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Autore: theStarbucksGirl    27/12/2012    7 recensioni
Vi siete mai chiesti in che modo Ron e Hermione hanno trascorso l'estate del loro quinto anno a Grimmauld Place n° 12? Ecco la mia personalissima, folle interpretazione, che comprende una pericolosa disinfestazione, una frenetica escursione a Londra con una guida non proprio affidabile, una ruota panoramica, e sentimenti che non è più possibile ignorare...
Questa storia si è classificata terza al contest "Every month has its present! Ron&Hermione contest! indetto da Ciara & TurningSun
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nimphadora Tonks, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Un giorno di ordinaria follia...

a Londra




Ron non aveva mai pensato che la Tana fosse particolarmente bella o confortevole, ma il soggiorno forzato a Grimmauld Place n° 12 gli aveva fatto decisamente cambiare idea.

Quando Albus Silente aveva in pratica ordinato alla famiglia Weasley di trasferirsi al nuovo quartier generale dell'Ordine della Fenice per la loro incolumità, Ron ne era stato quasi elettrizzato. Innanzitutto, Grimmauld Place si trovava a Londra, non in un noioso paesino di campagna, e poi era stata la dimora della casata dei Black, la famiglia di Sirius; insomma, si pregustava delle rilassanti vacanze estive in un maniero lussuoso completo di elfo domestico.

Inutile dire che invece si era ritrovato in una casa stretta, sinistra e ammuffita, un ricettacolo di magia oscura. Un elfo domestico in effetti c'era, un'adorabile creaturina di nome Kreacher che li aveva accolti con una sequela di insulti e che non si era minimamente occupato della casa nei molti anni in cui era rimasta abbandonata. Lavoro, questo, che toccava proprio ai Weasley. La situazione creata dal ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato non era già abbastanza angosciante, ci mancava solo che dovessero passare l'estate chiusi in una casa fatiscente, sgobbando per renderla perlomeno vivibile. Se si aggiungeva l'atteggiamento pieno di rimorso di Sirius, che sembrava voler implorare il loro perdono con ogni fibra del suo corpo, risultava chiaro che quella sarebbe stata l'estate più malinconica di sempre.

Tuttavia Ron doveva ammettere che la situazione era nettamente migliorata con l'arrivo di Hermione. Da quando l'amica l'aveva raggiunto, era un po' più sollevato e meno solo. Il loro rapporto non era mai stato facile; Hermione era saccente, ansiosa, troppo precisa e rigida. Avrebbe potuto trovarle cento difetti, ma allo stesso tempo non poteva negare di trovarsi bene con lei. Assieme a Harry, era la sua migliore amica; Ron aveva tanti fratelli, ma nessuno di loro lo conosceva bene quanto Harry e Hermione, gli unici con cui poteva essere davvero sé stesso.

Se Ron avesse temuto (non che l'avesse fatto, naturalmente) che la loro amicizia si fosse incrinata dopo quanto accaduto durante l'anno scolastico -il Ballo del Ceppo, sopra tutto-, si sarebbe dovuto ricredere. C'era stato solo un piccolo momento di imbarazzo durante il loro incontro, nei primi giorni di luglio, quando Ron e suo padre erano andati a prendere la ragazza a casa sua, ma era passato talmente in fretta che sembrava non fosse mai accaduto.


Emozionato come un bambino, il signor Weasley suonò il campanello di casa Granger. Un rumore di passi, poi la porta si aprì:

- Ciao, Ron! - esclamò Hermione con un gran sorriso, il volto libero dai capelli cespugliosi, raccolti in un'alta coda. - Buongiorno, signor Weasley! -

Li invitò ad entrare, cosa che il padre di Ron non si fece ripetere due volte, estasiato di vedere l'interno di una casa Babbana. Ron avanzò impacciato, guardando sottecchi l'amica, un rossore allarmante che si faceva largo in zona orecchie.

- Come stai? - si chiesero a vicenda, contemporaneamente. Ridacchiarono, poi per qualche minuto rimasero in silenzio, scambiandosi veloci sorrisi imbarazzati; per fortuna, il signor Weasley che chiamava il figlio dal salotto, mise fine a quella strana atmosfera.

