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Autore: bells swan    27/12/2012    8 recensioni
Bella è una ragazzina di sedici anni, fidanzata con Edward Cullen, un ragazzo più grande di lei di cinque anni. La loro vita è da considerarsi perfetta, se non fosse per un piccolo, minuscolo, insignificante particolare che stravolgerà le loro vite.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata pubblicata un anno fa. È una one-shot che vi ripropongo. Spero vi piaccia. E anche se in ritardo, spero abbiate passato delle feste serene e tranquille.
 

Andrà tutto bene

 
11/6/2011

Suono il campanello, aspettando che la figura di Bella mi apra con l’espressione entusiasta che ha sempre in volto. Quando succede, rimango stupito vedendola pallida, le occhiaie sotto agli occhi.
“Ehi, amore, stai bene?” chiedo, dandole un veloce bacio sulle labbra.
La vedo deglutire, mentre abbassa lo sguardo. Lo rialza. “Vieni, Edward. Dobbiamo parlare.”
Non c’è nessuno in casa; sono le nove di domenica mattina e i suoi sono andati a pesca con Billy e Sue.
Mi siedo sul divano del piccolo ma accogliente salotto, mentre Bella si siede sul tavolino davanti. Il pallore del suo viso è aumentato, facendomi preoccupare sempre di più. “Bella, che...?”
“Edward, c’è una cosa che dovrei dirti” spiega, interrompendomi. I suoi occhi si impauriscono, facendomi aggrottare le sopracciglia. “Però non te la prendere con me, per favore.” Mi supplica, quasi.
Okay, adesso sono davvero preoccupato.
“Perché dovrei prendermela con te se non hai fatto nulla? O hai fatto qualcosa?” chiedo subito dopo, pensando al figlio di Billy e Sue, Jacob, e alla sua cottarella per la mia fidanzata. E sottolineo mia.
Hanno entrambi la stessa età, dopotutto. Ma Bella è pazza di me, quindi dubito fortemente di ciò. E Jacob è solo un bambino di cui nemmeno mi devo preoccupare.
Mi guarda timorosa; apre la bocca per parlare ma la richiude immediatamente. “Aspetta qui” mormora subito dopo.
Confuso, la osservo andare al piano di sopra. Passano dieci secondi – li ho contati – prima che io possa vederla. Tiene in mano qualcosa, un qualcosa che è coperto da un pezzo di carta igienica.
“Che cos’è?” chiedo.
Bella non risponde, me lo passa direttamente. La guardo mentre lo prendo in mano, anche se lei si siede nuovamente sul tavolino senza guardarmi. Apro l’involucro, bloccandomi quando vedo davanti a me un test di gravidanza.
Ci vuole non so quanto tempo prima che io possa sbloccarmi. Ci sono due linee. Due. E due significa positivo. Bella è incinta.
Mi siedo immediatamente, fissando sconcertato quella cosa. I miei occhi si posano immediatamente sul ventre di Bella. Mi è sembrata un po’ più ingrassata – e nemmeno tanto! – ultimamente, ma non pensavo certo... Mi sembra di vedere solo adesso il gonfiore del ventre di Bella nel suo vero significato. Mio Dio, lì dentro c’è un bambino... e quel bambino è mio figlio!
Emetto un gemito strozzato, passandomi velocemente una mano fra i capelli. Solo ora mi sto rendendo conto di ciò che diventerò a breve. Ho brividi in tutto il corpo, ho davvero bisogno di chiudere gli occhi e pensare che tutto questo è solo un sogno. Dallo stomaco di Bella, i miei occhi si posano sul suo viso. Ha lo sguardo basso, non mi guarda. Resta solo in attesa.
Che devo fare? Non posso dirle che andrà tutto bene quando nemmeno io lo posso sapere! Cristo Santo, ha solo sedici anni!
“Chi altri lo sa?” Sono il primo a stupirmi di me stesso e della mia domanda; la mia voce è roca e bassa, fatico persino a respirare.
Bella alza un po’ lo sguardo, scuotendo la testa. “Solo tu” risponde, la voce un sussurro.
“Quando lo hai saputo?” mi ritrovo a chiedere, senza nemmeno pensarci.
“Ieri sera.”
Annuisco.
Rimaniamo in silenzio ancora per un po’, senza sapere cosa dire, ognuno perso nei propri pensieri.
È troppo per me. Mi alzo improvvisamente, decidendo che è giunto il momento di andare via.
“Edward.”
Mi volto verso Bella, il suo volto spaventato a morte, gli occhi che le si riempiono di lacrime. ‘Non avercela con me.’
Con un sospiro, affondo la mia mano fra i suoi capelli, attirandola a me con dolcezza. Io ho ventun’anni, sono un uomo e posso sopportare le urla dei miei quando verranno a conoscenza della cosa. Sono io a non poterlo sopportare.
Bella ha sedici anni, però, ed è una ragazza. Sta per diventare madre…
Bella si stringe a me, mentre la sento singhiozzare piano. Mi siedo sul divano, trascinandola con me. Non le dico che andrà tutto bene, rimango però ad accarezzarle i capelli. Siamo in un bel pasticcio, tutt’e due.
Con una mano, accarezzo Bella; l’altra tiene ancora il test di gravidanza e i miei occhi non perdono nemmeno per un istante quelle due schifose linee rosa.
Abbiamo usato il preservativo, sempre! Anche se qualche volta si rompeva… ma che diavolo, proprio a noi doveva succedere?
“Bella,” riesco a sussurrare piano “adesso basta piangere, dai. Troveremo una soluzione, stai tranquilla” continuo.
Si scosta da me per fissarmi. E nonostante gli occhi rossi e l’espressione del viso stravolta, è sempre stupenda. “Quale? Edward, io ho solo sedici anni! E tu vai ancora all’università. Cosa diranno i tuoi? Ne hai una vaga idea? Perché i miei mi sbatteranno fuori di casa, lo sai” mormora riprendendo a singhiozzare.
“Non lo faranno Bella, sei la loro unica figlia.” Cerco di convincerla della cosa, accarezzandole nuovamente i capelli ma niente. Bella è irremovibile.
Scuote la testa, chiudendo gli occhi rassegnata. “Tu non capisci” risponde, prendendosi il volto fra le mani.
“Vieni qui” sussurro, prendendola fra le braccia e facendola sedere sulle mie gambe. “Hai sedici anni, è vero. Ma io ne ho ventuno, e sono maggiorenne. Stai con me. Sei mia. Tuo padre non potrà opporsi.”
Scuote ancora la testa, poggiandola al mio petto, esausta per il troppo pianto.
Chiudo le labbra, pensando. C’è solo una cosa che devo chiedere. “Bella, cosa vuoi fare?” Ed è chiaro che mi riferisco al bambino.
Bella sembra presa in contropiede. Non lo sa. Sinceramente, nemmeno io. Insomma… un bambino avrebbe stravolto le nostre vite, siamo pronti a compiere un passo del genere? E poi, è una grossa responsabilità, io non sono certamente pronto. Per Bella, però, potrebbe essere diverso. È la madre, ha l’istinto materno dalla sua parte. E io ancora non mi capacito della possibilità di diventare padre.
Osservo la sua piccola mano posarsi pianissimo sul suo ventre. Il tutto avviene, ai miei occhi, come a rallenty. Pur non ancora accettato di diventare padre, non posso non provare una stretta al cuore quando vedo la mano della mia ragazza posarsi sul nostro bambino. Fa effetto dirlo…
Alzo gli occhi sul volto di Bella. È pensierosa, ma io so già che ha deciso. Lei lo terrà. Ma io le starò vicino?
 
