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Autore: dreamlikeview    25/12/2012    12 recensioni
Louis è avaro.
Harry è innamorato di lui.
Niall è il nipote sfruttato.
Riusciranno i tre fantasmi Liam, Josh e Zayn a far redimere Louis?
-
[Ispirata al libro omonimo di Charles Dickens, un' OS natalizia Larry.]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'All about them.'
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Era il ventiquattro dicembre, il giorno della vigilia di Natale.
Nel piccolo paesino di Doncaster aveva appena nevicato, e l’aria che si respirava era pura e limpida, così come lo era la festività che i paesani stavano per festeggiare.
Tutto era in armonia con il resto, persone che prendevano le meritate ferie natalizie, uomini e donne che giravano per i negozi alla ricerca di un regalo perfetto per la persona amata, le mamme cucinavano per il gran cenone, i giovani giocavano nei parchi, le nonne tessevano a maglia i maglioni con le renne per i nipotini, e tutti i bambini scrivevano le letterine a Babbo Natale.
Tutte le persone erano felici, tranne una persona.
Louis Tomlinson, di origini inglesi,castano dagli occhi ghiaccio, era un importante, avido, ricco uomo d’affari.
Pur di guadagnare era disposto a tutto, anche sottomettere suo nipote, Niall Horan, figlio dell’unica persona che lui avesse mai amato, sua sorella adottiva, sorella più grande di lui di una decina di anni.
Louis era stato adottato alla tenera età di otto anni, ed era finito nella casa dei Tomlinson, dove era stato cresciuto con l’amore di una vera famiglia. Laureatosi in economia aziendale, aveva aperto una ditta con un suo collega universitario, Stan, di cui non è mai pervenuto il cognome, col passare degli anni, Louis era diventato sempre più ricco,e più si arricchiva, più voleva arricchirsi. Stan, inizialmente contrario, era stato contagiato dalla smania di potere del compagno, tanto che alla fine era morto a causa della sua avarizia, odiato come Louis da tutti, una notte quando stava tornando a casa, colto improvvisamente da un attacco cardiaco, nessuno gli aveva prestato soccorso, e il suo nome era sciamato come il suono di una tromba in una valle.
Il giovane Niall, nipote di Louis, di origini irlandesi come la madre, anch’ella adottata, biondino dagli occhi intensamente azzurri, aveva “sostituito” Stan lavorando per lo zio senza avere mai un’adeguata paga né tantomeno ferie correttamente retribuite. Era la vigilia di Natale, e correva anche il compleanno di Louis, ma il castano se ne stava nel suo studio a contare instancabilmente monete e banconote.
Niall entrò nello studio cautamente, e fissò lo zio con i suoi occhioni azzurri.
“Zio Louis, io ho finito e la nonna aspetta anche te per la cena, vieni con me?” – chiese con la sua solita dolcezza.
“Sta zitto, non ho tempo per stupidate come il Natale” – sputò acido, facendo indietreggiare leggermente il nipote, intimorito come sempre da lui.
“Ma è anche il tuo compleanno” – obiettò il biondo.
“Non ho tempo nemmeno per i compleanni”
Niall ci rimase visibilmente male, ma ci era così abituato che non ci faceva più caso. Quindi si limitò ad alzare le spalle e ad andare via chiudendosi la porta alle spalle.
Louis riprese la conta fino che non fu interrotto di nuovo dalla porta che s’apriva.
“Niall, cosa c’è ancora?” – fece acidamente senza alzare lo sguardo.
“Ehm, veramente non sono Niall” – una voce roca e melodica, si estese per la stanza.
Louis alzò lo sguardo ritrovandosi in due profondi occhi smeraldo, vide un viso angelico contornato da indomabili e magnifici ricci castani che facevano risaltare la pallida carnagione del ragazzo appena entrato nello studio.
Harry Styles, ragazzo di appena tre anni più piccolo di Louis, dolce e sensibile, suo migliore amico dell’infanzia.
“Ciao Louis” – esordì con un sorriso dolce a trentadue denti, fissando il più grande dritto negli occhi, con i suoi occhioni dannatamente brillanti.
