Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: johnnyaddict    24/12/2012    3 recensioni
Dalle scale si affacciò un ragazzo. Se fossi stata di umore differente, avrei osato dire che era anche carino, ma con lo stato d’animo di una persona che ha volato per nove ore per poi farsi tre ore di treno, riuscii a notare solo l’enorme cespuglio di capelli che aveva in testa.
- Che cosa cazzo volete?! – urlò da in cima alle scale rivolto alla sorella.
Wow, questo Harry doveva proprio essere una persona gentile e disponibile nei confronti dei familiari e conoscenti!
- Vieni a salutare Abigail e ad aiutarla con le valige. – urlò a sua volta Anne.
- Perché, cazzo, devo aiutarla io?! – chiese lui.
Oltre che gentile, era anche ospitale il ragazzo.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

All I want for Christmas is you
 

all i want for Christmas is you




Uscii dalla porta principale della stazione e cominciai a guardarmi intorno nel non tanto grande parcheggio.
Sbuffai. Non c’era ombra della famiglia che mi avrebbe dovuto ospitare. Cominciavo a innervosirmi. Ero stata spedita dalla calda e soleggiata Los Angeles a una cittadina sperduta nella neve inglese: Holmes Chapel. Il freddo di quella giornata di dicembre mi stava penetrando le ossa, mentre aspettavo che la famiglia composta da madre e figli venisse a prendermi. Io neanche volevo venirci in questo posto dimenticato da Dio. ‘Vedrai che cambiare aria prima di Natale ti farà bene!’ Grazie mamma. Mandarmi due settimane in Inghilterra mi avrebbe fatto rilassare molto, prima di Natale. Lei credeva che rilassarsi a Los Angeles non potesse essere comparato al rilassarsi dall’altra parte dell’Oceano, così mi aveva sbattuta su un aereo con uno scambio culturale già prenotato. Secondo me non aspettava altro per poter finalmente uscire con il suo nuovo compagno cubano.
Sospirai.
- Abigail! – mi sentii chiamare e vidi la figura di una donna corrermi incontro.
- Scusaci per il ritardo. – disse lei ansimando e venendo affiancata da una ragazza molto simile a lei. – Io sono Anne e questa è mia figlia Gemma. –
Io strinsi la mano congelata alle due donne.
- Benvenuta in Inghilterra! –
 
 
- Questa è la nostra casa! – mentre ancora Anne cercava le chiavi, io osservai la modesta dimora sovrastata dal cielo nuvoloso.
Aprì la porta e portai dentro le mie valige.
- Harry! Siamo arrivate! Vieni a salutare la nostra ospite! – Gemma richiamò quello che probabilmente era suo fratello.
Mi avevano informato della presenza anche di un unico componente maschile nella famiglia che aveva la mia stessa età, ma la mia curiosità di conoscerlo o di stringere una qualche strana amicizia con lui era pari alla felicità di dover spalare la neve fuori dal vialetto.
Dalle scale si affacciò un ragazzo. Se fossi stata di umore differente, avrei osato dire che era anche carino, ma con lo stato d’animo di una persona che ha volato per nove ore per poi farsi tre ore di treno, riuscii a notare solo l’enorme cespuglio di capelli che aveva in testa.
- Che cosa cazzo volete?! – urlò da in cima alle scale rivolto alla sorella.
Wow, questo Harry doveva proprio essere una persona gentile e disponibile nei confronti dei familiari e conoscenti!
- Vieni a salutare Abigail e ad aiutarla con le valige. – urlò a sua volta Anne.
- Perché, cazzo, devo aiutarla io?! – chiese lui.
Oltre che gentile, era anche ospitale il ragazzo.
- Faccio da sola, non c’è problema. – dissi, notando la tensione che si stava diffondendo nella casa.
- HAROLD EDWARD STYLES! SCENDI IMMEDIATAMENTE AD AIUTARE! – ordinò sua madre.
Lo sentii mugugnare e scendere a testa bassa.
Appena mi fu di fronte, mi guardò annoiato e ancora più svogliato, si presentò: - Harry –
- Abigail – risposi.
In quella frazione di secondo i nostri sguardi s’incontrarono. I suoi occhi erano verdi, non un verde smeraldo, che lascia sbalorditi, i suoi erano verdi come i prati primaverili. Nonostante avessi il sedere congelato, non potei fare a meno di pensare quanto fossero belli.
Prese due delle mie valige e le portò al piano di sopra mentre lo seguivo con le borse rimanenti.
Appoggiò tutto sul pianerottolo e affacciandosi dalle scale urlò, ancora: - Dove la mettiamo? –
Dalle sue parole e dall’entusiasmo con cui le aveva pronunciate, sembrava preferisse buttarsi dalle scale piuttosto che aiutare me.
- Nella stanza accanto alla tua – alla risposta della madre sembrò che volesse ribattere, ma rimase zitto e, sbuffando, mi fece strada nel corridoio. Mi portò davanti a una porta di legno bianco e una volta aperta vidi una stanza abbastanza illuminata e accogliente.
- Buona permanenza. – disse dopo aver portato le valige davanti alla stanza.
Stavo per rispondere, ma, non feci in tempo a voltarmi verso di lui, che era già sparito.
 