Ritorno a casa mia dopo quasi un’ora, Bella a casa sua che si è addormentata. Non mi ha dato la sua risposta, anche perché – pur avendola intuita – potrebbe rimanere ferita dalla mia. Non voglio lasciarla sola, ma nemmeno voglio prendermi una responsabilità più grande di me!
L’ho cullata fin quando non ho sentito il suo respiro regolarizzarsi. Ha dei vicini accanto, non abito lontano da lei, stava dormendo e per di più non è la prima volta che i suoi genitori vanno a pesca lasciandola sola. L’ho lasciata a casa, prendendola in braccio e portandola in camera sua, coprendola con una coperta per evitare che possa sentire freddo.
Io ho assoluto bisogno di stare solo. È domenica, a casa mia non c’è nessuno. Meno male.
“Eddy, sei tu?”
No, ho sbagliato: Emmett è a casa. Di solito va a trovare Rosalie ma a quanto pare non stavolta.
Nemmeno gli rispondo, non ne ho le forze. Vado in camera mia, al buio più totale visto la luce spenta e le serrande abbassate. Luogo perfetto per la mia anima. Mi butto sul letto, pensando a ciò che è meglio fare.
Purtroppo, però, solo una frase è al centro dei miei pensieri. ‘Bella è incinta’, e rivivo il momento in cui mi ha mostrato quel test di gravidanza come in un film.
“Fratello, non dovevi andare da Bella?”
Lo sento, ma non rispondo. Mi sento come in trance. E sento anche che sto per scoppiare. Vorrei avere uno di quei cosi utilizzati dai pugili per sfogare la mia rabbia in questo momento.
Sento il letto abbassarsi a causa del peso di mio fratello. “Edward?” È preoccupato.
Mi siedo immediatamente sul letto. Se non ne parlo con qualcuno impazzisco. “Bella è incinta” sussurro, lo sguardo perso nel vuoto.
“Che cosa?” chiede esterrefatto.
“E vuole portare avanti la gravidanza” continuo come se nulla fosse. Invece, è qualcosa di enorme.
Emmett è senza parole. “Ma… quando te l’ha detto? Adesso? E lei come sta? Chi altri lo sa?” Spara domande a raffica, senza interrompersi.
“Nessuno lo sa, è confusa, ma vuole tenerlo. Me l’ha detto stamattina.”
Silenzio.
Serro le labbra, cercando di calmarmi. Ma è tutto inutile.
“E tu come ti senti?” sussurra dopo, facendomi crollare.
I miei occhi si appannano di lacrime represse. “Cazzo Emmett” impreco, mordendomi forte un pugno mentre inizio a tremare di freddo.
“Ehi, ehi, ehi, ehi!” esclama immediatamente lui, cercando di farmi calore strofinando le sue grandi mani sulle mie braccia. “Calmati Edward, andrà tutto bene.”
‘Andrà tutto bene.’Ciò che non ho voluto dire a Bella perché so che è una bugia.
“Come cazzo fai a dire che andrà tutto bene? Porca puttana, Emm, è incinta!” ringhio, quasi, le prime lacrime di rabbia che fuoriescono dai miei occhi.
“Ma non sei tu a dover reagire in questo modo. Fratello, quella è ancora una bambina. Suo padre non sarà certo contento quando verrà a saperlo, sai cosa può fare Charlie. Quell’uomo è ancora fermo al medioevo, tocca a te tranquillizzare Bella. Tu hai me, hai una famiglia su cui puoi contare. Mamma e papà non ti volteranno le spalle se tu e Bella decidete di tenere il bambino. E cosa più importante, hai ventun’anni. Sei un uomo. Non lo sei mai stato come in questo momento. Bella ha bisogno di te quando suo padre darà di matto, sai che accadrà.”
Mio fratello non ha mai fatto un discorso più lungo di questo.
Passo entrambe le mani suoi capelli, scombinandoli. La testa inizia a scoppiare.
Annuisco, senza esserne convinto. Annuisco, pensando che ha ragione. Emmett cerca di darmi forza con lo sguardo, annuendo anche lui. Sa di avere ragione. Annuisco ancora un’ultima volta, decidendo che sì: se Bella vuole tenere il bambino, suo padre la caccerà fuori di casa a calci in culo. E questo non posso permetterlo. È troppo fragile, la mia Bella.
“Hai ragione, cazzo, hai ragione!” esclamo, sempre più convinto.
Emmett sorride entusiasta. “Bravo mio fratello.”
Mi alzo dal letto, esausto e tuttavia più motivato di prima. Bella è incinta, le starò vicino. “Sai quando verranno mamma e papà?”
Lancia un’occhiata all’orologio appeso alla parete. “Dovrebbero essere qui fra due ore, per l’ora di pranzo.”
Indosso il cappotto che avevo tolto e gettato per terra. “Se ritardo, di’ loro che Bella mangia da noi” sentenzio, uscendo prima di sentire la sua risposta.
 