“Ciao Harry” – rispose freddamente il castano tornando alla sua occupazione senza filare più di tanto il ricciolino, che si avvicinò a lui e pose sulla scrivania due pacchetti.
“Ti ho fatto il regalo per il compleanno e per Natale, auguri!” – esclamò sorridendogli ancora, facendo spuntare le sue amabili fossette sulle guance. Sorriso che si spense nel giro di pochi istanti, quando Louis gettò via in un cestino posto dietro la scrivania i due regali. Harry sentì un sonoro crack all’altezza del petto. Era il suo cuore che si spezzava per l’ennesima volta a causa di Louis.
“Li avevo impacchettati io..” – mormorò abbassando lo sguardo.
Era l’unico in paese a difenderlo dalle dicerie sul suo conto.
Harry era segretamente innamorato di lui, sin dai tempi dell’orfanotrofio; i due erano cresciuti insieme, ma Louis da quando era stato adottato, l’aveva dimenticato e da quando era diventato ricco, non si importava di nessun essere vivente se non se stesso, e quando Harry faceva un gesto carino nei suoi confronti lo ignorava bellamente, infischiandosene dei suoi sentimenti.
“Scusa Louis, io vado allora, buon Natale e buon compleanno..” – mormorò con le labbra curve all’ingiù in un’espressione triste. Uscì dal negozio con la morte ne cuore. Aveva sempre sperato di essere ricambiato a lui, senza mai ottenere risultati. Harry ricordava ancora bene i tempi felici di quando erano piccoli.
 
Louis uscì dallo studio verso le undici di sera, e si diresse a casa sua per riposare. Sentiva, tuttavia, una strana sensazione, come se qualcosa lo seguisse, e forse ebbe paura.
Paura lui? Pff. Non sapeva nemmeno cosa fosse la paura, lui.
Velocemente percorse quei metri che lo separavano da casa sua, e tornò in essa. Chiuse la porta a più mandate, e la serrò anche con dei lucchetti. Finalmente si sentì al sicuro.
Andò in camera sua dove indossò il suo comodo pigiamone di pile rosso, e si diresse in cucina per prepararsi una tazza di tè e fu investito di nuovo dalla stessa sensazione orribile. Come se fosse perseguitato da qualcosa di sovrannaturale. Deglutì diverse volte e poi si convinse che fosse solo una spiacevole sensazione. Improvvisamente sentì il suono metallico delle catene trascinate sul pavimento e si spaventò a morte.
No, non lui non credeva ai fantasmi. Che assurdità.
“Tomlinson” –una voce spettrale riecheggiò nella stanza facendo trasalire il padrone di casa.
“Tomlinson” – ripeté la voce spettrale.
“Ch-chi sei?” – chiese tremando il castano, che restava immobile al suo posto.
“Louis, non mi riconosci più? Eppure abbiamo condiviso tanto insieme” – lo derise quella voce che risuonava ancora spettrale, facendo sentire il rumore delle catene, e facendo tremare Louis, che non osava muoversi.
Il castano si guardò intorno, cercando di capire da dove provenissero quella voce e quel rumore.
“T-ti prego, mostrati” – balbettò il ragazzo, visibilmente terrorizzato, ora.
“Hai paura di me? Non eri il grande Louis Tomlinson che non teme nulla? Non ne hai mai avuta.”
C’era una sola persona che lo conosceva così bene, ma com’era possibile? Era morto..
“Stan?” – chiese.
Il fantasma apparve davanti al castano facendolo sobbalzare e spaventare più di quanto non lo fosse già stato. Louis tremò visibilmente. Non aveva mai visto un fantasma, non c’aveva mai creduto, e ora ne aveva uno davanti.
È solo un sogno, è solo un sogno. – si disse mentalmente.
“Sono reale, amicone mio, non sono un sogno” – rispose tranquillamente il fantasma, fissando il ragazzo terrorizzato davanti a sé.
Mi legge nel pensiero? – si chiese Louis in mente.
“Sì, leggo nel pensiero, non è meraviglioso?” – rise lo spettro tenendo una mano verso di lui, e spingendolo verso il muro, facendolo sbattere contro di esso. Louis gemette di dolore e restò immobile. Non sapeva se muoversi avesse peggiorato o migliorato la situazione.