 
I giorni successivi passarono con tranquillità, se si escludono i bisticci per il telecomando con Harry, le gare per il bagno sempre con Harry e le discussioni per che tipo di cereali comprare con… Ancora con Harry.
Io cercavo di comportarmi da brava ospite, senza creare grossi disturbi alla famiglia, ma lui sembrava fare di tutto per urtarmi i nervi.
- Porta Abigail a fare un pupazzo di neve. –
La sciai cadere il cucchiaio con cui stavo mangiando i cereali e Harry lasciò cadere la tazza nel lavello.
Pupazzo di neve? Avevo sentito bene? Io odio la neve, odio sciare, odio qualsiasi cosa si faccia con la neve, compreso fare i pupazzi. Harry, da come guardava sua madre, sembrava essere della stessa idea.
- No! – rispose deciso.
Anne lo guardò in cagnesco: - Potreste conoscervi meglio e smettere di rincorrervi per andare a occupare il bagno. – Scusa, Anne, se tuo figlio occupa il bagno per quarantacinque minuti ogni santa mattina, pensai
- Non è esattamente il mio hobby preferito giocare in mezzo alla neve. – dissi io tornando a guardare la mia tazza.
- A Harry piace tanto, invece! Potrebbe farti scoprire quanto è bello! - disse afferrando il figlio per un braccio, che stava per darsela a gambe.
- Faremo questo pupazzo di neve – disse lui arreso.
- Cofa? – chiesi strozzandomi con i cereali.
- Sarà divertentissimo! – esclamò Anne.
Io mugugnai e tornai sulla mia tazza, mentre Harry correva su per le scale diretto al bagno.
Diretto al bagno. Correva su per le scale diretto al bagno. Dirett… Cazzo!
- Harry non provare a entrare nel bagno! – urlai uscendo di corsa dalla cucina.
 
