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Autore: Another_Life    24/12/2012    41 recensioni
È giusto cambiare?
Mutare il proprio modo di pensare, le cose in cui si crede, rivoluzionare il proprio carattere?
È giusto imporsi di diventare un’altra persona, abbondando così tutte le minime particolarità che ci distinguono dagli altri?
È giusto lasciare il sorriso, la timidezza, la semplicità che ci differenziava per evitare di essere presi in giro un’altra maledetta volta?
Is it right to change your mind?
Sentimenti non confessati, paura mascherata come odio, un segreto che tiene tutti ancora troppo legati al passato.
Un passato dove la felicità era la parola chiave.
Un passato dove le cose erano più semplici.
Un passato dove ognuno era chi mostrava di essere.
 
IN FASE DI REVISIONE.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'When The Past Come Back'
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Change My Mind

Capitolo 1
 
Il sole splendeva alto nel cielo, emanando un calore impressionante e una luminosità che ti accecava. Era distesa nello sdraio, a pancia in su, con il reggiseno del costume a fascia color sabbia e i pantaloncini blu. Non le piaceva rimanere solamente con le mutande, la faceva sentire in imbarazzo e nonostante le occhiate di tutte le persone che c’erano in spiaggia se ne fregava, se ne fregava dei loro pensieri e dei loro sussurri.
Da precisare che non aveva le sue cose.
Se ne stava lì, beata, sperando di riuscire ad abbronzarsi velocemente; tornare a casa con una bella tintarella da far invidia alle sue amiche era una delle cose primarie.
La musica con il volume abbastanza alto le premeva nelle orecchie e canticchiava le parole delle sue canzoni preferite, seppure non fossero le ultime uscite. Quando una melodia le entrava in testa non riusciva più a mandarla via così si ritrovava a dover aggiornare il suo cellulare nella sezione musica raramente. Era strana, okay, ma il padre della bambina in “Alice in Wonderland” diceva che tutti i migliori erano matti, no?
Vabbè, era lì, tranquilla, ad assaporarsi quella vacanza al mare che tanto avevano sognato e ancora non le sembrava vero. Era felice finalmente, rilassata e pacata, ma mancava qualcosa. Dentro di lei era come se avesse un vuoto, come se all’interno del suo stomaco ci fosse una voragine enorme che le trasmetteva tristezza e malinconia. Sì, si sentiva esattamente come Bella Swan in “New Moon”, quando Edward la lascia per il suo bene. Il problema era che lei non era stata né mollata né piantata, primo perché non aveva un ragazzo - e non l’aveva mai avuto, ma dettagli - e secondo perché non si era mai innamorata.
Lo sapeva, cosa diamine voleva sapere dell’amore una quindicenne sfigata?
Tanti se lo starebbero chiedendo, perfino le sue amiche o i suoi genitori, se glielo avesse raccontato. Ma non l’aveva fatto perché come al solito le era più facile tenersi tutto dentro. Già, era proprio la classica ragazza troppo timida e impaurita che non faceva altro che sognare.
Che c’era di male? Perché chi sognava veniva sempre catalogato come debole?
Se lo chiedeva continuamente. Ma pensandoci, un po’ debole lo era.
Le sue migliori amiche a volte la prendevano in giro, dicevano che si doveva lasciare andare, che si doveva divertire. Ma lei lo stava già facendo, si stava divertendo. Più o meno.
Loro avevano tutto un altro modo di vedere la vita, loro erano come farfalle che si libravano in aria fregandosene di tutto e tutti; cosa diceva la gente? A loro non importava, bastava non venir passate per delle puttanelle, cosa che davvero non erano.
A volta le ammirava davvero, il modo con cui facevano amicizia così velocemente le sembrava innaturale. E che amicizie, poi …
Serena, occhi come due pozzi d’acqua azzurra intensa, era la spigliata del gruppo: amava conoscere gente nuova, era quasi la sua droga personale, la sua ragione di vita. Fare amicizia per lei era indispensabile: non c’era luogo o città nelle loro vicinanze in cui lei non conoscesse almeno un paio di persone - preferibilmente ragazzi - e non c’era pomeriggio in cui uscissero per un gelato nel quale non salutasse metà della gente che incrociavano.
E il bello era che le conosceva tutte.
Sapeva sempre tutto di tutti, se si aveva anche un minimo dubbio o una piccola incertezza bastava che si chiedesse a lei; era in un certo senso la regina dei gossip, amava conoscere ogni cosa e si divertiva a sparlare male delle ragazze che le stavano un po’ antipatiche.