Non appena Ron scomparve dal suo campo visivo, Hermione si concesse nuovamente di respirare; non si era resa conto di aver trattenuto il fiato. Tra lei e Ron c'era sempre stata tensione, ma finora, non di quel tipo: cose non dette aleggiavano attorno a loro, si aprivano una strada nei loro pensieri, rendendo l'assenza di Harry ancora più palpabile, proprio perché non era lì ad attutire quelle sensazioni.

Andrà così d'ora in poi?” si chiese preoccupata.

Si diresse nella sua stanza per finire di fare i bagagli, ma fu interrotta poco dopo.

- Ehm... tua mamma mi ha dato queste... - mormorò Ron sulla soglia, con un cesto di fragole e ciliegie fra le braccia. - Così questa è la tua stanza. Devo dire che è proprio come me la immaginavo - proseguì il ragazzo con un sorrisetto.

- Cosa intendi dire? - chiese Hermione inarcando le sopracciglia.

- Che è piena zeppa di libri! Ci avrei scommesso! - esclamò il ragazzo, sogghignando.

La ragazza lo guardò un attimo sorpresa, poi scoppiò a ridere insieme a lui.

Il suono delle loro risate sciolse l'apparente Incanto Petrificus che li bloccava, e in modo naturale, si ritrovarono seduti sul letto della ragazza a mangiare fragole e ciliegie e discutere dell'incerta situazione del mondo magico. Fecero congetture su Colui-che-non-deve-essere-nominato, sui progetti dell'Ordine della Fenice, parlarono di Grimmauld Place n° 12, e naturalmente di Harry, poiché temevano entrambi che tenerlo all'oscuro di tutto non fosse la scelta migliore.

Tra una parola e un frutto, Ron si aggirava per la stanza di Hermione, esaminandola con curiosità. Osservò ogni foto sulle pareti, trovando oltraggioso il fatto che non si muovessero; si soffermò in particolare sulle foto di quando era piccola, facendola arrossire più volte e domandandole dettagli della sua vita prima di Hogwarts. Mise il naso in ogni cassetto -con grande fastidio della proprietaria- e volle provare ogni oggetto di cui non conosceva la funzione.

- Questo cos'è? - chiese Ron prendendo in mano un walkman.

- È una... scatola con cui si può ascoltare la musica attraverso questa specie di cerchietto che si chiama cuffia - gli spiegò, divertita dalla sua meraviglia.

Così dicendo, premette il tasto 'play', facendo partire “Live forever” degli Oasis; si avvicinò al ragazzo, alzandosi in punta di piedi per sistemargli bene le cuffie sulle orecchie. Il tocco delle mani di lei che gli sfioravano i capelli e la sua vicinanza lo fecero irrigidire; Hermione forse se ne accorse, perché ritrasse repentinamente la mano e si fece da parte.

Qualche minuto dopo, guardava l'amico mentre teneva il tempo battendo una mano sul ginocchio, con gli occhi che brillavano e un sorriso fanciullesco. Non si era mai accorta che tutto fosse divertente quando c'era lui. Non riusciva proprio a capire come, una persona che solo qualche mese prima si era accorta che lei fosse una ragazza, avesse la capacità di rendere interessante la sua stessa stanza.

Ron si voltò all'improvviso, incontrando lo sguardo di Hermione, e le sorrise, facendola arrossire ancora una volta.

Forse non sarà un'estate tanto brutta”, pensò alla vista delle guance rosse dell'amica.

E per una volta non si era sbagliato.

Bé, dipendeva dai punti di vista.


