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Autore: avalonne    26/12/2012    1 recensioni
Premessa: questa storia è AU, sebbene io non ami moltissimo questo avvertimento, ma ho cercato di mantenere il più possibile il carattere dei personaggi.
In un mondo senza magia, Teddy Lupin combatte una guerra contro sé stesso, vittima di un senso di abbandono dopo la morte dei suoi genitori, quando era ancora in fasce. Una rabbia autodistruttiva che lo porta a fare una scelta discutibile. In un mondo senza magia, James, il figlio di Harry Potter è innamorato senza speranza di Teddy ed è intenzionato a non lasciarlo solo.
Due ragazzi che si sfuggono e si inseguono, che soffrono e sono felici.
Il titolo è rubato a una poesia di Prevert.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, James Sirius Potter, Teddy Lupin | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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I RAGAZZI CHE SI AMANO
 

Nome autore: avalonne
Titolo: I ragazzi che si amano
Personaggi/pairing: James Sirius Potter/Teddy Lupin
Rating: giallo
Genere: Romantico, introspettivo, song fic
Avvertimenti: AU
Introduzione:  In un mondo senza magia, Teddy Lupin combatte una guerra contro sé stesso, vittima di un senso di abbandono dopo la morte dei suoi genitori, quando era ancora in fasce. Una rabbia autodistruttiva che lo porta a fare una scelta discutibile. In un mondo senza magia, James, il figlio di Harry Potter è innamorato senza speranza di Teddy ed è intenzionato a non lasciarlo solo.
NdA: Il titolo è rubato a una poesia di Prevert, la cui citazione apre la storia. All’interno ho anche inserito un omaggio a Battisti e alla canzone “7 e 40”, che adoro. Ad ogni paragrafo si alternano James Sirius e Teddy, pertendo dal giovane Potter, l’utilizzo del colore serve a distinguerli.
L’universo alternativo in cui ho deciso di ambientare la storia è quello “senza bacchetta”, in cui cioè non esiste la magia. Di conseguenza ho dovuto cambiare alcune parti della storia originale, come il fatto che i genitori di Harry morissero per mano di Voledemort (ho ripreso la bugia detta da Petunia e Vernon sull’incidente stradale) e la morte di Remus e Tonks in battaglia è diventata una morte in guerra. Altri dettagli sono volutamente ambivalenti, metaforici in questo universo AU, magici in quello di Harry Potter (esempio parlare il serpentese). Le età dei protagonisti non sono specificate, ma ho immaginato James diciottenne e quindi Teddy venticinquenne. Di conseguenza Albus ha diciassette anni e Lily quindici.
 
 
 

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno

Jacques Prevert

 
 

Sono innamorato di Teddy da sempre, da prima ancora che sapessi che questo significava che fossi gay. Non ho problemi con il mio orientamento sessuale, anche se non mi piace sbandierarlo ai quattro venti, solamente i miei fratelli ne sono a conoscenza. Non so come l’abbiano capito, semplicemente un giorno, due anni fa, Albus ha iniziato a ronzarmi attorno nervosamente, sfregandosi la fronte come fa papà quando è preoccupato.
- Allora? – Gli ho chiesto.
Non mi ha risposto, ma ha sorriso. Da quel semplice gesto ho capito che sapeva e che per lui non cambiava nulla.
- Grazie. – Gli ho sussurrato dandogli una pacca sulle spalle; Al mi ha abbracciato, tra noi è sempre stato lui la femminuccia. In quel preciso istante è apparsa mia sorella Lily.
- Maschi: sempre così sentimentali! – Ha esclamato teatrale alzando gli occhi al cielo. Una linguaccia è stata la mia risposta.
- Ah, James … - ha aggiunto la piccola peste, rispuntando con la testa rossa dalla porta – prega di non avere i miei stessi gusti o sarà guerra! –
Dunque anche lei lo sapeva e la cosa non la sconvolgeva più di tanto, visto che mi fece la linguaccia a sua volta prima di scomparire giù dalle scale. Rimasi basito finché la voce di Albus non mi riportò alla realtà: - Se vuoi saperlo a lei interessano i bravi ragazzi, senza barba, possibilmente con gli occhi azzurri. Giusto per evitare un fratricidio. –
Gli lanciai uno sguardo omicida: - Non è cambiato nulla, lo sai vero? –
Mi sorrise comprensivo: - James, tu resterai sempre mio fratello! –
- Non hai capito niente! Riguardo Lily: il primo ragazzo che le ronza intorno … -
- … lo appendiamo per i piedi, lo uccidiamo e occultiamo il cadavere, come ci ha insegnato lo zio Ron! Tranquillo fratellone! – Sorridemmo entrambi. – Ah! – Aggiunse melliflua la serpe – Se vuoi che d’ora in poi salvaguardi anche la tua virtù non hai che da chiedere! –
La cuscinata lo prese in pieno viso e mi adoperai per rimettere bene in chiaro chi comandava in casa!
 
