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Autore: _Branwen_    24/12/2012    3 recensioni
Una piccola storia in due capitoli, con protagonisti Dante e Lucia, ambientata dopo il termine del secondo gioco.
Lucia ora lavora al fianco di Dante e, di ritorno da una missione, si accorge che alcuni cambiamenti aleggiano all'orizzonte.
Dal testo: "Mai aveva visto nell'animo di un essere così simile e dal trascorso così diametralmente opposto al suo un'inquietudine tale che potesse affliggere anche lui, pur non essendo propriamente il fautore di tali contrasti emotivi.
Il fatto che lei ora fosse diventata la sua partner di lavoro, beh, complicava non poco le cose."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante, Lucia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unnecessary words'
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Give me something more.

Second act.


Toi qui, comme un coup de couteau,
Dans mon cœur plaintif es entrée;
Toi qui, forte comme un troupeau
De démons, vins, folle et parée,
De mon esprit humilié
Faire ton lit et ton domaine;
Infâme à qui je suis lié
Comme le forçat à la chaîne,

Comme au jeu le joueur têtu,
Comme à la bouteille l'ivrogne,
Comme aux vermines la charogne,

Maudite, maudite sois-tu!

J'ai prié le glaive rapide
De conquérir ma liberté,
Et j'ai dit au poison perfide
De secourir ma lâcheté.

Hélas! Le poison et la glaive
M'ont pris en dédain et m'ont dit:
«Tu n'es pas digne qu'on t'enlève
A ton esclavage maudit,

Imbécile! - de son empire
Si nos efforts te délivraient,
Tes baisers ressusciteraient
Le cadavre de ton vampire!»

(“Le Vampire”, Charles Baudelaire).


Quando si tratta di tracciare i gusti musicali di Dante, è come se si volesse cercare di scandagliare anche altri tratti della sua personalità, e questo, assieme a tutto il resto che lo riguarda, è un grande interrogativo, dovuto anche alla ritrosia dello stesso di rivelare agli altri cose così personali.
Ciononostante, il timbro graffiante proveniente dal bagno, ora poteva ricondursi al genere che l'investigatore gradisce, e lo scandire col piede destro il ritmo della canzone, per l'occasione intonata a cappella, poteva essere un segno di tale apprezzamento.
Un sorriso, velato da una punta di amarezza, però, s'increspò sulle labbra dell'uomo, cogliendo, nel brano che vedeva ora impegnata Lucia in quella specie di performance sotto la doccia, un'allusione al silenzio che c'era tra loro nella sala in cui egli si trovava tuttora.
Diamine, non gli era mai capitato di arzigogolare così, su questioni che potevano essere praticamente irrisorie e che ora, di punto in bianco, lo facevano sembrare un filosofo!

I disappear into the night,
The silence is cursing me one more time,
I know the law in this deep lie
'Cause all my demons are come back to life.

I cannot wait for savior,
My angel is long gone.
I remind this
I don't wanna pray
”.

Erano parole che, per lui, ben si adattavano alla ragazza che ora si stava ristorando con poco: determinata, testarda, diciamo anche cocciuta, ma anche tremendamente triste e fragile.
«Eppure quella volta era come se mi stesse pregando...» si ritrovò a dire Dante in un mezzo sussurro, udibile solo da lui.
Le parole di lei gli risuonarono come una brutta e tragica nenia, ancora una volta, e le soppesò di nuovo, ad una ad una.
Pensavo... di essere una discendente del clan che protegge Via de Marli... coloro che possiedono il sangue dei demoni...”.
L'investigatore si sedette sul sofà accanto la borsa della ragazza, che si limitò ad adocchiare, senza prenderla in mano. I gomiti sulle ginocchia, il busto curvo in avanti e le dita delle mani intrecciate tra loro, in una posa meditabonda, dettata a capire e carpire qualcosa dell'animo della giovane.
Una ragazza senza passato, quello che conosceva era errato, basato su false concezioni, distrutte come un castello di carta dal suo “creatore”.
E questo tremore e terrore fu percepito, sì, Dante lo capì allora e adesso gli è più chiaro.