***


Al contrario di Ron, Hermione non si era persa d'animo di fronte all'enorme lavoro di pulizia di Grimmauld Place. Fin dal suo arrivo, si era impegnata con energia e con coraggio, soprattutto: bisognava essere almeno in due per ripulire anche solo un semplice armadietto, perché non si poteva mai sapere cosa sarebbe sbucato dalle profondità della casa. Che la famiglia Black fosse un'accanita sostenitrice delle Arti Oscure era risaputo, ma il fatto che avesse disseminato la casa di trabocchetti e oggetti incantati era una sorpresa poco gradita. Non bastavano tavoli che facevano lo sgambetto, quadri che urlavano, e tende che avvolgevano chiunque si avvicinasse troppo: c'erano anche Mollicci e parassiti del mondo magico, contro i quali era necessaria una vera e propria disinfestazione. Spesso, alcuni membri dell'Ordine si fermavano al quartier generale per dar loro una mano; Ninfadora Tonks, la pimpante pupilla di Malocchio Moody che aveva appena superato gli esami di Auror e aveva subito fatto amicizia con i ragazzi Weasley, era una di questi.

La signora Weasley prese il comando dell'operazione pulizia:

- Fred, Sirius, voi vi occuperete della camera da letto al secondo piano. Tonks, tu e George potreste dare un'occhiata al ripostiglio nell'entrata? Ho sentito degli strani rumori, ma non ho osato aprirlo. Ron e Hermione, a voi la cucina; non dovrebbe esserci niente di pericoloso, ma fate comunque attenzione. Ginny, io e te ci occuperemo del bagno. -

Distribuì a tutti stracci e spruzzini, raccomandando loro di tenere sempre pronta la bacchetta; la squadra era pronta, ma due dei suoi membri ignoravano che il pericolo fosse in agguato.

La cucina di Grimmauld Place era in linea con il resto della casa: tetra e soprattutto sporca.

- Che schifo! Si vede che è da decenni che qui non ci entra nessuno! - esclamò Ron, passando disgustato un dito sopra al lavello e ritirandolo completamente nero.

- Possibile che quel simpaticone di Kreacher non abbia fatto niente di niente in questi anni? -

Hermione gli lanciò un'occhiata di avvertimento: - È proprio questo l'atteggiamento che detesto, Ronald! I maghi pensano che gli sia tutto dovuto, che certe razze siano state create solo per servirli e riverirli. A loro non importa che... -

Ron alzò gli occhi al cielo, voltando le spalle all'amica: “Eccola che riparte con una predica sugli elfi domestici” pensò esasperato. Annuendole di tanto in tanto, si mise al lavoro pur di non ascoltarla.

Aveva appena iniziato a passare lo straccio, quando gli parve di udire un rumore, come di tante zampe, provenire da sotto il lavello. Aprì l'armadietto sottostante con prudenza, ma, a parte una puzza infernale e la muffa abbondante, non c'era nient'altro. Il rumore però persisteva; non veniva da sotto il lavello, ma dall'interno, dallo scarico.

Mentre Hermione accusava a gran voce il mondo magico di indifferenza, Ron spruzzò frenetico la pozione disinfestante che gli aveva fornito la madre direttamente nello scarico del lavandino.

Attese qualche secondo, tendendo le orecchie. Lo zampettio sembrava svanito. Si avvicinò con cautela allo scarico; la punta del naso quasi sfiorava l'acciaio del lavello, mentre i suoi occhi cercavano di individuare del movimento nell'oscurità dello scarico. Qualcosa si muoveva.

Miseriaccia! Fa' che non siano ragni!” si disse con apprensione. Fece per scostarsi, quando ecco sbucare un esserino disgustoso, poi un altro e un altro ancora: erano almeno dieci. Ron ebbe solo il tempo di notare le chele e le zanne prima di scaricare loro addosso come un forsennato tutta la pozione disinfestante.

Hermione interruppe la sua tirata guardandolo con aria interrogativa. Ansimando, lui si voltò. Fu un grave errore, perché così facendo, non si accorse che gli esserini avevano iniziato a gonfiarsi. Il ragazzo notò lo sguardo disgustato di Hermione che fissava un punto vicino a lui, e fu allora che gli esserini gli saltarono addosso, scoppiando come palloncini.

- Spostati, Ron! - gridò Hermione, ma era troppo tardi. Uno dopo l'altro, i parassiti gli scoppiarono in faccia, sul petto, sulle braccia, riempiendolo di sostanze di tutti i colori.

I botti finalmente terminarono.