La mia vita in realtà non è solo rose e fiori, anzi, ci sono molti coni d’ombra. Uno di questi riguarda Teddy.

 
 
Lo specchio mi rimanda l’immagine sfatta di un ragazzo pallido, con profonde occhiaie, barba ispida e capelli tinti di un blu da ribellione post-adolescenziale. Faccio schifo. Un’immagine che ricorda la mia vita. Signore e Signori benvenuti nel mio mondo all’apparenza perfetto ma marcio fino al midollo.
Mi chiamo Ted Lupin, sono fidanzato con Victoire Weasley, la ragazza perfetta, ho una nonna che mi adora, un padrino che mi ha praticamente adottato e sono circondato da una pseudo - famiglia allargata che mi vuole bene. E sto per mandare tutto a puttane!
Non so da quanto tempo ho questa rabbia sorda che mi pulsa e mi divora dentro. Harry, il mio padrino, ha fatto di tutto per farmi sentire parte della sua famiglia, ma i Potter NON sono la mia famiglia! Io non ho una fottutissima famiglia! I miei sono morti quando non avevo neppure un mese. Uccisi in guerra, ridicolo nel XXI secolo! Mio padre era in missione umanitaria per sventare un traffico di stupefacenti e mia madre ha pensato bene di mollarmi con mia nonna e fiondarsi da lui. Risultato? Loro sono morti e io sono orfano.
“I tuoi genitori non ti hanno abbandonato Teddy, sono morti per garantirti un futuro migliore.” Queste parole le ha pronunciate Harry, una sera di tanti anni fa. Avevo avuto una crisi di rabbia, avevo urlato contro mia nonna, avevo scagliato a terra una foto rappresentante i miei genitori e, quando il vetro si era infranto, avevo avuto l’impressione che fossero morti di nuovo, che li avessi uccisi io. Mi ero rifugiato in soffitta dove Harry, chiamato da nonna Andromeda, mi aveva trovato e mi aveva detto quella frase. Avrei voluto urlare ancora e rompere tutto quello che avevo intorno, ma non lo feci. Non feci nulla perché quando incontrai gli occhi verdi di Harry vidi lo stesso dolore che mi sconquassava le viscere. Anche i suoi genitori sono morti quando lui era bambino, un incidente d’auto provocato da un uomo sotto effetto di una nuova droga. Proprio quel traffico che i miei avevano cercato di stroncare in un Paese emergente e che era costato loro la vita. In quell’attimo, guardandolo negli occhi, mi sentii una merda e quel sentimento si è solo amplificato negli anni.
Harry ha vissuto un’infanzia orribile, allevato da zii che lo detestavano; io sono cresciuto nella bambagia. Questo non fa che peggiorare la mia situazione perché sentirmi in colpa aumenta la fiamma della mia rabbia autodistruttiva. Nessuno sa come mi sento, solo Harry ne percepisce una debole eco. E James, ovviamente. Jamie è il figlio maggiore dei Potter, un autentico uragano, una forza della natura. A volte penso che sia grazie a lui che non sono ancora affondato perché dietro la sua facciata esuberante nasconde coraggio, altruismo e un’anima profonda.
Non sono mai riuscito a esplorarlo completamente: c’è una zona d’ombra che tiene celata a tutti, eccezione fatta, forse, per i suoi fratelli, e questo mi fa sentire nuovamente escluso. Eppure lui c’è sempre stato ed è l’unico che mi abbia mai capito veramente, l’unica persona con cui mi sia sentito in empatia. È più che il fratello che non ho mai avuto: se mai mi chiedessero chi sia la mia anima gemella non risponderei Victoire, ma James. Il tutto assume il tono di un’amara ironia da quando ho capito di non amare Vic anche perché sono gay!
Questa sera vi deluderò tutti; perdonami Jamie, se potrai.
 