“Stanotte riceverai la visita di tre fantasmi, ci penseranno loro a te, io dovevo solo avvisarti” – fece tenendo la mano tesa contro di lui, bloccandolo sul muro, impedendogli di respirare, ridendo sguaiatamente –“ti ucciderei volentieri, perché per colpa tua sono finto in questo stato. Ma non posso, ti è stata concessa una seconda possibilità, Tomlinson, sfruttala, sei sempre stato il più fortunato tra noi due” – disse e finalmente lo liberò facendolo cadere a terra.
Louis annaspò aria e lo guardò.
“Stan, aspetta che significa?” – chiese alla figura del fantasma che svaniva lentamente.
“Redimiti” – sussurrò –“redimiti, Louis..” – e sussurrando svanì dietro la porta chiusa della cucina di Louis.
Il padrone di casa rimase da solo perplesso. Dopo qualche istante scoppiò in una sonora risata, dirigendosi in camera sua e mettendosi a letto, cercando di prendere sonno. Era solo un maledettissimo sogno, o qualcosa causato dallo stress. La mattina dopo si sarebbe svegliato tranquillo tra i suoi guanciali.
 
La mezzanotte rintoccò. Louis dormiva profondamente abbracciato al cuscino in posizione fetale. Era rilassato. Al terzo rintocco, la finestra si aprì facendo entrare una figura sconosciuta. Capelli rasati, occhi nocciola, fisico imponente, ma la sua corporatura era evanescente. A prima vista quasi non sembrava un fantasma, era anche di bell’aspetto; si schiarì la voce, cercando di destare il giovane Tomlinson.
“Louis, svegliati!” – urlò alzando la voce. Il castano si girò nel letto dando le spalle al fantasma.
Lo spiritello sbuffò.
“Ma quanto dorme questo?” – si chiese –“ah umani.” – sospirò rassegnato.
Lo studiò ancora un po’ e poi gli tirò via le coperte. Il castano sobbalzò, mettendosi seduto al centro del letto, cercando di capire cosa fosse accaduto. Notò la finestra aperta e si disse che era per questo che lui avesse freddo.
“Finalmente ti sei svegliato!” – esclamò stizzito il fantasmino. –“ forza, è tardi, siamo in ritardo, su alzati!” – continuò.
“Ma chi sei?” – chiese il castano.
“Liam Payne, il fantasma del Natale passato, e tu devi fare un bel viaggetto indietro nel tempo. Op. Op! Non abbiamo tutta la notte!” – esclamò ancora più stizzito.
Louis si chiese cosa avesse mangiato di pesante per avere sogni del genere.
“Ma cosa..?”
“Louis, prendimi la mano, e muoviti!” – ordinò il fantasma.
Louis, convinto che fosse solo un sogno, afferrò la mano dello spiritello Liam e improvvisamente tutta la stanza prese a vorticare, fino a che i due non si trovarono sospesi in aria e il castano tentò di aggrapparsi saldamente allo spirito, a causa della paura, ma quest’ultimo era evanescente, quindi lo lasciò solo passare attraverso di sé, facendolo trovare sospeso nel nulla.
“Tranquillo, per stanotte puoi volare” – sorrise.
E Louis assunse l’espressione felice e spensierata di un bambino che vede per la prima volta un gioco nuovo. Si librò nell’aria con lo spiritello fino a che questo non gli fece segno di scendere a terra, e lo condusse davanti ad una finestra. Da questa si potevano vedere benissimo dei bambini giocare tra di loro, ridere e scherzare spensieratamente, altri che cercavano di scaldarsi tra le coperte dei lettini e altri ancora che venivano sgridati dalle suore per delle malefatte.
“Li riconosci?” – chiese Liam indicando i due bambini che si abbracciavano nel letto cercando di scaldarsi tra di loro, e Louis scosse la testa –“siete tu ed Harry” – spiegò lo spirito –“”quando eravate all’orfanotrofio prima che tu venissi adottato.” – continuò la spiegazione.
Louis si sentiva strano, era lo stesso ragazzo che ad ogni ricorrenza gli faceva gli auguri e i regali, che passava sempre per salutarlo o per augurargli il buongiorno e la buonanotte, che spesso gli portava i pranzi e le cene caldi quando lui restava tanto tempo in ufficio..
