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Autore: FaDiesis    25/12/2012    2 recensioni
Fred e Astoria, due giovani che neanche conoscono l’esistenza l’uno dell’altra, vivono la loro tranquilla vita ad Hogwarts. Ma, ci penserà Elizabeth, con la sua fervida, entusiastica fantasia a farli incontrare, in un normale pranzo giornaliero.
Dedicata ad Elizabeth  Mary Grengrass :3
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Fred Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Astoria/Fred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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A Bess, con affetto. 

Buon Natale, mogliA! 

La mela della “Non-Discordia”

 

Il mormorio confuso nella Sala Grande cresceva sempre più, mano a mano che gli studenti arrivavano a frotte per la cena.
Quel giorno il soffitto era adorno di nuvole leggere, nel loro bianco splendente che risaltava sul cielo notturno.
Una giovane ragazza dalla chioma scura, seduta docilmente al tavolo dei Serpeverde, affondò ancora la forchetta nel suo pezzo di bistecca, masticando lentamente.
Daphe Greengrass la guardò ironica, piazzata di fronte a lei. -Astoria, non dovresti riempirti ogni volta di bistecca, non sai che fa male mangiare troppa carne rossa? Per non parlare delle calorie…
Astoria alzò gli occhi al cielo, mormorando piano un “ma dai!” sommesso.
Non sopportava quando la sorella la riprendeva in quel modo. “Astoria, non mangiare grassi!”, “Astoria, non osare parlare con quel ragazzo!”, “Astoria, insomma, chi ti ha detto di andare in giro con quella Corvonero?”. Adorava sua sorella, per carità, ma in questo periodo neanche lei e la sua superficialità, neanche lei con la sua leggerezza la aiutavano a sorridere.
Si sentiva svuotata, senza una vera anima.
Non faceva che dare retta a sua sorella e alla banda di amici che le girava attorno. Lei non era nessuno. Era come un cagnolino, sempre dietro a qualcuno. Qualcuno neanche di suo gradimento, peraltro.
C’era sempre quel tizio di mezzo… quel Malfoy, il ragazzo con i capelli biondi e l’aria altera. Non capiva cosa ci trovava Daphne a stare con quella gentaglia. Lei e la sua amica, quella con il muso da carlino, Pansy Parkinson.
Insomma, non facevano altro che atteggiarsi, con quella storia dei Purosangue e della casata nobile.
Ad Astoria francamente non importava nulla.
Non le importava di essere Purosangue, non le importava della gente, non le importava di sé stessa. Ad Astoria non importava un emerito nulla.
Era sola, in quel posto pieno di pregiudizi e segreti. Era sola, tra mille sorrisi falsi. Era sola, con facce allegre pronte a diventare perfide in un solo istante.
Scosse la testa, delusa. Le avevano parlato così bene di Hogwarts… e invece lei era lì, a sperare di farla finita al più presto, a desiderare che la scuola terminasse già al suo terzo anno.
Giusto per far felice sua sorella, si mise in bocca una forchettata di insalata, che le procurò una leggera smorfia per l’amarezza. Smorfia che molto presto diventò sarcastica.
L’insalata era amara, come la sua inutile vita.
Sentì dei passi dietro di lei, ma non se ne curò, intenta a rimuginare sulle delusioni della sua esistenza. Un tonfo seguì i passi e si costrinse a girarsi, pronta a maledire chiunque l’avesse disturbata mentre meditava.
Guardò a terra e vide che era caduta una pergamena, arrotolata distrattamente e parecchio rovinata.
Con un sospiro si chinò a raccoglierla.
La sua mano sfiorò la carta ruvida, nello stesso momento di cinque lunghe dita affusolate.
Alzò lo sguardo, perse un battito cardiaco e si incantò in un blu oltreoceano. Sentiva la freschezza di quella mano, percepiva il proprio respiro essersi fatto più pesante.
Astoria stava sorridendo.
Astoria stava provando una sensazione a lei estranea, a lei sconosciuta.
Astoria stava andando contro a tutti i suoi principi.
I lati delle sue labbra rosee subito si curvarono all’ingiù, appena la ragazza capì il suo errore. Lei non sorrideva veramente, mai. E se lo faceva, era perché costretta.
Si alzò lentamente senza staccare gli occhi dal ragazzo che le era comparso davanti.
Appena il suo corpo riuscì a stare in equilibrio, notò che si sentiva debole, molto debole.
Perché quel tipo non le staccava gli occhi di dosso? Perché la faceva sentire così… vulnerabile? Perché le veniva spontaneo sorridere?
Non riusciva a trovare risposte, non riusciva a rispondere che con un colore: azzurro cielo.