 
Sono in camera di Teddy, tra poco andremo insieme a casa mia, dove ci ha riunito per parlare. Non sono riuscito a scucirgli di bocca l’argomento. C’è una strana atmosfera tesa, un’aura che, sebbene circondi spesso il mio amico, oggi sembra ancora più fitta. Teddy non riesce a guardarmi in faccia, continua ad accarezzarsi nervosamente la nuca, lanciandomi occhiate oblique.
- Allora? Come va? – Domando, cercando di stemperare la tensione.
Non l’avessi mai fatto! Teddy vira al verde, inghiottisce a vuoto e approfitta della chiamata di Andromeda per svignarsela al piano di sotto. Rimango solo, a fissare la porta chiusa sempre più perplesso: conosco abbastanza Teddy per sapere che, se si comporta così, è perché ha paura di aver fatto una cazzata.
Osservo la stanza, c’è qualcosa di diverso. La camera è più spoglia e manca la foto dei suoi genitori, quella con il vetro spezzato. So che non dovrei ma inizio a frugare, alla ricerca di un indizio che mi chiarisca il comportamento e i sentimenti del mio migliore amico, di mio fratello, dell’uomo che amo. Buttato in un angolo c’è un borsone pieno di vestiti e nel libro sul comodino è infilato un biglietto del treno, a mo’ di segnalibro. Inizio a sudare freddo mentre leggo la destinazione: Parigi, la città dell’amore. Tutti i pezzi del puzzle iniziano a ruotare vorticosamente nella mia testa e ritrovano il loro posto, ora so qual è l’annuncio che Teddy dovrà darci questa sera!
Forse, a questo punto, dovrei introdurre la variabile Victoire Weasley nel mio racconto. Vic è mia cugina, la figlia di zio Bill e zia Fleur ed è semplicemente perfetta; non solo è bellissima, non c’è bisogno di essere etero per notarlo, ma è anche simpatica, intelligente, in gamba. Con me è sempre gentile e non riesco a odiarla. Lei e Teddy stanno insieme da anni ormai e sono anni che io aspetto con ansia il momento in cui ci daranno l’annuncio del loro matrimonio. So di non avere mai avuto speranze, ma vedere la realtà con i miei occhi, sotto forma di un biglietto del treno, mi fa tremare le gambe.
Quando Teddy rientra sono seduto sul suo letto, ci guardiamo un attimo negli occhi e, per la prima volta, mi sembra di guardare un estraneo. In qualche modo ci siamo allontanati, di una distanza che non credo possa più essere colmata. Distolgo lo sguardo e mi alzo.
- Andiamo? – Esco dalla stanza senza aspettarlo.

 
 
