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Autore: Inheritance    25/12/2012    6 recensioni
Future-fic. Daddy!Klaine
Fanfiction regalo per delle persone meravigliose. Buon Natale.
"-Sai quel Natale? Quello in cui ci lasciammo e poi io venni a trovarti qui, l’anno prima…l’anno prima che-
-L’anno prima che papà morisse.
Blaine annuì sulla sua spalla, iniziando a carezzare il suo fianco e disegnando piccoli cerchi con le dita sul suo maglione color crema. Non aveva intenzione di rievocare brutti ricordi, anzi, voleva far sapere una cosa a Kurt. Una cosa che avrebbe voluto dirgli molto tempo prima, ma che col tempo era andata perduta fra i suoi ricordi.
-Quell’anno scrissi una lettera a Babbo Natale."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Boh, è una cosa piccola ed è un regalo di Natale. Un regalo per tutti voi Gleek, ma soprattutto per delle persone speciali che ho conosciuto attraverso Twitter e poi su whatsapp e blablabla "non interessa a nessuno". Fatto sta che voglio loro un mondo di bene e mi sono davvero affezionate e un giorno vorrei incontrarle tutte.
Un bacio a Teta, Ale, Rob, Sara, Berry (la Laaaau), Bea, Ele e Giulia. Siete meravigliose. <3

Ps. Perdonate se ci sono errori, ma la mia beta è Ale e siccome la OS era un regalo-sorpresa per lei non potevo certo farglielo leggere prima LOL


BUON NATALE,
HER. 




Come un fiocco di neve.


Il fiocco di neve si posò delicatamente sulla pelle fredda dell’uomo, iniziando a sciogliersi poco alla volta come se non avesse affatto voglia di concludere lì quel viaggio, come se in realtà sperasse di arrivare a terra e congiungersi con tutti gli scintillanti cristalli bianchi sparsi a terra per poter adornare anche lui il paesaggio e dare vita ad un vero e proprio spettacolo della natura, inondando di bianco tutte le strade, i palazzi, le auto e i lampioni di New York. La città sembrava sparire sotto quella coltre leggera e delicata.
 
-Guardalo, Kurt, si scioglie!
 
Il castano guardò la mano di suo marito e sorrise dolcemente.
 
-Sai, Blaine, è questo che fa la neve, si scioglie. Lo so che è una dura perdita da sopportare, ma sopravvivremo, te lo prometto.
 
Il più basso lo squadrò fingendo un’espressione offesa che, se possibile, fece ridere l’altro ancora di più.
 
-Non mi fai mai esprimere le mie emozioni!
 
Si portò teatralmente una mano al cuore, e Kurt trattenne a stento un risolino per partecipare a quel buffo gioco che ogni tanto Blaine si divertiva a riproporre.
 
-Non è colpa mia se le tue emozioni sono amplificate come quelle dei bambini! Cosa hai, quattro anni?
 
Stavolta non riuscì a reprimere il sorriso che spuntò sulle sue labbra. Blaine, per tutta risposta, gli diede una spallata leggera e riprese la recita.
 
-Prego?! Quattro e mezzo, Kurt. Quante volte devo dirti che ho quattro anni e mezzo?!
 
-Oh, mi perdoni, signore. Non commetterò mai più un simile errore!
 
E questa volta la frase dovette essere uscita con un tono leggermente più acido di quanto avesse previsto perché d’un tratto sentì qualcosa tirare leggermente un lembo del suo maglione firmato, richiedendo la sua attenzione. Abbassò gli occhi soltanto per specchiarli in un paio dello stesso identico colore, ma leggermente più grandi e dall’aria preoccupata.
 
-Papà Kurt, non puoi litigare con papà Blaine oggi! E’ Natale, nessuno litiga a Natale!
 
