Anime & Manga > Project K
Ricorda la storia  |      
Autore: Phantasmagoria    24/12/2012    2 recensioni
[SaruMi]
Motivi validi - e non - per i quali Saruhiko Fushimi e Misaki Yata non possono che essere l'uno l'anima gemella dell'altro.
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Misaki Yata
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

What's a soulmate?


 

It’s uh… Well, it’s like a best friend, but more.

“Ecco, così... tieni su le braccia, alzale ancora un po'... cos- no, NO! Dannazione Saru, sei un disastro!” gridò Misaki correndo nella sua direzione con un sorrisetto divertito tra le labbra, mentre lui ed il maledetto skateboard del più basso erano entrambi spalmati a terra dopo una rovinosa – quanto comica – caduta. Giurò persino di aver sentito i pantaloni della divisa scolastica strapparsi. Idiota di un Misaki, domani sarebbe stato tutto indolenzito. Lui e la sua mania di coinvolgerlo in ogni cosa, dal mangiare verdure - “almeno assaggiale, maledetto testardo!” - al fare un giro su quell'attrezzo traballante del quale proprio non sarebbe mai riuscito a fidarsi.
Almeno gli occhiali si erano salvat-... come non detto. Erano anch'essi a terra; una lente completamente frantumata ed una stanghetta piegata dal doloroso impatto col suolo che aveva preceduto il suo antiestetico rotolare come un sacco di patate per i due metri successivi.
Maledetto Misaki, lui e quella sua capacità di convincerlo sempre.
E mentre a tastoni cercò di rialzarsi aiutandosi coi palmi doloranti – sbucciati, forse – avvertì la consistenza di un paio di mani attorno al proprio bacino. Poi una risata mal celata, probabilmente l'ennesima.
“Però io te lo avevo detto di alzare le braccia.”
Probabilmente era la momentanea cecità a fargli avere quei pensieri. Ma Saruhiko Fushimi non si preoccupò nemmeno per un istante di rispondere sarcasticamente a quell'ennesima frecciatina. Ogni fibra del suo ossuto corpicino da tredicenne sembrava essersi raccolta attorno al tocco gentile ed al tempo stesso deciso di Misaki che lo sosteneva da terra. Mentalmente e fisicamente si ritrovò proteso verso di lui e la sua boccaccia ed ognuna di quelle dita sottili sembrava passare oltre la stoffa della felpa blu scuro sino a scottarlo. Idiota di un Misaki, pensò ancora. Ma poi questi gli sorrise – o almeno questo fu ciò che gli sembrò di vedere – ed avvertì qualcosa contrarsi dolorosamente nello stomaco.
“Oi, Saru... non sei arrabbiato con me, vero?”
No, non avrebbe mai potuto: era il suo solo ed unico migliore amico. E quelle dita così calde, quella stretta tanto confortevole... gli tirò una gomitata leggera contro un fianco, sbuffando appena.
“Trova i soldi necessari a comperarmi un nuovo paio di occhiali e forse -- forse potrei non esserlo.”

Avrebbe tanto voluto riavere i suoi occhiali soltanto per vedere il sorriso vittorioso che spuntò sulle labbra del più basso a quelle parole.

 

It’s the one person in the world that knows you better than anyone else.