Ecco, il momento è giunto. James mi aspetta di sotto, pronto per andare dai suoi. Prima, in camera mia, mi ha guardato con quei suoi occhi da cucciolo, quasi volesse sondarmi l’anima, e io mi sono sentito terribilmente vuoto. È come se avesse già capito tutto, come se mi stesse già dicendo addio. Quel ragazzo è sempre stato un passo avanti a tutti. Avrei voluto che mi fermasse, invece si è alzato dal mio letto, che sembra ancora conservare la sua impronta, e se n’è andato. Anche lui. Come tutti nella mia vita. Probabilmente merito di stare solo, tra poco lo meriterò di sicuro.
Lo seguo, non parliamo finché non arriviamo a casa sua. Harry e Ginny mi accolgono calorosamente, come sempre, Lily mi corre incontro per abbracciarmi e io mi sento male se penso che probabilmente questa è l’ultima volta in cui li vedrò. James si è immediatamente fiondato sul divano, ignorando anche suo fratello, che ora mi guarda leggermente accusatorio. Albus ha gli occhi verdi come suo padre e, senza lo scudo delle lenti, sembra che vogliano radiografarti ogni volta. Accenno un vago segno di saluto e finalmente mi sorride, ma si siede immediatamente accanto a James, a far fronte comune.
Sono solo, come sempre, a fronteggiare tutti loro, la mia famiglia adottiva, che tra poco mi odierà.
- Allora Teddy, come va? –
Le parole di Harry sono le stesse che mi ha rivolto James oggi pomeriggio e, finalmente, dovrò rispondere.
- Parto. – Replico. Mi guardano tutti sorpresi, tutti tranne Jamie, che abbassa lo sguardo.
- Dove vai? – Albus ha un tono quasi accusatorio, come se già sapesse che la risposta non gli piacerà.
Sgancio la bomba: - Vado a lavorare per Draco Malfoy. –
Vedo Ginny sbiancare e i tre piccoli Potter sbarrare gli occhi. Solo Harry non si scompone, almeno all’apparenza.
- Tu sai chi è Draco Malfoy, vero? – Mi chiede con voce spaventosamente calma.
Certo che so di chi stiamo parlando. Suo padre era tra i capi del traffico di droga che i miei hanno cercato di debellare a costo della loro stessa vita e lo stesso Draco è probabilmente coinvolto, sebbene non ci siano prove certe a suo carico. Harry ha cercato a lungo di provare la sua colpevolezza, ma invano. L’unica cosa che è riuscito a fare è stato spaventarlo abbastanza da fargli lasciare il Paese e trasferirsi in Francia. Malfoy è una viscida serpe incantatrice e io mi sto fiondando tra le sue spire.
Evidentemente il capo famiglia ha preso il mio silenzio per un assenso, perché decide di tornare a parlare e, per la prima volta, mi urla contro.
- E allora che cazzo vai a lavorare per Malfoy? È un lurido verme, un criminale! Brave persona hanno perso la vita cercando di dimostrare la sua colpevolezza! I tuoi genitori hanno perso la vita combattendo contro lui e quelli della sua risma, non hai un briciolo di rispetto per loro? –
Il gelo cade nella stanza. Le parole di Harry penetrano in profondità, riaprendo una ferita che non è mai guarita. Mi sento le guance bagnate. Sto piangendo, cazzo! Non piangevo da quando ero bambino. Vorrei urlare che sono un adulto, che so fare da solo le mie scelte, che nessuno di loro ha il diritto di dirmi cosa posso o non posso fare, invece dico solo: - Ho bisogno di guardarlo in faccia. Voglio scoprire la verità. –
Harry abbassa il capo, come pentito dello sfogo, Lily si stringe ad Albus e Ginny mormora un “Tutto i suoi genitori” che mi fa stringere il cuore. Solo lo sguardo di James mi rimane indecifrabile, mi guarda da sotto in su come se aspettasse una spiegazione, come se si sentisse escluso. Mi gratto nervosamente la nuca e decido che prima esco da quella casa meglio è, ma Ginny mi blocca con una nuova domanda, una di quelle che temevo.
- E Victoire? –
Decido di vuotare il sacco, tanto ormai non ho nulla da perdere.
- Io e Vic ci siamo lasciati. Non stiamo più insieme. – Specifico le mie parole, visto che mi guardano tutti come se stessi parlando di orsi polari. – Sono gay! –
Dopo aver annunciato che vado a lavorare per Malfoy questa ulteriore novità non dovrebbe sconvolgerli più di tanto. Effettivamente Harry non fa una piega, Ginny sembra solo lievemente delusa, ma quello che mi spaventa maggiormente è James. Ha uno sguardo che non gli ho mai visto, quasi predatore, Albus deve dargli una gomitata nelle costole perché si riprenda. Non ne posso più di sentire i loro occhi di su di me, di scrutare i loro visi per leggervi un giudizio. Approfitto della staticità prodotta dal mio ultimo annuncio e me la filo. Fuori, sul vialetto, mi aspetta la moto che mi ha regalato Harry per il mio diciottesimo compleanno, un cimelio ereditato dal suo padrino. Quando arriverò a Parigi gli invierò due righe per comunicargli che l’ho lasciata alla stazione e che può riprendersela e magari passarla a James.
Addio Harry, addio Potter, addio James.

 
 