- Questa sarà la base. – dichiarò lui raggruppando della neve e cominciando a modellarla.
- Tu fai il pupazzo, io metto una carota come naso alla fine! – esclamai soddisfatta.
Lui finse una risata: - Molto divertente! Vai a prendere dei bastoncini come braccia. –
Sbuffai e m’incamminai per il giardino cercando quei maledetti bastoni.
Gli unici che riuscii a trovare erano troppo sottili, ma erano meglio di nulla.
Tornai verso la postazione iniziale e mi fermai a notare Harry mentre lavorava per il pupazzo. Si stava veramente impegnando nel costruire un omino fatto con la neve?
Mi avvicinai a lui con i bastoncini in mano – Ti stai veramente impegnando? – chiesi curiosa.
Lui mi guardò storto e rispose: - I pupazzi di neve hanno un significato speciale per me. –
Un uomo grasso fatto di neve con il naso a carota e il cappello del nonno defunto aveva un significato particolare per lui?
- Perché? – chiesi stupita.
Lui sospirò e, fermandosi dal cercare di far assomigliare a una palla quel cumulo informe di neve, disse: - Li facevo sempre con mio padre. – e riprese a lavorare cercando di non guardarmi in faccia.
Suo padre. Ero lì solo da pochi giorni, ma avevo capito benissimo che il padre non c’era. Da come aveva reagito, capii che questa mancanza era un disturbo per Harry. Anche la mia situazione non era delle migliori, ma per me non era più un problema.
Il silenzio che si era creato fra noi mi metteva a disagio – Senti, ricciolino, anche la mia situazione familiare fa acqua da tutte le parti. Tu, con tuo padre, facevi i pupazzi di neve, mentre io non l’ho mai conosciuto il mio. Siamo sulla stessa barca, quindi non fare la faccia da offeso. – conclusi.
- Non hai mai voluto conoscerlo? – chiese lui a bruciapelo.
- Sì… - risposi – Quando ero piccola, vedevo tutte le mie amiche passeggiare la domenica con il proprio padre, mentre io al massimo andavo a casa del nuovo fidanzato di mamma a mangiare caviale, siccome se li trovava solo ricchi… -
- I miei hanno divorziato quando Gemma ed io eravamo piccoli, ma lui continua a mancarmi. –
- Tua madre non ha mai trovato nessun’altro? – chiesi, un po’ indiscreta.
- No… - rispose sospirando – Forse perché Gemma e io non volevamo nessun’altro. –
Pensai a come, invece, facilmente mia madre cambiasse uomo ogni qual volta le facesse comodo. In un certo senso invidiavo Harry: lui non vedeva più suo padre, ma almeno lo aveva visto e conosciuto, e sua madre non aveva più avuto nessun’altro per lui e sua sorella. Anch’io avrei voluto aver una madre così. Nessuno si era mai preoccupato tanto per me.
Avrei continuato a invidiarlo, se quell’idiota, mentre ancora pensavo, non mi avesse tirato una palla di neve in faccia.
Furiosa, mi voltai verso di lui.
- Basta deprimersi! – esclamò lui.
- Cosa hai osato fare? – chiesi avvicinandomi a lui.
- Cerco di tirarti su di morale – rispose ridendo.
Io lo guardai in cagnesco: - Te ne pentirai! –
Presi una palla di neve e la lanciai verso di lui, mancandolo.
- Mancato! – urlò soddisfatto.
Mentre ancora si compiaceva del mio tiro a vuoto, approfittai della sua distrazione e mi buttai su di lui facendoci finire nella neve.
- Abbattuto! – urlai.
Lo sentii ridere sotto di me e contagiò anche me. – Sconfitto… - ammise sorridendo.
Mi soffermai a guardarlo. Era bello con i capelli bagnati dalla neve e il viso arrossato per il freddo. Ora che ci pensavo, era bello anche mentre mi urlava di passargli il telecomando, o mentre la mattina scendeva a fare colazione ancora addormentato. Era bello mentre s’impegnava nel fare i pupazzi di neve e mentre rideva. Era bello fin troppe volte.
Fra di noi era calato il silenzio, mentre i nostri occhi sembravano parlare una lingua sconosciuta. Lui si sollevo sui gomiti, avvicinandosi sempre più al mio viso.
I nostri respiri, affannati per le risate, si mescolavano in un’unica nuvoletta di vapore. Senza che potessi accorgermene, i nostri nasi si toccarono, seguiti poi dalle labbra.
Lui mi stava baciando, ma la cosa più strana era che a me non sembrava dispiacere per niente. Nessuno di noi accennava a fermarsi ed entrambi bramavamo le labbra dell’altro.
- Ragazzi, entrate è pronta la cena! –
La voce di Gemma ci fece fermare. I nostri visi si staccarono automaticamente e rimanemmo qualche secondo a guardarci.
Non ressi il suo sguardo e, imbarazzatissima, scappai verso la casa.
 
Per alcuni giorni, Harry ed io non ci considerammo. Non litigavamo più e parlavamo solo quando, e se, necessario.
- Esco! – annunciò Harry sulla porta, con addosso cappotto e sciarpa.
- Porta con te anche Abigail! – propose sua madre. Io feci un salto sul divano e la guardai interrogativa.
- Falle conoscere i tuoi amici. –
Harry mi guardò interrogativo – Se ti va… -
Tranquilla Abigail, non devi raccontare al mondo intero che gli sei saltata addosso e l’hai baciato, pensai, non succederà niente se vai.
- Dammi cinque minuti. – risposi.
 
