* Ma ciaoooo! scusate, so che avrei dovuto postare ieri, ma causa "ispirazione" non ho potuto. Era già scritto, ma ogni volta che lo rileggevo per la correzione finale ecco che mi venivano in mente mille cose da aggiuungere. Alle fine si è fatto troppo tardi e ho rimandato ad oggi. spero di non aver fatto un casino. Grazie mille a tutte vuoi. Buon natale e buon vacanze. Aggiornerò presto, promesso. un bacio, piccolaluce*
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*
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Non sapevo cosa fare , cosa dire. Forse non c’era nulla da dire. Non
potevo aspettarmelo. Da quanto tempo era lì? Da quanto assisteva al nostro
addio?
Forse ne ero felice, forse era giusto che sapesse. Perché se ancora
non lo sapeva, quando avrebbe saputo chi era Robert, mi avrebbe odiato e allora
era giusto che sapesse che ne avevo di cope, ma suo figlio non era da meno.
<< Scusate >> si dileguò Edward sfuggendo allo sguardo
indagatore del padre. Rientrò in camera sua, io invece avevo bisogno di aria.
<< Bella… >> tentò Alice, ma la liquidai con un gesto
della mano. Non mi curai di Carlisle, il quale era alla ricerca di qualche
spiegazione, ma per oggi avevo discusso abbastanza con un Cullen, e poi non ero
ancora nella confidenze tali da poter parlarne con lui.
Per una volta, per una sola volta pensai a me stessa. Mi accertai solo
che Rob fosse tranquillo, che non si fosse accorto di nulla. Lui era sul divano
, tra le braccia del ritrovato zio, che giocava al nuovo gioco.
In un altro momento- e in uno stato d’animo diverso- mi sarei unita a
loro, ma non adesso.
Uscii fuori, il freddo mi investii, il vento forte quasi non mi
permetteva di respirare. Ma… volevo aria, no? Eppure non era questo che
cercavo. Forse ciò che realmente cercavo era irraggiungibile. Inutile sprecare
tempo, non ci sarei mai arrivata.
Di aria adesso, ne avevo eccome, ma c’era qualcosa che mi opprimeva,
un peso, un peso all’altezza del cuore. Un dolore, un male incurabile, perché
quando è il tuo cuore ad essere ferito non puoi semplicemente mettere una
benda.
La mia era una ferita della quale, troppo presto, avevo sperato di
poter guarire, avevo tolto quel cerotto troppo in fretta. Cinque anni erano
tanti, no? Eppure non erano bastati affinché si rimarginasse, era lì e
sanguinava ancora, forse più di prima.
Perché per me era stato così semplice eliminare quel cerotto? Da
bambina avevo sempre avuto paura. Paura che non si fosse formata la crosta,
paura che sanguinasse ancora, la ferita. E alla fine, dopo vari giorni avevo
timore di levarlo via, il cerotto. Perché fa stare bene, fa da tappo a qualcosa che non vuoi vedere,
che non vuoi ricordare. E se lo togli, resterà un segno, qualcosa a ricordarti
ciò che è successo e fa male. Fa male levare quel piccolo rettangolo , anche
fisicamente, ecco perché da piccola ne ho avuto sempre timore.
Perché adesso l’avevo tolto, con un colpo secco? Perché avevo
eliminato ogni barriera con lui? Come
avevo potuto permettere che aprisse quella gabbia in cui tenevo rinchiuso il
mio cuore da tanti anni ormai? Forse anche troppi.
In tanti avevano provato, ma quando un portone è chiuso, è chiuso e
basta. ulteriori tentativi non potrebbero far altro che rompere la serratura
per sempre.
Ma io la risposta la sapevo bene, era conscia del perché avessi
permesso ad Edward di rientrare nel mio cuore : lui non aveva forzato, non
aveva inventato alcun arnese speciale, in verità non aveva chiesto nemmeno il
permesso.
Per entrare in casa vostra, chiedereste il permesso?
Bussereste mai?
Suonereste mai?
Dareste un avviso del vostro arrivo? No, non lo fareste e nemmeno io
lo farei.
Perché hai le chiavi e non hai bisogno di far nulla se non entrare : è tua.
Edward aveva le miei chiavi, quelle del mio cuore, era ritornato in
quel posto che in fondo era sempre stato suo e che –adesso lo sapevo- sarebbe
sempre stato tale.
Riusciva a entrarmi dentro con una tale semplicità che mi sorpresi
della velocità con la quale tutto era avvenuto.
Era colpa mia, mi ero fidata, avevo ceduto alle sue labbra, al suo
profumo, al suo corpo, alle sue parole.