Giungo a casa di Bella dopo cinque minuti. Ho corso, ma va bene. Se sta dormendo, aspetterò che si svegli. Ma quando apro la porta con le chiavi doppie che mi ha regalato all’inizio della nostra storia, quasi un anno fa, mi rendo conto che è sveglia grazie alla luce proveniente dal salotto.
Entro, notando che è coperta con il giubbotto che le ho regalato pur essendo maschile – apparteneva a me – ed è distesa sul divano, la televisione accesa. Il suo sguardo mi dice, seppur involontariamente, che non la vede affatto. Non mi ha sentito.
“Bella?”
Alza lo sguardo verso di me, gli occhi rossi, mentre mi siedo vicino a lei, facendole appoggiare la testa sulle mie gambe. È così piccola…
Cinque anni non sono così tanti. Se avessi trent’anni e lei venticinque, nessuno direbbe niente. Ma ne ho ventuno e Bella sedici. È questo che fa la differenza; Bella è minorenne. Eppure non ho mai voluto nessuna come voglio lei.
Bella ha il volto rivolto verso la televisione, una sua mano sul mio ginocchio.
“Ti va di uscire?” domando mentre le accarezzo i capelli.
Alza la testa, fissandomi confusa. È talmente tenera… “E dove andiamo?” chiede, la voce bassa sicuramente per il troppo pianto.
“Non lo so, dove vuoi tu.” Ne abbiamo bisogno entrambi.
 
Bella ha accettato immediatamente, e non si è fatta ripetere il mio invito a pranzare dalla mia famiglia. Be’, più che un invito è stato un ordine il mio, ma… dettagli. Bella ne è stata felice. Rivedere i suoi genitori sapendo la verità non le va, lo so.
In questo momento, sta mangiando un gelato al pistacchio mentre la fisso. “Bella…” Ho paura a farle quella domanda, ma devo.
Alza il volto, scrutandomi. “Che c’è?” sussurra timorosa.
È inutile girarci intorno: dobbiamo parlare.
Mi appoggio al piccolo tavolino con i gomiti, incrociando le braccia. “Cosa vuoi fare?” Vado dritto al sodo.
Bella sembra presa alla sprovvista, anche se ovviamente è chiaro che doveva aspettarsi una domanda del genere da parte mia. “Uhm… Io… Non… Tu che vuoi fare?” chiede.
Ma la decisione non spetta a me. Spetta a lei. Qualunque cosa sceglierà, io l’appoggerò. “Te l’ho chiesto prima io.”
Sospira, poggiando la sua schiena contro la sedia. “Io… non lo so. Una parte di me… vorrebbe tenerlo però…” Scuote la testa, alzando lo sguardo su di me. Noto i suoi occhi lucidi. “Ho paura” sussurra infine.
Oh, Bella… “Vieni qui” mormoro dolcemente, allungando una mano verso di lei.
Non se lo fa ripetere due volte. Si alza dalla sua sedia per sedersi sulle mie gambe, la sua schiena contro il mio petto, le mie mani intrecciate sotto il seno, e le sue sulle mie. Le lascio un delicato bacio sulla fronte, confortandola. Non è l’unica ad avere paura.
“Lo so, amore mio. So che hai tanta paura. Ne ho tanta anche io…” Faccio fatica a rivelarle questa cosa; sono l’uomo, dovrei essere forte per entrambi. “Ma andrà tutto bene” continuo, e non ho mai sentito questa frase più vera di adesso.
 
Mano nella mano con Bella, prendo le chiavi di casa mia dalla tasca dei jeans, inserendo quella giusta e aprendo la porta.
Si sente la televisione accesa, poi nient’altro. Mamma e papà non sono ancora tornati, altrimenti sentirei un delizioso profumo venire dalla cucina.
Quando io e Bella entriamo in salotto, Emmett e Alice si voltano immediatamente verso di noi. L’espressione preoccupata di Alice mi fa intuire che Emmett le abbia raccontato tutto.
“Oh, ragazzi” sussurra, alzandosi e avvicinandosi a noi. Non ci da nemmeno il tempo di dire alcunché. Abbraccia teneramente Bella, che trattiene a stento le lacrime. “Tesoro…” le sussurra Alice all’orecchio, cullandola come solo un’amica sa fare.
È al sicuro, così mi allontano lasciandole sole, sedendomi vicino a mio fratello che mi da una pacca sulla schiena. “Allora?”
“Lo teniamo” rispondo, in modo tale che le due ragazze non ci sentano.
Emmett annuisce, sorridendo estasiato. “Ne sono felicissimo, Edward. E vedrai, passati i primi tempi in cui dovrete ancora abituarvi all’idea sarete più felici di me!”
Annuisco, voltandomi quando sento i passi di qualcuno dietro di me.
Bella ha l’aria stravolta e Alice la fissa, le loro mani intrecciate. Mia sorella l’accompagna sul divano, mentre Bella si lascia ricadere su di me e Alice mi siede vicino, poggiandomi una mano sul ginocchio. Le rivolgo un cenno del capo, ringraziandola per il suo conforto.
“Piccola” sussurra Emmett, emozionato, verso Bella.
Bella sembra trattenersi ma non ci riesce: emette una breve risata, la prima vera risata della giornata. Emmett, felice della sua reazione, la stringe forte a sé.
“Anche se sono troppo bello per diventare zio, per te farò un’eccezione.”
Mi sento ancora più leggero quando sento la risata cristallina di Bella riecheggiare nella stanza. Lancio un’occhiata riconoscente a mio fratello, che ricambia con un’occhiata d’intesa. Sento anche mia sorella farsi più vicina a me, stringendo le sue braccia al mio. Le sorrido, felice di avere l’appoggio dei miei fratelli.
 
