A
Zia.
A
Marley i film dell'orrore non erano mai piaciuti. Non li aveva mai
potuti sopportare.
Continuava
a battere i denti e stringere il cuscino al petto, nascondendo il
volto nella stoffa. Alzava di tanto in tanto la testa per guardare la
televisione con un occhio e poi riaffondarlo nel cuscino.
Eppure
Ryder si stava divertendo, era talmente preso dal film che non si era
accorto minimamente del terrore dell'amica. Solo quando la ragazza
cacciò un urlo, lui si accorse della sua paura.
«Tutto
bene?», domandò Ryder, decisamente retorico.
Marley era aggrappata
al suo braccio, il volto nascosto dietro la sua schiena, che si
imponeva di non guardare il film. La televisione venne spenta e solo
in quel momento la ragazza si scostò dal suo compagno di
scuola e
realizzò cosa stava facendo.
Fece
un balzò indietro, dall'altra parte del divano, rossa in
volto.
«H-Ho
paura dei film dell'orrore», ammise lei deglutendo. Ryder
inarcò un
sopracciglio.
«Perché
non me l'hai detto prima!?», chiese lui, arrabbiato per non
essersene accorto. Marley scosse la testa.
«Ma
ci tenevi così tanto a vedere dei film dell'orrore per la
notte di
Halloween che non volevo deluderti...», continuò
Marley,
mordicchiandosi il labbro inferiore adesso. Ryder sospirò e
si
avvicinò alla ragazza puntandogli contro l'indice, a due
millimetri
dalla punta del suo naso.
«Non.
Farmi. Più. Contento», sillabò quello
guardandola negli occhi.
Marley annuì, ancora rossa in volto. Il ragazzo sorrise.
«Brava
ragazza, adesso ti accompagno a casa e no, non accetterò un
rifiuto», concluse lui, alzandosi dal divano e
stiracchiandosi.
Marley
aveva così tanta paura di perdere le persone che la
circondavano che
non poteva fare a meno di accontentarle, sempre, anche se sapeva che
questo non era del tutto corretto.
Senza
dire una parola indossò la giacca e seguì Ryder
fuori. Si strinse
in quella ancora angosciata dal film appena (intra)visto. Per un po'
anche il ragazzo non parlò, ma ad un tratto si
fermò e la guardò.
«Ti
piace Jake?», domandò a brucia pelo. Marley
trasalì appena ed
abbassò lo sguardo.
«F-Forse»,
rispose torturandosi l'interno guancia adesso. Era una ragazza forte,
Marley, ma non sapeva farci con i sentimenti. Erano cose astratte per
lei, erano cose.
«Non
è una risposta, questa», le fece notare Ryder.
«Non
si può rispondere a questa domanda! Non c'è una
risposta giusta o
sbagliata», asserì Marley, volto in fiamme.
Dal
cespuglio nel giardino vicino le foglie tremolarono e la ragazza non
poté fare a meno di lanciargli un'occhiata spaventata.
Continuò ad
osservarlo finché non balzò fuori un gatto e
Marley si aggrappò di
nuovo al braccio di Ryder. Il ragazzo scoppiò a ridere.
«Niente
più film dell'orrore, Rose», scherzò
quello, accarezzandole il
capo.
Marley
alzò la testa e si ritrovò vicina a lui,
così vicina che poteva
perdersi in quegli occhi grandi e generosi, buoni e sinceri. Le
tremarono le gambe, ma non si spostò. Prima che potesse
realizzare
cosa stava succedendo si ritrovò con le labbra di Ryder
contro le
proprie. La stava baciando! Lui! Ci mise qualche secondo ad elaborare
ciò che stava accadendo e quando lo realizzò si
allontanò
velocemente da lui.
Lo
guardò perplessa. Perché un ragazzo come Ryder
voleva baciarla? Lei
non era né la più brava, né una
cheerleader, nulla di nulla. Era
una ragazza anonima del Glee Club.
«T-Ti
ha dato fastidio?», chiese lui, incerto. Marley scosse il
capo. No,
non era infastidita, era sorpresa. Piacevolmente
sorpresa.
«Ed
io ti piaccio, Ryder?», rispose con un'altra domanda,
chiedendosi
dove avesse trovato il coraggio di porlo, quel interrogativo. Il
ragazzo si portò una mano sulla nuca.
«Beh,
sì...», ammise, titubante. Marley sorrise.
«Si
sta facendo tardi, andiamo», lo incitò lei,
afferrandogli la mano e
facendo strada verso casa sua. Stavolta non parlarono più
sul serio.
Solo
quando arrivarono davanti casa di lei e si ritrovarono faccia a
faccia, Ryder trovò il coraggio di parlare.
«Mi
dispiace! Non avrei dovuto», fece per dire, ma Marley
continuò a
scuotere il capo.
«È
tutto apposto, Ryder, davvero. Non hai fatto nulla di male»,
lo
rassicurò lei.
«No
invece! Non si fa così, non si ba-...», stava per
iniziare a
blaterare e Marley lo sapeva, così prima che procedesse
nelle sue
parole si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò,
di nuovo, lei
stavolta.
«Ho
detto che non c'è problema», mormorò
lei sulle sue labbra, adesso,
occhi socchiusi e respiro irregolare, a causa dell'emozione. Ryder
annuì.
«Beh,
buona notte, ci vediamo a scuola, Marley». La ragazza sorrise.
«Buona
notte e felice Halloween», gli ricordò
suscitandogli una risata.
Entrò
velocemente a casa e si richiuse la porta alle spalle, per poi
poggiarcisi contro. Sorrideva come non aveva mai fatto prima, si
mordicchiava le labbra ed era ancora leggermente rossa in volto. Lo
aveva baciato, lei adesso! Certo, continuava a ripetersi, era
avvenuto anche grazie alla paura generatasi dalla visione del film,
poi anche il clima di Halloween aveva contribuito... Però
alla fine
non le importava. Forse avrebbe saputo rispondere alla sua domanda.
Ancora
poggiata alla porta, sentì bussare. La aprì senza
neanche guardare
o chiedere chi fosse. Era Ryder.
«Ho
dimenticato qualcosa?», chiese lei, perplessa. Lui scosse il
capo.
«Io
sì, però... Dolcetto o scherzetto?», le
chiese. Marley sorrise.
«Scherzetto!»,
e la baciò, di nuovo. Ma era dolce, come una caramella. Non
era
valido.
«Buonanotte».
«Buonanotte».
Quello
era stato decisamente la serata di Halloween più paurosa ed
incredibile della sua vita, ma non le importava, non aveva voglia di
arrovellarsi il cervello sui significati astratti della vita. Per una
volta, preferiva godersi quella sensazione... Quella di terrore puro
che si prova quando ci si lancia nel vuoto. Forse l'amore era anche
un po' questo: un salto nel vuoto. E la sensazione più ovvia
da
provare era pura paura.
~
angolo autrice:
...altro che angolo autrice, questo angolo disperata. Non mi piace, affatto, però volevo scriverla e non credo di riuscire a far di meglio. Chiedo venia.
La fangirl che c'è in me vi ama.
pace&amore.