Si era preso tutto di me, tutto ciò che avrei potuto dargli. Ed ora
era andato via…
Era sparito, senza avvisare, così come era entrato, come se non
meritassi una spiegazione.
<< un errore >>
, così mi aveva liquidata. E forse… era vero…
Inconsapevolmente –o forse era il mio cuore a volersi fare ancora
male- mi ritrovai su quel dondolo, quel dondolo che ci aveva visti in qualche
modo ritrovarci e poi discutere e che , probabilmente, se potesse parlare, me
ne direbbe quattro e mi prenderebbe a schiaffi, o semplicemente se ne andrebbe
per non sentire le mie lamentele. Perché tutto mi era chiaro fin da subito : non
c’era futuro per me ed Edward, avrei dovuto dare ascolto ai segnali.
Il vento mi disturbava, il freddo anche, persino il cigolio del
dondolo che ero io stessa a provocare e non avevo intenzione di far smettere era
fonte , in questo momento, di disturbo.
Ma forse, quando si è arrabbiati , dà fastidio un po’ tutto, no?
Quando comprendi di volerti sfogare solo con una persona e poi capisci
che è assolutamente impossibile, che fai?
Piccoli passi mi richiamarono alla realtà. Troppo silenziosi e
delicati per essere i suoi. Mi
aspettavo davvero di vederlo comparire? Era stato molto chiaro. E poi, io,
volevo vederlo dopo ciò che aveva detto? Sperai con tutto il cuore che la
risposta non sarebbe sempre stata un sì
incondizionato come lo era adesso.
Un profumo alla pesca, infatti, mi colpii. Anche lui riusciva ad
infastidirmi, ma non lo dissi, non ora, perché domani, quando tornerò a
sorridere –cercai di autoconvincermi- ,tornerebbe ad essere uno dei miei
preferiti.
<< Ehi >> proruppe interrompendo le mie elucubrazioni. Si
accomodò al mio fianco senza chiedere se lo volessi, non lo faceva mai nessuno.
Ma il dondolo è il suo, no? E come avevo appena detto, non si chiede
il permesso.
E il mio cuore è di Edward, no? Non doveva chiedere il permesso.
Delle proprie cose, si fa ciò che si vuole.
Alice mi abbracciò , per infondermi quel coraggio e quella forza che
non avevo e dei quali avevo un immenso bisogno.
<< Ti va di dirmi che è successo? >> Domandò. Ne aveva il
diritto? Non lo sapevo, ma sapevo che forse era meglio che abbassassi l’ascia
di guerra contro il mondo, soprattutto verso la mia migliore amica,
praticamente da sempre.
<< Hai sentito. È quello che è successo >>
<< Ma quando è… successo? Cioè, io credevo che… che
essendoci Rob. Cioè, boh. Non lo so… io pen- >>
<< Non ieri. Non qui >>
<< Eh ma allor- >>
<< Al mare >> le anticipai la domanda.
<< Ah >> senza parole, eh? << Io… cioè forse in un
altro momento ne sarei stata felice, ma ora lui mi rende difficile accettarlo,
mi turba un po’ la cosa >>
<< Ali… io, non… io >> mi bloccai non sapendo bene come
continuare. Non volevo deluderla.
<< Non volevi? No? Dimmelo. Ti prego parla, perché se è così lo
ammazzo con le mie mani. Sembravate davvero così felici che io davv- >>
si stava agitando e arrabbiando, forse ingiustamente.
<< Ehi, ehi, frena! Non c’è nessuno da ammazzare. Io lo volevo…
>> le sentii tirare un sospiro di sollievo e vedendola rilassarsi
continuai << L’ho sempre voluto. Ma non me l’aspettavo. Non credevo
prendesse bene la notizia di Rob. Ti giuro non pensavo. Niente urla, niente
domande, niente di niente. Mi sono ritrovata tra le sue braccia e sapevo quanto
tutto fosse complicato, quando ci fosse ancora da dire, ma mi sono lasciata
convincere che ce ne sarebbe stato di tempo, che non sarebbe andato via. Che mi
desiderasse quanto io desideravo lui. Avevo bisogno di lui, di quella
silenziosa promessa che ci sarebbe sempre stato. Sentirlo dentro di me mi
sembrava che pot- >>
<< Alt! >> mi urlò come impazzita. << Parliamo
sempre di mio fratello, eh >>
<< Okay, scusami. Quando eravamo a letto, lui >> mi
interruppe nuovamente.
<< Ti prego! Ti prego, ti prego. Non scendere nei dettagli, non
scherzavo prima… >> involontariamente riuscii a strapparmi un sorriso.
