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Autore: Nami_88    26/12/2012    6 recensioni
Ero nel castello quella sera.
Ero lì con Mihawk quando arrivò dal cielo quella strana bolla.
Lui la prese e senza dire niente aprì la busta al suo interno
e ne lesse il contenuto.
Una smorfia apparve sul suo volto.
Lo fissai.
Perché diamine mi stesse guardando con quello sguardo, non lo sapevo ancora.
Mi chiese se conoscevo una certa Nami.
Mi drizzai dalla sedia intimandolo di non nominarti.
Prese dalla sua tasca le pergamene con le taglie dei ricercati, cercò la tua e sorrise.
Fece un complimento sul tuo aspetto fisico che neanche ricordo.
Ero accecato dall’odio.
Commentate please! XD
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’autrice
 
Ciao tesore!!
È una fic che ho scritto oggi al volo, quindi siate clementi ihih.. è un po’ romantica, un po’ porno (come la canzone XD) e un po’ comica alla fine!
Non so voi, ma io ho sempre pensato che Nami si trovasse in quel bar proprio perché pensava che solo in un posto come quello poteva trovare il suo Zoro! Ma alla fine il nostro carissimo Oda Sensei fa giungere Usopp…e vabbè!
Attendo con ansia anche io l’arrivo in Italia del nuovo film z..chissà che non ci siano spunti per nuove fanfic! XD
Un bacione a tutti quelli che mi seguono, è sempre un immenso piacere ed una spinta a continuare, ricevere un vostro commento!!
In particolare alla mia cara Zomi, Zonami84, Kiko90, Mijuki90, sempre pronte a dirmi cosa ne pensano delle mie storie! Ma anche Temari_Ace, SmileGiveMeFive, Rogi, Archdeacon Chopen e altri!
Anche se in ritardo auguri!!
Ps: ho inserito una fanart nella mia prima fanfic, heartbeat, passate, se vi va, a dare un’occhiata e fatemi sapere che ne pensate!
 
 
Nami_88
 
 
 
 
Sono stati due anni duri.
Stare lontano dai miei compagni.
Non vederli…
Non vederti…
Ho cercato di essere forte,
l’ho fatto per voi, per te.
Perché dovevo migliorare ed essere all’altezza della ciurma del futuro re dei pirati.
Ecco perché.
Ma due anni sono lunghi persino per me,
sempre abituata a cavarmela da sola.
E se ti fossi dimenticato di me?
No, impossibile.
Io sono qui che ti aspetto Zoro.
Spero che tu abbia ricevuto il mio biglietto,
spero che anche tu abbia voglia di vedermi.
Strano il destino delle volte.
Quei pazzoidi nonni di Wetaria avevano scelto proprio la rotta che incrociava la tua di isola.
Sapevo solo che ti trovavi lì ad allenarti con il tuo più grande nemico.
Anche per te deve essere stata dura.
Appena mi accorsi che quella sotto di noi era Kuraigana sono impazzita letteralmente.
Andavo su e giù per la stanza.
Dovevo vederti.
Avevo un bisogno di stare con te così forte che se non mi avessero bloccata mi sarei buttata giù io stessa dall’ isola pur di raggiungerti.
Lo so.
Non siamo mai stati due tipi da coccole e smancerie.
Non ci siamo mai confessati niente.
Ma diamine…io ti ho sempre amato.
Quei simpatici vecchietti mi hanno fermata.
La tua di isola è parecchio strana.
Non si vedeva niente.
Era ricoperta da un’atmosfera a se, scura, impenetrabile.
Non riuscivo a riconoscere niente e non sono potuta scendere.
Forse è stato meglio così.
Non avevo alcuna voglia di disturbare i tuoi duri allenamenti.
Ma volevo comunque farti sapere che ero passata vicino a te.
Che stavo bene…e che ti aspettavo.
Per questo che scrissi quel bigliettino che i maghi riuscirono a far recapitare al tuo palazzo
tramite un aggeggio fatto con un bolla.
Ero così euforica.
Dio quanto aspettavo una tua risposta.
Quell’oggetto, se rimandato indietro, poteva recapitare anche il tuo di messaggio per me.
Ero così emozionata che non smettevo di sorridere.
Come una bimba.
Come una mocciosa, avresti detto te.
Ma niente.
Aspettai su quell’isola sopra di te per più di tre giorni.
Non potevo credere che non volessi rispondere al mio messaggio.
Non potevo credere che non volessi nemmeno sapere come stessi.
Zoro.
Spero solo che stai bene.
Ora sono qui.
Sono passati quasi sei mesi da quando ci siamo incrociati.
Sono nel bar in cui ti avevo dato appuntamento.
Sono su quest’isola maledetta in cui abbiamo subito la disfatta più grande.
Aspetto di riunirmi alla ciurma.
Ma prima voglio vederti.
Voglio vederti da sola.
Voglio stringerti e dirti quanto diamine mi sei mancato.
Voglio rimproverarti per non aver risposto al mio messaggio.
Forse non sapevi come funzionava quell’aggeggio.
Ma so che lo hai ricevuto.
La bolla è ritornata indietro vuota.
Questo vuol dire che lo hai preso e letto.
Sono fiduciosa.
Sono qui Zoro.
Sono qui che ti aspetto.
 
