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Autore: piccolaluce    24/12/2012    3 recensioni
Mi bastò guardare il suo viso, pochi secondi , il tempo di riconoscerlo e capire che non potevo scappare.. che ormai non potevo più.. sapevo la risposta , si poteva cambiare tutto e sarebbe successo.
Non avrei mai creduto di arrivare a questo , solo perché in passato non avevo avuto il coraggio di impormi e di fare quelle domande che sicuramente mi avrebbero impedito di ritrovarmi in questa situazione..
Tenere un segreto dento e già di per se difficile , lo diventa ancora di più se non puoi condividerlo con nessuno.. ed io non potevo davvero confidarmi con nessuno, non potevo permettere che qualcuno lo sapesse , dovevo farlo , lo dovevo fare per lui..
Genere: Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 38 ..non si chiede il permesso..

* Ma ciaoooo! scusate, so che avrei dovuto postare ieri, ma causa "ispirazione" non ho potuto. Era già scritto, ma ogni volta che lo rileggevo per la correzione finale ecco che mi venivano in mente mille cose da aggiuungere. Alle fine si è fatto troppo tardi e ho rimandato ad oggi. spero di non aver fatto un casino. Grazie mille a tutte vuoi. Buon natale e buon vacanze. Aggiornerò presto, promesso. un bacio, piccolaluce*

*
*
*
Non sapevo cosa fare , cosa dire. Forse non c’era nulla da dire. Non potevo aspettarmelo. Da quanto tempo era lì? Da quanto assisteva al nostro addio?

Forse ne ero felice, forse era giusto che sapesse. Perché se ancora non lo sapeva, quando avrebbe saputo chi era Robert, mi avrebbe odiato e allora era giusto che sapesse che ne avevo di cope, ma suo figlio non era da meno.

<< Scusate >> si dileguò Edward sfuggendo allo sguardo indagatore del padre. Rientrò in camera sua, io invece avevo bisogno di aria.

<< Bella… >> tentò Alice, ma la liquidai con un gesto della mano. Non mi curai di Carlisle, il quale era alla ricerca di qualche spiegazione, ma per oggi avevo discusso abbastanza con un Cullen, e poi non ero ancora nella confidenze tali da poter parlarne con lui.

Per una volta, per una sola volta pensai a me stessa. Mi accertai solo che Rob fosse tranquillo, che non si fosse accorto di nulla. Lui era sul divano , tra le braccia del ritrovato zio, che giocava al nuovo gioco.

In un altro momento- e in uno stato d’animo diverso- mi sarei unita a loro, ma non adesso.

Uscii fuori, il freddo mi investii, il vento forte quasi non mi permetteva di respirare. Ma… volevo aria, no? Eppure non era questo che cercavo. Forse ciò che realmente cercavo era irraggiungibile. Inutile sprecare tempo, non ci sarei mai arrivata.

Di aria adesso, ne avevo eccome, ma c’era qualcosa che mi opprimeva, un peso, un peso all’altezza del cuore. Un dolore, un male incurabile, perché quando è il tuo cuore ad essere ferito non puoi semplicemente mettere una benda.

La mia era una ferita della quale, troppo presto, avevo sperato di poter guarire, avevo tolto quel cerotto troppo in fretta. Cinque anni erano tanti, no? Eppure non erano bastati affinché si rimarginasse, era lì e sanguinava ancora, forse più di prima.

Perché per me era stato così semplice eliminare quel cerotto? Da bambina avevo sempre avuto paura. Paura che non si fosse formata la crosta, paura che sanguinasse ancora, la ferita. E alla fine, dopo vari giorni avevo timore di levarlo via, il cerotto. Perché fa stare bene, fa da tappo a qualcosa che non vuoi vedere, che non vuoi ricordare. E se lo togli, resterà un segno, qualcosa a ricordarti ciò che è successo e fa male. Fa male levare quel piccolo rettangolo , anche fisicamente, ecco perché da piccola ne ho avuto sempre timore.

Perché adesso l’avevo tolto, con un colpo secco? Perché avevo eliminato ogni barriera con lui? Come avevo potuto permettere che aprisse quella gabbia in cui tenevo rinchiuso il mio cuore da tanti anni ormai? Forse anche troppi.

In tanti avevano provato, ma quando un portone è chiuso, è chiuso e basta. ulteriori tentativi non potrebbero far altro che rompere la serratura per sempre.

Ma io la risposta la sapevo bene, era conscia del perché avessi permesso ad Edward di rientrare nel mio cuore : lui non aveva forzato, non aveva inventato alcun arnese speciale, in verità non aveva chiesto nemmeno il permesso.

Per entrare in casa vostra, chiedereste il permesso?

Bussereste mai?

Suonereste mai?

Dareste un avviso del vostro arrivo? No, non lo fareste e nemmeno io lo farei.

Perché hai le chiavi e non hai bisogno di far nulla se non entrare : è tua.