Carlisle e Esme giungono a casa dopo mezz’ora, una serena mezz’ora. Emmett ha fatto lo sbruffone come al solito, prendendo in giro Alice e facendo divertire me e Bella. So che, contrariamente alle altre volte, entrambi lo hanno fatto apposta. Non avrei potuto desiderare fratelli migliori di loro.
“Bella, mangi da noi?” chiede allegra mia madre.
Bella, ancora sopraffatta dagli eventi, annuisce senza la forza di poter parlare.
Non appena i miei genitori ci lasciano soli, stringo Bella – seduta ancora sopra le mie gambe – a me. “Dobbiamo dirglielo.”
“Adesso?” domanda sconvolta Bella. “No, Edward, ora no...”
“Perché no, Bella? Di cosa hai paura?” chiede Alice, accarezzandole i capelli.
Bella si stringe convulsamente le mani. “Non so... è troppo presto!”
“Bellina, andrà tutto bene. Dovete dirlo adesso, sarà tutto più facile avendo l’appoggio di due adulti” interviene Emmett.
Bella scuote la testa, decisa. L’attiro a me, facendole affondare il viso sull’incavo del mio collo. “Glielo diremo adesso, Bella. Sarà tutto più facile, Emmett ha ragione.”
“Mi odieranno” singhiozza piano.
La scosto immediatamente da me, guardandola stupito. “Non ti odieranno mai, Bella. Credimi. Saranno sconvolti, ma loro sono il problema minore.” È chiaro che adesso mi riferisco ai suoi genitori.
“Noi vi staremo vicino, a prescindere dalla reazione di tutto il mondo” mormora Alice. Posso notare che anche lei ha gli occhi lucidi.
Bella serra le labbra per non farle tremare, fissando Alice timorosa. Alla fine, emette un sospiro tremulo e annuisce. “Va bene.”
Le poso un bacio sulla fronte. “Andiamo.” La prendo per mano, portandola in cucina, i miei già lì.
Mamma sta iniziando a preparare da mangiare e mio padre controlla alcune scartoffie del suo lavoro. Ci sentono arrivare e alzano lo sguardo su di noi. “Che c'è?” chiede mia madre, confusa quanto mio padre.
Lancio un’occhiata a Bella che li fissa timorosa. “Dobbiamo dirvi una cosa” annuncio, serio.
Carlisle fa una smorfia, mia madre impallidisce. “Oh no... Quando un figlio dice una frase del genere... Vi prego, ditemi che non...” È chiaro che l’hanno subito capito. Dalla mia frase, forse, ma gli occhi rossi di Bella e le nostre espressioni parlano già da soli.
Mamma spegne il fuoco, sedendosi sulla sedia vicino a suo marito. Carlisle fissa il tavolo.
Sento Bella tremare al mio fianco e la stringo forte.
“E...” Alzo lo sguardo da Bella a mio padre quando lo sento parlare piano. “Cosa avete intenzione di fare?”
Lancio l’ennesima occhiata a Bella, credendo che sia giusto che lo dica Bella. È lei la madre, no? Ma Bella è muta. Lo devo dire io. “Lo terremo.” Bella trema ancora di più, stringendosi a me.
Vedo mia madre chiudere gli occhi ed emettere un sospiro. Mio padre ha un’espressione indecifrabile sul volto.
C’è silenzio, un silenzio davvero irritante che non mi aiuta.
“Edward, posso parlarti un attimo?” domanda improvvisamente mio padre.
Be’, almeno il silenzio è terminato. Annuisco, allontanandomi da Bella con fatica. Mi allontano seguendo mio padre, non prima di aver visto mia madre avvicinarsi imbarazzata a Bella. Quando entriamo nel suo studio, chiude la porta.
“Edward, come hai potuto? Dio mio, ci sono talmente tante di quelle precauzioni al giorno d’oggi!” esclama mio padre, andando subito al sodo.
“Lo so papà, lo so. Abbiamo sempre usato il preservativo, sempre! Due o tre volte si è rotto ma non pensavo mica...”
“E invece devi pensare, dovete pensare! Siete troppo giovani per avere un figlio, Bella in special modo. Siete ancora immaturi, andate ancora a scuola! Un figlio stravolge sempre la vita, anche a trent’anni. Credi che nel vostro caso sarà lo stesso? No, sarà peggio! Tutti a guardarvi dall’alto in basso, tutti a giudicarvi. Bella dovrà terminare temporaneamente i suoi studi, e tu dovrai rinunciare all’università. Non è mai facile avere un bambino, e per voi ancora di più!” esclama mio padre.
“Credi che non lo sappia?” sbotto io di rimando. “Credi che non abbia desiderato che questo si trattasse solo di un brutto sogno? Di svegliarmi e sospirare di sollievo immaginando che Bella sarà sempre la stessa? So che non sarà facile, non ho bisogno di sentirmelo dire per stare ancora più male!”
Carlisle si passa la mano fra i capelli, chiudendo gli occhi. “Voi siete sicuri di voler continuare con la gravidanza?”
“Sì” sentenzio senza la minima esitazione.
“E cosa farete? Lo crescerete a quest’età? Non avete voglia di pensare all’adozione?” continua. Sembra più calmo di prima, o forse solo rassegnato.
Sono preso alla sprovvista da queste parole. L’adozione. No, non ci avevo nemmeno pensato. “Io... Non lo so, io e Bella non abbiamo pensato ad altro, ad essere sinceri” sussurro, improvvisamente stanco. Mi lascio ricadere sulla poltrona con un sospiro.
“Io e tua madre ci saremo sempre, Edward. Mi dispiace di aver urlato in quel modo, però dovevo farti capire come stanno le cose. Ciò non significa che non siamo felici di sentirvi dire che manderete avanti la gravidanza. Un bambino è sempre una benedizione, indipendentemente dall’età. Ma cerca di vederla dalla nostra parte: non pensiamo solo a te, c’è anche Bella... e per lei sarà ancora più difficile. Charlie e Renèe… loro sono un bel problema.”
Capisco ciò che vuole dire mio padre e gli sono davvero grato del fatto che non mi abbandonerà. In questo momento, ho bisogno di tutto l’aiuto possibile. “Charlie è il problema, è vero. Ma Bella è mia, lui non ha voce in capitolo” mormoro deciso.
“Sì invece, Edward. Ti ricordo che Bella è minorenne e sotto la custodia di suo padre. Potrebbe decidere al posto vostro” rammenta con cautela lui.
Lo guardo immediatamente, sconvolto alla sola prospettiva. “Ama Bella. Darà di matto ma non farebbe mai qualcosa che possa ferirla…” Ma in cuor mio, inizio a dubitare delle mie stesse parole e l’espressione di Carlisle mi da conferma: anche lui dubita.
“Ma non pensiamoci, adesso. Meglio andare da Bella, sarà sconvolta, molto più di quanto lo sia tu” continua mio padre. Si alza, pronto a lasciare la stanza quando lo richiamo. Si volta verso di me.
“Grazie” sussurro con sincerità. Trattengo a stento uno stupido pianto quando mi sorride. Mi abbraccia, stringendomi forte.
“Ci saremo sempre io e tua madre. Ricordalo” sussurra, lasciandomi un bacio sulla fronte. “Andiamo.”
Aggrotto le sopracciglia quando in cucina non ci sono né Bella né mia madre e mi volto di scatto quando sento dei rumori provenire dal bagno di là. Io e mio padre ci dirigiamo immediatamente lì, trovando Bella inginocchiata davanti al water che respira affannosamente e Esme che le accarezza amorevolmente i capelli, fissandola preoccupata.
“Bella” ansimo, inginocchiandomi davanti a lei e prendendola fra le braccia, Esme che mi lascia il suo posto. Poso una mano sul suo cuore, batte all’impazzata tanto da farmi preoccupare a morte. Bella si appoggia a me, sospirando, cercando di riprendersi. È sudata, bagnata fradicia. “Carlisle, che…?”
“È normale, Edward” mi interrompe immediatamente lui, capendo ciò che stavo per chiedergli. “Quando ti sono venute le ultime mestruazioni, Bella?” continua, inginocchiandosi davanti a lei e rivolgendosi con dolcezza.
Bella risponde a fatica, ma ci riesce. “Il dodici marzo.”
Carlisle esce un piccolo calendario da taschino dal portafoglio, facendo un rapido calcolo. Sorride. “Oggi è il l’undici giugno quindi sei precisamente alla quattordicesima settimana. Sai che facciamo, adesso? Chiamo un mio amico ginecologo e prendiamo appuntamento. Ti seguirà lui, va bene? È davvero bravissimo e se vuoi, io ti starò vicino” continua, sorridendole ancora.
Bella annuisce contro me, grata della sua proposta. “Grazie” sussurra. E qualcosa mi dice che sta ringraziando per averli vicino.
Carlisle sembra capire e le accarezza con fare paterno i capelli. “Ti aiuto” mormora, aiutandola ad alzarsi.
Mia madre mi si avvicina, stringendosi a me. Le lancio un’occhiata di ringraziamento, l’ennesima della giornata.