I due uomini guardarono la bambina di poco più di quattro anni ad occhi spalancati, poi si voltarono l’uno verso l’altro e si fissarono per svariati secondi. Infine, scoppiarono a ridere. Scoppiarono a ridere talmente forte che per un attimo temettero che l’intero palazzo li avesse sentiti, dato che si trovavano all’aperto, sul terrazzo del loro appartamento. Quando non notarono, però, nessuna traccia di lamentela e nessun colpo contro le pareti da parte degli altri inquilini del palazzo, si tranquillizzarono e riportarono l’attenzione alla bambina che ancora li fissava, adesso con un’espressione leggermente corrucciata in viso. Cosa ci trovavano di divertente i suoi papà nel litigare il giorno di Natale?
 
-Tesoro mio, io e papà Blaine non stavamo certo litigando. Abbiamo avuto…uhm…un battibecco, ecco. Forza, vieni qui che papà ti fa vedere una cosa.
 
Sorrise nuovamente alla bambina, la sua piccola Elizabeth, e si chinò per prenderla in braccio, regalandole poi un bacio leggero sulla tempia. Poi fece cenno a Blaine di avvicinare la mano alla piccola e lui sembrò capire al volo, come tra l’altro accadeva sempre fra i due.
La piccola concentrò la sua attenzione sulla mano del padre e subito i suoi occhi si illuminarono prima che emettesse un gridolino estasiato.
 
-Guardalo, papà Kurt, si scioglie!
 
Sulle labbra dell’uomo si formò un sorriso disteso e non potè fare a meno di pensare che sì, Elizabeth era sua figlia e non di Blaine, ma che somigliava talmente tanto all’altro papà che chiunque avrebbe potuto credere il contrario.
Scoppiò a ridere di fronte all’improvvisa realizzazione che, in effetti, i due erano molto più che simili, ma che probabilmente ciò dipendeva dal fatto che Liz avesse quattro anni e mezzo e Blaine…Beh, Blaine anche.
Guardò suo marito e lo trovò intento a fissare la loro bambina con lo sguardo più dolce e tenero del mondo, ma anche con una sorta di ammirazione, come se non smettesse mai di stupirsi delle meraviglie che la natura potesse riservare in una creatura così piccola.
 
Il suo cuore prese a sciogliersi lentamente, così come quel piccolo e scintillante fiocco di neve.
 
-Amore, che ne pensi di entrare dentro casa? Qui fa freddo e poi devi andare a dormire o stanotte Babbo Natale non verrà a trovarti per lasciare i regali sotto l’albero.
 
Elizabeth mosse la piccola testolina bionda annuendo e agitò le gambette come ad indicare di voler toccare terra, così Kurt la riporto sul pavimento e lei sgusciò velocemente tra le ante della portafinestra dirigendosi verso la sua stanza.
 
Blaine la seguì con lo sguardò fino a che non scomparve dalla loro vista, poi lasciò scivolare indifferentemente un braccio attorno alla vita di suo marito e poggiò il capo sulla sua spalla sinistra mentre osservava la loro meravigliosa città coperta dalla neve.
Kurt sospirò teneramente e strinse la mano dell’uomo sul suo fianco destro.
 
-Sai quel Natale? Quello in cui ci lasciammo e poi io venni a trovarti qui, l’anno prima…l’anno prima che-
 
-L’anno prima che papà morisse.
 
Blaine annuì sulla sua spalla, iniziando a carezzare il suo fianco e disegnando piccoli cerchi con le dita sul suo maglione color crema. Non aveva intenzione di rievocare brutti ricordi, anzi, voleva far sapere una cosa a Kurt. Una cosa che avrebbe voluto dirgli molto tempo prima, ma che col tempo era andata perduta fra i suoi ricordi.
 
-Quell’anno scrissi una lettera a Babbo Natale.
 
Arrossì appena e sentì la testa di suo marito muoversi, mentre abbassava lo sguardo per vedere il suo viso. Poi Kurt rise e nella sua risata Blaine lesse anche una nota di incredulità. Tuttavia, quando la risata si spense e lui parlò, la sua voce era flebile e timorosa.
 
-E cosa gli hai chiesto?
 
Blaine inspirò profondamente e nascose per un attimo il volto nell’incavo tra il collo e la spalla di Kurt.
 
