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Autore: Ametista 96    26/12/2012    0 recensioni
In un anno Gabriel ha perso tutto ciò a cui teneva: ha perso la madre, scappata a Cuba con il suo amante, ha perso il fratello finito in galera per possesso di droga e ha perso la sua ragazza che lo ha mollato dopo che lui le aveva chiesto di sposarlo. Così il ragazzo, oramai 26enne, si ritrova a raccogliere i cocci della sua vita insieme al suo migliore amico Roy che però non lo capisce. Quando, però, è quasi sull'orlo del suicidio nella sua vita entra prepotentemente una ragazza scapestrata e ribelle che gli darà un motivo per non sprecare la sua vita. 
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Gabriel alzati o farai tardi al lavoro» urlò Roy dalla cucina mentre preparava il caffè. Gabriel si stropicciò gli occhi e guardò la sveglia per capire perché non avesse suonato. Dopo pochi secondi si arrese e fece appello a tutta la sua forza di volontà per alzarsi dal letto. Si era svegliato di cattivo umore per una ragione ben precisa, che Roy conosceva ed era per questo motivo che avrebbe volentieri evitato di incontrarlo per quella mattina. Purtroppo, però, appena mise piede in cucina il suo coinquilino lo accolse con un sorriso maligno versandogli il caffè nella tazza. Gabriel, che odiava il caffè, guardò quel liquido nero come il carbone con disgusto mentre il solo odore gli dava il voltastomaco. «Buongiorno» lo salutò Roy inzuppando un biscotto al cioccolato nella sua tazza. «Ciao» rispose l'altro con tono diffidente versando il suo caffè nel lavello. «Sai che giorno è oggi, vero?» «Certo!» strillò l'altro con un po' troppa enfasi. Fu allora che Gabriel capì che il suo amico non si era affatto dimenticato e cominciò a preoccuparsi per cosa lo aspettava.  «Auguri vecchio mio!» urlò Roy tirando fuori da sotto il tavolo un pacco ricoperto da una carta blu come gli occhi del suo amico. «Buon ventiseiesimo compleanno amico!» Gabriel alzò gli occhi al cielo e prese il regalo che infilò nella ventiquattrore senza scartarlo. Lui odiava i compleanni, soprattutto il suo e odiava ancora di più festeggiarlo e ricevere regali. Questo Roy lo sapeva, ovviamente, ma pensava che l'odio dell'amico fosse dovuto al fatto che fosse vicino ai trenta e non volesse invecchiare. L'insofferenza per il suo compleanno, però, era dovuto ad un altro motivo che Roy, malgrado conoscesse Gabriel meglio di chiunque altro, non aveva mai saputo. «Ora vado, altrimenti farò tardi in ospedale» borbottò Gabriel già con un piede fuori dalla porta mentre Roy rimaneva a inzuppare biscotti nel caffè.  Una volta in strada Gabriel ebbe la tentazione di buttare il pacchetto nel primo bidone che avesse trovato, ma sapeva che, con la fortuna che aveva, Roy l'avrebbe sicuramente scoperto. Perciò lo lasciò nella valigetta sperando di dimenticarsene al più presto. Percorse la strada che lo separava dall'ospedale, in cui lavorava come psicologo, quasi correndo come se avesse paura che Roy potesse raggiungerlo per cantargli tanti auguri. Per fortuna era quasi convinto che nessuno al lavoro sapesse quando compiva gli anni e ciò mitigava un po' il suo mal umore. Quando varcò le porte scorrevoli in vetro dell'entrata principale, però, il suo incubo divenne realtà. Tutti i suoi colleghi erano lì davanti a lui con un cappellino a punta in testa e in mano un regalo impacchettato con delle carte dai colori sfavillanti. Appena Gabriel fu davanti a loro, tutti urlarono buon compleanno all'unisono lanciandosi su di lui per baciarlo e abbracciarlo, mentre il ragazzo si divincolava come una bestia che sta per essere catturata e messa in gabbia. Alla fine si lasciò baciare da quasi cinquanta persone e, mentre Icy, la sua segretaria, gli augurava buon compleanno spiegandogli nel dettaglio come aveva organizzato quella sorpresa, Gabriel capì che quello sarebbe stato il compleanno più lungo della sua vita. Appena si fu sistemato nell'ufficio chiudendo prudentemente a chiave la porta perché nessuno potesse entrare, si sedette alla scrivania sospirando. Non fece nemmeno in tempo ad aprire la ventiquattrore che qualcuno bussò «Chi è?» ringhiò il ragazzo molto irritato appoggiando la valigetta. La sua segretaria aprì la porta e ci infilò la testa dentro sorridendo ancora eccitata per la sorpresa di poco prima.  «Ciao Gabriel» esordì cercando di non farsi spaventare dallo sguardo assassino che il suo capo le stava lanciando. «Come hai...» iniziò il ragazzo, ma improvvisamente si ricordò che Icy aveva le chiavi del suo ufficio e passò oltre. « Spero per te che sia importante, non sono proprio in vena di altre sciocchezze per oggi» Icy sembrava risentita del fatto che la sorpresa non gli fosse piaciuta e abbassò lo sguardo tristemente. «Scusa» borbottò Gabriel sbuffando. «Dimmi, cosa c'è?» «Mi chiedevo se potessi farmi un favore» bisbigliò Icy trattenendo le lacrime che scorrevano spesso e volentieri sul suo viso giovane e candido da ventitreenne. «Lo sono che non sei il tipo che fa favori agli altri ma io e mia sorella siamo disperate» La voce miagolante della ragazza stava irritando profondamente il suo capo che avrebbe fatto di tutto pur di farla smettere di parlare così. «Qual è il problema?» chiese poco interessato alzando gli occhi al cielo e pregando che facesse presto. «La figlia di mia sorella sta diventando sempre di più una ribelle e mia sorella è davvero preoccupata per lei tanto che pensa che sia addirittura una spacciatrice di droga. Quindi visto che tu sei il miglio psicologo che conosco pensavo che potessi parlarci tu con mia nipote» Gabriel la guardò esterrefatto cercando disperatamente un motivo per rifiutare di vedere un'adolescente in piena crisi di identità. Ma purtroppo non gli venne in mente nulla. «Quanti anni ha la ragazza?» chiese ormai rassegnato al fatto che se lui avesse rifiutato Icy gli avrebbe tenuto il muso per sempre. «Ha sedici anni» rispose la segretaria sapendo di avere già vinto la silenziosa battaglia. Gabriel alzò gli occhi al cielo con muta rassegnazione e chiese a che ora sarebbe passata.  «È già qui» rispose Icy non riuscendo a trattenere l'euforia. «Falla passare» sentenziò Gabriel facendo cenno alla sua segretaria di uscire. Mentre aspettava la sua nuova paziente, lo psicologo era sempre più convinto che quella sarebbe stata una giornata terribile. Ciò che ancora non sapeva era che colei che stava per entrare da quella porta gli avrebbe cambiato la vita per sempre.       
  
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