14/06/2011

“Mi ammazzerà” sussurra Bella, seduta sul sedile della mia auto. Sono passati tre giorni in cui Bella non ha avuto il coraggio di dire nulla ai suoi genitori ma adesso è giunto il momento.
Le lancio un’occhiata. “Non lo permetterò” mormoro con decisione.
“E ucciderà pure te, mio padre” continua, come se non avessi aperto bocca.
“L’importante è che non tocchi te” specifico. “Ascolta Bella: io starò vicino a te. Tuo padre non alzerà un dito contro te, stanne certa.”
La sento sospirare nel momento stesso in cui posteggio davanti al viale di casa sua, spegnendo il motore. Scendo, aiutando poi Bella. La prendo per mano. Bella stringe la mia convulsamente, ansiosa. Apre la porta con le chiavi, infilandole poi in tasca e dirigendosi verso il salotto. L’accompagno.
È sera e i suoi sono a casa. Stanno guardando un film, in attesa della loro bambina. Si voltano contemporaneamente quando sentono i nostri passi, e aggrottano le sopracciglia quando osservano Bella e la sua espressione. “Tutto bene?” domanda sua madre.
Bella si siede sulla poltrona vicino il divano, io mi siedo sul bracciolo della stessa. “No. Vi dobbiamo dire una cosa” spiega, prendendo un profondo respiro. “Non c’è un modo facile per dirvelo quindi andrò direttamente al sodo.” Esita un attimo, cercando di infondersi coraggio. Poi, le sue parole sussurrate echeggiano per il salottino come un urlo disperato. “Sono incinta.”
“Oh mio Dio” mormora subito sua madre, posandosi una mano alla bocca. Gli occhi di Renèe si riempiono di lacrime ma non è tanto la reazione di lei a preoccuparmi quanto quella del padre. Sembra una statua di marmo.
“Dimmi che non è vero” sibila con gelida freddezza quest’ultimo. “Dimmi che non ho appena sentito pronunciare dalla voce di mia figlia sedicenne quelle due parole.”
Bella scuote la testa, non potendo mentire. “Mi dispiace” sussurra.
Charlie stringe i pugni, facendo scrocchiare le nocche. “Esci da casa mia” sentenzia calmo.
“Charlie!” esclama Renèe sconvolta. Charlie non si degna nemmeno di lanciarle un’occhiata. Se ne va via, lasciandoci soli.
Il mio sguardo si posa immediatamente sulla figura di Bella. Ha gli occhi pieni di lacrime, lo sguardo perso nel vuoto. Alzo lo sguardo sulla madre, vedendola compiere un passo verso la figlia. Cambia idea, decidendo di raggiungere il marito.
Deglutisco, decidendo che tocca a me. Mi rivolgo a Bella, allungandole una mano. “Vieni, ti porto a casa mia.”
 
Bella ha portato solo poche cose dentro un piccolo borsone. È ovvio che starà a casa mia, d’ora in poi non avremmo potuto vivere separati nemmeno a pensarci. Non parla, cerca solo di non scoppiare a piangere.
Qualche volta le lancio un’occhiata durante il tragitto verso casa mia, ma niente. È nella stessa posizione, sempre. Quando entriamo in casa, Bella parla per la prima volta. “Vi offendete se me ne vado subito a letto?” chiede. È chiaro che si rivolge a me e alla mia famiglia.
“No, Bella. Vai, ti raggiungo tra un momento” le dico. La osservo salire le scale con aria afflitta, poi raggiungo i miei in salotto.
Sono le dieci di sera e Bella ha già mangiato. È proprio per evitare che un possibile litigio le togliesse la fame e non si nutrisse che abbiamo deciso di rivelare la lieta notizia ai suoi verso quest’ora.
“Allora?” chiede Alice, esternando il pensiero di tutti.
Scrollo le spalle. “È di sopra” sussurro, spiegando con queste semplici parole il tutto.
Esme e Alice assumono un’espressione addolorata, Carlisle e Emmett fanno una smorfia.
“La raggiungo. Buonanotte” mormoro senza alcun tono in particolare. Sono solo stanco. Quando apro la porta, la mia camera è illuminata solo dai raggi lunari che penetrano dalla finestra aperta.
Bella è distesa sul mio letto, ancora vestita e con le scarpe messe, sopra la coperta. Mi da le spalle, ma so che non è intenzionale.
Sospirando piano per non disturbarla, pensando stia già dormendo, poso il borsone che ho tenuto in spalla sin quando sono sceso dalla macchina per terra, avvicinandomi a lei e coricandomi. L’attiro a me circondandola con un braccio per la vita.
Bella emette un singhiozzo, facendomi stringere il petto in una morsa dolorosa. La stringo più forte che posso, facendola sfogare. Mai, nemmeno quando mi ha rivelato di essere incinta, ha pianto così disperatamente.
E devo farmi forza per non piangere anche io, assistendo impotente al suo dolore. E l’unica cosa che posso fare è tenerla stretta a me, cullandola piano e mormorando una musica dolce, esattamente come Bella.
Mi tolgo le scarpe, inducendola a fare lo stesso. La invito a coprirci col lenzuolo, così da stare più comodi e non sentire freddo. Bella si addormenta così, sfinita per il pianto, il cuore a pezzi, la fronte appoggiata contro il mio petto, la mia camicia zuppa per le sue lacrime.