 
- Tu sei la ragazza Americana! –
- Tu vieni da Los Angeles! –
- Sei quella dello scambio culturale! –
E che cavolo! Ero una ragazza Americana in Inghilterra e mi sentivo più osservata di una giraffa con le strisce bianche e fucsia. Quegli inglesi non avevano mai visto un’Americana?
- Io sono Abigail – dissi accennando un sorriso.
- CIAO ABIGAIL – risposero in coro.
Mi sedetti di fianco a un ragazzo biondo e un sorriso smagliante, affianco a me si posizionò Harry. Eravamo dentro a un bar abbastanza piccolo, ma molto caldo e accogliente.
- Ti piace Holmes Chapel? – chiese una ragazza con le lentiggini e i capelli color carota.
- C’è troppa neve! – risposi decisa.
Tutti risero. Che c’era da ridere? Era vero.
- Avevi mai visto la neve? – chiese un ragazzo sistemandosi l’enorme montatura degli occhiali sul naso.
- Certo! … - mentii poco convinta.
Tutti mi guardarono sorpresi.
- Va bene, no, non l’aveva mai vista dal vivo! – ammisi.
Di nuovo tutti tornarono a ridere e contagiarono anche me.
- Sei divertente! Io sono Josh. – disse il ragazzo affianco a me porgendomi la mano, che io strinsi – Potremmo vederci qualche volta … - terminò sorridente e passandomi un foglietto piegato più e più volte.
Io aprii il biglietto, accorgendomi di Harry che cercava di sbirciare, e rimasi a bocca aperta: mi aveva scritto il suo numero.
Mentre ancora stringevo il foglietto fra le dita, fui certa di sentire Harry irrigidirsi.
 
- Non puoi uscire con Josh. – mi fermai immediatamente al sentire quell’affermazione, nonostante la temperatura calasse sempre di più nel tragitto verso casa. Perché Harry mi stava consigliando chi frequentare e chi no?
- Perché no? – chiesi.
- Perché lui non è fedele… Non ti meriti uno come lui. – rispose.
Ero sempre più allibita – E da quando t’interessa chi frequento? – chiesi stupita.
- Da quando ci siamo baciati nel mio giardino – rispose lui, apparentemente tranquillo.
Io mi zittii. Non avevamo più parlato di quel bacio, ma forse era arrivato il momento di parlarne.
- Non so cosa sia successo… - cominciò lui – Ma mi è piaciuto, e anche molto. All’inizio non ti sopportavo, poi dopo quella nostra conversazione ho cominciato a guardarti con occhi diversi e… Credo che tu mi piaccia. –
Io mi morsi il labbro inferiore – Credo che anche tu mi piaccia, Harry… - lo avevo veramente detto? Stavo veramente dicendo al ragazzo con cui litigavo per andare in bagno che piaceva? Perché mi piaceva, vero? Oh cazzo, certo che mi piaceva!
Il suo viso di distese in un sorriso, un bellissimo sorriso.
Piano si avvicinò a me e, mentre mi scostava una ciocca di capelli bagnati dalla neve che cadeva, le nuvolette di vapore che producevamo tornarono a incontrarsi.
- Non puoi uscire con Josh – ripeté, più sicuro di prima.
- Perché? – chiesi sorridente.
- Perché tu sei mia – e dolcemente fece combaciare, di nuovo dopo troppo tempo, le nostre labbra.
 