I capelli lunghi fino al seno, di un colore indefinito tra il rame e il castano e che terminavano in generosi boccoli naturali la rendevano unica e bellissima; era affascinate, anche per via del fantastico fisico che si ritrovava.
Anche lei glielo invidiava, ma a fare la sua speciale dieta per ottenerlo non ci pensava minimamente; cibarsi quasi esclusivamente di verdura, carne senza condimento, porzioni di pasta che assomigliavano a quelle per un criceto e respingere ogni tipo di dolce?
Ah no, l’avevano scambiata per la persona sbagliata.
Lei amava mangiare e non avrebbe mai smesso di gustarsi tutte quelle cose che invece la sua amica si rifiutava di ingoiare.
Oltre che alla mentalità e al carattere le due erano diversissime anche per quanto riguardava l’abbigliamento: Serena era la classica ragazza bon ton, quella piena di vestiti e con uno stile unico e impareggiabile. Amava indossare abiti di ogni genere, amava le gonne, gli stivali e più di tutto amava le scarpe col tacco.
Tutto il contrario di lei insomma.
Non tanto diversa era Marta: occhi verde smeraldo che le facevano assumere uno sguardo da cerbiatta, cosa che catturava anche molti ragazzi. I capelli, simili a quelli di Serena, li teneva molto corti, appena sopra le spalle e il modo in cui erano perfettamente dritti ogni maledetto giorno era quasi assurdo, incomprensibile ed enigmatico.
Ci si avrebbe potuto aprire un caso su questo problema.
Anche lei amante delle festa, andava in tutto e per tutto d’accordo con l’altra, con la quale si scambiava opinioni e consigli su questo o quel tipo, adocchiato ovviamente non molto tempo prima.
Erano ragazze dall’animo allegro e dalla mentalità libera, amavano divertirsi e giocare con i sentimenti dei ragazzi bastardi, così da dare una lezione anche a loro.
Potevano avere tutte i difetti di questo mondo, ma nonostante tutto questo erano la sue migliori amiche e come tali le rispettava e non chiedeva niente di più.
Amava com’erano e di certo non le avrebbe cambiate con niente al mondo.
Come dire, lei era la pecora nera del gruppo. Estremamente introversa e tremendamente timida, veniva catalogata sempre come la sfigata che stava bene da sola, la ragazzina che non si godeva la vita.
Beh, non era così. Non era colpa sua se sua madre l’aveva messa al mondo in quel modo, non era colpa sua se si ritrovava quel carattere e quel modo di pensare le cose. Semplicemente, non date la colpa a lei.
Anche a lei piaceva fissare i bei ragazzi e doveva precisare che, del gruppo, era quella che aveva i gusti più difficili. Puntava sempre troppo in alto - come diceva Serena - e si fissava con quelli che erano letteralmente impossibili, almeno per la sua portata. Non era colpa sua se cercava la perfezione, sapendo bene che non esistesse.
Ma la speranza era sempre l’ultima a morire, no?
Ad un tratto si accorse che le cuffiette non emettevano più musica; alzò al massimo il volume, pensando di averlo abbassato senza accorgersene.
Niente.
Sbloccò il cellulare e l’ansia che le si era creata in volto svanì.
La play list era terminata. Soltanto quello.
Okay, era una frana totale.
Sospirò rimettendola da capo e tornando ai suoi pensieri.
Cosa stava dicendo? Ah sì, stava parlando dei ragazzi.
Altra cosa che la rendeva una sfigata agli occhi delle altre persone: il non avere un ragazzo.
Okay, era una cosa stupida, ma ancora più stupido era il fatto che non ne avesse avuto nemmeno uno e questo complicava ulteriormente la faccenda.
Sì, si era presa un paio di cotte alle medie ed era un vero sogno vedere i ragazzi della C quando facevamo educazione fisica assieme ma nessuno le faceva battere il cuore da un po’.
E questo la faceva star male da una parte perché vedere che tutte le sue amiche che o erano fidanzate o stavano per fidanzarsi o erano cotte di altri tosi la faceva sentire incompresa e terribilmente sfigata.
Diciamo che per quanto le scocciasse ammetterlo era una ragazza abbastanza all’antica e invece di andare dietro al primo che capitava preferiva aspettare l’amore. Sempre che non fosse arrivato quando avrebbe avuto cinquant’anni e sarebbe stata una vecchia decrepita, chiariamoci.