<< Okay, ho capito, non dirò niente al riguardo, ma se mi
interrompi ancora, farò scena muta, chiaro? >> il suo annuire deciso mi
bastò come conferma che non mi avrebbe interrotta ancora. << Io credevo
davvero che fra noi fosse tutto okay. Non hai visto anche tu, mm? Mano nella
mano, sempre appiccicati, dormire insieme… stavamo superando ogni ostacolo.
L’ha anche detto a Rob, di noi intendo >> le confessai con rammarico.
<< Che. Cosa. Ha. Fatto. Quel. Deficiente? >>
<< Eh, già… >>
<< E adesso? >> era questa la domanda a cui non avrei mai
voluto rispondere.
<< Bella domanda. Gran bella domanda. Non so proprio che fare.
Se dirgli io qualcosa, se anticiparlo. Se far finta di nulla. Se lasciare che
sia lui a chiedermi. Perché so che lo farà, so che se ne accorgerà sicuramente
>> e se fosse venuto a chiedermi spiegazioni?
<< Non è detto che lo faccia. I bimbi sono un po’ nel loro
mondo, lo sai… >> cercò di consolarmi.
<< Macché! Lui bada a tutto. È troppo intelligente. Da quando sa
che è il papà poi… non sta nella pelle >>
<< Ma forse qualcosa gliela puoi dire. Che avete litigato?
>>
<< Come si fa a spiegare ad un bambino di cinque anni che il
papà e la mamma non stanno insieme? Come? Come si fa? Come spieghi? Che lo stare insieme , non implica necessariamente
il per sempre? Come fai, quando tu stessa gli hai detto il contrario?
>>
<< Lui lo sa? >> annuii semplicemente. << Scusami
Bella, ma, non ti sembra un po’ troppo affrettato? Capisco tutto davvero, ma
che motivo c’era… >> mi preparai a spiegarle ogni cosa.
<< Fosse stato per me avrei aspettato. Ed, ha voluto dirgli
tutto subito, mettere tutto in chiaro. Come spiegherò adesso a mio figlio, che
non potrà più chiedere un bacio, per gioire nel vedere unire le labbra del suo
papà e della sua mamma? Come spiegherò che non vedrà più i suoi dormire
insieme? Che le cose fatte in tre, tra
noi tre, saranno rare se non inesistenti? Che tutto ciò che ha appena
acquistato, lo perderà, senza rendersene conto? Come potrò spiegargli che non
siamo più una famiglia? >> come
avrei fatto a superarla? E lui? Il mio bimbo, ce l’avrebbe fatta?
<< Ma non dovrai farlo! Continuerete ad esserlo, ad essere una
famiglia. Lo siete… tutto si sistemerà, si chiarirà, non può finire così perc-
>> la fermai subito.
<< Ah, ho saltato la parte migliore. Quando Rob capirà, perchè
lo farà, te lo assicuro, non ci metterà molto a chiedere perché per un momento,
tutto è stato perfetto? Perché siamo stati una famiglia, per un breve momento?
Perché siamo tornati insieme, per poi lasciarci? Perché? E allora si che lo
ferirò, che lo deluderò. Sai amore, io e
papà siamo tornati insieme perché ci mancavamo, e io credevo che ci saremmo
sempre amati come un tempo, nonostante tutto, ma… mi sbagliavo. Per lui sono
stata solo una scopata. Mentre io costruivo qualcosa, lui la distruggeva. Ecco
perché mamma e papà si sono lasciati >> mi abbandonai allo schienale
del dondolo, sconfitta, delusa e senza forze. Fissai il mio sguardo nel cielo,
alla ricerca di qualche stella a illuminare un po’ la mia vita. ma anche le
stelle, none erano dalla mia parte, nessuna che si facesse vedere.
Come potevo continuare a lottare? Come?
<< Bella non devi vederla così. Non può essere così. Non lo è,
io lo so. C’è tanto da chiarire e verrà chiarito. Tanto da capire… gli parlerò
io, non lo permetterò io e non puoi permettere tu che finisca così >>
<< No! Non lo permetterò. Non andrò via. Resterò qui com’era
deciso. Lo faccio solo per Rob, perché non capirebbe se domani ci vedesse
partire. Voglio che stia tranquillo, al momento ha già troppo da affrontare. Ma
per lui, resto per lui, per il mio bambino. Tra me ed Edward non ci saranno più
contatti. Non gli permetterò di farmi ancora del male. Imparerà, imparerò,
impareremo dai suoi errori, dai miei, dai nostri >>
Alice non era d’accordo, così le raccontai, per filo e per segno cosa
era successo. Alla fine della mia storia cosa avrebbe mai potuto dire?
Nessuna parola sarebbe stata di conforto, nessuna frase di
consolazione. Solo un abbraccio silenzioso mi avrebbe aiutato –e in parte fu
così- anche se non era il suo che anelavo.