24/12/2011. Ore 23:48

Osservo la neve che ricopre le strade di Forks senza vederla minimamente. Così come non vedo le lucine sui negozi, né la gente che conversa felicemente.
Sento freddo, ma non è dovuto al gelido vento di Forks. È qualcosa che ormai mi accompagna da quando Bella mi ha rivelato di essere incinta.
Emmett e Alice ne sono entusiasti; fanno già progetti per il prossimo Joe Montana o la prossima Pavlova. Mamma e papà, loro sono molto contenti di poter festeggiare l’arrivo di un nuovo Cullen, anche se avrebbero preferito doverlo fare con i genitori di quest’ultimo un po’ più grandi.
I genitori di Bella non si sono fatti vedere. Renèe telefona a Bella puntualmente, verso le undici di ogni giorno. Charlie non lo sa. E io devo osservare Bella soffrire in silenzio senza poter fare nulla, perché se andassi a spaccare la faccia a suo padre so che soffrirebbe ancora di più. Ed è ciò che voglio evitare.
La gravidanza è trascorsa senza intoppi di alcun genere; Aro Volturi è davvero un ottimo ginecologo, e fin da subito ha cercato di far sentire a suo agio Bella. Il bambino cresce magnificamente.
Ci sono stati due momenti nei quali per un attimo ho dimenticato tutto: l’età di Bella, la mia, Charlie che non vuole vedere sua figlia… Il primo momento è stato quando abbiamo sentito il cuore del bambino battere durante un’ecografia. Per la prima volta, mi sono reso finalmente conto del vero significato della parola figlio.
Il secondo momento è stato quando il bambino si è mosso dentro Bella.
Ha pianto, perché ha provato un qualcosa di strano a sentire chiaramente qualcosa – qualcuno – muoversi dentro lei. Ha pianto, perché sa di non essere pronta per poter crescere un bambino. E ha pianto, perché nonostante tutto, ama già quel bambino. È suo figlio, lo sente dentro sé costantemente. Come potrebbe mai arrivare ad odiarlo? Ha ancora paura, ma adesso è qualcosa di diverso. Un qualcosa che io, anche se sono il padre, non riesco a capire. È come se il bambino e sua madre avessero già costruito un rapporto di cui non posso essere partecipe.
Dal canto mio, da quel momento mi sono odiato immediatamente. Quando Bella mi ha detto di essere incinta, volevo svegliarmi e ringraziare il cielo di aver avuto solo un brutto incubo. Ma come può essere più un incubo un bambino indifeso, un bambino che non ha colpa? È mio figlio, quell’esserino dentro il ventre di Bella, non è un semplice bambino. E anche per me è tutto diverso. Ho ancora paura – una fottuta paura! – perché non so se riuscirò a fare un buon lavoro come padre, ma Dio se adesso non voglio vederlo nascere.
La vita è trascorsa molto più serenamente da quel giorno in poi. Emmett aveva ragione: ‘passati i primi tempi in cui dovrete ancora abituarvi all’idea sarete più felici di me’.
C’è solo una cosa che mi impedisce di godermi appieno l’atmosfera natalizia e la gravidanza: Charlie e il suo ostinarsi a non voler incontrare sua figlia.
Bella ne soffre, anche se non lo da a vedere. Ma ne soffre, e di conseguenza, fa soffrire me. Non voglio vederla piangere. Dio mio, oltre a questo c’è la consapevolezza di averle rovinato la vita… Come fa Bella a darsi così spontaneamente a me? A me, che l’ho messa incinta? Io la amo, cazzo se la amo, ma non ho il coraggio di dirle nulla.
Ho conosciuto Bella quando aveva quattordici anni, si era appena trasferita e aveva fatto amicizia con Alice. Era una bambina deliziosa, arrossiva sempre quando mi rivolgevo a lei. Era ovvio per chiunque la vedesse parlarmi che aveva una cotta per me. Mi sembrava così tenera! E io la osservavo crescere. Bella diventava sempre più carina, più graziosa… Io cercavo però di non pensare a lei, era pur sempre una bambina…
Fin quando non mi ha baciato. È stata lei a baciarmi, vedendomi con Tanya, fra l’altro una mia semplicissima amica. Aveva solo quindici anni, ma sapeva come far impazzire un uomo con un semplice bacio. Era vergine, e mi sono sentito onorato di poterla rendere una donna. Non ne ho avute molte, ho avuto solo due relazioni. A diciassette anni con Lauren, una ragazza molto dolce che però non era mai stata innamorata di me esattamente come io non lo ero di lei – semplicemente, stavamo bene insieme – e Jessica, un’altra ragazza simile a Lauren con cui mi sono messo all’età di diciannove anni. Stavo con lei per lo stesso motivo. Quando Bella mi ha baciato, ho rotto immediatamente con Jessica. Poi mi sono messo con Bella.
Non ho mai rivelato i miei sentimenti a lei, né lei a me. Stavamo bene insieme, ci volevamo bene… A noi risultava tutto perfetto. Fin quando non mi sono reso conto dei miei sentimenti durante questi mesi. Vederla soffrire è atroce, e quando sorride sento come le campane che suonano in questo momento, per l’inizio della messa serale.
