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Autore: Ho sognato Niall    27/12/2012    0 recensioni
" è impossibile solo se credi che lo sia" cit. Alice in Wonderland. I One Direction sono scomparsi dalle scene mondiali. Gli store tutti chiusi. Nessuna foto,nessun poster,nessuna rivista che parli di loro. Insomma,sembra come se i One Direction non fossero mai esistiti. Eppure le Directioners ci sono ancora, si confondono tra la gente, sembrano persone normali, ma continuano ancora a sperare e a sognare che quei cinque ragazzi, quei ragazzi normali adesso, tornino di nuovo a farle urlare ai concerti e a far battere di nuovo forte il loro cuore, a far riecheggiare il loro amore in tutto il mondo.
Harry, Niall, Louis, Liam e Zayn sono ragazzi normali, i "ragazzi della porta accanto" e prima di tornare di nuovo sulle scene musicali, vivono la loro vita come semplici persone.
In Inghilterra arriva una ragazza, Jane e la storia d'amore tra lei e Harry è inevitabile. Ma non dura per sempre. Vi racconteró di come si incontrarono, del loro primo sguardo, del loro primo bacio, di chi li separó e alla fine saprete se sará mai possibile che tornino insieme.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaoooo a tutti, sono Daniela :D
Questo è il primo capitolo della mia prima FF ;) Mi dite che cosa ne pensate? ^^ #pleeeease 
su Twitter sono @IdreamtNiall 

PROLOGO
 
Ci ho pensato tanto prima di scrivere questa storia, perché io non mi sono mai sentita all’altezza, non mi sono mai sentita brava, e a dire il vero delle cose che scrivo mi sento un po’ stupida, mi sento ridicola, mi sento come se tutti potessero ridere di me.
Beh, gente, io ci provo, se poi non vi piace, scusate. Vedrò di scriverne un’altra migliore.
Alcuni di noi pensano che ci siano cose impossibili, assolutamente impensabili, e che quando una cosa può sembrare impossibile è assolutamente da evitare. Io invece penso che non ci siano cose impossibili, perché, come diceva il cappellaio matto in “Alice in Wonderland” è impossibile solo se credi che lo sia e quindi io sono fermamente convinta che non esistano cose impossibili, tutto forse dipenderebbe da quanto siamo capaci di provare, da quanto coraggio abbiamo.
Altri ancora parlano di amori impossibili, di cose che non potrebbero mai accadere e mai esistere, invece io credo che soprattutto in amore non esistano cose impossibili perché, se due persone sono destinate a stare insieme, per quanto la distanza le possa separare, troveranno sempre una via per tornare insieme.
 
CAPITOLO 1
 
-     Jane, mi raccomando, chiama quando arrivi a Londra.
-     Sì, mamma, certo che ti chiamo – disse con un’espressione scontata sul viso. Non vedeva
l’ora di andarsene da casa sua. Finalmente, afferrò le sue valigie, prese l’ascensore e si ritrovò fuori da casa sua. Finalmente. Si diresse verso il taxi bianco che la aspettava di fronte al portone, sistemò le valigie nel bagagliaio e si infilò nel taxi, tutta orgogliosa.
Finalmente. Finalmente, andava via dalla sua città, dal sua Paese, e finalmente questa volta il Natale sarebbe stato diverso. Da quando i suoi le avevano detto che Babbo Natale non esisteva e lei avevo cominciato a crescere, il Natale non era più stato lo stesso: era un giorno come tutti gli altri, un giorno normale, e le cose che facevano in famiglia erano troppo scontate. Beh, certo, le dispiaceva lasciare la sua famiglia, i suoi genitori e le sue migliori amiche con cui stava insieme da cinque anni, erano come le sorelle che non aveva mai avuto. Da sempre aveva desiderato un Natale speciale, ma non era mai accaduto niente di speciale. Ma questa volta sì, questa volta sarebbe stato speciale. E poi avete idea di come sia Londra a Natale? Dio, non oso nemmeno immaginarlo.
Stava andando lì a trovare una sua amica, una persona stupenda, Wendy, una ragazza che aveva conosciuto perché era andata l’estate prima a fare la babysitter alla sorella e poi erano diventate amiche. Così, l’aveva invitata a passare il Natale a Londra con lei. Quando Jane l’aveva proposto ai suoi, il padre si era arrabbiato, e sua madre, come al solito, aveva fatto la scettica – lo stesso comportamento che avevano adottato quando Jane aveva detto loro che voleva andare a fare l’Università a Londra – ma stavolta non le interessava quello che pensavano loro, non le interessava affatto. Aveva 18 anni, porca miseria, era capace di cavarsela da sola. Così aveva fatto le valigie, aveva prenotato i biglietti e solo a cose fatte aveva detto che sarebbe partita e loro l’avevano lasciata andare. Beh certo, era la prima volta che faceva una cosa all’insaputa dei suoi genitori e la paura non le era mancata perché era sempre stata un po’ condizionata da quello che avrebbero potuto pensare, però adesso basta, sapeva quello che faccio.
Arrivò in aeroporto, fece tutto quello che doveva fare e si imbarcò sull’aereo. Dio com’era felice! Si sentiva… libera, indipendente e non vedeva l’ora di arrivare a Londra e riabbracciare Wendy.
Quando l’aereo decollò capì che era davvero libera, ah finalmente – devo proprio dirlo anche se l’avrò ripetuto migliaia di volte.
Il paesaggio dall’aereo era stupendo, quelle nuvole erano fantastiche, sembrava davvero di volare (?) e quando arrivarono sopra Londra, il cuore cominciò a batterle fortissimo, era davvero contenta.
Scese di corsa, ritirò velocemente i bagagli e andò agli arrivi. E all’improvviso sembrò come se fosse rimasta da sola in aeroporto perché non sentiva più il chiasso, il brusio, la confusione, ma solo il suo cuore che faceva bum. Bum. Bum. Le porte scorrevoli si aprirono e le prime persone che vide furono la sua famiglia di Londra: la sua migliore amica Wendy, la sua sorellina Allie e i loro genitori. Lasciò cadere le valigie e corse ad abbracciarli.
- Mi sei mancata un sacco, Wendy. – disse Jane stringendola forte e cominciò a piangere.  
- Anche tu, Jane, mi sei mancata un sacco. – rispose lei.
Allie cominciò a tirarle la maglietta, Jane la guardò, lei le sorrise e Jane la prese in braccio spupazzandosela tutta quanta. Poi abbracciò i loro genitori e andarono verso la macchina, diretti a casa. Subito cominciarono a raccontarsi di tutto, non facevano altro che ridere, gridare e davvero Jane non aveva mai provato sensazioni così belle.
Poi lo squillo dei cellulari di entrambe interruppe la loro chiacchierata.
 “Cavolo, mi sono dimenticata di chiamare mia madre!” pensò Jane e sbuffò, rispondendo al telefono.
Sua madre aveva la voce molto agitata:- Jane, sei arrivata?! Come stai tesoro? Perché non ci hai chiamato?!
- Mamma, mi sono dimenticata, scusa. Qui è tutto talmente bello…! Adesso stiamo andando a casa,mamma. Ci sentiamo domani. Salutami tutti. – e riattaccò velocemente senza nemmeno darle il tempo di replicare.
- Jane, ti va se usciamo stasera con degli amici, o sei troppo stanca? – chiese Wendy poco dopo aver smesso di parlare anche lei.
- Ma scherzi, Wendy?! Stanca? Io? Sono a Londra e non mi perderei un’uscita con te per niente al mondo.
Wendy le sorrise e le brillarono gli occhi. 

  
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