Misaki aggrottò appena le sopracciglia. Cosa ci trovavano le ragazze in quei test da quattro soldi delle riviste femminili non sapeva proprio spiegarselo. Erano ridicoli! E talvolta imbarazzanti ed a chi diavolo sarebbe mai interessato sapere a che ora del giorno preferivi far sesso col tuo partner?
Semplicemente assurdo. Ma quasi si dimenticò come respirare continuando a fissare quelle pagine colorate tra l'imbarazzato e l'arrabbiato, dondolandosi nervosamente sulla sedia sulla quale era seduto. Almeno stava leggendo quelle oscenità durante l'intervallo. Nessuno si sarebbe mai preso la briga di chiedergli cosa stesse leggendo nell'unico momento della mattinata che gli studenti potevano passare fuori dall'aula.
“Non dirmi che ti sei dato alle riviste da donna.”
Tranne Saruhiko, ovviamente.
Vano fu il tentativo di nascondere il maledetto giornale dietro la propria schiena, così come quello di cacciarselo in bocca sino a ridurlo ad una poltiglia irriconoscibile. Il corvino lo sfilò dalle mani di Misaki in un attimo di distrazione ed eccolo lì, gomiti puntellati contro il proprio banco ed occhi fissi sulle bizzarre domande accompagnate da immagini accattivanti che tanto l'avevano fatto indignare. Se soltanto si fosse azzardato a fare qualche commento gli avrebbe spaccato la faccia, pensò ferito nell'orgoglio.
Saruhiko, invece, scrollò le spalle e gli restituì la rivista. “Che test idiota. E' impossibile che riesca a conoscere qualcosa di chi lo fa, con queste domande così generiche e superficiali.”
Misaki gli tolse rapidamente la rivista incriminata da sotto il naso, un velo di inconfondibile rossore a sporcargli le guance distorte da una ghigno falsamente arrogante. “Tsk, tanto è impossibile che esista qualcosa o qualcuno che conosca una persona meglio di quanto si conosca lei stessa!”
Allora Saruhiko alzò il capo e lo fissò con forza, ben al di là degli spessi occhiali scuri che indossava e sin dentro le iridi dorate di Misaki. Il più basso non capì cosa avesse di diverso quello sguardo, ma per un istante sentì le ginocchia tremare e ringraziò mentalmente di trovarsi ancora seduto.
“Ti chiami Misaki Yatagarasu, ma preferisci dire a tutti soltanto Yata perché il tuo cognome ti sembra troppo lungo e noioso. Hai quattordici anni e sei nato il 20 Luglio sotto il segno del Cancro. Se non sbaglio il tuo gruppo sanguigno dovrebbe essere B e sei alto all'incirca 157 centimetri perché sei testardo e non capisci che dovresti bere più latte.”
“Co-... EHI, VORRESTI DIRE CHE SONO BASSO?”
Misaki non si chiese perché Saruhiko conoscesse tutte quelle cose o perché il bruciore che ancora non aveva abbandonato il suo viso ora gli sembrasse così piacevole. Saru era il suo migliore amico da sempre e presumeva dovesse essere semplicemente così.

 

It’s someone who makes you a better person.
Actually, they don’t make you a better person, you do that yourself because they inspire you.


Stessa scena, stesse posizioni. L'ennesimo pranzo consumato al vociare confuso dei tanti studenti che passavano loro alle spalle parlottando del più e del meno senza degnarli troppo della loro attenzione. Misaki piluccò distrattamente con le dita le verdure avanzate dal suo bento e Saruhiko non poté fare a meno di sentirsi bene. Da alcuni minuti era fisso sul movimento ripetitivo del più basso e sul suo lento portarsi alle labbra i minuscoli sottaceti che si era categoricamente rifiutato di mangiare, lasciandoli da parte così come accadeva ogni volta.
“Davvero vorresti essere più forte per avere un mondo tutto nostro?”
Non si era accorto che Misaki lo stava fissando e l'improvviso incontro con quelle iridi d'oro liquido lo fece sussultare appena. In un certo senso era come se si sentisse colpevole per quegli occhi che sembravano divertirsi a tormentarlo nei sogni più di quanto avrebbero mai dovuto. Anzi, forse i sensi di colpa erano per le sensazioni che provava una volta sveglio, sempre più strane e reali. Sempre meno consone ad un migliore amico come Misaki.
Annuì appena sistemandosi gli occhiali sul naso. “Sì.”
Misaki spinse di lato il bento ormai vuoto del più alto e lasciò sprofondare il viso nelle braccia abbandonate sul banco, stranamente serio. “Perciò non lo dicevi tanto per dire ieri?”
“Tch... no, idiota.”
“BEH, SCUSAMI SE VOGLIO ESSERE SICURO CHE TU ABBIA DETTO LA VERITA'!” Saruhiko dovette tapparsi momentaneamente le orecchie perché Misaki ed il suo temperamento focoso non erano certo un toccasana per i propri timpani. “Ho detto la verità, ovvio che l'ho detta! Perché diamine avrei dovuto mentirti su qualcosa che progettiamo insieme da sempre?”

