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Autore: Alessandra S    24/12/2012    0 recensioni
Niall si stava scervellando da giorni per capire cosa mancasse, cosa fosse quella piccola cosa che aveva trascurato e che, ora, non gli lasciava tregua e lo perseguitava con la sua non presenza.
Non era il muschio, quello c'era, se l'era ricordato ed era sotto i piedi delle statuette che popolavano la piccola città di Betlemme in ceramica.
Non era neanche la punta dell'albero, c'era anche quella, bella dritta sull'abete.
Non era il regalo di mamma, e neanche quelli di Greg e papà, li aveva comprati tutti e, in ogniuno di quei regali, ci aveva messo il cuore.
Non erano le stelle di Natale, c'erano, quei fiori rossi addobbavano la sua mansarda e davano un tocco di colore alla sala.
Non erano neanche i festoni attorno allo specchio, li aveva messi quella mattina, davano un'aria un po' obsoleta al tutto, ma gli mettevano allegria.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ora è davvero Natale

 

A casa Horan non era Natale se non c'era il pane fatto da Niall e Greg, e non era neanche Natale se non c'erano i biscotti allo zenzero fatti da Maura.

A casa Horan non era Natale se non c'erano le torte salate della zia e quelle dolci di Joe, amico di vecchia data.

A casa Horan non era Natale se non c'era l'albero accanto al presepio con led luminosi che s'illuminavano a intermittenza.

A casa Horan non era Natale se la mansarda non era addobbata con le luci e i cuori fatti a mano che pendevano dal soffitto.

A casa Horan non era Natale se non c'era un rametto di vischio appeso a ogni porta e il CD di canti natalizi che girava nello stereo.

E a casa Horan tutte queste cose c'erano; c'era il pane, c'erano i biscotti, c'erano le torte, c'era l'albero e il presepio, c'erano gli addobbi, c'era il vischio e c'era la musica... c'era tutto, ma per Niall non era Natale.

Niall non capiva quale fosse il suo problema, in fondo non mancava niente, c'era tutto ciò che serviva a creare atmosfera, eppure, a suo parere, mancava qualcosa, qualcosa di estremamente importante, qualcosa cui l'assenza era tangibile e rovinava tutto il resto.

Niall si stava scervellando da giorni per capire cosa mancasse, cosa fosse quella piccola cosa che aveva trascurato e che, ora, non gli lasciava tregua e lo perseguitava con la sua non presenza.

Non era il muschio, quello c'era, se l'era ricordato ed era sotto i piedi delle statuette che popolavano la piccola città di Betlemme in ceramica.

Non era neanche la punta dell'albero, c'era anche quella, bella dritta sull'abete.

Non era il regalo di mamma, e neanche quelli di Greg e papà, li aveva comprati tutti e, in ogniuno di quei regali, ci aveva messo il cuore.

Non erano le stelle di Natale, c'erano, quei fiori rossi addobbavano la sua mansarda e davano un tocco di colore alla sala.

Non erano neanche i festoni attorno allo specchio, li aveva messi quella mattina, davano un'aria un po' obsoleta al tutto, ma gli mettevano allegria.

Poi, all'improvviso, si ricordò.

Capì cosa mancava.

Mancava Giselle, mancava il suo sorriso che illuminava tutto, mancava la sua risata contagiosa, mancavano i suoi occhi azzurri e tondi che scrutavano con curiosità quegli orribili festoni attorno allo specchio, mancavano le sue labbra che colorava sempre di fucsia e che erano morbide e dolci.

Mancava Giselle con la sua allegria.

E per Niall non era Natale se non c'era Giselle.

Ma lei questo Natale lo avrebbe passato col suo nuovo ragazzo, Arthur, e Niall non aveva voglia di fare l'amico geloso, non le aveva detto che senza di lei, per lui, non era Natale.

Niall amava Giselle, la amava da sempre, da quando avevano dodici anni e il sogno di diventare pirati dei sette mari.

Niall amava Giselle, ma Giselle non amava Niall, non nel modo in cui Niall amava lei.

Per Giselle lui era il migliore amico del mondo, ma per Niall, Giselle era il mondo, ma non aveva il coraggio di dirglielo.

Niall sbuffò piano, prima di tornare in cucina per portare i primi in tavola, dove tutti i suoi parenti lo stavano aspettando ansiosi di mangiare i gamberoni fatti da Maura.

Niall adorava i gamberoni, erano uno dei suoi piatti preferiti, nonostante odiasse il pesce, ma il pensiero di Giselle gli impediva di gustarseli a fondo.

«Niall, come mai non grugnisci mentre mangi ? Pensi alla ragazza ?» urlò Greg dall'altra parte del tavolo, tutte le altre persone si voltarono verso di lui ridendo, aspettando una risposta.

