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Autore: Crypto    26/12/2012    9 recensioni
Alex, un ragazzo che ama l'avventura, decide di perlustrare il paese in cui si è trasferito da poco, e si incammina in un bosco, da cui emerge un'antica casata,
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drin drin. Drin drin.
Il rumore di una sveglia fece sussultare Alessandro. Perché quel dannato aggeggio si mise a cantare?
-Stupida sveglia!-, disse, con gli occhi ancora chiusi. Era in vacanza e, come tutti gli studenti, il suo unico obiettivo era quello di dormire almeno fino a quando nessuno lo avesse svegliato, valeva a dire fino all’ora di pranzo, intorno alle tredici.
Si sfregò gli occhi e lesse l’ora: erano le nove e trentacinque. “Diamine”, pensò, “ma io ricordo di aver disattivato la sveglia!”.
Si guardò intorno. La sua stanza, un misto di pennellate arancioni e verdi, era tutta in disordine: maglie, pantaloni, calzini e libri sparpagliati qua e là. La sera prima era andato ad una festa di compleanno e, come non mai, si era dato all’alcol. Stonato e barcollante, era tornato a casa e in fretta e furia si era spogliato gettando, con noncuranza, i vestiti per aria.
Sembrava una giornata splendente. I raggi del sole penetravano dalle finestre riscaldando la stanza e inondandola di una luminosità accecante.
Alex si alzò e si accorse che gli girava un po’ la testa.
Ma d’un tratto si ricordò cos’era successo il pomeriggio precedente. Aveva lui stesso predisposto quell’orario alla sveglia, per un semplice ed unico scopo: era intenzionato a perlustrare il piccolo paese in cui si era trasferito da poco.
Il quattordicenne amava l’avventura. Quando ne aveva il tempo, si sdraiava sul suo letto e si immergeva nell’universo dei libri. Si lasciava trasportare da quel groviglio di parole, immaginando sé stesso nella storia e condividendo emozioni e ansie dei vari personaggi.
Fece velocemente colazione, mangiando solo tre fette biscottate traboccanti di nutella, si vestì, si lavò, e disse alla mamma: -Mamma, io escooooo-.
-Dove vai a quest’ora, Alex?-, gli chiese Angela.
-Vado in libreria. Ho finito di leggere ‘L’atlante di smeraldo’, e ora vado a comprare il seguito-.
-A quest’ora?-
-Sì, cosa c’è di male? A dopo.-, finì, facendole l’occhiolino.
Stava per uscire, quando si accorse di non avere il suo zainetto delle avventure. Quando esplorava, Alex portava con sé sempre uno zainetto, che conteneva una torcia e compagnia bella; insomma, il kit completo per un vero esploratore.
“Ma non ti servirà, c’è il sole e la torcia non ti sarà d’aiuto”. Una vocina si insinuò nelle viscere della sua mente.
Era indeciso se prenderlo o meno. Poi si fidò di quel ‘suggerimento’, e uscì di casa.
-Torna presto, mi raccomando!-. Un urlo riecheggiò.
-Sì mamma, non ti preoccupare!-, gridò Alex di rimando.
“A noi due, Rancerco”, si disse. Un nome buffo, per un paesino.
Pur essendo piccolino, il paese contava ottomila abitanti. Lui abitava nel centro storico.
Davanti agli occhi di Alex, vi erano due strade, con al centro un antica fontana, la più bella che Alex avesse mai visto, dal vivo: sembrava un essere mostruoso dotato di dieci mani, dalle quali fuoriusciva acqua. Una fontana di quelle che si trovano nei libri di Dan Brown, insomma.
Prendendo un gran respiro, decise. Voleva imboccare la stradina alla sua sinistra.
Cominciò quindi a camminare, osservando man mano le case che si snodavano di fianco a quel viale.
Ad un certo punto si trovò in un punto morto. Le case finivano, ma la strada continuava. Non c’era anima viva, nemmeno un uccello in volo.
Guardandosi intorno, però, noto che a nord- est c’era un bosco. La strada era piena di foglie rosse, arancioni e gialle. Ai fianchi della stradina stavano, come guardie a difendere un imponente struttura, grandi e alti alberi, mezzi spogli.
Attraversò e si diresse verso il bosco.
Era autunno, e una brezza lo investì come acqua gelida e gli fece venire i brividi.
Si incamminò su quel lungo tappeto color del fuoco e, alzando lo sguardo, notò che quel sole brillante era sparito, e nel cielo si stagliavano nuvole che promettevano acqua.
“Strano”, pensò Alex, “poco fa c’era un sole accecante”.
Alla fine del percorso, Alex si ritrovò davanti un’immensa villa. Sembrava abbandonata da anni.
Si accedeva alla struttura da un cancello di ferro arrugginito.
Quest’ultimo era sormontato da una creatura, immobile e nera (come il colore del cancello), che, nelle mani, teneva un cappello, e un sorriso stampato sulla faccia, come a dire: “Suvvia, entra nella nobile casata”. Era terrificante, con quel papillon e i capelli arruffati.
Il cancello era semichiuso.
Alex prese un profondo respiro, spalancò il cancello, che produsse un ghrrrrr ed entrò.
Lo chiuse e si avviò verso la proprietà.
Improvvisamente si fermò. La casata, di un rosa intenso, era fiancheggiata da alcune statue.
Ce n’erano ben sei, tre a destra, tre a sinistra.
Erano ben vestite, e sembravano gli antichi nobili Romani, con quei vestiti tutti ricamati.
Alex guardò quelle alla sua sinistra: notò che, sparsa, vi era una sostanza verdastra. “Muschio”, pensò.
Lasciò perdere le statue ed entrò nella villa.
La porta era chiusa.
Toc toc. –C’è nessuno?-, gridò Alex.
Nessuna risposta.
Attese una manciata di minuti e ritentò.
Toc toc.
Ancora nulla.
Afferrò la maniglia. Con un sonoro clic, quest’ultima si aprì ed Alex entrò.
Aleggiava una puzza di chiuso, e non si riusciva a vedere nulla. Camminando, si alzava sempre più polvere. Cercò a tastoni un interruttore, ma invano.
Il pavimento sotto i suoi piedi scricchiolava.
D’un tratto il pavimento prese a ‘gracchiare’ più intensamente. Il ragazzo si maledisse di un aver portato con sé lo zainetto con la torcia.
Un secondo.
Alex cercò di scostarsi, ma non ci riuscì. Il parquet si sgretolò e il ragazzo cadde.
Buio totale.
Vuoto.



Salve! Eccomi qui con una storia d'avventura.
Spero vi sia piaciuta. Ci ho provato, e... BE' ASPETTO LE VOSTRE OPINIONI!
Aspetto le vostre recensioni.
Crypto.
  
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