Misaki si bloccò sul posto, il pugno precedentemente alzato in aria ed un'espressione arrabbiata che rapidamente lasciò spazio ad un'altra molto meno pericolosa. Saruhiko non poteva farne a meno: riuscire a spiazzare Misaki Yata era sempre un'esperienza straordinaria.
“A-ah. P-pensavo ti fossi tirato indietro.”
Saruhiko l'osservò e semplicemente pensò che non avrebbe mai potuto farlo, nemmeno volendo. Misaki era il suo collante speciale, la sola ed unica persona che avrebbe seguito in capo al mondo e persino oltre - se quell'ingordo non si fosse accontentato. Il suo migliore amico da sempre e per sempre; quel ragazzino orgoglioso ed impulsivo che digrignava i denti per un nonnulla e che riusciva tutt'ora a convincerlo a prendere parte ai progetti più strani. A Saruhiko poi, un mondo tutto loro di cui lui e Misaki sarebbero stati gli indiscussi sovrani non sarebbe affatto dispiaciuto.
“Anzi, ho pensato a che genere di poteri potremmo avere...” proseguì, aprendosi in un sorriso impacciato e microscopico. Perfino le discussioni infantili che avevano una volta finito di mangiare rimanevano le stesse e la cosa non gli dispiaceva affatto. Tutto era come doveva essere, compresa quella sensazione di leggerezza che si perdeva nell'eccitazione del più basso ed in tutti quei progetti privi di senso che avrebbe continuato a fare soltanto per avere lo sguardo di Misaki su di sé.

 

A soul mate is someone who you carry with you forever.

 

Ancora un altro passo e probabilmente sarebbe scoppiato a gridare per la gioia. Correre era fuori discussione essendo a scuola, eppure il bisogno di raggiungere Saruhiko il più velocemente possibile per raccontargli tutte le cose incredibili che gli erano successe rischiava di farlo esplodere.
“SARU DEVO DIRT-...”
Silenzio! Siamo in una biblioteca, Yatagarasu-kun.”
Si tappò la bocca con entrambe le mani e scivolando goffamente tra gli scaffali raggiunse il tavolo isolato al quale Saruhiko sedeva, circondato da libri e quaderni ed appunti svolazzanti scritti con la sua solita calligrafia minuziosa. “Aaah, spiegami perché riesci sempre a farti rimproverare dalla bibliotecaria.” mormorò il corvino ancor prima che Misaki si fosse messo seduto sull'unica sedia libera presente. Quasi in attesa della sua persona. Il sorrisetto strafottente che poi l'altro aveva sul volto pallido bastò a fargli ribollire il sangue. Dannato Saru, dannata biblioteca e dannato silenzio.
“Mi odia, credo sia ovvio.”
“Tch, paranoico.”
“Azzardati a ripeterlo se hai il cor-...”
Saruhiko si portò l'indice destro alle labbra intimandogli di fare silenzio. Come facessero ad essere migliori amici persino in quelle situazioni rimaneva un mistero. “Ma come sei spiritoso Saru. Così tanto che quasi eviterei di raccontarti tutte le cose incredibili che mi sono successe oggi.”
Misaki non colse direttamente il rapido irrigidirsi dei muscoli dell'altro, ma il suo silenzio bastò a farlo sorridere vittorioso. Entrambi detestavano venire lasciati in disparte dall'altro e la reazione di Saruhiko bastò a dargliene un'ulteriore conferma.
“Parla.”
Il più basso incrociò le braccia al petto, fingendo indifferenza. Saruhiko allora, sporgendosi verso di lui e reggendosi al tavolo con una mano, arrivò quasi a sfiorargli l'orecchio sinistro con le labbra.
“Parla Mi-sa-kiii...”
E Misaki, rabbrividendo, si allontanò da lui quasi finendo col sedere a terra per la sorpresa, paonazzo in viso. Cavolo, Saruhiko riusciva ad essere inquietante quando si rivolgeva a lui con quel tono di voce. Inquietante e qualcos'altro che non riusciva a classificare, ma che – dannazione! - rendeva di volta in volta il rossore sul proprio viso più ostinato.
“AAAH, E VA BENE!” e si tappò nuovamente la bocca: quella bibliotecaria era peggio di un pipistrello nel captare rumori fastidiosi. Si fece più vicino a Saruhiko, facendosi spazio tra le penne e gli evidenziatori dell'altro senza troppi problemi. “Ricordi Suoh Mikoto? Il ragazzo uscito da questa scuola tre anni fa, quello che la gente diceva si facesse chiamare Re?”
Le dita di Saruhiko andarono a sistemarsi gli occhiali neri. Non sembrava troppo interessato. “Il tizio dai capelli rosso fuoco e l'aria da gangster?”
Non aveva l'aria da gangster!”
Saruhiko scrollò le spalle lasciandosi sfuggire un tch biascicato. “Beh, indovina? E' realmente un Re! Ed ha addirittura un gruppo la cui base è collocata in periferia: l'Homra.” proprio non riusciva a capire come Saruhiko potessi rimanere così calmo. “Beh?
“Non dovevamo diventare noi i più forti per avere un mondo tutto nostro?”
Misaki lasciò correre una mano alla spalla di Saru, strattonandolo appena. “Ma non capisci? Lui è un vero Re che potrà darci dei veri poteri! Basterà unirci all'Homra e potremo fare qualsiasi cosa! Come se non bastasse Suoh Mikoto è un eroe!
Saruhiko lo fissava con espressione indecifrabile – ferita, forse, ma non riusciva a spiegarsene il motivo. Mikoto e l'Homra gli sembravano un'occasione pazzesca e proprio non capiva perché il corvino non riuscisse a comprendere la sua gioia.
“Ovviamente dovremo farlo insieme. Non andrei senza di te, mai e poi mai.”
E solo allora vide Saruhiko farsi meno teso, rincuorato da qualcosa che no, non aveva ancora una volta ben compreso. Gli sembrava scontato dire che avrebbe dovuto esserci anche lui. Erano rimasti insieme per così tanto tempo che pensava non ce ne fosse bisogno.

