Buone azioni

NdA: La storia è ambientata dopo il pranzo natalizio del terzo anno. Credo ricordiate tutti come andò.
Ho voluto immaginare che gli insegnanti festeggino anche privatamente, dopo il pranzo con gli studenti.

“Minerva, era proprio necessario?”, chiese Albus alla collega mentre entrambi erano diretti al party natalizio in sala insegnati.
“A cosa ti riferisci?”, chiese la donna.
“Non fingere di non saperlo,” rispose lui. “Sto parlando del modo in cui hai trattato Sybil”.
“Sinceramente, Albus, una battuta non ha mai fatto male a nessuno e quella donna ha decisamente bisogno di ridimensionare il suo ego; un po’ di sano buon senso non può che farle bene”.
Albus scosse il capo.
“Mia cara, per quanto adori il tuo sarcasmo, devo dissentire,” disse, mentre rivolgeva un gesto di saluto ad un fantasma di passaggio e i due svoltavano l’angolo del corridoio della sala insegnanti. “Sybil è una persona estremamente fragile e ha bisogno di incoraggiamento più che-“.
“Se mi stai chiedendo di essere accondiscendente nei confronti di quella cartomante da due soldi… Oh, maledizione, Albus!”, sbottò, bloccandosi a braccia conserte nel mezzo del passaggio. “Non puoi chiedermi di restare in silenzio di fronte a… a questo! Hai sentito quello che dice? Quella donna o si diverte a prendersi gioco di noi o è completamente pazza e, in entrambi i casi, non va incoraggiata!”.

Albus sospirò e le poggiò una mano sulla spalla.
“Minerva, è Natale, dovresti cercare di essere un po’ più tollerante. Perché credi che Sybil si sia presentata in Sala Grande?”.
“Per rovinarmi la digestione, immagino”.
Albus ridacchiò per un momento, prima di ritornare serio e guardare la donna negli occhi.
“Sybil è sola, Minerva. Oggi è Natale ed è scesa per pranzare con la sua famiglia; perché è questo che siamo: una famiglia”.
Minerva lo fissò pronta a replicare, poi vide gli occhi azzurri e penetranti del mago e riconsiderò le sue parole, sentendo la sua determinazione scemare. Si morse il labbro e abbassò lo sguardo.
“D’accordo, ma… cosa posso farci adesso?”, mormorò.
“Potresti andare a scusarti e invitare Sibilla a unirsi a noi,” suggerì Albus, con un ampio sorriso di incoraggiamento.
Minerva sgranò gli occhi e si irrigidì, pronta a trovare una scusa, poi il suo sguardo incontrò nuovamente quello di Albus: lo sguardo brillante e magnetico che l’aveva fatta innamorare molti anni prima, uno sguardo capace di convincerla a fare qualunque cosa.

Senza una parola, si voltò e si avviò a passo svelto verso l’aula di Divinazione.

*

Circa un quarto d’ora dopo, la festa fu interrotta dall’improvvisa entrata delle ultime due persone che gli insegnanti si sarebbero aspettati di vedere insieme.
Il chiacchiericcio tacque all’istante, mentre una Minerva dall’aria esausta scortava nella stanza una Sibilla dagli occhi colmi di gioia, che si sistemava nervosamente gli scialli.

Albus sorrise e sollevò quasi impercettibilmente il bicchiere all’indirizzo di Minerva.
“Era questo che intendeva quando ha detto che Minerva aveva una piccola commissione da svolgere?”, gli chiese Pomona, fissando incredula le nuove arrivate. “Quella donna la ama davvero tanto, lo sa?”.
“Diciamo che Minerva ed io avevamo un ultimo regalo di Natale da consegnare,” rispose il mago.

“Era proprio necessario?”, sbuffò Severus, in un mormorio quasi impercettibile.
“Si chiama buona azione disinteressata, Severus,” disse il vecchio. “Dovresti farne una anche tu: questi piccoli gesti hanno il potere di rendere felici chi li compie almeno quanto chi li riceve”.
“Cosa si aspetta che faccia?”, chiese l’uomo, sarcastico. “Che mi lasci leggere la mano da quella donna? Preferirei assistere il professor Lupin”.
“Potresti cominciare col sorriderle, ogni tanto,” rispose Albus, “Sybil sembra avere una particolare predilezione per te”.
“Allora è per questo che l’ha fatta sedere vicino a me!?”, esclamò, incredulo.
Albus ridacchiò.

In quel momento sopraggiunse Minerva.
“Allora?”, chiese il vecchio mago.
“Direi che è… felice”, commentò Minerva, osservando la professoressa Trelawney lanciare sorrisi a tutti i presenti, “quindi, si spera in una riduzione dei presagi di morte”.
“Che ti avevo detto?”, commentò lui. “Non sei soddisfatta di te stessa?”.
“Sì, ma il profumo abominevole di quella stanza mi resterà sui vestiti fino a Pasqua!”.
Albus rise e le passò un bicchiere di Acquaviola. “Vedrò di farmi perdonare”.

*

“Sono fiero di quello che hai fatto, mia cara”.
“E io ti ammiro per avermelo chiesto”.

Albus e Minerva giunsero in cima alla scala che conduceva all’ufficio del preside, quando l’uomo si fermò e lanciò alla donna uno sguardo di intesa. Solo allora Minerva notò il rametto di vischio che fluttuava sopra di loro.

“Sarebbe così che vorresti farti perdonare?”, chiese Minerva, alzando un sopracciglio.
“No, questo era solo il mio modo per farti gli auguri, l’avevo già messo qui prima di cena”.
“Gli auguri? Ma se è già Santo Stefano!”.
“Posso baciarti sì o no?”, chiese Albus, esasperato.
Per tutta risposta Minerva sorrise, gli poggiò le mani sulle spalle e chiuse gli occhi. Lui le cinse la vita e le diede un lieve bacio sulle labbra. Lei si abbandonò tra le sue braccia e lui la strinse a sé.

“Buon Natale, Albus”.
“Non era già Santo Stefano?”, chiese lui, ironico.
“Non ha poi molta importanza,” ammise lei, prendendolo a braccetto e varcando la soglia dell’ufficio.

Nda: Allora, mi perdonate anche se è già Santo Stefano?
Ecco una piccola storia natalizia senza pretese per fare gli auguri a tutti quelli che mi seguono su efp e su Facebook.
Una dedica particolare va a MaryLouise e a tutti i membri del C.R.E.P.A. e a Sindey 394 e Lady Cooper, che spero apprezzeranno la comparsa di Severus e Sybil!
Auguri anche a chiunque abbia aperto questa storia e sia arrivato fin qui! Grazie di averla letta!