Oggi è la vigilia di Natale, e io sono in giro per le strade, l’unica anima in pena. Tutti sorridono, io cammino senza vedere la strada. Non è facile per me amare una persona e non poterglielo dire, Bella mi sputerebbe in faccia dopo quello che passa a causa mia.
Perché è per colpa mia se passerà il Natale con un pancione enorme, è colpa mia se la sua vita sta prendendo una piega completamente diversa, ed è colpa mia se passa il Natale lontano dai suoi genitori.
Il telefono squilla, facendomi trasalire. Osservo il nome della persona che mi sta chiamando. È Alice. “Pronto?”
“Edward, dove sei?” domanda agitata mia sorella.
Un brivido serpeggia lungo la mia schiena, associando la sua agitazione a Bella. Bella è alla sua quarantaduesima settimana di gravidanza, manca ancora un mese prima che partorisca. “Che succede?” chiedo allarmato.
“È iniziato il travaglio, Edward, devi correre immediatamente! Bella è terrorizzata e non vuole nessuno oltre che te.”
Blocco immediatamente la chiamata, senza sapere dove correre. So l’ospedale qual è ma è come se le gambe fossero di cemento. Adesso le sento tremare. Cazzo, Bella sta per partorire, devo muovermi! Inizio a correre alla svelta, cercando di farmi strada fra la confusione nelle strade.
Bella è terrorizzata e non vuole nessuno oltre che te.
Le parole di mia sorella riecheggiano nella mia mente, aumentando i battiti del mio cuore anche se corro già. Vuole me, solo me. Corro ancora più velocemente, cercando al contempo di rassicurarmi. Il travaglio è appena iniziato, Bella non partorirà mio figlio senza avermi accanto!
Un clacson suona quando attraverso la strada senza osservarmi in giro. Sono intenzionato ad ignorare gli insulti dell’uomo quando riconosco la voce di Charlie. Mi volto verso di lui. “Charlie?”
“Edward?” Nemmeno Charlie mi aveva riconosciuto e mi fissa sorpreso uscendo dall’auto. Nota la mia espressione. “Che succede?” chiede immediatamente. Pur avendo cacciato sua figlia di casa, si preoccupa per lei. Qualcosa mi dice che per orgoglio non si è fatto avanti, ma che la moglie gli abbia raccontato ogni parola della conversazione con Bella.
“Charlie, devi darmi un passaggio, ti prego!” esclamo improvvisamente. L’ospedale è troppo lontano da dove sono io.
“Perché? Che succede a Bella?” continua, impallidendo.
“Sta per partorire, ti prego Charlie!” supplico sull’orlo di una crisi isterica. Salgo in macchina, imitato da lui che parte sgommando.
“Da quanto è iniziato il travaglio?” chiede, gli occhi fissi sulla strada e il piede puntato sull’acceleratore.
“Non saprei, credo adesso…” mormoro agitato.
Raggiungiamo l’ospedale in un bagno di sudore, Charlie che posteggia in divieto di sosta. Al momento, è la nostra ultima preoccupazione. Non mi fermo nemmeno a chiedere il reparto, ho già chiesto ad Alice per strada. Sono tutti lì, compresa Renèe con il cellulare in mano, intenta a chiamare – credo – suo marito.
Carlisle esce da una porta dirigendosi verso di noi. Aiuterà lui Bella a partorire. È ostetrico. Quando mi vede, i suoi occhi sembrano illuminarsi. “Edward! Vieni con me, svelto” continua. Prima di entrare, mi da una mascherina e un camicie.
Quando vedo Bella, il mio cuore perde un battito quasi. La schiena è appoggiata contro il lettino e una donna  l’aiuta con i dolori delle prime contrazioni. “Bella” mormoro avvicinandomi a lei e prendendole la mano.
Si volta verso di me, sorpresa. “Edward!” ansima, prima di venire colta dall’ennesima contrazione. Stringe i denti, e stringe forte la mia mano nella sua. Il dolore che sento io è niente in confronto a quello che sente lei. Non appena la contrazione termina, si lascia ricadere sul lettino. “Ho paura” sussurra nella mia direzione, singhiozzando.
“Va tutto bene, amore mio, va tutto bene. Ci sono io, adesso, okay?” chiedo, accarezzandole i capelli.
Annuisce freneticamente, cercando di respirare regolarmente.
“Ascolta, Edward” mormora Carlisle. “Bella ha avuto delle forte contrazioni oggi pomeriggio, lo sai, simili a quelle di questi ultimi giorni. Ma stavolta è diverso, sta volta è giunto il momento. Le contrazioni di Bella sono ogni cinque minuti, è ancora troppo presto e nonostante tutto soffre già terribilmente. Ho bisogno di tutto il tuo aiuto, d’accordo?” chiede, la fronte imperlata di sudore.
Annuisco freneticamente, osservando Bella che mi fissa supplicante. “Tranquilla Bella, andrà tutto bene” sussurro, lasciandole un bacio sulla fronte. Deve andare tutto bene.

