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Autore: Espen    25/12/2012    5 recensioni
[Questa fanfiction partecipa al contest "The Word's End" indetto da K i w i]
Su una piccola collinetta del parco Hera osservava lo spaventoso paesaggio davanti a sé: molte case erano distrutte, i palazzi più alti erano crollati come delle carte dopo una folata di vento. Migliaia di cittadini si muovevano verso i centri di raccolta.
Per fare cosa poi? Tanto sarebbero morti tutti, se non fosse stato per un’altra scossa sarebbe stato per uno Tsunami.
Quello era il 21 dicembre 2012.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Hera Tadashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Ice Angel
Titolo: Insieme fino alla fine
Paring: HerAfu
Parole: 877
Prompt (se c'è): uhm..no.
Note: questo è il mio primo contest, ho cercato di seguire al meglio la sua traccia, ma credo che non mi sia riuscita molto angst... tanto non avrei vinto lo stesso, ma l'importante è scrivere, no? ^^
Desclaimer: questi personaggi (purtroppo) non mi appartengono, ma l'idea sì e se osate plagiarla o copiarla vi uccido, vi faccio risorgere e vi uccido di nuovo.


Afuro guardò  le macerie davanti a sé, la sua casa era caduta per colpa del terremoto, non era rimasto più nulla.
Quando avvenne la catastrofe lui era fuori in giardino e, miracolosamente, era riuscito a salvarsi. Non come Aporo e Artemis, rimasti schiacciati sotto le macerie di un negozio di dischi oppure come Atena, che non aveva fatto in tempo ad uscire dalla sua abitazione.
Sospirò rassegnato. Non aveva ricevuto notizie di Hera ed era seriamente preoccupato, se anche lui fosse morto…
NO!
Non voleva nemmeno pensarci, non avrebbe immaginato una possibile vita senza di lui.
Volse lo sguardo alla strada semidistrutta dove i sopravissuti di Tokio camminavano per andare ai punti di raccolta, in cerca di un rifugio.
Scrutava con i suoi occhi rossi quei visi, conosciuti e non, stanchi e rassegnati, cercando lui.
Cominciò a preoccuparsi non riuscendo a scorgere quegli occhi grigi che lo facevano arrossire ogni volta che vi posava lo sguardo, si mosse rapidamente e andò nel senso opposto alla folla urlando il nome dell’amato.
Poi gli venne un’illuminazione, si fermò di colpo e volse lo sguardo al parchetto dall’altra parte della strada, forse era . Senza pensarci vi entrò, con una piccola speranza nel cuore.
 
Su una piccola collinetta del parco Hera osservava lo spaventoso paesaggio davanti a sé: molte case erano distrutte, i palazzi più alti erano crollati come delle carte dopo una folata di vento. Migliaia di cittadini si muovevano verso i centri di raccolta.
Per fare cosa poi? Tanto sarebbero morti tutti, se non fosse stato per un’altra scossa sarebbe stato per uno Tsunami.
Quello era il 21 dicembre 2012.
La fine del mondo, la fine di tutto.
Sentì dei passi dietro di sé e sorrise lievemente.
-Certo che ce ne hai messo di tempo per arrivare Afuro.- disse voltandosi e osservando il viso leggermente arrossato del biondo e gli occhi, che assomigliavano a due rubini, lucidi e spalancati.
-Hera! I-io credevo d-di averti perso…-
Afuro voleva piangere, aveva avuto paura di non rivedere più Hera, di non poter sentire le sue braccia avvolgerlo in un caldo abbraccio, di non poter più stringere le mani alla sua maglia e piangere sul suo petto, proprio come stava facendo in quel momento.
-Mi dispiace di averti fatto preoccupare.- gli sussurrò dolcemente in un orecchio il castano, cullandolo un po’.
Rimasero in silenzio per qualche minuto e quando il respiro del suo fidanzato si fu regolarizzato, Hera sciolse l’abbraccio e ritornò ad osservare il paesaggio, ma stavolta accanto a lui c’era Afuro.
-Ti ricordi la prima volta che ci siamo baciati?- chiese il castano guardando negli occhi il ragazzo accanto a sé
-Come dimenticarlo, è stato proprio qui.-
Terumi chiuse gli occhi, trascinato da quei ricordi che sembravano ormai lontani.
 

Si passò per l’ennesima volta la spazzola tra i capelli.
Niente, non ne volevano sapere di stare in ordine.
Proprio oggi, il giorno più importante della sua vita: finalmente aveva un appuntamento con Hera Tadashi.
Quel ragazzo, così misterioso, aveva lo aveva attratto fin dal primo istante che lo aveva visto il primo giorno di scuola.
E finalmente, dopo quasi un anno e mezzo che gli andava dietro, ci usciva insieme.
Diede un occhiata all’orologio e si accorse di essere in tremendo ritardo.
Così prese il suo cappotto rosso e uscì di corsa.
Quando vide Hera davanti all’ingresso della gelateria, quasi ebbe un infarto, era bellissimo.
Indossava semplicemente dei pantaloni neri e una giacca bordeaux, ma gli stavano divinamente.
E quando lo guardò sorridendo lievemente, si sentì arrossire.
-Scusami per il ritardo, mi stavo preparando e avevo perso di vista l’ora.- disse Afuro entrando nel locale accompagnato da Hera.
Dopo aver preso un gelato, alla vaniglia per Hera e al cioccolato per Afuro, il castano lo portò nel parco.
Parlarono e scherzarono per un po’, poi Hera gli disse semplicemente di seguirlo.
Afuro non sapeva dove lo stava portando, ma si fidava di lui.
Arrivarono su una collinetta e lo spettacolo che c’era davanti a loro era davvero bellissimo.
Il sole stava tramontando e il cielo era pieno di sfumature che andavano dall’arancione al rosa, i deboli raggi del sole colpivano Tokio facendola sembrare quasi irreale.
Hera guardò Afuro e non poté non pensare che sembrasse proprio un bambino, con la bocca spalancata dalla sorpresa e gli occhi colmi di meraviglia.
Rise lievemente nel notare una macchiolina di cioccolato sul labbro superiore.
-Perché ridi?- gli chiese con innocenza.
-Niente, solo che sei sporco di gelato.- rispose indicandogli il punto esatto.
Subito il colore del viso di Afuro si trasformò da roseo a rosso pomodoro e fece per pulirsi la bocca con la manica, ma Hera glielo afferrò rapidamente dicendogli in sussurrò sensuale:- Lascia, ci penso io.-
Poi posò le labbra sulle sue, baciandolo dolcemente.
 

 

Afuro uscì da quella specie di trans quando sentì le labbra di Hera sul suo collo e le sue braccia cingergli la vita.
-Stavi ripensando a quel giorno vero?-
Annuì solamente lasciandosi coccolare dalle sue attenzioni e dopo qualche minuto,  o forse qualche ora, non sapeva dirlo con certezza, gli domandò:-Secondo te questa è la fine del mondo?-
-Non lo so, ma se così fosse gli ultimi istanti gli passeremo insieme.- gli disse per poi baciarlo, proprio come la prima volta, finchè la terra ricominciava a tremare.

  
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