“Harry..” – mormorò il castano appoggiando una mano sulla finestra.
“Ero felice, sai spirito?”
“Lo so, eri un bambino.”
“Mi piaceva giocare con Harry, ma le cose sono cambiate, io sono cambiato, sono diventato importante.” – disse sicuro di sé il ragazzo.
“E non ricordavi nemmeno chi fosse Harry.” – sentenziò sicuro lo spirito, facendo abbassare la testa ad un Louis mortificato.
“Vale la pena perdere l’amore per essere importante?” – chiese una voce lontana.
Boo,saremo amici per sempre vero?– chiese il piccolo Harry accucciandosi tra le braccia del piccolo Louis.
No, per molto di più babycake! – esclamò il piccolo Louis.
Tutto svanì davanti a lui e si ritrovò di nuovo nella sua stanza.
“Liam? Sei ancora qui?” – chiese guardandosi intorno senza ottenere risposta. Sospirò e si riappoggiò al cuscino, con la consapevolezza di essersi allontanato dal suo migliore amico, probabilmente il giorno dopo sarebbe andato da lui e avrebbe chiarito tutto. E un sorriso spontaneo comparve sulle sue labbra, mentre si riaddormentava.
Questo sogno, in fondo, non era così male.
L’orologio rintoccò le tre del mattino.
La finestra della camera di Louis si aprì di nuovo, permettendo ad un altro spiritello di entrare nella stanza. Questo saputo dal collega che il ragazzo avesse il sonno pesante non ci pensò due volte ad usare i suoi poteri materializzando davanti a sé una bacinella piena d’acqua gelida.
Capelli mori, carnagione leggermente scura, braccia decisamente muscolose, ma evanescente esattamente come lo spirito di prima. Afferrò la bacinella e la rovesciò sul letto del castano che beatamente dormiva, bagnandolo dalla testa ai piedi.
“Forza sveglia, la notte è giovane!” – urlò allegramente lo spirito.
“Ma che cazz..?” – sobbalzò il castano, svegliandosi di colpo e mettendosi seduto sul letto. Si passò una mano sulla faccia bagnata e sentì un brivido di freddo lungo la schiena.
“E tu chi..?” – cominciò a chiedere, ma fu interrotto dallo spirito che intervenne rispondendo già alla sua domanda.
“Josh Devine, tanto piacere!” – urlò ancora lo spirito –“spirito del Natale presente!”
Louis dovette mettersi le mani sulle orecchie, a differenza dell’altro spirito questo era talmente rumoroso da dar troppo fastidio.
“Su, forza, prendimi la mano e andiamo!” – esclamò pimpante.
Magari gli avrebbe mostrato qualcosa di bello, vista la grinta che aveva. Gli afferrò la mano, e come era successo prima la casa prese a vorticare incredibilmente veloce. Louis probabilmente avrebbe vomitato alla fine di quest’avventura nel mondo degli spiriti. Era strano. Non sapeva se crederci o no, ma sapeva che dopo quel sogno qualcosa nella sua vita sarebbe cambiato drasticamente.
Appena la stanza smise di vorticare, si trovarono per strada. Louis si guardò intorno. Vedeva gente correre felice, chi urlava, chi giocava, chi si divertiva, e tanto altro. Improvvisamente vide un auto che correva nella sua direzione, e restò di stucco quando questa gli passò attraverso.
Si toccò, cercando di capire cosa fosse accaduto magari era già morto, e Josh lo affiancò.
“Sei evanescente anche tu, ora. Non possono vederti, sentirti e toccarti, vieni con me, forza”
Lo trascinò fino ad una strada che lui conosceva. Casa di sua madre, madre adottiva, ovviamente.
Erano fuori la finestra e Louis poteva sentire tutto quello che si dicevano.
Quell’avaro di Louis creperà da solo –disse la cugina.
Non capisce che da soli si sta male, è un ingrato, ed io che l’ho accolto come un figlio – la signora Tomlinson era parecchio adirata, a quanto pareva.
Nonna, dai non dire così, è solo un periodo brutto per lo zio –cercò di difenderlo Niall, con scarsi risultati.
“Spirito, perché parlano male di me..?” – chiese.