Maledizione.
Dovevo migliorare,
diventare il migliore ed essere all’altezza dei miei compagni e del mio capitano.
Ecco il mio obiettivo di questi due anni.
Ecco perché mi sono allenato così duramente sottomettendomi anche al mio nemico.
Mettendo da parte l’orgoglio.
L’ho fatto anche per te.
Perché mai più nessuno potrà dividerci.
Perché mai più nessuno potrà portarti via da me.
Chissà se stai bene.
Rayleigh mi aveva riferito che ti trovavi su un’isola volante a studiare.
Mocciosa…
Non faccio che pensare a quel maledetto giorno.
Come ho fatto ad essere così debole.
Dio quanto mi manchi.
E chi lo avrebbe mai detto.
Sono patetico.
Quel diavolo di occhi di falco.
Ero nel castello quella sera.
Ero lì con Mihawk quando arrivò dal cielo quella strana bolla.
Lui la prese e senza dire niente aprì la busta al suo interno
e ne lesse il contenuto.
Una smorfia apparve sul suo volto.
Lo fissai.
Perché diamine mi stesse guardando con quello sguardo, non lo sapevo ancora.
Mi chiese se conoscevo una certa Nami.
Mi drizzai dalla sedia intimandolo di non nominarti.
Prese dalla sua tasca le pergamene con le taglie dei ricercati, cercò la tua e sorrise.
Fece un complimento sul tuo aspetto fisico che neanche ricordo.
Ero accecato dall’odio.
Mi avvicinai impugnando la mia spada.
Volevo ucciderlo.
Come osava nominarti.
Poi mi disse che quello che teneva in mano era un tuo biglietto.
Un tuo messaggio per me.
Mi sentii morire.
Mi cercavi piccola.
Dovevo sapere che cosa mi scrivevi.
Mi bastava persino vedere di nuovo la tua calligrafia.
Mi sarei accontentavo come un cane degli avanzi pur di poter avere di nuovo qualcosa di tuo.
Lo intimai di consegnarmi quella lettera.
Ma mi fece un ghigno e mi disse che mi avrebbe detto il contenuto di quella busta solo se fossi riuscito a batterlo.
Lottammo per tre interi giorni.
Senza tregua.
Come mai avevamo fatto in quei mesi.
Avevo una forza che mi spingeva oltre i limiti.
Dovevo sapere cosa mi scrivevi piccola.
Alla fine non lo sconfissi.
Ma lo ferii.
Mai prima di allora lo avevo colpito.
Mai neanche sfiorato.
Avevo superato i miei limiti grazie a te.
Persi in quell’occasione il mio occhio sinistro.
Ma non ho rimpianti.
Per te perderei la vita se fosse necessario.
Mi diede quel biglietto.
Lo aprii e profumava ancora di te.
Incredibile.
Forse ero pazzo.
Mi chiedevi di vederci ad un bar all’arcipelago Sabaody il giorno prima della riunione con gli altri..
Era un appuntamento.
Volevi vedermi da sola.
Piccola..
Anche io non vedo l’ora di rincontrarti.
Volevo scriverti ma Mihawk aveva rimandato quella strana bolla indietro da te…vuota.
Chissà cosa avrai pensato.
Mi odierai.
Sono partito prima per evitare di arrivare tardi al nostro incontro.
Sono stato il primo a giungere sull’isola.
Ora devo trovare quel bar.
Ora devo trovarti Nami.
 