 

It’s the one person who knew you and accepted you and believed in you before anyone else did or when no one else would.


Saruhiko era convinto che quel posto non gli sarebbe mai piaciuto.
L'Homra era una famiglia si era sentito dire non appena messo piede in quello che aveva tutta l'aria di essere un bar d'importazione inglese e che invece era il covo del Re Rosso e del suo gruppo. Beh, al diavolo avrebbe voluto rispondere loro così, su due piedi. A lui non serviva una famiglia. Ne aveva fatto a meno per così tanto tempo che averne una ora gli sembrava inutile.
Aveva avuto Misaki però.
Il suo migliore amico, l'unica persona abbastanza interessante da non annoiarlo a morte e da – talvolta – divertirlo abbastanza da farlo sorridere. Misaki e lui soltanto, in quel piccolo mondo ritagliato e posto alla perfezione attorno a loro ed ai tanti litigi e discussioni che sembravano unirli ancor di più. Saruhiko pensava spesso che con quell'idiota di Misaki attorno, una famiglia sarebbe stata addirittura superflua.
Non sarebbero servite altre persone a ricordargli di mangiare almeno un po' di verdure a settimana, o di andare a farsi fottere quando si lasciava scappare il nome di Misaki in mezzo a tanta gente ed il più basso avvampava sino alle punte dei capelli perché, effettivamente, era un nome da ragazza. Bastava che ci fosse Misaki al suo fianco, con quegli occhi dorati e quella mania di saltargli sulle spalle all'improvviso tanto per infastidirlo, gridando che era una scimmia scorbutica ed incredibilmente antipatica.
Perciò, mentre un annoiato Suoh Mikoto lo fissava, non poté fare altro che restituire lo sguardo pensando a quanto tutto ciò fosse sbagliato. Non gli interessava una famiglia; non se ne faceva nulla di un Re da servire o di una manciata di persone sconosciute che si sarebbero congratulate con lui per ogni piccolo successo.
Non gli importava nulla di tutto questo.
“Saru, prendi la mano di Mikoto-san! Non brucia, non preoccuparti!”
Alle spalle del Re Rosso – in quella che sembrava essere un'altra dimensione - Misaki lo guardava in trepidazione, il volto ricoperto da una leggera patina di sudore e la canottiera scura che lasciava intravedere il marchio scarlatto sul petto, poco al di sopra del cuore.
Ecco di chi gli importava realmente.
Di quell'idiota iperattivo che lo fissava in un misto di speranza e determinazione ed impazienza e che si sporgeva oltre la folla soltanto per assicurarsi che Saruhiko sarebbe entrato a far parte della loro nuova famiglia.
Mikoto sospirò. “Allora?”
Al diavolo lui, al diavolo l'Homra, al diavolo tutti.
L'unica cosa di cui Saruhiko si preoccupò fu di guardare Misaki negli occhi mentre il fuoco passava dalla mano del Re alla propria e si avviluppava attorno al proprio corpo in centinaia di fiamme cremisi che sembrarono volerlo bruciare vivo quasi quanto le iridi dell'altro in quei suoi sogni sempre meno innocenti.
Kusanagi Izumo disse che era straordinario come due tatuaggi fossero comparsi nello stesso punto in due persone diverse. Un evento praticamente unico.
Saruhiko fu troppo occupato a litigare con Misaki che gli era saltato nuovamente sulle spalle per starlo a sentire.