Edward aveva le miei chiavi, quelle del mio cuore, era ritornato in quel posto che in fondo era sempre stato suo e che –adesso lo sapevo- sarebbe sempre stato tale.

Riusciva a entrarmi dentro con una tale semplicità che mi sorpresi della velocità con la quale tutto era avvenuto.

Era colpa mia, mi ero fidata, avevo ceduto alle sue labbra, al suo profumo, al suo corpo, alle sue parole.

Si era preso tutto di me, tutto ciò che avrei potuto dargli. Ed ora era andato via…

Era sparito, senza avvisare, così come era entrato, come se non meritassi una spiegazione.

<< un errore >> , così mi aveva liquidata. E forse… era vero…

Inconsapevolmente –o forse era il mio cuore a volersi fare ancora male- mi ritrovai su quel dondolo, quel dondolo che ci aveva visti in qualche modo ritrovarci e poi discutere e che , probabilmente, se potesse parlare, me ne direbbe quattro e mi prenderebbe a schiaffi, o semplicemente se ne andrebbe per non sentire le mie lamentele. Perché tutto mi era chiaro fin da subito : non c’era futuro per me ed Edward, avrei dovuto dare ascolto ai segnali.

Il vento mi disturbava, il freddo anche, persino il cigolio del dondolo che ero io stessa a provocare e non avevo intenzione di far smettere era fonte , in questo momento, di disturbo.

Ma forse, quando si è arrabbiati , dà fastidio un po’ tutto, no?

Quando comprendi di volerti sfogare solo con una persona e poi capisci che è assolutamente impossibile, che fai?

Piccoli passi mi richiamarono alla realtà. Troppo silenziosi e delicati per essere i suoi. Mi aspettavo davvero di vederlo comparire? Era stato molto chiaro. E poi, io, volevo vederlo dopo ciò che aveva detto? Sperai con tutto il cuore che la risposta non sarebbe sempre stata un incondizionato come lo era adesso.

Un profumo alla pesca, infatti, mi colpii. Anche lui riusciva ad infastidirmi, ma non lo dissi, non ora, perché domani, quando tornerò a sorridere –cercai di autoconvincermi- ,tornerebbe ad essere uno dei miei preferiti.

<< Ehi >> proruppe interrompendo le mie elucubrazioni. Si accomodò al mio fianco senza chiedere se lo volessi, non lo faceva mai nessuno.

Ma il dondolo è il suo, no? E come avevo appena detto, non si chiede il permesso.

E il mio cuore è di Edward, no? Non doveva chiedere il permesso.

Delle proprie cose, si fa ciò che si vuole.

Alice mi abbracciò , per infondermi quel coraggio e quella forza che non avevo e dei quali avevo un immenso bisogno.

<< Ti va di dirmi che è successo? >> Domandò. Ne aveva il diritto? Non lo sapevo, ma sapevo che forse era meglio che abbassassi l’ascia di guerra contro il mondo, soprattutto verso la mia migliore amica, praticamente da sempre.

<< Hai sentito. È quello che è successo >>

<< Ma quando è… successo? Cioè, io credevo che… che essendoci Rob. Cioè, boh. Non lo so… io pen- >>

<< Non ieri. Non qui >>

<< Eh ma allor- >>

<< Al mare >> le anticipai la domanda.

<< Ah >> senza parole, eh? << Io… cioè forse in un altro momento ne sarei stata felice, ma ora lui mi rende difficile accettarlo, mi turba un po’ la cosa >>

<< Ali… io, non… io >> mi bloccai non sapendo bene come continuare. Non volevo deluderla.

<< Non volevi? No? Dimmelo. Ti prego parla, perché se è così lo ammazzo con le mie mani. Sembravate davvero così felici che io davv- >> si stava agitando e arrabbiando, forse ingiustamente.

<< Ehi, ehi, frena! Non c’è nessuno da ammazzare. Io lo volevo… >> le sentii tirare un sospiro di sollievo e vedendola rilassarsi continuai << L’ho sempre voluto. Ma non me l’aspettavo. Non credevo prendesse bene la notizia di Rob. Ti giuro non pensavo. Niente urla, niente domande, niente di niente. Mi sono ritrovata tra le sue braccia e sapevo quanto tutto fosse complicato, quando ci fosse ancora da dire, ma mi sono lasciata convincere che ce ne sarebbe stato di tempo, che non sarebbe andato via. Che mi desiderasse quanto io desideravo lui. Avevo bisogno di lui, di quella silenziosa promessa che ci sarebbe sempre stato. Sentirlo dentro di me mi sembrava che pot- >>

<< Alt! >> mi urlò come impazzita. << Parliamo sempre di mio fratello, eh >>

<< Okay, scusami. Quando eravamo a letto, lui >> mi interruppe nuovamente.