La voce amareggiata di Nott riscosse Elizabeth dai suoi pensieri, dalle sue immaginazioni, riportandola alla minestra ormai raffreddata che si trovava davanti.
-Bessie, mi ascolti? Bess… oh, insomma, Elizabeth! –strepitò il ragazzo, portandosi una mano alla testa, sconsolato. –Non mi dire che stai ancora fantasticando sulle tue storie!
Elizabeth Blouse aveva diciassette anni, una chioma castana estremamente lunga e una fervida fantasia. Era celebre in tutta Hogwarts per le sue storie.
Storie su tutti e su tutto, storie scritte di mattina, di sera e di notte, storie seguite giorno dopo giorno da moltissimi studenti.
Per lei, tutto era un racconto, una favola, una pagina di libro che con le ali della fantasia si insinuava nella mente delle persona e ti contagiava, rendendoti partecipe della vicenda. Un semplice tragitto in corridoio per Elizabeth diveniva un meraviglioso viaggio alla scoperta di antri delle stanze del castello, un dolce sorriso intercettato a Robert per Flavia era una cotta sottointesa e subito il suo cervello partoriva la storia del loro grande amore, ricca di dettagli e descrizioni.
Era fatta così, Bess.
Scrivere era sempre stata una parte della sua vita, le piaceva così tanto che riusciva a produrre almeno una storia completa e ben scritta al giorno, cosa per la quale si era guadagnata parecchi soprannomi di pregio.
Guardò di sottecchi Theodore, seduto accanto a lei e intento a parlare distrattamente con Draco Malfoy.
Senza motivo si sentì arrossire, quando le iridi scure del ragazzo la sfiorarono per un attimo. Abbassò lo sguardo, le era sempre piaciuto quel ragazzo… soprattutto il suo carattere, solitario e misterioso. Le ricordava un albero di noci: il tronco piccolo, come il suo corpo snello, e la folta chioma rigogliosa, che stava a rappresentare la sua notevole intelligenza.
Mmh… noci?, pensò, e l’illuminazione per continuare la sua ultima novella venne, di botto.

Il ragazzo dai capelli rossi si riscosse, di colpo.
Guardò la ragazza che gli stava davanti: piccolina, minuta, con i lineamenti dolci. Ma quel cipiglio sulla sua pallida fronte, la smorfia che era andata a sostituire il debole sorriso che per un istante aveva attraversato il suo volto, faceva intendere che sotto l’aspetto pacato si nascondeva un bel caratterino determinato.
Sorrise. Proprio come piaceva a lui.
La vide che alzava un sopracciglio solo, guardandolo scettica.
-Beh? Cos’hai da guardare?- sbraitò, portando una mano al suo stretto girovita.
Lui soffocò a stento una risata. Era buffa, quella ragazzetta, con l’attitudine infastidita e quei magnifici capelli ricci color… noce, sì, avevano una strana sfumatura color noce.
Si accigliò, aveva appena detto…
magnifici, forse?
-Ehi! Chi sei? –la domanda acida della ragazza lo riportò alla realtà, e riprese il suo solito sorriso aperto e di chi la sa lunga.
-Come, 
noce mia, non lo sai?-rispose con fare sbruffone. –Davvero?
-Non vedo come dovrei saperlo. E… aspetta, noce mia? Che?!- esclamò con tono leggermente più acuto la ragazza, arrossendo impercettibilmente.
Ma a lui non scappò quel rossore che per poco donò colore alle sue bianche gote e qualcosa, qualcosa d’inaspettato, gli ribollì in pancia.
La fissò, la guardò di sottecchi negli occhi.
Erano… bui.
Sì, avevano un colore: verde. Ma era sfumato… I suoi occhi potevano essere di un verde strabiliante, ma erano macchiati. Macchiati di un’ombra scura, un velo costante che le appannava gli occhi, rendendoli tuttavia vuoti.
La guardò ancora, sorridendole.
-Sì, i tuoi capelli hanno una sfumatura così delicata color noce… Sa, signorina, mi ricorda una noce acerba, miss… -lasciò la domanda in sospeso.
Lei si strinse nelle spalle. –Astoria. Astoria Greengrass.- si presentò, soffermandosi poi sugli occhi di lui. –E tu sei…?
-Chiamami Fred. -rispose il ragazzo, incatenando lo sguardo in quello di Astoria. Si sentiva stregato da quella ragazzetta, senza saperne il motivo.
O forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.
-Beh, Astoria, che ne dici di prendere una burrobirra con me, presto o mai? Lo vogliamo spaccare quel guscio, noce mia? –le fece l’occhiolino e lei ridacchiò, mostrando ancora una volta il suo sorriso così delicato.
Lo guardò e in Fred si accese una fiaccola, una piccola fiammella di speranza.
Sbagliava o quel verde nei suoi occhi era già più chiaro?
Si infilò la preziosa pergamena in tasca. Se prima la sua missione era procurarsi tutti quei fuochi d’artificio per la sua uscita di scena dalla scuola, ora era completamente cambiata.
Avrebbe portato il sole nei suoi occhi, avrebbe smacchiato quei suoi occhi così belli, il suo verde sarebbe divenuto di nuovo verde prato.
Perché ormai, era incatenato a quel suo sorriso e lo sapeva, ne era certo, che neanche la ruggine più forte li avrebbe divisi.