“Perché è quello che ti meriti per come ti comporti.” – ora l’allegro spiritello era serio, duro, tagliente.
Come lo era stato lui con Niall e con Harry.
Improvvisamente la scena cambiò. Louis si trovò davanti ad un’altra finestra, ma stavolta non conosceva la casa.
Da un piccolo focolare si udiva lo scoppiettio del fuoco, che illuminava parzialmente la stanza.
Su un lettino, poco distante dal focolare c’era una persona seduta con le gambe piegate al petto e la testa affondata tra di esse. I capelli erano riccissimi, e quando alzò lo sguardo dalle gambe Louis lo riconobbe.
Harry.
“Harry, non piangere..” – fece Louis appoggiando la mano contro il vetro della finestra. –“perché piangi? Che ti succede?!” – cercò di urlare.
Sentiva un groppo all’altezza dello stomaco, un peso all’altezza del cuore. Si sentiva vuoto.
Vedere Harry in quello stato gli stava facendo male.
“Louis è per come lo hai trattato oggi. È colpa tua.” – ancora lo spirito era tagliente e duro nei suoi confronti.
Perché non mi ami, Louis? Perché mi fai soffrire? Avevi promesso che saresti stato sempre con me, sempre! – urlò Harry dentro la stanza scosso dai singhiozzi.
Io ti amo, vorrei trasformarmi in una banconota per ottenere le tue attenzioni, perché mi hai dimenticato, Louis? –continuò straziato dalle lacrime.
Vorrei tu fossi qui con me, Boo.. il tuo babycake ha bisogno di te.. – pianse ancora. Louis si sentiva straziato, come se la sofferenza di Harry fosse anche sua.
Tutto sfumò davanti ai suoi occhi, e sentì una lacrima rigargli il viso una volta tornato in camera. Lo spirito Josh era svanito nel nulla, e Louis stavolta non riuscì ad addormentarsi.
La consapevolezza di aver fatto del male ad un essere puro come Harry, lo uccideva.
Si disse che era una vera merda, e se lo riconobbe.
Tutti avevano ragione sul suo conto, ma lui era stato troppo stupido per capirlo.
Non seppe quante ore passarono, fino a che non guardò l’orologio a pendolo. Segnava le sei del mattino, quando la finestra si spalancò ancora. Louis, consapevole, si alzò in piedi dal letto, asciugandosi le lacrime che avevano appena finito di rigargli il viso. Lo spirito silenziosamente entrò nella stanza. Il castano lo studiò da lontano.
Occhi scuri, profondi, capelli mori come il fantasma di prima, leggermente meno muscoloso e la pelle mulatta.
“Sei il fantasma del Natale futuro?” – chiese consapevolmente.
Il fantasma annuì tendendogli la mano.
“Posso sapere il tuo nome?” – questo lo scrisse contro il muro di un colore rosso intenso, che sembrava sangue: Zayn Malik, recitava la scritta sul muro. Louis annuì senza muovere un passo. Aveva un che di inquietante rispetto agli altri due. Silenzioso, muto. Louis deglutì, e si trattenne dal prendergli la mano.
Il fantasma con una strana violenza gli afferrò la mano, e la stanza vorticò. A Louis sembrò di vedere il rosso del fuoco davanti ai suoi occhi, e li chiuse, prima di riaprili e guardarsi intorno.
Deglutì ancora. Si ritrovò in un cimitero, ed era inquietante. Il cielo era scuro, nuvoloso, una distesa di terra morta era ai suoi piedi, terra in cui erano conficcate delle lapidi. Un’atmosfera spettrale c’era tutt’intorno. Louis poteva percepire la morte in quello spiazzo, e lo spettacolo che aveva davanti a sé lo fece raccapricciare e tremare come un bambino.
Il fantasma indicò una lapide lontana. Louis guardò in quella direzione,e vide una persona piegata vicino a quella lapide. Notò subito una massa riccia. Non impiegò molto a capire che si trattasse di Harry, e piangeva ancora.
Il suo cuore si strinse in una morsa, e non capì perché sentiva che ciò non era finito lì. Aveva paura, decisamente.