-Beh, a dire il vero era una lettera abbastanza lunga ed era più uno sfogo con me stesso che una vera e propria richiesta diretta a qualcun altro, però con l’andare del tempo ho…ho iniziato a credere che qualcuno l’abbia letta quella lettera. Anche…anche se non ha potuto fare molto, però, quello che ha fatto, chiunque sia stato, è stato comunque straordinario.
Sai…La prima cosa che ho chiesto è stata di far guarire tuo padre. Ho chiesto di non farlo morire perché era un uomo meraviglioso e perché era un fantastico padre e perché aveva cresciuto il ragazzo di cui ero innamorato nel miglior modo possibile. Poi ho chiesto di riuscire ad entrare alla NYADA, o più in generale di riuscire ad arrivare a New York, perché se non fossi riuscito a tornare insieme a te e a riguadagnarmi il tuo amore, allora almeno ti sarei stato accanto come amico e mi sarebbe bastato, davvero. Poi ho chiesto di vederti felice, che se fossi stato al tuo fianco per il resto della tua vita, come ragazzo oppure no, ti avrei sempre osservato sorridere e magari avrei fantasticato un po’ sognando di poter essere la causa di quel sorriso, ma alla fine anche solo quello sarebbe andato bene, perché tu, tu saresti stato felice.
E alla fine, ma solo alla fine, ho chiesto di poter tornare con te in modo da starti vicino e da poterti cullare nel sonno se mai tuo padre fosse morto, così che avresti avuto una spalla su cui piangere; in modo che se fossi entrato alla NYADA tu mi avresti accompagnato per i corridoi e mi avresti mostrato il college e magari ci saremmo trovati un appartamento dove vivere insieme, solo io e te;  in modo di assicurarmi che il sorriso sulle tue labbra non svanisse mai e che ci fosse sempre qualcosa nella tua vita per cui avresti continuato a combattere, come io mi ero riproposto di continuare a combattere per te per il resto della mia vita.
So che è davvero stupido, ma quella sera lasciai la lettera sotto l’albero, sperando che almeno i miei genitori decidessero di nasconderla per me e fingere che l’avesse presa Babbo Natale.
La mattina dopo, però, era ancora lì. Forse, forse ci rimasi male, ma non saprei dirtelo con certezza, non ricordo cosa pensai o provai, ma…
 
Si zittì all’improvviso, rendendosi conto di aver parlato per minuti senza lasciare spazio a Kurt per dire neppure una parola, ma quest’ultimo sembrava restio a parlare, anzi si era chiuso in un completo silenzio, sembrava che avesse anche smesso di respirare. Blaine alzò la testa per incontrare i suoi occhi, ma quando puntò lo sguardo sul suo viso lo vide coperto di lacrime che scorrevano ininterrottamente sulla pelle. Ne raccolse una con un dito, leggermente allarmato.
 
-Kurt, Kurt che hai?
 
Il castano sembrò riscuotersi da quella specie di trance e guardò suo marito attraverso gli occhi lucidi e rossi.
 
-Dio mio, Blaine.
 
Non disse altro, prima di gettarsi al collo del più basso abbracciandolo stretto e iniziando a singhiozzare rumorosamente sulla sua spalla. L’uomo lo circondò con le braccia e iniziò a cullarlo dolcemente, come faceva spesso quando Kurt aveva bisogno di un posto sicuro dove sentirsi amato e protetto. Per un attimo gli venne in mente che Elizabeth aveva la stessa inclinazione a farsi cullare da lui e sorrise.
 
Dopo quelle che parvero ore Kurt smise di piangere e iniziò a strofinare il naso ghiacciato sul collo di Blaine, provocandogli dei brividi lungo la spina dorsale.
Poi, sempre stretto a lui, il più alto alzò il capo e adagiò la fronte contro quella dell’altro, incontrando  i suoi dolci occhi ambrati.
 