“Ora, uccidimi... È il tuo lavoro uccidere demoni”.
Il viso di Lucia, nel mentre di quella richiesta, apparve al ragazzo come una figura inumana, per metà appartenente questa terra e per metà di quella del dolore.
Speranzosa, desiderosa di una morte salvifica. Ma quelle forze che reggono le celesti sfere, o gli anfratti più oscuri dell'abisso, quel giorno, furono di tutt'altro avviso.
«Sì, è il mio lavoro, ma non uccido innocenti» un altro mormorio, ma questa volta fermo, deciso, convinto e inattaccabile, quanto più che giusto.
Non avrebbe mai permesso a Lucia di diventare un essere deforme, figlio delle tenebre e del sangue di una vita spezzata, come un vampiro, dominato dalla forza di restare in vita e dal desiderio di porvi termine. Una creatura in cui albergano una costanza nell'animo e immoralità nel cuore freddo, privo della capacità di battere, ma destinato solo a provare dolore.

Give me something more,
Give me something worth of sacrifice.

[…] Give me a sign
Am I insane?
”.

Una risata sardonica partì dal detective nell'udire questa domanda mascherata da canzone; gli sembrava di impazzire, malgrado ciò, avrebbe trovato il modo di scoprire quello che gli premeva sapere.
Il canto di Lucia proseguiva, mentre il getto continuo dell'acqua si arrestò di colpo, mentre un altro motivo partì, questa volta si trattava di “Losing my religion”, altro titolo di per sé emblematico, per certi versi.
La voce della ragazza aumentò di tonalità, aveva dunque lasciato il bagno, per andare in cucina, passando per il corridoio.
Fu lì che lo vide.
Le guance le si colorarono repentinamente e strinse un po' di più il lungo telo che aveva adoperato come asciugamano, non si aspettava che Dante fosse lì, e soprattutto che avesse voltato il capo nel momento esatto in cui lei mise piede nell'andito.

«Ti ho sentita arrivare, non occorre che cammini a piccoli passi per non far rumore» iniziò lui, divenuto dal nulla il nuovo primo attore della Compagnia d'Arte Drammatica.
«Veramente è il mio modo di camminare, questo, non è che ho fatto piano per disturbare o altro» se c'era qualcosa che l'acchiappa-demoni era capace di fare senza particolare impegno da parte sua, era far incattivire la gente con poco, e Lucia in questo momento non faceva eccezione, ma dal modo di parlare di lei, era presente un briciolo di autocontrollo non ancora gettato sotto i piedi.
«Mi era parso il contrario...» ribatté lui deciso a farla crollare. Se questo era il metodo più efficace per sondare il terreno attorno la cacciatrice, allora occorreva anche una certa dose di pazienza per verificarne gli esiti.
Un sonoro sbuffo di disappunto fu emesso da Lucia, portando anche all'indietro, con lo stesso gesto, un ciuffo di capelli ancora bagnato che le era scivolato sul viso, cosa notata anche da lui, che la raggiunse in un attimo, osservandola intensamente in volto.
Voleva capire perché tutta quella freddezza e quella ritrosia nei suoi confronti.
Questo era quanto.
Non volendo, Lucia indietreggiò, poggiando la schiena al muro e dei brividi di freddo la scossero, mentre alcune piccole gocce di rugiada dall'aroma fruttato scivolavano sulla pelle nuda delle spalle.
Egli si accorse anche di questo, avvicinando il viso all'acromion di Lucia, sollevandolo, mentre lei abbassò il suo per poterlo osservare meglio, mentre lei si rendeva già conto che qualcosa stava vacillando. La sua sicurezza, renitenza ora già altalenante.
«Lucia...» disse Dante. I suoi occhi la stavano fissando, implacabili, mentre lei, impaurita, volgeva uno sguardo commosso, impaurito,
pietoso.
Tra le sue braccia e la schiena contro il muro, si sentiva irrimediabilmente in trappola.
«Sì?» ella non disse altro, ma sorrise; lentamente, ma lo fece.
Dante, tornando in perfetta posizione eretta, osservò ancora meglio quel viso che ogni volta immaginava nei suoi pensieri, come quelli di poco tempo prima, e rimase stupito di quanto la sua fantasia sapeva dargli una perfetta similitudine della realtà. Lucia aveva lo stesso sguardo sicuro che vedeva ogni notte e che avrebbe voluto ammirare per davvero, senza confondersi tra le sensazioni e le percezioni fallaci.
«
What if all these fantasies...» era una parte della canzone che la ragazza stava canticchiando girando semi-vestita per la casa. Lei capì, subito, all'istante.
«Come flailing around...» sussurrò e sollevandosi sulle punte dei piedi, inclinando la testa, lo baciò.
Le labbra di Lucia erano calde, morbide, come quelle che Dante aveva immaginato, solo che questo non era più uno scherzo della mente, ma la più tangibile delle realtà.
Vedere che quell'attimo iniziato aveva tutta l'intenzione di proseguire come l'incedere possente del fragoroso temporale, fu lui a spingere nella bocca di lei tutto quello che aveva represso e scioccamente male interpretato fino ad allora.
Voleva che quello sconvolgimento non lo abbandonasse più e così, cingendo la vita della ragazza, quella che dapprima era stato soltanto un muto accordo di collaborazione tra due cacciatori di demoni, prese le sembianze di una promessa, un veleno intenso fatto soltanto di loro due:
«Lucia... resta, resta con me.»