Elizabeth sospirò, ancora.
La sua mente aveva appena sfornato una storia e non aveva avuto nulla a portata di mano su cui riportarla.
Scorse con lo sguardo la Sala Grande, alla ricerca della sua ispirazione. Eccola lì, Astoria Greengrass, seduta placida al tavolo dei Serpeverde, e… sì, c’era anche Fred! In ginocchio su una sedia alla sua tavolata rosso-oro, come al solito a schiamazzare, ridere e scherzare con il suo gemello e Lee Jordan.
Certo che è un peccato, pensò, corrugando le sopracciglia. Mai aveva pensato a coppia più intrigante di loro due. Erano… diversi, e per questo, perfetti insieme.
Si ritrovò a chiedersi se i due ci avevano mai pensato, o se almeno si erano accorti dell’esistenza l’uno dell’altra.
Il brusio della Sala si accentuò e la riportò al mondo reale, dove ora gli studenti si stavano alzando per il termine del pranzo.
Scosse la testa, desolata.
Era solo una sua fantasia, non avrebbe potuto mai avverarsi…
O forse…
Afferrò due mele e si diresse verso l’uscita, ignorando la voce di Theodore e gli altri. Piazzatasi vicino al portone, aguzzò la vista e cercò di individuare Fred e Astoria.
Astoria si era appena alzata, lentamente, con flemma, mentre Fred… oh, no! Eccolo, che arrivava con George e Lee. Non doveva andare così, non era nei piani, dovevano arrivare più o meno insieme al portone…
Quindi fece la prima cosa che le venne in mente: prese una delle mele e la scaraventò addosso a Fred.
Lui si fermò imprecando, guardandosi intorno per cercare il colpevole.
Bessie si nascose dietro il portone, ridacchiando. Era riuscita a rallentarlo, ora sarebbero arrivati insieme.
Infatti, dopo una manciata di secondi, ecco che il gruppo di Astoria e quello di Grifondoro di Fred attraversarono l’uscita…
Elizabeth, con la sua fedele mela, si mise a correre a zigzag , fino a passare in mezzo ai due, che ormai quasi si sfioravano. Li urtò entrambi e accidentalmente la sua mela cadde, proprio in mezzo a Fred e Astoria.
Subito si accucciò dietro una statua, pronta a spiare le reazioni.
La ragazza sbuffò, disse qualcosa a Daphne e si girò, per chinarsi a raccogliere la mela. Fred imprecò ancora –qualcosa come “Per le mutande di Merlino! Possibile che oggi piovono mele da tutte le parti?”- e anche lui si voltò, abbassandosi verso la mela.
Le loro dita si sfiorarono e entrambi sussultarono, al debole contatto.
Subito i loro volti si alzarono, a cercare lo sguardo l’uno dell’altra.
E ad Elizabeth parve che per loro il tempo si fermò, e seppe che, per una volta, aveva avuto ragione.
Si alzò lentamente e uscì allo scoperto dal suo nascondiglio.
Con un sogghigno, si allontanò, pensando all’impresa che aveva appena compiuto.
Perché ne era stata convinta fin da subito, fin da quando li aveva notati così diversi.
Lui era Fred, lei era Astoria.
Ma insieme, oh, insieme erano un mix che nessuno più, avrebbe potuto scordare.


Note dell'autrice: 

Ma Buon Natale a tutti voi! :D 
No, questa non è -come si potrebbe immaginare- una ff natalizia. Ma una completa pazzia scritta per il contest dell' A.A.A (Associazioni Amanti Astoria/Fred... Amateli insieme, perchè sono fantastici! ù_ù). 
Il prompt era "L'incontro", e nella mia ff il luogo d'incontro, il primo, è... la mente di Bessie, Elizabeth Mary Greengrass, presidentessa e effettiva inventrice del meraviglioso Pairing Fred/Astoria! Spero di aver reso bene il concetto, e che vi sia piaciuto almeno un piccinopicciò! ^-^ 
Ovviamente dedicata a lei ♥ 
Un bacio, e lasciate un commento, che a Natale si è tutti più buoni! xD

Esis 

   
 
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