-Ti amo, Blaine Devon Anderson. E sono davvero, davvero lieto che Babbo Natale abbia trovato la tua lettera quella notte, e io so che lo ha fatto, perché anche se non è riuscito a salvare mio padre ha salvato me riportandoti al mio fianco. Non so cosa avrei fatto senza di te, amore mio, e non vorrei nessun altro accanto a me ed Elizabeth che non sia tu, sempre e solo tu. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo.
 
Blaine chiuse gli occhi, lasciando che le parole di suo marito lo avvolgessero completamente e sciogliessero l’intorpidimento che aveva colto le sue membra a causa del gelo invernale. Poi li riaprì e ciò che vide negli occhi di suo marito valse più di mille fuochi, perché sentì tutto sciogliersi all’interno del suo corpo e per un attimo si chiese come riuscisse a reggersi ancora in piedi.
 
-Ti amo anche io, Kurt Elizabeth Hummel. Amo te e amo nostra figlia più di qualsiasi cosa al mondo. Sei sempre stato tu, vorrei che lo sapessi.
 
Kurt chiuse gli occhi e si avvicinò al suo viso, adagiando le labbra sulle sue in un casto bacio.
 
-Lo so.
 
Continuarono a sussurrarsi parole dolci a fior di labbra e baci veloci e delicati ed altri più caldi e passionali, e Blaine non smise un solo attimo di cullare Kurt fra le sue braccia come se ne valesse della sua vita, come se dovesse restare aggrappato a lui per respirare.
Alla fine, sciolsero l’abbraccio e, mano nella mano, entrarono nel loro salotto attraverso la portafinestra.
 
Quando entrarono la prima cosa che notarono fu la vampata di aria calda che li colpì, proveniente dalla loro stufa, ma quando si furono acclimatati notarono un’altra cosa, notarono la piccola Elizabeth in un angolo della stanza, precisamente accanto all’albero, mentre scriveva qualcosa su un foglietto di carta.
 
-Tesoro, che stai facendo ancora in piedi?
 
La bambina alzò lo sguardo e sorrise ai suoi papà.
 
-A scuola ho imparato a scrivere il mio nome, così visto che la letterina a Babbo Natale l’ha scritta papà Kurt per me, volevo almeno essere io a fi…a fir..Papà, com’è quella parola?
 
Kurt sorrise.
 
-Vuoi essere tu a firmarla, vuoi dire?
 
La bambina annuì estasiata e i suoi occhi si illuminarono. Anche in quel momento, a Kurt sembrò di vedere il suo Blaine, ma questa volta lo vide nella sua testa un po’ più giovane, mentre con la lingua fra i denti e gli occhi appena lucidi scriveva una lettera e chiedeva a Babbo Natale di poter passare il resto della sua vita con lui, con l’amore della sua vita.
 
Una lacrima scivolò dai suoi occhi lungo la sua guancia e continuò verso le sue labbra, ma lì non si fermò, anzi continuò a scendere fino a che, arrivata all’estremità del mento, non cadde.
Raggiunse il suolo e sulla moquette chiara si formò una piccola macchia più scura, come se ci fosse caduta una goccia d’acqua,  come se un minuscolo fiocco di neve si fosse sciolto proprio in quel punto.
 
-Babbo Natale sarà felicissimo di vedere che hai scritto il tuo nome da sola, tesoro, ma adesso dobbiamo andare a letto. Sai che i bambini non posso vederlo, altrimenti-
 
-Altrimenti perde la sua magia e poi non può più portare i regali ai bambini del mondo, lo so.
 
Elizabeth concluse la frase del padre e poi tese le mani in aria come ad invitarlo a prenderla in braccio. L’uomo roteò gli occhi, quella bambina era proprio viziata, non aveva neppure voglia di camminare fino alla camera da letto!
 Poi sentì un movimento al suo fianco e vide che Blaine si era avvicinato alla bimba per prenderla in braccio e si era incamminato verso la sua stanzetta, pronto a metterla a letto e rimboccarle le coperte.
 
Oh, già, ecco perché era terribilmente viziata. Scoppiò a ridere e si avviò anche lui dalla sua famiglia, consapevole che Liz non si sarebbe mai addormentata senza il suo bacio della buonanotte.
 

 
 
 
  
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