25/12/2011. Ore 05:24

Non avrei mai potuto immaginare che partorire fosse così doloroso per la donna o che durasse così tanto. Avevo sempre immaginato che bastava andare in ospedale, il tempo delle prime contrazioni, e poi tutto il resto era spingere. Forte, senza fermarsi.
Invece, è tutto il contrario. Sono quasi sei ore che siamo in ospedale, io e la mia famiglia. Anche Charlie e Renèe sono qui. Io sono stato tutto il tempo insieme a Bella salvo quando mi allontanavo per prendere un bicchiere di caffè ma ritornavo sempre dentro. Adesso, mi sono allontanano da Bella per prendere l’ennesimo bicchiere di caffè, pronto a ritornare dentro entro tre secondi.
Non è più la vigilia di Natale, è Natale. Anche in questo caso non avrei mai potuto immaginare di passarlo in ospedale. Ricoperto di lucine colorate, nel reparto maternità c’è un albero enorme ricoperto di finta neve. Si è sempre sentita l’aria natalizia, in un posto, indipendentemente dagli addobbi. È la festa più importante, quella che i bambini attendono con trepidazione. Il Natale è il Natale.
“Edward!” esclama mia sorella facendomi sussultare. Mi volto verso di lei, osservando il suo volto agitato. “Bella sta per partorire!”
Il bicchierino con il caffè mi cade dalla mano, mentre sussulto. “Che cosa?” chiedo ma prima che possa rispondermi corro verso la sala travaglio. In questo ospedale, la sala parto e la sala travaglio sono unite.
Lo spettacolo che mi si para davanti mi fa indietreggiare e la voglia di fuggire via quando sento il primo, vero e straziante, urlo di Bella perforarmi l’orecchio si fa enorme. È sudata fradicia, nonostante sia all’inizio, ed il suo volto è bagnato dalle lacrime. Non posso lasciarla sola, non posso! È il suo singhiozzo disperato che riesce a sbloccarmi dalla trance. Mi avvicino a lei, prendendole la mano fra le mie, pronto a sopportare la sua stretta.
“Edward” mormora subito. “Non ce la faccio…”
“Amore, io sono qui, accanto a te! Ce la fai, cerca di rilassarti…” Fa maledettamente male vederla in quello stato.
“Ma fa male!” esclama, arrabbiandosi.
Le accarezzo i capelli, cercando di calmarla. “Lo so, amore mio, lo so. Ma andrà tutto bene, andrà tutto meravigliosamente bene” sussurro al suo orecchio. Bella si volta verso di me, fissandomi incerta. “Io sono qui, Bella” continuo, stringendole la mano per convincerla delle mie stesse parole.
Un’altra contrazione le fa emettere un urlo ma Carlisle interviene: “Va bene, Bella, continua così. Brava, rilassati.” Si occuperà lui del parto di Bella, con la presenza di Aro. Sono tutti lì, ma al momento vedo solo la mia ragazza soffrire in quel modo. “Manca poco” continua mio padre.
Sono gli attimi più lunghi e infernali della mia vita quelli che seguono. Ma ne vale la pena: il mio cuore perde un battito quando sento il primo vagito di mio figlio. Piange disperatamente, è sporco, è provato dal parto, ma non ho mai visto un bambino più bello di lui. “Bella...” mormoro, le lacrime agli occhi.
“È un maschio?” chiede lei, sorridendo e piangendo allo stesso momento. Abbiamo preferito fosse una sorpresa.
“No, Bella. È una splendida femminuccia che farà l’invidia di tutte le altre. Sarà la tua rovina, Edward” scherza mio padre, emozionato. Da la bambina, avvolta in un piccolo asciugamano, a Bella che la stringe affettuosamente al seno.
“È davvero stupenda” sussurra, accarezzandole pianissimo la testolina.
In questo momento, non ho la forza di dire nulla. Osservo semplicemente estasiato quel piccolo corpicino fra le mani di Bella, ripensando agli inizi, quando era ancora dentro la sua pancia. Avevo desiderato fortemente che si trattasse solo di un incubo; adesso, stento a credere a quanto la realtà possa essere talmente bella da lasciarmi senza fiato: questa è la mia bambina, mia e di Bella. E le amo entrambe così tanto...
Poso un bacio sulla testa di Bella, bagnata di sudore. “È bella come te” sussurro, emozionato.
Bella sorride maggiormente, posando la sua testa contro la mia guancia, un contatto che mi fa fremere di gioia. Le osservo, madre e figlia, pensando che questo Natale sia stato tanto insolito quanto emozionante.
 
Mia figlia è nata alle 05:26 del venticinque dicembre. Una data davvero speciale.
Tutta la famiglia è a casa, adesso; Bella sta dormendo, è esausta, non avrebbe avuto senso la loro presenza, così li ho convinti ad andare a riposare con la promessa di chiamarli se si sveglia. Anche Charlie e Renèe che ho trovato a piangere insieme a tutti gli altri quando sono uscito fuori a comunicare la lieta notizia. È tutto davvero perfetto.
Mia figlia fa una smorfia, catturando immediatamente la mia attenzione, già su di lei. Niente di preoccupante, continua a dormire fra le mie braccia. Io e Bella non abbiamo ancora deciso il suo nome ma lo faremo presto.
“Edward?”
Mi volto con attenzione, sempre per la piccola, notando che Bella si è svegliata. Mi avvicino a lei, sedendomi sulla sedia vicino al lettino. “Come ti senti?” Domanda stupida, ma devo saperlo.
Sospira, facendo una smorfia. “Vuota… stanca… distrutta.” Il suo sguardo si posa sulla bambina. “Ma immensamente felice.”
Felice. Bella è felice. Forse non le ho rovinato del tutto la vita…
“Vuoi tenerla?” chiedo, sopraffatto dall’emozione.
Sorride estasiata; non ha occhi che per sua figlia. “Sì” si limita a dire.
Con grande cautela, la poso sul suo petto. Bella la stringe immediatamente a sé. “Edward, è bellissima” sussurra. “E credo che assomigli a te” continua, commossa.
“I bambini cambiano sempre, dopo i primi tempi. Se siamo fortunati, assomiglierà a te” ribatto io, sorridendo come un ebete al sentire la risata di Bella, stanca ma sincera. “Come hai intenzione di chiamarla?” domando. Bella si volta verso di me, osservandomi con i suoi meravigliosi occhi e facendomi perdere dentro quelle pozze color cioccolato.
“Tu non ci hai pensato?” domanda. Per risponderle, scuoto semplicemente la testa. “Mmh… Che ne pensi di Elizabeth?” chiede.
Faccio una smorfia: no.
Bella sorride. “Allora… Megan.”
Un’altra smorfia. Assolutamente no!
“Be’, che mi dici di Renesmee?” chiede improvvisamente.
La osservo, aggrottando le sopracciglia. “Che nome sarebbe? L’incrocio tra quello di mia madre e quello della tua? Ma non è un nome normale…”
“Però la bambina è nata con una madre minorenne e i genitori non sposati. È nata pure a Natale! Dimmi se questo è tanto normale” ribatte. Bella sembra tanto entusiasta del nome, e dopo un po’ che ci fai l’abitudine ha ragione lei: non è normale, però è stupendo. Come la situazione.
Annuisco. “Allora Renesmee” annuncio, sorridendole e ricevendo in cambio un sorriso radioso. Senza saper più resistere, abbasso il volto per darle un leggerissimo bacio sulle labbra. Niente malizia, voglio solo quel contatto. A Bella non sembra dispiacere.
Poso la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi. “Ti amo” sussurro. Sto rischiando il tutto, ma non ho saputo rimanere in silenzio.
“Anche questa è una dichiarazione in un contesto anormale… Che ti dicevo? È destino” scherza, e questo mi fa ben sperare. Le sorrido, rivolgendole uno sguardo ammaliato. “Ti amo anche io” continua alla fine.
La bambina emette un piccolo singulto, facendoci sussultare. Ancora una volta non è niente di grave. Se iniziamo così, ne avremo di tempo…
Bella mi fa un po’ di spazio sul lettino, posando la sua schiena contro il mio petto. Facendo attenzione a non fare del male ad entrambe, inizio ad accarezzarle i capelli, l’altra mia mano sul mio stomaco. “Bella?”
“Mmh?” chiede, completamente rapita da Renesmee. Non posso darle torto… Pur rivolgendomi a lei, i miei occhi sono fissi su mia figlia.
“Buon Natale” sussurro.
Bella si volta verso di me, sorridendomi divertita. “Buon Natale anche a te, papà” mormora, prima di baciarmi delicatamente facendomi sorridere sulle sue labbra.

 
   
 
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