<< Ti prego! Ti prego, ti prego. Non scendere nei dettagli, non scherzavo prima… >> involontariamente riuscii a strapparmi un sorriso.

<< Okay, ho capito, non dirò niente al riguardo, ma se mi interrompi ancora, farò scena muta, chiaro? >> il suo annuire deciso mi bastò come conferma che non mi avrebbe interrotta ancora. << Io credevo davvero che fra noi fosse tutto okay. Non hai visto anche tu, mm? Mano nella mano, sempre appiccicati, dormire insieme… stavamo superando ogni ostacolo. L’ha anche detto a Rob, di noi intendo >> le confessai con rammarico.

<< Che. Cosa. Ha. Fatto. Quel. Deficiente? >>

<< Eh, già… >>

<< E adesso? >> era questa la domanda a cui non avrei mai voluto rispondere.

<< Bella domanda. Gran bella domanda. Non so proprio che fare. Se dirgli io qualcosa, se anticiparlo. Se far finta di nulla. Se lasciare che sia lui a chiedermi. Perché so che lo farà, so che se ne accorgerà sicuramente >> e se fosse venuto a chiedermi spiegazioni?

<< Non è detto che lo faccia. I bimbi sono un po’ nel loro mondo, lo sai… >> cercò di consolarmi.

<< Macché! Lui bada a tutto. È troppo intelligente. Da quando sa che è il papà poi… non sta nella pelle >>

<< Ma forse qualcosa gliela puoi dire. Che avete litigato? >>

<< Come si fa a spiegare ad un bambino di cinque anni che il papà e la mamma non stanno insieme? Come? Come si fa? Come spieghi? Che lo stare insieme , non implica necessariamente il per sempre? Come fai,  quando tu stessa gli hai detto il contrario? >>

<< Lui lo sa? >> annuii semplicemente. << Scusami Bella, ma, non ti sembra un po’ troppo affrettato? Capisco tutto davvero, ma che motivo c’era… >> mi preparai a spiegarle ogni cosa.

<< Fosse stato per me avrei aspettato. Ed, ha voluto dirgli tutto subito, mettere tutto in chiaro. Come spiegherò adesso a mio figlio, che non potrà più chiedere un bacio, per gioire nel vedere unire le labbra del suo papà e della sua mamma? Come spiegherò che non vedrà più i suoi dormire insieme? Che le cose fatte in tre, tra noi tre, saranno rare se non inesistenti? Che tutto ciò che ha appena acquistato, lo perderà, senza rendersene conto? Come potrò spiegargli che non siamo più una famiglia? >> come avrei fatto a superarla? E lui? Il mio bimbo, ce l’avrebbe fatta?

<< Ma non dovrai farlo! Continuerete ad esserlo, ad essere una famiglia. Lo siete… tutto si sistemerà, si chiarirà, non può finire così perc- >> la fermai subito.

<< Ah, ho saltato la parte migliore. Quando Rob capirà, perchè lo farà, te lo assicuro, non ci metterà molto a chiedere perché per un momento, tutto è stato perfetto? Perché siamo stati una famiglia, per un breve momento? Perché siamo tornati insieme, per poi lasciarci? Perché? E allora si che lo ferirò, che lo deluderò. Sai amore, io e papà siamo tornati insieme perché ci mancavamo, e io credevo che ci saremmo sempre amati come un tempo, nonostante tutto, ma… mi sbagliavo. Per lui sono stata solo una scopata. Mentre io costruivo qualcosa, lui la distruggeva. Ecco perché mamma e papà si sono lasciati >> mi abbandonai allo schienale del dondolo, sconfitta, delusa e senza forze. Fissai il mio sguardo nel cielo, alla ricerca di qualche stella a illuminare un po’ la mia vita. ma anche le stelle, none erano dalla mia parte, nessuna che si facesse vedere.

Come potevo continuare a lottare? Come?

<< Bella non devi vederla così. Non può essere così. Non lo è, io lo so. C’è tanto da chiarire e verrà chiarito. Tanto da capire… gli parlerò io, non lo permetterò io e non puoi permettere tu che finisca così >>

<< No! Non lo permetterò. Non andrò via. Resterò qui com’era deciso. Lo faccio solo per Rob, perché non capirebbe se domani ci vedesse partire. Voglio che stia tranquillo, al momento ha già troppo da affrontare. Ma per lui, resto per lui, per il mio bambino. Tra me ed Edward non ci saranno più contatti. Non gli permetterò di farmi ancora del male. Imparerà, imparerò, impareremo dai suoi errori, dai miei, dai nostri >>

Alice non era d’accordo, così le raccontai, per filo e per segno cosa era successo. Alla fine della mia storia cosa avrebbe mai potuto dire?

Nessuna parola sarebbe stata di conforto, nessuna frase di consolazione. Solo un abbraccio silenzioso mi avrebbe aiutato –e in parte fu così- anche se non era il suo che anelavo.

   
 
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