Sono qui da un’ora ormai.
Temo che non verrai.
Vorrei alzarmi ed andarmene al porto ad aspettare gli altri.
Ma non riesco a muovermi.
Il mio cuore non vuole credere che non verrai.
Il mio cuore vuole credere che ti sei perso come al solito
e che devo solo attendere ancora.
Degli uomini si sono avvicinati al bancone.
Mi fissano e cercano di parlarmi.
Dio che scocciatori.
Poggio il viso nella mano e fisso l’ingresso del saloon.
Poi un tizio mi obbliga a voltarmi.
Vuole offrirmi non so cosa di alcolico.
Non ho nemmeno più voglia di bere e di scroccare da bere.
Sarò malata.
Gentilmente invito il ragazzo a lasciarmi in pace.
Ma niente.
Sembra non sentire.
Mi afferra per il polso.
Mi dispiace mio caro hai trovato la ragazza sbagliata con cui fare il duro oggi.
Prendo in mano il mio bastone.
Ma una voce ci fa voltare entrambi.
“Hai sentito la mocciosa…lasciala in pace!”
Rimango per un attimo ferma.
Non ho la forza di voltarmi.
È lui.
Ne sono certa.
La voce è diventata più matura, ma solo lui mi chiama con quel nomignolo idiota.
Quel tizio capisce con chi ha a che fare e se ne va con la coda tra le gambe.
Questo misterioso ragazzo mi siede vicino ora.
Mi volto.
Per me è stato come trovare il one piece.
Era lui.
Era il mio lui.
Zoro.
Era li.
Mi volto e gli regalo il mio sorriso più sincero.
“Zoro” sussurro con un filo di voce.
Non riesco ancora a crederci.
Mi alzo dallo sgabello e mi paro davanti a lui che nel frattempo si era voltato dalla mia parte.
Le lacrime iniziano a scendere da sole.
Piango di gioia è sicuro.
Sta bene ed è lì con me ora.
“Mocciosa possibile che ti devo togliere sempre io dai guai?” esordisce con il suo solito tono provocatorio.
Io continuo nel mio mutismo.
“Come avrai mai fatto in questi due anni senza di me non lo so” prosegue spavaldo.
Non resisto più.
Mi getto tra le sue braccia.
Lo abbraccio forte.
Fortissimo.
Gli stringo le mie braccia intorno al suo collo.
Lui rimane per un po’ sbalordito.
Mai, prima di allora, avevamo avuto un contatto così.
Ma poi mi stringe.
Sento le sue mani che mi prendono la vita e mi accompagnano in mezzo alle sue gambe.
Mi accarezza la testa e la schiena.
Non riusciamo a staccarci.
Forse abbiamo paura entrambi che sia uno dei tanti sogni fatti in questi due anni.
“Alla fine sei venuto..” gli sussurro tra le lacrime immersa nel suo petto.
Lui allenta la presa e mi prende il viso.
“Scusa il ritardo mocciosa” me lo soffia sulle labbra.
“Cosa hai fatto..” gli domando accarezzando con un dito il suo viso.
Il suo occhio non c’è più.
Mi prende la mano nella sua.
Si avvicina di nuovo alla mia bocca dicendo solo “Niente mocciosa… diciamo che è un pegno d’amore”  sussurra sensuale con il suo solito ghigno idiota.
È troppo.
Sarebbe troppo per chiunque.
Mi allungo sulle punte e lo bacio.
Un bacio passionale.
Travolgente.
Sensuale.
Mi strofino su di lui e sento il suo piacere aumentare.
Ci stacchiamo per decenza, essendo in un luogo pubblico.
Cerchiamo di ricomporci.
Ma non riusciamo a lasciarci.
Gli suggerisco di andare al porto ad aspettare gli altri.
Mi suggerisce di chiedere a Robin di andare a dormire in un’altra stanza stasera.
Idiota.
“Non capisco cosa vuoi dire” cerco di farlo impazzire.
Mi prende e mi bacia con ancora più passione.
Mi siedo a cavalcioni sulle sue gambe ed iniziamo a muoverci
senza mai staccare le labbra l’uno dall’altra.
Mi strofino così forte che rischio di venire.
Stiamo esagerando.
Mi blocco io questa volta.
Il barista ci suggerisce una camera all’hotel accanto.
È furioso con noi.
Siamo riusciti ad arrivare fino alle scale, poi la passione ha preso di nuovo il sopravvento.
Si è calato lo Yukata e mentre ancora ci stiamo baciando mi penetra con forza.
Ho sentito un brivido così intenso.
Mi solleva di poco da terra e mi poggia con la schiena contro il muro delle scale interne dell’hotel.
Non ho mai goduto così in vita mia.
Alla fine in camera ci siamo arrivati.
Se devo dire la verità, non so ne quando ne come.
Mi avvicino all’uomo sdraiato accanto a me.
Lo bacio con dolcezza.
“Ehi..” lo chiamo.
Apre piano l’occhio sano e mi fissa.
“Mocciosa..” mi risponde.
“Vedo che ti sono mancata tanto in questi due anni” lo canzono sorridente.
Lui si volta di un fianco e mi fissa con il suo solito ghigno di sfida.
“Scusa se non ti ho risposto al messaggio” mi confessa poi teneramente.
Gli sorrido.
“L’importante è che sei venuto” dico dolcemente accarezzandogli la guancia.
“Su questo siamo certi” sorride idiota per il suo doppio senso.
Gli tiro un pugno.
Con che cretino mi sono andata a mettere.
Poi mi arrendo e rido con lui alla sua battuta da quattro soldi.
Mi prende per la vita e mi fa distendere su di lui.
Mi bacia dolcemente.
“ti amo mocciosa”
“ti amo anch’io idiota”
 
 
 
 
  
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