Niall, però, rimase in silenzio, semplicemente riservò uno sguardo truce a Greg e ricominciò a mangiare.

Quando si alzò per portare i piatti sporchi in cucina, però, Greg si alzò insieme a lui e lo seguì.

«Qual è il tuo problema ? Non hai spiccicato parola per tutta la serata» Niall si voltò stupito verso il fratello, lui non era tipo da confessioni e Niall questo lo sapeva, quindi se gli stava facendo quella domanda voleva dire che doveva apparire davvero disperato agli occhi degli altri.

«Mi manca Giselle, senza di lei non è la stessa cosa...» sussurrò semplicemente il biondo.

«Qualcuno è innamorato...» cantilenò Greg scompigliando i capelli al fratello.

«No - si sbrigò a contraddirlo Niall - siamo amici, e mi manca...» «Non mentire a Greg, lui capisce quando gli si dicono le bugie...» «Veramente... non mi piace Giselle...» «hai ragione, no ti piace, ne sei innamorato cotto, lo so, non sono cretino» «Ok, ok, potrebbe essere che quando sono con lei il cuore mi batta forte e che il pensiero dei suoi occhi mi tolga il respiro...» «Vai, fa' veloce, io ti copro, dirò che ho dimenticato il salmone in macchina» «Andare ? Dove ?» «Da Giselle... a dirle quello che stai dicendo a me» «No, tu sei pazzo, non lo farò mai» «Devi, ti obbligo io, non mi va di vederti così giù la sera di Natale, alza il culo da quella sedia e sbrigati» «Ma...» «Non voglio sentire nessun "ma" e nessun "se", muoviti, non posso coprirti per molto, quindi fa' veloce».

Niall non aveva mai neanche pensato di confessarsi, mai, e l'idea lo agitava parecchio.

Cosa avrebbe dovuto dirle ? Che parole avrebbe dovuto usare ? Non aveva la minima idea di cosa fare e, mentre guidava verso casa di Giselle, pensava a tutto ciò che avrebbe potuto dirle, e a ogni frase che gli veniva in mente avrebbe voluto sotterrarsi tanto erano imbarazzanti le cose che gli venivano in mente.

Non ebbe il tempo di elaborare un discorso che arrivò davanti alla villetta della sua migliore amica.

Le luci riflettevano sulle tende le ombre delle persone dentro.

vedeva gente che rideva, gente che mangiava e gente che chiacchierava tranquilla.

Non voleva rischiare che gli aprisse qualcun altro quindi mandò un messaggio alla ragazza che gli interessata.

"Tra un po' suonerò alla porta, sono io, vienimi ad aprire tu, Niall" digitò per poi inviare la piccola frase all'amica.

"Ok, ma sbrigati".

Niall uscì dalla macchina che aveva lasciato davanti alla porta e salì i pochi gradini.

Suonò alla porta, dovette aspettare qualche minuto prima che Giselle gli aprisse.

Era bellissima, i suoi capelli castani e ondulati erano lasciati sciolti sulle spalle, la frangetta gli copriva dolcemente la fronte, gli occhi truccati di bianco sembravano più grandi.

Un vestito nero la aiutava a coprire i rotolini di grasso che Niall adorava, la stringeva in vita con un cinturino dorato, era svasato, davanti più corto, le arrivava a metà coscia, mentre dietro le arrivava fino a metà polpaccio, la scollatura tonda con le spalline piene di strass dorati impreziosivano il tutto.

Giselle gli sorrise dolcemente.

«Non mi aspettavo una tua visita, come mai qua ?» «Ecco i-io dovevo, dovevo, dovevo dirti-ti as-s-solutamente u-una co-cosa» balbettò il ragazzo arrossendo violentemente e guardandosi le pune delle scarpe nere in vernice.

«Cosa ?» chiese la ragazza curiosa, inclinando la testa leggermente a sinistra.

Niall non ce la faceva, stava cercando di racimolare tutto il coraggio che aveva in corpo, ma lo sguardo così azzurro di Giselle rendeva vano ogni sforzo.

Niall non ce l'avrebbe fatta a dirglielo, proprio no, quindi doveva trovare un'altra soluzione.

Doveva farglielo capire, e velocemente, così posò le sue labbra su quelle della ragazza che, per otto anni aveva amato segretamente.

Niall si stupì quando le mani di Giselle si posarono sulle sue spalle, e si stupì ancora di più quando lei avvicinò il corpo a quello del ragazzo .

Niall si stupì quando Giselle ricambiò il bacio, e si stupì quando non volle staccarsi da lui.

«Mi hai fatto aspettare otto anni...» «Mi dispiace, non trovavo il coraggio» «Ora è davvero Natale».

 

***

Spero possiate passare un buon Natale e buone feste.

Auguri !

Con amore,

Emy McGray

   
 
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