Louis, mi dispiace volevo essere forte, continuare a vivere anche per te, ma tu eri come l’aria che respiro, senza di te non sono niente, ti ho sempre amato, e continuerò a farlo. Ma non riesco a continuare a vivere senza di te, mi bastava anche vederti un attimo per risollevarmi la giornata e avevo imparato a convivere anche con i modi brutti con cui mi trattavi, mi dispiace, perdonami Louis.
E detto questo, Harry si sparò un unico colpo alla tempia, cadendo senza vita sulla tomba di Louis.
E vedendolo cadere a terra senza vita, Louis capì tutto.
Amava Harry. Lo amava davvero, e si chiedeva come avesse fatto ad essere così cieco.
“Spirito.. spirito dimmi perché..? Harry non merita questo, lui..lui è perfetto, lo è sempre stato.. spirito fallo smettere, fallo smettere..” – mormorò Louis, mentre quella scena si ripeteva davanti a lui, come un film al rallentatore.
Lo spirito finalmente parlò.
“E’ colpa tua e delle tue azioni, Louis. Hai portato infelicità nelle vite altrui, hai spinto un ragazzo al suicidio, hai fatto morire di crepacuore tua madre” – gli indicò la tomba della madre –“tuo nipote ha iniziato a drogarsi, tuo padre è come un cadavere, la tua famiglia è stata distrutta da te, Louis Tomlinson. Meriti tutto questo dolore, lo meriti tutto!” – sentenziò lo spirito.
“No, ti giuro che cambierò, te lo giuro, ma fallo smettere, non voglio vedere Harry morto..” – Louis era sull’orlo delle lacrime, voleva chiudere gli occhi per smettere di guardare la scena, ma era come se i suoi occhi fossero aperti artificialmente, costringendolo a guardare la scena per tutte le volte che si ripeteva.
“E’ questa la punizione che ti meriti per i tuoi peccati.”
Louis deglutì. Lo spirito aveva ragione. Lui aveva capito tutto. Aveva sbagliato a fare dei soldi il suo unico pensiero, aveva sbagliato a trattare malissimo Harry, aveva sbagliato a non dare importanza a suo nipote, aveva sbagliato deludendo sua madre.
Voleva cambiare le cose, voleva essere migliore. Voleva amare Harry come meritava, voleva aiutare suo nipote, voleva che sua madre fosse fiera di lui.
“Io me lo merito, non Harry, non mia madre, non mio nipote, solo io.” – disse sicuro.
“E’ tardi, Louis, è tardi.” – commentò lo spirito.
Davanti a lui si aprì una voragine, di cui non si vedeva il fondo, e Louis tremò.
“Co-cos’è..?” – chiese spaventato a morte.
“La tua tomba, Louis. Sei disposto a dare la tua vita per salvare chi hai distrutto?” – chiese lo spirito Zayn, serio senza lasciar trapassare emozioni.
“Sì.” – rispose sicuro.
Lo spirito si posizionò dietro di lui e “Buon Natale, Louis” – rise sguaiatamente. Una risata che metteva terrore, una risata che non prometteva nulla di buona, una risata.. malefica.
Lo spinse giù, verso la voragine, verso la sua tomba.
Louis urlò prima di cadere.
Cadde, verso il basso.
Cadde, verso il nulla.
Cadde, verso l’infinito.
Cadde.. sul suo letto?
Si alzò improvvisamente a sedere. Si toccò il corpo ed era intero.
Guardo il calendario: venticinque dicembre. Era Natale?
Controllò l’orario e vide che erano le sette di mattina. Era passata solo un’ora da quando era stato con lo spirito? Balzò giù dal letto, senza rendersene conto. Uscì di casa ancora in pigiama afferrando solo un giubbotto e infilandosi le pantofole.
Corse per le strade di Doncaster sotto gli occhi di tutti,infischiandosene di passare agli occhi della gente come un pazzo che era appena evaso dal manicomio.
Corse a perdifiato, fino all’appartamento di Harry.
Corse come se fosse stata l’unica cosa necessaria per risolvere tutto.
Bussò con energia fino a che non vide la porta aprirsi e il più piccolo comparire sull’uscio della porta con una mano sopra gli occhi, mentre si stropicciava l’occhio sinistro.
