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Autore: Mrs C    26/12/2012    12 recensioni
Non ho fatto niente, Sherlock. Non ho fatto davvero niente.
In tutti questi anni, non riesco a capire come ho fatto a meritarlo.
Eppure è successo
Ti ho incontrato.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altri cento giorni












Ho passato ogni Natale, dacché ho memoria, a chiedermi se l’anno in arrivo sarebbe stato meglio di quello che stava per andarsene. Mi sono sempre arreso all’idea che se non combatti per avere qualcosa di migliore, probabilmente non te lo meriti. Così, il pensiero nella mia testa era che dovessi fare ogni cosa in mio potere per meritarla. È stato così quando sono partito per l’Afghanistan, con l’obiettivo di fare qualcosa di buono, per me stesso e per gli altri.
E la mia delusione è stata grande quando ho scoperto che, tornando, non c’era niente ad aspettarmi. Niente di quello che avevo costruito in tanti anni aveva meritato un posto migliore.
E la gamba mi faceva un male del diavolo, o forse era il mio cuore.
Ancora adesso non so ben distinguere da dove partissero le fitte. Perché probabilmente non c’era differenza.  
Sai, c’è un momento - un solo breve, infinito momento - in cui ti chiedi se la tua vita abbia pena di esistere. Non ti mentirò, Sherlock, molto spesso sono stato a tanto così da farla finita. Solo pensiero, niente atti. Ma mi sono spaventato abbastanza dal rendermene conto, che ero allo stremo delle mie possibilità, e non c’era nessuno a cui potermi aggrappare.
Molte persone sono morte fra le mie braccia di medico. Ho le mani sporche del sangue di gente innocente, e le loro urla mi rimbombano nel cranio ogni giorno. È impossibile dimenticare e perdonarsi. E anche se qualcuno ti viene in sogno, e ti dice che, finalmente, adesso va tutto bene [1], andare avanti è più una colpa che un premio.
Una punizione, per aver ucciso un miracolo di Dio [2].
Quando sei sull’orlo del dirupo chi ti è intorno non sa mai come poterti stare vicino. Tu non vuoi nessuno, e loro non si sentono in grado di fare niente. Così rimani solo. Perché è più facile rimanere soli, piuttosto che essere tacciati di malattia, e ricorrere all’aiuto di un qualche psicologo.
Nessuno si rende conto che basta una carezza. Un lieve abbraccio, un sorriso. Un gesto qualunque, per uscire dal fosso e poter ricominciare. Quando ti chiedono “che cosa posso fare per te?” tu rispondi “niente” ma in realtà vorresti dire “tutto” e “stringimi” e “strappami via questo dolore dal petto”.
Ma tu non lo dici, e loro non lo fanno. Bisogna saper leggere nel cuore delle persone e non tutti sono abbastanza forti per sopportarlo, Sherlock. C’è così tanto nero, dentro ognuno di noi... non ho mai fatto una colpa a quelli che sono scappati. È l’istinto che hanno tutti, quando si trovano davanti un dolore troppo grande per essere combattuto.
Non sono stato in grado di aiutare nemmeno me stesso, probabilmente non ci sarei riuscito con un’altra persona.
Harry è sempre stata la prima e forse l’unica a stringermi la mano con costanza, e a non lasciarmi mai andare. Ma non era abbastanza per trascinarmi fuori dal mio incubo. Non lei, che era sull’orlo del collasso come me.
Ci siamo tenuti stretti insieme, su quella finestra che dava sul nulla, aspettando che uno di noi facesse il primo passo per saltare di sotto. Salti tu, salto io [3]. Era la nostra promessa, ed è stato abbastanza per resistere, almeno un altro po’.
Non ho fatto niente, Sherlock. Non ho fatto davvero niente.
In tutti questi anni, non riesco a capire come ho fatto a meritarlo.
Eppure è successo
Ti ho incontrato.
Tu che sei un genio, Sherlock, tu che sai sempre tutto, forse me lo puoi dire.
Che cosa ho fatto per meritarti? Perché io davvero non lo so. In questa particolare sera, non riesco a venirme a capo. È un pensiero che non mi fa dormire, non riesco a trovare pace.
