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Autore: Verdonica    26/12/2012    2 recensioni
Il Natale è un'esperienza che si rinnova ogni anno ed è strettamente personale. Ciò che però lo caratterizza maggiormente è in che periodo della nostra vita lo viviamo, facendogli così acquisire diverse connotazioni. E facendocelo vivere in maniera differente da come avremmo fatto in un altro momento.
Il Natale, quando si è bambini, è un'esperienza che si attende.
Perché è quello a cui si crede incondizionatamente ad otto anni, quello che si vede: un mondo composto da favole.
Il Natale, quando si è bambini, è un'esperienza che ci segna.
Occhi che guardano il mondo con meraviglia ed innocenza. Occhi nuovi, giovani.
Il Natale, quando si è bambini, si vive davvero.
Perché per loro è possibile, non c’è niente da fare. Esiste la bontà incondizionata.
E perchè, alla fine, essere bambini è la cosa più bella al mondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Natale: istruzioni per l'uso





Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono,
perché i bambini lo sanno già.
Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. 

Gilbert Keith Chesterton





E’ quello che si prova quando si è bambini, quando si hanno otto anni. La trepidazione, l’attesa. La magia. E’ quello che il Natale può trasmetterti, è ciò che ti rende felice.
La convinzione che siamo tutti insieme ad aspettare la stessa cosa, o meglio, la stessa persona. Perché è quello a cui si crede incondizionatamente ad otto anni, quello che si vede: un mondo composto da favole. Un mondo pieno di magia, un mondo in cui tutto è bello. Ed è quello che si perde quando si cresce: l’ottimismo. La capacità di credere che, fondamentalmente, tutti sono buoni.
E’ la vita a renderti più aspro, più ruvido, più cattivo.



 
Occhi che guardano il mondo con meraviglia ed innocenza. Occhi che scoprono il mondo in molte sfaccettature, molte delle quali non si comprendono. Occhi nuovi, giovani. Occhi che verranno deturpati dalla violenza e dalla cattiveria. Occhi che si cercano di proteggere, ma che inevitabilmente vedranno il peggio. Occhi che, con il tempo, cambieranno. Occhi che si spegneranno, perdendo la loro lucentezza. Quella lucentezza che tanto li aveva caratterizzati. Quella lucentezza che tanto li rendeva unici. Li rendeva l’ottava meraviglia del mondo.
Perché è quello che sono: occhi che si affacciano alla vita e chiedono solo di vivere.



 
E sono gli occhi di quei bambini, una mattina all’anno, a dare a tutto più senso. Sono quegli occhi, spalancati, a fare iniziare, finalmente bene, una giornata. Le parole sussurrate piene di meraviglia, di gioia, di innocenza. Perché per loro è possibile, non c’è niente da fare. Esiste la bontà incondizionata. Esiste l’altruismo che non chiede niente in cambio.
Ed esiste anche un vecchio capace di portare gioia in tutte le case del mondo, una notte all’anno. 










NdA
Con il Natale alle spalle non potevo non scrivere nulla a riguardo. In realtà è un sacco che ho quest'idea, anche se in principio la volevo sviluppare diversamente: scrivere del Natale, sì, ma con quattro punti di vista: bambino, adolescente/giovane, genitore, nonno. Un po' le quattro tappe della vita. In ogni caso, non è detto che sia scartata definitivamente quest'idea, potrò sempre tornare e aggiungere un capitolo: chi lo sa.
Comunque torniamo a noi. Tre drabble e l'esperienza di vita di un bambino. E' un po' comune a tutti, penso. Ciò che rende davvero Natale, quando si hanno otto anni, è proprio Babbo Natale. Ed è la capacità straordinaria dei bambini di vedere il mondo a modo loro, ancora.
Il titolo non c'entra molto, però mi piaceva e quindi l'ho messo comunque.
A me piace, discretamente! Spero sia di vostro gradimento. :) 
Buon Natale e felice anno nuovo, nel caso non dovessi più aggiornare o tornare con qualsiasi cosa!
  
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