 

And no matter what happens, you’ll always love her. Nothing can ever change that.

L'aria era densa di sangue e cenere.
Esplosioni di rosso e di blu squarciavano il cielo come lampi; vibrare di spade e grida in quella battaglia consumata all'ombra d'una Spada di Damocle in rovina e di poteri troppo grandi per essere controllati.
La terra era sempre terra, invece.
Sia quella dove Misaki Yata scaraventò Saruhiko Fushimi che quella dove, parecchi anni prima, lo stesso Saruhiko era finito cadendo dallo skateboard di Misaki, rompendosi gli occhiali.
“COMBATTI TRADITORE!” gridò Misaki, rosso di rabbia e di sangue; la stretta attorno a colletto della camicia sporca di Saruhiko non era più gentile come quella di quando erano ragazzini.
Fiamme cremisi e cobalto, corpi in tensione.
Una mano di Saruhiko si strinse attorno ad uno dei polsi graffiati del più basso, sempre troppo sottili per appartenere ad un uomo. Sempre troppo perfetti per essere stretti tra le sue dita.
“S-siamo frettolosi, Mi-sa-kiii... come al solito.”
Un pugno in pieno viso e Saruhiko sentì la mascella scricchiolare.
In quello scenario apocalittico che li circondava il rumore del respiro affannoso di Misaki sembrava essersi sostituito a tutto il resto. “STA ZITTO E COMBATTI, RAZZA DI SCIMMIA!”
La verità era che Saruhiko Fushimi avrebbe potuto uccidere Misaki Yata senza neppure sforzarsi troppo. Era forte, ma non abbastanza. E abbastanza buono da non averlo fatto fuori a sua volta ora che ne aveva l'occasione.
Ma Misaki e quel suo odio erano su di lui in tutto il loro splendore, col viso graffiato e gli occhi d'oro in fiamme. Oro su zaffiro, come in passato. Misaki lo guardava ed i capelli rossi gli carezzavano il collo chiaro, fiero come un animale selvaggio che si accingeva a divorare la sua preda.
Occhi liquidi iniettati di vendetta e rancore, gli stessi che Saruhiko Fushimi agognava su di sé, dei quali bramava la presenza bruciante ed orgogliosa che in quell'istante non doveva condividere con nessuno. Sfolgoranti e suoi, proibiti come il peccato di cui si macchiavano i suoi pensieri ogni volta che si azzardava a dar voce alle sensazioni che gli dilaniavano il petto.
Pensieri impuri. Carnali. Pensieri in cui Misaki gemeva e vibrava e Saruhiko piangeva contro il suo corpo caldo e nudo e questi lo abbracciava conficcandogli le dita nella pelle e nel tatuaggio carbonizzato sino a carpirgli il cuore.
Pensieri in cui Misaki era suo come in quel momento, col suo disgusto ed il suo fuoco. In cui ancora non riusciva a vedere tutto il suo dolore, in cui ancora non riusciva a capire perché Saruhiko avesse dovuto tradirlo e lasciarsi odiare con una veemenza tale soltanto per ottenere la sua attenzione.
Saruhiko lo spinse via con forza e Misaki barcollò per poi tornare all'attacco.
“COMBATTI CODARDO! COMBATTI!
Grida che erano come boati; calci e pugni che somigliavano ai passi di una danza mortale.
Saruhiko sperò che la Morte avesse gli occhi di Misaki. Misaki digrignò i denti e lo colpì ancora.
“CODARDO, TRADITORE, BASTARDO!”
Respiravano affannosamente entrambi ormai, l'uno di fronte all'altro coi vestiti strappati ed i muscoli contratti. “Continui a darmi del traditore quando non sono stato nemmeno io a tradire per primo!” tuonò Saruhiko, una mano corsa a scorticarsi il tatuaggio cremisi e la disperazione nello sguardo. Ormai non aveva niente da perdere.