Mi hai salvato, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata [4]. Mi hai dato tutto l’affetto che potevi donarmi, in quel tuo modo straordinario di dimostrarlo, e mi hai trascinato fuori a forza dal buco nero in cui stavo crollando. Io non ti ho mai detto niente ma tu hai capito lo stesso, perché tu eri fantastico. Tu, l’unico, sei riuscito a leggere nel mio cuore buio, e trincerato dal dolore, che avevo precluso a tutti.
Sei sempre stato la creatura più magnifica che avessi mai incontrato, e l’ho pensato dalla prima volta che ti ho conosciuto. Eri speciale.
Quella persona che s’incontra per volere di Dio o qualcun altro.
Sei stato il mio tutto, e io non ho mai meritato un regalo così grande in tutta la mia vita.
Sherlock. Tu che sei tanto intelligente, forse riuscirai a dirmelo. Perché sei venuto da me? Sapevi già che non avrei potuto fare niente, per te. Mille volte ti ho salvato e curato, ma non quella volta. L’unica che davvero doveva contare qualcosa.
Sei morto davanti ai miei occhi, e io ora sono qui. Sono qui con l’unico rimpianto di non averti mai detto quanto tu mi abbia donato la vita, rigenerata e plasmata, e mi abbia sorretto quando stavo per cadere.  
Quanto ti sia debitore, ora e sempre.
Mi hai insegnato a tenermi in piedi da solo, a respirare in maniera autonoma e a sorridere.
È stato tutto troppo veloce, e bellissimo, e io ho imparato. Ho imparato far pompare il cuore nella giusta direzione: la tua.
Tu hai voluto che imparassi tutto in fretta, perché sapevi che non sarebbe durato a lungo.
Gli angeli non restano sulla terra, ma cantano con noi dal Paradiso, diceva qualcuno. [5]
C’è la neve, sai? E forse piove anche un po’. Le luci di Natale della casa di fronte risplendono e sono abbaglianti. Non piango da quella volta in cimitero. Non ho ripreso a zoppicare. Non chiederò aiuto, mai, e continuo a sorridere. Per te. Perché ti devo molto, e devo meritarmi l’averti incontrato. Passerò la vita a farlo, se sarà necessario.
Mi manchi, e ti aspetterò anche se so che è da egoisti chiedere il ritorno di un miracolo.
Ma ci sono molte cose che devo dirti, ancora, e non sono pronto a lasciarti andare.
Non sono pronto.
Voglio guardarti negli occhi mentre ti dirò ciò che tu sai già, per cui pazienta ancora un po’.
È quasi un anno che non ci sei. Oggi è Natale, e io sto qui, seduto sulla tua poltrona ad ascoltare la musica del tuo violino che suona solo nella mia testa.  
Ma se dovrò aspettare altri cento giorni come questo per rivederti - vuoti, privi di senso e dolorosi -... Sherlock. Io lo farò. Farò qualunque cosa per abbracciarti, un’ultima volta.
Per amarti, come meriti.








John












Ps. I’m a Serial Addicted

[1] Autobiografico.
[2] Citazione di Il Miglio Verde.
[3] Citazione di Titanic.
[4] Come sopra.
[5] Mi riferisco a With the angels let us sing, una frase della famosa canzone di Natale Silent Night, quindi, in un modo MOLTO contorto, vuole anche essere un omaggio alla dolorosissima (e bellissima) I carry your heart in mine di Yoko. Chi l’ha letta sa perché.


Dunque. Io odio il Natale. Volevo astenermi dal pubblicare qualcosa, ma purtroppo non ci sono riuscita per colpa di Hotaru_Tomoe, per cui per qualunque recriminazione prendetevela con lei.

C’è molto di me in questa oneshot, e probabilmente è anche per questo che sono così indecisa sul come interpretarla. Generalmente quando scrivo di John, è sempre molto difficile, perché io sono un po’ lui, con tutte le sfumature che questo comporta.
Va beh. La smetto di sproloquiare, volevo solo dire che questo flusso di coscienza è anche un po’ mio, oltre che suo. E questo è il suo primo Natale senza Sherlock. Gesù...
Buon Natale e buone feste... e perdonatemi, se potete.






Jess
   
 
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