-Edward, io non credo che sia il caso- dissi, riluttante.
-Certo che è il caso!- mi sorrise.
Giocava sempre sporco. Lo sapeva che il suo sorriso mi faceva mancare il fiato! E lo fa tuttora.
-Okay, andiamo allora- mi arresi.
Seguì Edward nella stanza di nostra figlia. Quanto era bella. I suoi capelli color rame rilucevano alla luce fioca della luna, e la sua pelle candida splendeva.
-Se potessi piangere lo farei.- singhiozzai.
Edward mi abbracciò.
-Lo farei anche io- mi sussurrò.
Restammo fermi, abbracciati, a guardare nostra figlia per ore.
Edward sussultò e le accarezzò il viso, che si era contratto in un sorriso tenero e adorante, senza però staccarsi da me.
-Cosa c’è?- chiesi preoccupata. Inarcai le sopracciglia.
-Ci sta sognando, amore mio- disse lievemente. Su i nostri visi si dipinse un’espressione dolce e felice e tenera, quella che di solito precede i pianti di gioia.
E iniziò a canticchiare la mia ninnananna.