Mi siedo sul mio divano contrariato, Albus è immediatamente accanto a me, ma in questo momento non sono in vena di essere consolato, neppure da mio fratello. Il ragazzo che amo sta per partire con la sua fidanzata per Parigi, forse si sposeranno. Non c’è niente da dire, niente da consolare, solo da accettare le cose e questo io l’ho fatto da un pezzo.
Finalmente Teddy si decide a parlare e quello che esce dalla sua bocca non è minimante quello che io, o chiunque altro, si potrebbe aspettare. Non parte per una fuga romantica, va a lavorare per Malfoy! Sbarro gli occhi: quel Malfoy? Quello che è probabilmente coinvolto nella morte dei suoi genitori? Mio padre si fa la stessa domanda, anzi la pone a Teddy, e poi fa qualcosa che non era mai capitato con Lupin (ma fin troppo spesso con me, Lily e qualche volta Al): perde le staffe. Inizia a urlargli contro che non ha rispetto per nessuno, nemmeno per Remus e Tonks, i suoi genitori. Vedo Teddy incassare, male, molto male. Lacrime gli scendono lungo il viso e io vorrei solo andare lì e consolarlo, invece resto incollato a questo maledettissimo divano, come pietrificato.
- Ho bisogno di guardarlo in faccia. Voglio scoprire la verità. – Risponde il mio amico alla sparata di papà e io mi sento un verme perché non ho mai capito quanto profondo fosse il suo dolore. Credo che le sue parole abbiamo sciolto tutti noi, soprattutto mio padre, che ora si guarda le scarpe senza sapere che dire. Teddy sta per imboccare la porta di casa quando mamma gli fa quella domanda che è bloccata sulla mia lingua e non riesce a staccarsi dal palato. Gli chiede di Victoire.
- Io e Vic ci siamo lasciati. Non stiamo più insieme. –
Cosa?
– Sono gay! –
Cosa???
Teddy è gay? Il cuore mi fa un balzo nel petto e di botto tutte le mie speranze si riaccendono. Non posso fare a meno di fissarlo, con il sangue che mi romba nelle orecchie, finché Albus non mi rifila una gomitata nelle costole e mi sussurra all’orecchio: - Riprenditi. Stai sbavando. –
Non faccio in tempo a dire nulla che Teddy è già fuori di casa e l’unica eco della sua presenza è il rombo della moto che era di Sirius.
 
Mamma e papà sono andati in cucina e io sono ancora qui, incollato a questo dannato divano.
- Jamie, – mi scuote mia sorella – il ragazzo di cui sei innamorato da sempre ti ha appena detto che è gay e che sta andando a Parigi a fare la più grande cazzata della sua vita e tu stai seduto qui? Ma che razza di uomo sei? –
- Senza contare che il figlio di Malfoy, Scorpius, oltre a essere un bastardo, viziato, stronzissimo figlio di papà, è molto carino a quanto dicono. E decisamente gay! – Ci mette il carico da undici Albus.
Li guardo un momento, ancora inebetito, poi batto il record mondiale di corsa per le scale e mi fiondo in camera mia.
Accendo frenetico il computer mentre infilo roba a casaccio in un trolley trovato in fondo all’armadio. Quel dannato rudere non ne vuole sapere di avviarsi e io sono arrivato a pregarlo in serpentese (i serpenti parlano? Non lo so, avrò coniato un neologismo) purché si sbrighi. Promemoria per quando tornerò da Parigi: buttare quel ferrovecchio dalla finestra e farsene comprare uno nuovo. Sorvolando sul fatto che mia madre mi ucciderà con le sue mani quando scoprirà che sono scappato di casa dietro a Teddy.
Finalmente il computer si accende e io sono libero di controllare gli orari. C’è un treno che parte alle sette e quaranta, quello di Ted, e che io non farò mai in tempo a prendere visto il traffico lento dell’ora di punta. Aerei, non c’è altra soluzione! Grazie nonno Arthur che, invece dei maglioni, a Natale ci regali dei bei soldini! C’è un volo che parte alle otto e cinquanta: quando Teddy arriverà a Parigi mi troverà già lì!
Sento un movimento alle mie spalle: - Al, parto. Devo essere all’aeroporto il prima possibile e … -
Mi volto e sulla porta non c’è mio fratello, ma papà che mi fissa dietro le lenti dei suoi occhiali tondi. Devo ricordarmi di dirgli che lo stile John Lennon non va più di moda da parecchi decenni, ma non credo sia questo il momento. Raccolgo tutto il mio coraggio, lo fisso negli occhi e annuncio: - Vado da Teddy. –
Aspetto la sfuriata che, stranamente, non arriva. Papà, con estrema calma, si limita a infilare una mano in tasca e tirare fuori le chiavi della macchina chiedendomi: - Ti serve un passaggio? –
Lo abbraccio di slancio, poi afferrò la valigia e insieme scendiamo le scale. Sulla mia scrivania ho lasciato un biglietto per Albus e Lily e un altro per mamma. Osservo mio padre che guida preoccupato e abbozzo un sorriso: bisogna essere davvero coraggiosi per affrontare la furia Ginny Weasley in Potter che si abbatterà su di lui una volta tornato a casa senza di me! Scivolo sul sedile e mi chiedo a cosa starà pensando Teddy in questo istante.