- Grazie mille di tutto! È stata una vacanza bellissima! – continuavo a ripetere quelle parole all’infinito stretta fra le braccia di Anne e Gemma.
- Torna quando vuoi! – disse Anne.
- Ci mancherai! – continuò Gemma.
- Vi manderò una cartolina da Los Angeles! – dissi per poterle consolare.
Mi abbracciarono un’ultima volta e, finalmente, mi lasciarono sola con Harry.
Per tutto il resto della mia permanenza, avevamo fatto i piccioncini innamorati, ma sapevamo entrambi che quel giorno sarebbe arrivato.
Era la vigilia di Natale ed io sarei dovuta ripartire per tornare in America, così avrei passato il Natale con mia madre e Bocoy.
- È stato bello… - sospirai rivolta a lui, dopo che ebbe finito di caricare le valige sul taxi davanti a casa.
- Mi mancherai – rispose.
- Anche tu –
Mi sollevai sulle punte dei piedi e gli lasciai un leggero bacio sulle labbra.
A malincuore, entrai nel taxi e richiusi la portiera.
L’autista mise in moto e, a causa della neve, si avviò lentamente per il vialetto alberato.
Mi voltai per vedere dal finestrino se Harry era ancora lì. Riuscivo a vedere la sua figura ancora ben distinta fra la neve bianca. Sentii una stretta al cuore. Io non volevo partire. Che cosa stavo dicendo? Io volevo andare via. Odiavo quel paesino, la neve e i suoi abitanti inglesi. Volevo tornare a casa, in America, per aprire i regali di mia madre, pranzare con la famiglia, addobbare l’albero… Che cosa stavo dicendo? Mia madre non mi avrebbe fatto nessun regalo, l’albero non l’avevamo mai fatto e avrei passato il giorno di Natale a ingozzarmi di gelato davanti al televisore al plasma da sessanta pollici nel soggiorno, mentre mia madre se la spassava a Cuba. Perché dovevo partire? Perché dovevo allontanarmi da una famiglia che mi aveva accettato e anche amato. Perché dovevo allontanarmi da Harry? Io volevo stare con lui. Non volevo nient’altro per Natale, deisderavo stare con lui e la sua famiglia. Chi mi obbligava a tornare negli Stati Uniti? Nessuno. Lanciai un’ultima occhiata fuori: Harry si stava allontanando. No!
- No! – urlai.
Il tassista mi chiese qualcosa, ma io non ascoltai, ero troppo impegnata ad aprire la portiera e fiondarmi fuori dalla macchina, che stava ancora procedendo piano a causa della nevicata.
- HARRY! – urlai correndogli incontro.
Lui si voltò incredulo.
Gli corsi incontro, nonostante la neve mi colpisse il viso. Appena gli fui di fronte, dissi: - Io non voglio tornare in America. Non voglio tornare da mia madre. Voglio stare qui, con te. Voglio continuare a litigare per il bagno, voglio continuare a fare degli stupidi pupazzi di neve con te. – avevo il respiro affannato per la corsa, ma non m’interessava – Tutto quello che voglio per Natale è stare in una famiglia che mi voglia bene e che mi accetti. Tutto quello che voglio per Natale sei tu. –
Prima ancora che potesse rispondere, mi sollevai sulle punte dei piedi e lo baciai. Nonostante fossi ormai abituata a baciarlo, quel bacio mi fece scatenare le farfalle nello stomaco.
- Signorina, il treno parte fra dieci minuti! – la fastidiosa voce del tassista ci obbligò a staccarci.
- Lo faccia partire! – mi precedette Harry.
Io lo guardai sorridente e non m’importava che l’autista ci stesse insultando, ero solo concentrata su quello che aveva detto: voleva che io restassi.
- Non potevi farmi regalo più bello – disse lui – Sei la benvenuta in casa nostra –
Pian piano ci incamminammo verso la casa, ma a metà strada mi fermai – Le mie valige! –
Mi voltai e vidi il taxi allontanarsi sempre di più.
- Tranquilla, ti presterà qualcosa Gemma – disse lui.
Risi. In fondo, non m’interessava dei miei vestiti, tutto quello che volevo era lui.




 

BUONA VIGILIA A TUTTI!
questa è la mia secondo OS e spero che vi sia piaciuta :)
Sinceramente questa canzone mi è sempre piaciuta tanto
e ascoltandola mi è venuta in mente questa possibile storia.
La parte finale è ispirata dal film 'L'amore non va in vacanza'
Adoro quel film!
Detto questo vi auguro un grandissimo BUON NATALE
e BUONE FESTE!
Grazie mille e baci baci :D



 


 


storia revisionata il 28.09.2013

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: johnnyaddict