Sospirò ridacchiando da sola mentre ancora teneva gli occhi chiusi, assaporandosi quelle dolci parole di una delle sue canzoni preferite; la canticchiava inspirando l’odore salmastro del mare e rilassandosi nel sentir il dolce venticello che le muoveva leggermente le ciocche dei capelli.
Da quanto le era mancata quella sensazione, da quanto non sentiva tutte quelle emozioni: il mare le era sempre piaciuto anche se invece di rimanere in acqua tutto il giorno preferiva stare sullo sdraio a leggere un libro o ad ascoltare musica. Lo sapeva, era davvero strana, ma il mondo era bello proprio perché era vario, no?
«Nicole?», la chiamò sua madre scuotendole delicatamente il braccio.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile dovendosi togliere le cuffie proprio nel momento cluo della canzone e la guardò riparandosi con una mano dai violenti raggi del sole.
«Che ne dici se torniamo nell’appartamento?», le chiese mentre anche suo padre si alzava stiracchiandosi.
«Già?», le rispose un po’ dispiaciuta dal dover lasciare il posto magnifico in cui si trovava.
Era soltanto il primo giorno quello ma le sembrava di essere lì da una vita.
Molte cose erano cambiate negli anni ma ricordava ancora quei negozietti di scarpe e vestiti e quelle tabaccherie all’angolo, per non parlare delle sale giochi: da piccola ne andava letteralmente matta e le prendeva tutte d’assalto ogni benedetta sera.
Guardò l’ora sul cellulare: cavolo, le sette e un quarto. Ma era passato tutto quel tempo?
«Okay, sì andiamo», si corresse alzandosi dallo sdraio e prendendo le sue cose.
«Anna dov’è?», chiese notando solo ora l’assenza del diavolo di sua sorella.
«Sta ancora giocando con la bambina che ha conosciuto qualche ora fa. Adesso la vado a chiamare», le rispose la madre andando verso il mare.
Ecco, lei si che faceva amicizia. Brava ragazza, non prendeva mica esempio dalla sorella, se avrebbe fatto sempre il contrario di quello che faceva lei non avrebbe mai sbagliato.
Un attimo dopo vide tornare la madre con la soggetta in questione e un’altra bimba che salutò le due prima di andare verso una famiglia pochi ombrelloni più in là.
«Chi era quella?», chiese al diavolo appena si incamminarono verso l’appartamento.
«Safaa, la mia nuova amica», le rispose tutta contenta.
«Com’è che si chiama?», le domandò non avendo capito la pronuncia.
«S-a-f-a-a», le disse neanche fosse ritardata.
Le aveva solo chiesto di ripetere, Madonna santa.
Loro due erano fatte così: litigavano per qualunque sciocchezza, qualunque cosa era buona per attaccarsi e cinque minuti dopo ridevano assieme.
Tornarono nel residence ed entrarono nel loro appartamento, tutto ben pulito e in ordine. Ovviamente, dovette lasciare che il perfido diavolo si lavasse per prima. Era la più piccola, doveva pur averla vinta, no?
Aspettò dieci minuti prima di potersi finalmente rilassare con una doccia calda, mandare via tutta la sabbia che era rimasta ostinatamente attaccata ai piedi e alle gambe - nonostante fosse rimasta tutto il pomeriggio sullo sdraio - per poi cambiarsi e mettersi un paio di short in jeans marroni e una t-shirt nera. Uscita dal bagno per lasciar posto ai suoi notò ancora una volta l’assenza della sorella.
«Anna?», chiese alla madre stupida del fatto che fosse sparita un’altra volta lasciando che la pace e la tranquillità la invadessero.
«E’ andata giù a giocare con la bambina di oggi, la sua famiglia dovrebbe alloggiare qui o nell’hotel di fronte», le rispose la donna.
«Fra dieci minuti valla a chiamare che mangiamo», aggiunse suo padre prima di chiudersi in bagno.
Annuì un po’ scocciata e poi si sedette sul letto ad ascoltare musica: aveva tempo per canticchiare almeno tre canzoni. Premette sulla play list e si perse nel suo mondo tra le note di Avril Lavigne.
 
* * *
 
D’improvviso il suo cellulare cominciò a vibrare come un forsennato facendole prendere un colpo.