L'angolo di Layla.

Salve a tutti! *Scrooge è qui*
Comincio col dire che ero troppo ottimista col dire che avrei postato dopo alcuni giorni il secondo capitolo, ma a mia discolpa posso dire che sono stata trattenuta da alcuni impegni che non mi hanno permesso di battere su file questo secondo e ultimo capitoletto. Chiedo venia.
Immagino che alcune piccole considerazioni sul perché io abbia usato questa poesia e questa canzone siano doverose.
Ad agosto, presi una bella otite media e, dato che avevo una febbre da cavallo e avevo un male atroce, la mia unica consolazione era che stando a letto, potevo scribacchiare tranquilla. E il primo capitolo lo scrissi in quel tempo, poi il mio pc non dava segnali di vita e...
Se notate, non ho più aggiornato né il mio Notturno, né la mia fiction con una samurai protagonista – oltre alle altre incomplete e sospese –, ma prometto che aggiornerò tutto, con calma, giuro! U.U
Insomma, dicevo della poesia. Questa poesia, che ora ho riportato in francese (se conoscete la lingua e la leggete a voce alta, noterete senz'altro la sublimità e la perfezione di questi oscuri e passionali versi), l'estate appena passata, era l'oggetto di studio del mio fratellino, che doveva scrivere la traduzione e il commento come compito per le vacanze. Mi rivelò che la poesia era stata scelta in classe dalle bimbeminkia delle sue compagne di classe, che immaginate a quali vampiri avessero pensato. Sì, quelli scintillanti con glitter e porporina di “Twilight”, al che, quando me lo disse, scoppiai a ridere come una cretina, anche se non potevo perché avevo il meato acustico danneggiato, ma questa è un'altra storia – che male boia mi feci – XD
Ho riso per non piangere perché guai a chi mi tocca Baudelaire. Lui non ha scritto di esseri sbrilluccicosi!
Con questo poeta ho un rapporto di profonda venerazione e rispetto, che rimanda ai miei quattordici anni, quando lo scoprii per davvero.
Vi basti sapere che fu la molla che mi fece scegliere l'argomento della mia maturità, mentre in sottofondo, “From Yesterday” dei Mars faceva il resto, ovvero: “On his face is a map of the world”.
Mi bastò questo verso più “L'Albatros” del poeta francese per partire nel mio mondo fatto di parole e così la mia tesina si scrisse da sola. Parlai della solitudine dell'artista e chi mi conosce lo sa, è un tema che mi affascina.
Il connubio musica-poesia-scrittura ha un effetto potentissimo e magico su di me.
La stessa cosa anche stavolta. Stavo ascoltando come era venuta la cover dei Lacuna Coil di “Give me something more” cantata dalla sottoscritta e poi spiegai a mio fratello la poesia, dedicata a Jeanne Duval, la mulatta dalla quale contrasse la sifilide, che amò con tutto se stesso, logorandosi nello stesso amore. Questa shot mi venne in mente da qui.
