Together, again

Il panorama offerto dall'isola di Avalon era sempre lo stesso anche dopo tutti gli anni trascorsi dalla prima volta che c'era stato, il giorno della morte di Arthur.
Ogni singolo istante di quei momenti erano ancora impressi nella sua mente in modo fedele, come se le circostanze che gli avevano cambiato la vita fossero successo solo il giorno prima.
Un camion gli passò di fianco, scompigliandogli i capelli scuri e facendogli aggrottare la fronte a causa del fastidioso rumore che emetteva. Certo, l'invenzione del motore era stata utile, ma a volte gli mancavano ancora i tempi in cui era possibile spostarsi solo con l'utilizzo di un cavallo.
Merlin aveva girovagato a lungo in quei secoli, imparato e visto molte cose. Il mondo si era evoluto, mentre lui rimaneva ancorato sempre allo stesso momento, senza alcun cambiamento che non riguardasse la sua mente.
E mentre il mondo proseguiva il suo percorso, Merlin continuava ad aspettare che l'altra metà della sua medaglia tornasse e che loro potessero rincontrarsi.
Doveva succedere, era il loro destino, e Merlin non poteva smettere di continuare a crederci o avrebbe perso la forza che gli consentiva di andare avanti, nonostante tutto.
Un insieme di imprecazioni borbottate qualche metro più avanti gli fece distogliere lo sguardo dall'isola per spostarlo in direzione della voce.
Una figura maschile era piegata in avanti, le braccia appoggiate al cofano aperto di una macchina costosa e decappottabile, che doveva avere qualche problema, almeno a giudicare dalle lamentele del proprietario.
«Hai bisogno di una mano?» chiese Merlin, avvicinandosi.
L'uomo sussultò per la sorpresa e si girò verso di lui.
Merlin rimase senza parole ed era veramente inaccettabile per il mago internamente vecchio e saggio che avrebbe dovuto essere. Ma rivedere quelli occhi azzurri, i capelli biondi pettinati in modo un po' diverso, ma alla fine sempre gli stessi, e i lineamenti che aveva rivisto nei suoi ricordi per così tante volte lo avevano completamente colto di sorpresa.
L'uomo, nel frattempo, dopo uno sguardo diffidente, gli sorrise. «Se ne sei capace» affermò, un po' maleducatamente.
Certe cose non cambiavano proprio mai, penso Merlin, sentendosi improvvisamente con mille anni di meno e vivo come non le era più da tanto, troppo tempo.
«Comunque... io sono Arthur» disse l'altra faccia della sua medaglia, porgendogli una mano.
Merlin la strinse. «Piacere, Arthur, io sono Merlin.»
L'ordine delle cose era stato ristabilito.