Era chiusa in camera, ancora con le cuffiette alle orecchie. Guardò il display e si accorse che era solo la sveglia. Già, l’aveva messa perché altrimenti si sarebbe dimenticata di dover andare a prelevare l’altra bimbetta; perdeva davvero la cognizione del tempo quando cominciava a fantasticare.
Scese dal letto e si avvicinò al comodino da dove prese la trousse con i trucchi: non usciva mai senza aver coperto le imperfezioni del suo viso, era una specie di suo rito personale.
Mise un po’ di fondotinta e un filo di matita nera per poi uscire dall’appartamento; era uno stabile nuovo, costruito da un paio d’anni e pregò di non perdersi: era davvero capace di farlo.
Cercò di ricordare il tragitto che avevano fatto quella mattina per portare le valigie così trovò le scale e le scese tutte. Dio, non ricordava fossero così tante.
Arrivata alla Reception salutò la segretaria tenendo stretto fra le mani in suo inseparabile cellulare. Altra cosa con cui non usciva mai senza.
Andò nel giardino e si guardò attorno alla ricerca della due marmocchie. Le vide subito, stavano giocando a… Beh, non ne aveva la più pallida idea.
«Ehilà», le salutò sorridendo ad entrambe.
«Tu devi essere Safaa», continuò fissando la bimba. Aveva i capelli lunghi e lisci, scuri e finissimi, che le arrivavano a metà schiena mentre gli occhi erano di un azzurro accesso, tendente al blu. La pelle era molto abbronzata e qualcosa le disse che non era di quelle parti. Aveva l’aria simpatica e vispa e un sorriso davvero contagioso, mentre le guance paffute la facevano apparire ancora più carina e coccolosa.
La bimba annuì, arrossendo leggermente.
«Io sono Nicole, la sorella di Anna», si presentò dandole la mano.
«Safaa», rispose lei stringendogliela.
«A cosa stavate giocando?», chiese poco dopo.
«Un gioco di parole che mi ha insegnato lei», rispose il piccolo diavoletto.
«Ah, peccato, mi dispiace ma mi sa che dovrete sospenderlo. Mamma e papà ci aspettano per la cena», disse con la faccia un po’ dispiaciuta.
«Oh, va bene, tanto anche io adesso devo andare», sussurrò la bambina con una voce davvero carina, calda e gioiosa.
«Safaa, dove sei?», sentirono chiamare con un tono maschile che però aveva le stesse caratteristiche della piccola.
«Sono qui», rispose quella un po’ scocciata.
Da dietro la siepe sbucò prima un ciuffo di capelli scuri e poi un ragazzo che si guardava attorno in cerca di dove fosse quella che probabilmente era la sorella.
«Ah, eccoti finalmente, ti ho cercata dappertutto. Dobbiamo andare a mangiare», disse con la stessa voce calda e profonda di poco fa, solo leggermente meno preoccupata.
«Oh, ciao», le salutò appena vide le due sconosciute.
Appena i loro sguardi si incrociarono il suo cuore cominciò a martellarle nel petto ed ebbe paura che loro lo sentissero, o addirittura che uscisse dal suo corpo, cosa alquanto surreale.
I suoi occhi scuri la trapassarono da parte a parte e lei si sentì improvvisamente debole e scoperta. Le sue labbra rosee e carnose erano bellissime, così come il naso e quel leggero accento di barba, senza contare i suoi lineamenti perfetti.
Nicole ma che, adesso ti metti a fare i raggi x al primo sconosciuto che passa?
Sì, ma ammazza che sconosciuto…
Non aveva mai visto niente di più bello, niente di più perfetto. Quel ragazzo sembrava incarnare perfettamente l’uomo dei suoi sogni sebbene non fosse il prototipo del classico principe azzurro.
Era più alto di lei di almeno cinque centimetri, con i capelli corti ai lati e leggermente più lunghi sopra, sparati in aria in modo un po’ disordinato che però sembrava voler trasmettere l’effetto opposto.
Leggeva nei suoi occhi una dolcezza infinita che contrastava con tutto il suo aspetto esteriore; quel ragazzo non era come appariva, questo era poco ma sicuro.
Perfino l’orecchino nero al lobo sinistro lo rendeva più bello e più misterioso.
Sì, misterioso era proprio l’aggettivo con cui poteva descriverlo.
Lo sguardo magnetico e serio la fece sciogliere completamente tanto che non notò nemmeno come fosse vestito.
Restarono a fissarsi per non so quanto tempo, qualche minuto forse, e nonostante le risate delle loro care e amate sorelline nessuno dei due distolse gli occhi dall’altro.