Lo guardò intensamente, ma per un secondo. Prima che il più piccolo potesse aprire bocca, Louis gli fu addosso.
Lo prese verso di sé, premendo le sue labbra contro le sue, baciandolo appassionatamente, come avrebbe dovuto fare tanti anni prima.
“Perdonami babycake, perdonami.” – sussurrò contro le sue labbra, allungando le braccia dietro la sua schiena e stringendolo forte al petto.
Harry era immobile. Non capiva il perché del comportamento di Louis, non capiva cosa fosse accaduto, non capiva nulla, in quel momento. Semplicemente sorrideva. Era felice.
“L-Louis” – balbettò –“c-che si-significa? M-mi hai chi-chiamato babycake.. e-erano anni che-che non lo facevi..” – continuò in cerca di spiegazioni.
“Significa che ti amo, Harry, significa che sono stato un emerito coglione, significa che sei importante per me, significa che voglio ricominciare tutto da zero, da quando ci siamo separati, significa che voglio rimediare a tutti gli errori..” – spostò una mano dalla schiena di Harry alla sua guancia, passandogli i polpastrelli sulle guance e asciugandogli i residui di lacrime –“significa che non voglio più vedere lacrime sul tuo viso, significa che ti voglio al mio fianco, significa..” – il più piccolo mise una mano contro la bocca di lui, fermando lo scorrere delle sue parole, ormai aveva quello che voleva.
“Ripeti la prima cosa che hai detto..” – sussurrò.
“Ti amo..” –ripeté in un sussurro Louis, fiondandosi di nuovo sulle labbra di Harry e baciandolo con maggiore passione di prima.
Il minore si staccò, e lo guardò con i suoi occhioni. Smeraldo contro giacchio. Amore contro amore.
“Ti amo, Louis, ti amo..” – sorrise –“dio, io ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Louis” – ripeté –“ti amo, ti amo..quanto è bello potertelo dire, ti amo.. cazzo tu non sai quanto ti amo..”- sembrava un disco incantato.
Quei ti amo erano la cosa più bella che Louis avesse mai sentito in vita sua. Erano qualcosa che lo faceva stare bene.
Prima che potesse dire altro, fu Harry a saltargli tra le braccia, ripetendo un ennesimo ti amo incollando le sue labbra contro quelle di Louis, baciandolo con passione, allacciandogli le gambe attorno al bacino e mettendogli le mani dietro al collo, avvicinando maggiormente i loro corpi.
“Ti amo, Louis..” –sussurrò ancora.
“Sai cosa ho voglia di fare?” – sussurrò il più grande baciando il lobo dell’orecchio del riccio, facendolo fremere. –“ho voglia di entrare con te sotto le coperte e coccolarti tutta la mattina, poi andare a pranzo da mia madre, presentarti come il mio ragazzo, cedere l’attività e parte dei miei guadagni a Niall, vendere casa mia, portarti via da qui, con la mia parte comprare una casetta solo per noi due, e..perché no? Realizzare il tuo sogno di diventare un cantante, sarebbe il mio regalo per Natale..” - parlò mentre lo portava sul letto e lo adagiava tra le coperte,coprendolo per poi infilarsi accanto a lui e riprendere a baciarlo da dove si erano fermati.
“Il regalo più bello di Natale sei tu, Louis” – sussurro Harry, accoccolandosi tra le sue braccia, chiudendo gli occhi felice di averlo finalmente accanto come aveva sperato di fare in tutti quegli anni.
Louis iniziò a coccolare Harry, come se fosse stata una cosa che faceva da sempre, qualcosa che gli veniva naturale fare, e i due si addormentarono tra le coccole, baci e amori sussurrati. Per Harry era come un sogno che diventava realtà e ancora si chiedeva se fosse davvero reale o solo frutto della sua immaginazione fervida.
Ma non ci badò molto, si addormentò tra le braccia di Louis, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 
L’orologio rintoccò le due del pomeriggio.
I due ragazzi sobbalzarono. Louis non doveva andare dalla madre?
