di Konoha, ora una pedina nel suo folle gioco. Un sorriso perverso si delineò sulle sue labbra, l’aveva manipolato alla perfezione, ed era fiero di essere riuscito a farlo. Prima la verità di Itachi, poi l’incontro con il suo vecchio team, occasioni perfette per alimentare il suo odio, fondamentale per gli Uchiha, essenziale per lo sviluppo dello sharingan. Il suo giovane allievo aveva scelto la strada dell’odio, cadendo sempre di più nel buio senza più possibilità di uscirne. Ancora ricordava con piacere la scena di quando, senza esitazione, con il suo chidori, trafisse Danzo senza calcolare minimamente la sua “compagna” di squadra Karin. Ben fatto. Ora eccolo lì, ricercato da tutto il mondo ninja.

L’indomani ci sarà da divertirsi all’assemblea dei Kage.