«Ehm, Zayn, lei è Anna, la mia nuova amica e lei è sua sorella Nicole», disse Safaa rompendo il silenzio che era diventato alquanto imbarazzante.
Entrambi si rianimarono, neanche fossero stati in trance e cominciarono a sorridersi.
Il suo era un po’ da ebete, ma dettagli.
Il ragazzo portò avanti la sua mano senza togliere gli occhi da lei.
«Piacere, Zayn», sussurrò mascherando un sorriso che la stese completamente.
«N-nicole», balbettò lei incapace di controllarsi.
Si strinsero la mano ma appena si toccarono una scarica elettrica le attraversò tutto il corpo, facendo aumentare la danza sfrenata che stava facendo il suo cuore. Forse anche lui provò lo stesso perché alzò di colpo di occhi e la scrutò, come se la stesse studiando.
Restarono ancora un po’ a fissarsi, neanche avessero scoperto un cosa nuova di cui avevano da sempre ignorato l’esistenza; le bambine cominciarono a ridacchiare, ma loro non le notarono.
«Ah, e lui è il rompi palle di mio fratello», fece Safaa parlando con Anna.
«Smettila mostriciattolo», le rispose lui scostando lo sguardo e prendendola per farle il solletico. La piccola si dimenò e cominciò a dare pugni al fratello, che evidentemente per lui erano come carezze.
«Okay, noi andiamo», disse Zayn sorridendole un’ultima volta per poi prendere sulle spalle la sorella.
«Ciao», sussurrò appena con la voce ancora secca.
«Ciao», le rispose mentre si incamminava.
«Ci vediamo domani Anna!», sbraitò l’altra mentre cercava di staccarsi dalla presa del ragazzo.
«Sì, a domani!», la salutò il diavoletto prima di voltarsi e incamminarsi con la mora per la loro stanza.
Ritornarono dentro e risalirono le scale, lei ancora in estasi dopo aver visto l’ottava meraviglia del mondo. Dio, quel ragazzo era veramente stupendo, non aveva mai visto niente del genere, per non parlare poi delle sensazioni strane che aveva provato dentro di sé quando si erano guardati.
«Ti piace Zayn», affermò sua sorella ad un tratto.
Per lo spavento quasi inciampò in un gradino, facendosi la solita figuraccia davanti ad una coppia di giovani sposi che parlava spagnolo.
«Non è vero», sbottò forse troppo velocemente e fulminandola con lo sguardo.
«Sì, invece», rispose lei maliziosa.
«E da quando in qua sei esperta in queste cose? Hai solo dieci anni», esclamò lei mentre voltavano l’angolo.
«Undici a novembre e comunque vi siete fissati proprio come fanno nei film», rispose lei in modo innocente.
«Nella realtà non succedono le cose che capitano nei film e a me non piace il fratello della tua amica», mise in chiaro guardandola seria.
Era la prima volta che lo diceva ed era una delle balle più grosse che avesse mai sparato. Adorava le storie romantiche, soprattutto quelle descritte nei libri ed era convinta che potessero accadere anche realmente.
E chissà perché ma aveva davvero caldo …
Lei sbuffò come era solita fare quando non le voleva raccontare qualcosa, ma come avrebbe potuto fare? Come avrebbe potuto spiegarle della scarica elettrica quando si erano stretti la mano, o del martellare del cuore per tutto il tempo che erano stati vicini, o del fatto che non aveva mai visto una bellezza del genere?
Lei non avrebbe capito, era ancora troppo piccola, non poteva capire.
Eppure avrebbe tanto voluto potersi sfogare con qualcuno, con una delle sue amiche magari, se solo fossero state lì.
Parlare al telefono era fuori discussione, lo odiava da morire.
Messaggiare? No, anche quello lo odiava, specialmente se doveva parlare di un argomento del genere.
Niente, l’unica cosa che le rimaneva era tenerselo dentro come aveva sempre fatto.
I pensieri continuavano a frullarle in testa, mille domande sul quel ragazzo continuava a farsi senza ricevere risposta e il suo viso le riappariva ogni volta che chiudeva gli occhi.
Come mai provava queste strane sensazioni ogni volta che lo pensava?
Come mai il suo stomaco si era attorcigliato in quel modo facendole passare perfino la voglia di mangiare?
Perché si sentiva avvampare ogni volta che ricordava il suo sorriso?
Perché continuava a pensare a lui?