Harry lo scosse energicamente,e quando il più grande aprì gli occhi, il più piccolo si sentì morire. Quei due limpidi occhioni azzurri erano tutti per lui e lo scrutavano. Il padrone di quegli occhi lo studiò e poi scoppiò a ridere. Una risata cristallina, dolce, adorabile. Il suono più bello che Harry avesse mai sentito in vita sua. Louis rideva, per la prima volta dopo tantissimi anni rideva. La vista di Harry con i capelli arruffati, le labbra gonfie, l’espressione da bambino, le guance paffute gli fece tenerezza e lo divertì allo stesso tempo. Gli stampò un bacio sulle labbra e poi si tirò in piedi.
“Cazzo,io sono venuto in pigiama.. non è che hai qualcosa da prestarmi?” – chiese al più piccolo, che felice scattò in piedi correndo al suo armadio ed estraendo dei vestiti che sarebbero potuti andare bene a Louis.
Complici come non lo erano mai stati i due si vestirono elegantemente e poi si presero per mano, dirigendosi alla casa della madre di Louis.
Il castano era agitato e il più piccolo gli stringeva la mano, per infondergli sicurezza.
Suonarono il campanello di casa e una donna dai capelli bianchi, sulla settantina fissò il ragazzo di fronte a lei.
“Ciao mamma” – sorrise. Da quanti anni non lo faceva? –“siamo ancora in tempo per il pranzo di Natale?” – chiese.
La donna commossa abbracciò di slancio il figlio, accogliendolo in casa come se quello fosse un grandissimo regalo di Natale.
“E mamma, lui è Harry il mio ragazzo, circa da stamattina” – confessò.
“Benvenuto in famiglia, Harry” – la signora Tomlinson abbracciò anche il giovane Harry, mentre Louis andava dal nipote, Niall, e lo abbracciava rivelandogli le sue ultime decisioni riguardo la ditta e i suoi guadagni.
Louis Tomlinson era diventato un generoso, buono, altruista, quasi ricco ragazzo innamorato. Si rese conto, accanto ad Harry, che l’amore era la ricchezza più grande che un uomo potesse avere.
Il suo regalo di Natale perfetto era stato questo: la scoperta dell’amore e dell’altruismo.
 
Intanto sopra le nuvole, tre fantasmini discutevano tra di loro.
“Per fortuna ha messo la testa a posto” – esordì Josh, il fantasma del Natale presente.
“Già” – concordò Liam.
“Sarebbe stato un peccato, guardalo com’è felice ora!”- continuò Josh.
“Si, però Zayn potevi evitare di spaventarlo con quella voragine, gli avrai fatto perdere dieci anni di vita.” – lo rimproverò il fantasma saggio del Natale passato.
“Liam, che ci vuoi fare? A me piace fare le cose in grande stile, non è colpa mia se mi è toccato il ruolo del fantasma del Natale futuro, o anche fantasma inquietate.”
Gli altri due risero.
I tre fantasmi si gustarono la scena di Louis ed Harry finalmente felici, insieme.
 
E lo sarebbero stati per molto tempo. Louis non avrebbe rifatto i suoi vecchi errori, ed Harry era troppo innamorato di Louis per farlo soffrire.
Chissà quando avrebbero trovato altre persone da aiutare, durante la notte di Natale.
Si sa, in fondo, la notte di Natale è sempre la più magica, sovrannaturale e bella notte dell’anno.
Ah, la magia del Natale, cosa non è in grado di fare?
 




No, Jimmy Protested!

I wish you a merry Christmas, I wish you a merry Christmas and a happy new year!!

Tanti auguri Popolo di EFP, questa è una scoppiettante OS natalizia ispirata al libro di Dickens, A Christmas Carol. Aww l'ho adorata.
Vi confesso che ci tenevo tantissimo a pubblicarvela oggi, perchè è Natalizia, è Larry ed è un regalino per voi. Mi riferivo a questo con l'episodio dei Baby di ieri :3
Spero di riuscire a finire quello natalizio dei piccoli per domani lol
Anyway. E' arrivato Babbo Natale? A me ha portato un cell nuovo, finally lol
Evabbeh, mi dileguo perchè il parentame sta arrivando... HELP ME!  And.. remember!

Jingle bells, Modest smells, El goes away. Louis smiles, Harry loves, Larry all the way ehi! <3 
Buone feste dalla vostra "scrittrice preferita"  <3

   
 
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