Da come la descriveva il Poeta, Jeanne aveva una pelle olivastra, bruna e al tempo stesso inebriante, dall'aroma penetrante, capace di obliargli i sensi e capace anche di fargli scrivere assoluti capolavori, direi. Ora non ricordo se ella avesse gli occhi scuri o chiari, ma ho accostato in un folle raptus la carnagione di Jeanne a quella di Lucia e ai suoi particolari occhi e mi sono immaginata una situazione tipo: e se Lucia fosse anche lei una specie di "tentatrice" per Dante?
Okay, sono una che fantastica parecchio, e chi lo nega e su questa coppia ho una particolare adorazione, non nascondo anche questo.
Ma devo dire anche che, la poesia in sé, è stata interpretata come abnegazione di Baudelaire stesso che, conscio del fatto che Jeanne lo desiderasse solo per “alcune botte e via” (bonjour finesse!) e che dunque vide il sommo Maledetto ad allearsi con il desiderio bruto di lei, solo per non perdere l' “affetto” della tizia. Sì, quest'interpretazione è più che giusta, ma siccome i versi suscitano emozioni e sentimenti diversi a ogni lettore che si approccia a essi, la mia interpretazione, associabile a questa piccola fiction è di tutt'altro avviso. Non che sia una critica o chissà chi, ma mi diletto a dare le mie esegesi, di tanto in tanto *Sgarbi mode: ON*
La mia idea della poesia è questa: nei versi si avverte lo struggimento, l'irritazione, la frustrazione, il non riuscire a raggiungere ciò che si desidera e io ci ho rivisto Dante che, non riesce a capire perché Lucia lo stesse evitando, per poi scoprire che il suo era un tentativo di resistere al sentimento che la bruciava di già, cosa che poi, non è riuscita a fare. La metafora del vampiro era d'obbligo perché come la passione di Baudelaire che propendeva al nero del sentimento corrotto, Dante, se avesse ucciso Lucia come ella chiedeva, avrebbe reso lei una creatura oscura, ancora più triste e per me, il beneamato cacciatore di demoni, al di là di tutto, ha un cuore grande, per così dire.
Ecco la mia visione delle cose, punto.
Siccome mi rendo conto di avere scritto troppo ringrazio di cuore DreamNini che ha recensito il capitolo uno e LilythArdat, ovvero per me Lady Baudelaire che ha messo il piccolo esperimento tra i preferiti seppur ancora incompleto.
E ovviamente ringrazio anche tutti coloro che leggono e non favellano, con un po' di mio dispiacere, e vabbe', non si può avere tutto, mi accontento di poco. Però ve lo dico eh, ne ho un'altra in cantiere, sempre su Dante e Lucia, ma questa volta mi hanno ispirata i Muse con la loro "Madness"! *///*
Ma ora vi lascio, porgendovi dei sinceri auguri di buone feste in generale, sono atea, non riesco ad essere ipocrita e dire “buon Natale”, e spero che possiate trascorrere questi giorni sereni e circondati dall'affetto di chi vi è caro, cosa da augurare non solo ora, ma sempre.
Un abbraccio,
Layla_Morrigan_Aspasia.


   
 
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