Per tutta la durata della cena cercò di concentrarsi su altro ma niente, ogni cosa la riportava a lui.
Possibile che le stesse succedendo davvero?
Possibile che si fosse … innamorata?
In fondo i sintomi erano quelli.
Oh ma dai Nicole, come fai ad essere tanto stupida? Non ti sei innamorata, non è assolutamente possibile. Hai incontrato un ragazzo oggi, di cui sai solamente il nome e pensi di essertene innamorata?
Ecco, la razionalità aveva preso il sopravvento mandando in frantumi la sua teoria.
Quel Zayn, lui era speciale, se lo sentiva e non erano dovute ad una semplice cotta le sue emozioni, ne era sicura solo che aveva paura di andare avanti, come al solito aveva paura della vita. Se ci fossero state le sue amiche si sarebbero già accordati sull’uscire insieme, loro sì che coglievano l’attimo, altro che quella povera sfigata.
Addentò con troppo rabbia l’ultima forchettata di pasta e si fece anche male.
Aveva bisogno di stare sola, di pensare, di capire cosa le stava succendono.
Aveva bisogno …
«Mamma, oggi ho scoperto che una mia compagna di classe è in vacanza qui e mi ha chiesto se ci incontravamo per fare una passeggiata, posso andare?»
«Oh, sì, sì, certo, basta non torni tardi», la avvertì.
«Tranquilla», le rispose sorridendo.
Non c’era nessuna amica, nessun incontro, soltanto una piccola bugia. Non era per cattiveria ma aveva bisogno di starsene per conto suo e i suoi, per quanto fossero degli ottimi genitori, non l’avrebbero mai lasciata andare in giro da sola.
“Ci sono brutte persone, non vogliamo che ti succeda qualcosa” sarebbe stata la loro risposta.
Ma lei doveva starsene per conto suo almeno per un po’.
Le sue amiche sarebbero fiere di lei
Se non era cogliere l’attimo quello.



 
Angolo Autrice:
Salve a tutti! 
Eh sì, sono proprio io, Another_Life, pronta per rompervi con la mia prima fan fiction!
Premetto già che questo capitolo l’ho scritto a luglio scorso, quindi perdonatemi se fa schifo o se è noioso, ho provato a risistemarlo come potevo; dicevo, ho ideato questa storia ancora quest’estate ma poi, non sapendo più come andare avanti, l’ho lasciata in sospeso per un paio di mesi.
Un giorno - o meglio, una notte, perché a me le illuminazioni vengono solamente quando ho spento il computer e sono andata a letto xD - mi è venuta una fantastica idea su come continuarlo e ora eccomi qui, impaurita come non mai del vostro giudizio e del fatto che, postandola, abbia fatto una gran figura di cacca.
Ditemelo se la devo togliere, accetto qualunque critica, davvero.
Passando al capitolo, qui abbiamo conosciuto Nicole e il suo presunto colpo di fulmine con il nostro misterioso Zayn - sarà ricambiato?. Presto entreranno in gioco altri ragazzi - non vi dico di più altrimenti vi rovino la sorpresa - e ne succederanno delle belle.
Voglio precisare che qui il moro ha 16 anni. Come mai l’ho scelto così giovane? Con il procedere della fan fiction capirete tutto, non preoccupatevi.
Voglio puntualizzare, poi, che i primi capitoli li posterò ogni settimana - per quelle anime gentili che decideranno di continuare a leggerlo - dato che ce li ho già pronti, i restanti cercherò di fare del mio meglio e di non fare ritardi sconvolgenti.
So quanto possa essere frustante rimanere con l’ansia di sapere come continua.
Ultima cosa: per chi dovesse leggerlo e non lo trovasse così particolare vi chiedo un favore. Aspettate di giudicarlo almeno fino al capitolo sette - al cinque ci sarà un cambiamento radicale, okay, non aggiungo altro! - e fatemi sapere cosa ne pensate.
Davvero, mi bastano poche parole per sapere se devo continuare a postarlo o se posso scrivere semplicemente per sfogo personale e per poi tenerlo rinchiuso dentro ad una cartella del pc.
Ah, e prima di andarmene ringrazio immensamente Egg___s per il banner: non è stupendo?
Quella ragazza è davvero un fenomeno, e vi consiglio assolutamente di leggere le sue storie se ancora non lo avete fatto: sono straordinarie!
Va bene, adesso mi dileguo.
Grazie per chiunque passi.
Un bacio e a presto,
Another_Life
xoxo
   
 
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