Misaki lo fissò con occhi lucidi. Di rabbia, probabilmente. "NON DIRE STRONZATE, SEI STATO TU A VOLTARCI LE SPALLE!"
"ALLORA UCCIDIMI MISAKI!"

Il Sole si azzardò a filtrare timidamente dalla spessa coltre di nubi grigie che oscurava il cielo.
Saruhiko pensò che quei pallidi raggi intrappolati tra i capelli di Misaki fossero bellissimi, anche se questi singhiozzava contro il suo petto purpureo ed attorno a loro il tempo sembrava essersi fermato.
Vita e morte si concentravano e vorticavano assieme in quegli occhi lucidi che piangevano per lui, in quel corpo tremante stretto al proprio dimentico di ogni divieto o rancore.
"Mi-... m-... sak-... i..."
Non importava avrebbe voluto dirgli. Allungare una mano e carezzarlo piano.
“Mis-... ak-...”
Anche se non era riuscito a dirgli nulla, Saruhiko Fushimi si sentiva bene. Bene come quando pranzavano assieme e finivano per litigare come bambini o Misaki insisteva per fargli ascoltare una canzone nonostante stesse studiando. Azioni semplici in un mondo tutto loro.
Misaki era ancora la sua persona speciale e lo sarebbe stato per sempre.
“Misak-...”
“STA ZITTO IDIOTA, N-NON S-SFORZARTI!”
Anche se l'aveva tradito senza rendersene nemmeno conto, anche se si era dimenticato di ogni loro sciocca promessa. Anche se non avrebbe mai capito fino in fondo il tipo di sentimento che per anni gli si era agitato nel petto, né avrebbe mai potuto corrisponderlo.
Un sentimento folle, disperato, egoista.
A quella storia delle anime gemelle Saruhiko Fushimi non ci aveva mai creduto, ma morire tra le imprecazioni e le braccia di Misaki gli sembrò talmente tragico e perfetto da farlo sorridere.



 

- - -

Ebbene sì, ne sono ossessionata.
E quando un'ossessione prende il sopravvento, escono fuori one-short del genere. Complice e colpevole anche il discorso che fa da pilastro all'intera storia, tratto dal telefilm Dawson's Creek.

Immagino che ormai abbiate notato come mi diverta ad insistere sul rapporto Saru/Misaki pre-Homra e post-Homra, ma è più forte di me: amo quel Fushimi silenzioso e sofferente che si limita ad osservare senza fare nulla. E' straziante.
Prima della pazzia e dell'ossessione, c'era semplicemente un ragazzo il cui intero mondo gli aveva improvvisamente voltato le spalle. Amo Fushimi, anche se dal farlo morire ogni volta non si direbbe. XD
La parte in cui Misaki parla di un “mondo tutto loro” si rifà alla short story pubblicata proprio in questi giorni dalla GoRa – e quindi assolutamente canon, bella gente – in cui Saru e Misaki discutono sul come fare per avere più potere ed avere finalmente un mondo tutto per loro – dopo essersi dilungati sui vari scenari possibili della fine del mondo. LOL

Ora, fermatevi un attimo a pensare.
Cosa dice Saruhiko a Misaki nel momento in cui si incenerisce il tatuaggio dell'Homra? Di voler diventare più forte.
Credo basti fare due più due ed unire i punti per capire chi dei due abbia davvero tradito l'altro per primo.
Beh, alla prossima – completamente dal punto di vista di Yata, forse. XD

Buon Natale a tutti voi! C:
e a chi non ci crede, auguro anche voi una giornata assolutamente grandiosa.


(e che l'ultimo episodio di Project K non sia così distruttivo come l'anteprima ha voluto farci credere – MIKOTOOOHHH T__T)

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Project K / Vai alla pagina dell'autore: Phantasmagoria