 
 
Eccomi qui, seduto in uno scompartimento semivuoto, in attesa che il treno si inabissi sotto la Manica. Un vago istinto masochistico spera che il tunnel crolli seppellendo me e tutti i miei problemi, poi penso che non farebbe fuori solo Ted Lupin, ma anche una moltitudine di persone innocenti e abbandono le mie utopie suicide. Ci siamo, è la fine. La fine della mia vecchia vita, la fine dei miei affetti più cari, la fine della mia amicizia con James. Spengo il cellulare e mi distacco da tutto.
 
Non so neppure io come sono arrivato qua, semplicemente ero solo. Scorpius, il figlio di Malfoy, mi ha trovato in un locale, a ubriacarmi, una di quelle sere in famiglia dai Potter, alla quale io avevo deciso di non partecipare. Perché avrei dovuto? Loro non sono la mia vera famiglia, come non lo sono i Weasly, neppure Victoire, che pure ha cercato di rompere quel muro che mi teneva a distanza da tutti. Non so se sia stato l’alcol, oppure quel sorriso crudele e seducente allo stesso tempo, so solo che il tempo passava e io mi estraniavo da tutto e tutti. Ho riportato a casa quel ragazzino biondo e arrogante che si credeva un uomo ad un passo dal coma etilico. Come ricompensa ha deciso di farmi assumere da suo padre. Mi chiedo cosa abbia pensato Draco Malfoy alla prospettiva di assumere un Lupin. Probabilmente avrà riso, pensando che fosse l’ennesima testimonianza del suo trionfo. Il figlio di due suoi nemici che piegava la schiena per lavorare per lui. Idiota. Io andrò a Parigi, nella sua industria del cazzo, mi siederò nel suo fottutissimo ufficio e prima o poi, dovessi passarci la vita lì dentro, troverò la prova che lo collega a quei farabutti che hanno ammazzato i miei genitori. Gente di quella risma non cambia, è come se fosse marchiata a vita. Scoprirò la verità e lo farò da solo, come sono sempre stato. Mi dispiace solo di aver deluso le persone che mi sono state accanto durante questi anni, soprattutto la nonna. Sorrido amaro. Nella vana ipotesi in cui io torni a casa, un giorno, sono sicuro che mi romperà le ossa per ripagare il fatto che le ho spezzato il cuore. Anche Victorie non meritava di essere lasciata così, è una ragazza fantastica, solo che non posso amarla. Non ho certo scoperto da un momento all’altro di essere gay, e sicuramente non grazie a Malfoy junior; semplicemente, giorno dopo giorno, ho capito che non erano i suoi baci quelli che agognavo e che un sorriso di James mi eccitava più di una scopata con Vic. James, quello stesso James che mi ha guardato con gli occhi fuori dalle orbite quando ho detto di essere gay, forse quella è stata la delusione più grande. Mi lascio scivolare lungo lo schienale, chiedendomi a cosa starà pensando lui in questo momento.
 
Il treno si ferma e io apro gli occhi. Parigi. Ho dormito troppo a lungo, sono completamente rintronato. Persone che si esprimono in idioma sconosciuto si affollano intorno a me, mentre cerco di scendere. Sbatto gli occhi frastornato, perché quello che vedo di fronte a me non può essere vero. Sono a Parigi, alla Gare du Nord, eppure, appoggiato al muro, un trolley ai suoi piedi e il sorriso sghembo in volto c’è James. Sbatto gli occhi nuovamente, questa volta per cacciare via una lacrima che si ostina a voler uscire, mi chiedo da quando sia diventato così frignone. Mi avvicino lentamente, quasi avessi paura che sia un miraggio che scompaia prima di toccarlo. Allungo la mano e James afferra la mia camicia, con frenesia, e mi bacia. Un bacio vero, con la lingua. Resto immobile un secondo e rispondo al bacio, fregandomene della gente che ci guarda e ci addita, in questo momento ci siamo solo noi. Quando ci stacchiamo in cerca d’aria riesco solo a mormorare “Perché?”
James si allontana leggermente e mi guarda fisso, con quei suoi occhi nocciola capaci di sciogliere il ferro: - Perché non ti volevo lasciare solo. E perché ti amo. –
Lo bacio ancora e ancora e ancora. Perché non sono più solo. E perché lo amo.

 
  
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