- Ron? Stai bene? - chiese Hermione, esitante, dato che Ron se ne stava accanto al lavandino immobile.

Lentamente, il ragazzo si portò le mani al viso per togliersi al roba colorata dagli occhi e dalla bocca; si guardò i palmi, ora verdi e viola, e, davanti a un'Hermione sbigottita, scoppiò a ridere come un pazzo.

Tutte quelle urla avevano attirato gli altri, che accorsero, capitanati dalla signora Weasley:

- Cosa succede, Hermione? - chiese, allarmata. Lo sguardo le cadde sul figlio, che rideva ancora in modo innaturale, poi sullo spruzzino vuoto a terra, e infine sulle macchie colorate sparse un po' ovunque. - Oh, cielo! - mormorò mamma Weasley. Hermione si voltò di scatto, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

- Che guaio! Devono essere stati Chizpurfle!* - spiegò, avvicinandosi a Ron per esaminarlo; gli prese il viso tra le mani, analizzandogli le pupille e tastando ogni chiazza colorata sul suo viso.

- Ho letto qualcosa sugli Chizpurfle - disse Hermione, più a sé stessa che agli altri. -Sono dei parassiti attratti dai residui di magia, e in questa vecchia casa ne devono aver trovata parecchia. -

Poi, raccontò alla signora Weasley la dinamica dell'incidente; un'occhiata alla Guida alla disinfestazione magica confermò i loro dubbi: degli Chizpurfle ripieni di magia erano scoppiati addosso a Ron, cospargendolo di pozioni di tutti i tipi, il che aveva avuto ben strani effetti.

Il suo comportamento, infatti, non era affatto normale. Rideva e subito dopo pareva disperato o arrabbiato (aveva addirittura rifilato un pugno a George, cosa di cui si sarebbe senz'altro pentito); strimpellava melodie inventate con un vecchio strumento scassato che aveva trovato chissà dove; saliva le scale di corsa, per poi usare il mancorrente come scivolo. Ma era soprattutto ciò che diceva a preoccupare i presenti: aveva una strana voce, roca, e diceva cose assurde e imbarazzanti. Sembrava riconoscere vagamente chi aveva accanto, tuttavia Hermione costituiva il fulcro delle sue attenzioni. Le tirava i capelli, le faceva il solletico, le si piazzava di fronte così vicino che i loro nasi si sfioravano, e le sussurrava parole incomprensibili all'orecchio. Il colorito della ragazza aveva preso un rosso acceso che non accennava a smorzarsi; non sapeva se essere più inquieta o disorientata, ma di una cosa era certa: Ron doveva assolutamente smettere di avvicinarsi così e di sussurrare con quella voce profonda che non aveva mai sospettato lui possedesse.

Nel frattempo, Tonks pareva incuriosita dalle chiazze di pozioni sparse su Ron, e fresca dei suoi studi da Auror, tentò di riconoscerle una ad una.

- Sono tutte pozioni potenti e oscure; la cosa interessante è che si sono mischiate, dando origine a un intruglio nuovo di zecca dagli effetti bizzarri, direi - disse dando un'occhiata a Ron, che in quel momento saltava su e giù dal tavolo. - Forse dovrei prendere appunti per Malocchio; credo gli interesserebbe l'effetto di più pozioni illecite su un mago... - Si interruppe notando le facce orripilate di Hermione e della signora Weasley. - Ma non vi preoccupate! Non è niente di grave. Voglio dire, non sembra che stia tanto male, no? - proseguì la giovane, indicando il ragazzo che aveva ripreso a ridere.

- Non me la sento di tentare qualche incantesimo; potrebbe peggiorare la situazione - disse la madre di Ron. - L'unico rimedio sarebbe portarlo al San Mungo, che si trova qui a Londra... ma io non sono pratica della città; Sirius non può uscire e i ragazzi sono troppo giovani... -. Sembrava in preda a un dilemma.

- Lo posso accompagnare io, Molly! - si offrì Tonks, allegramente.

Per la signora Weasley fu una soluzione soddisfacente, ma non per qualcun altro.

- Andrò anch'io con loro, signora Weasley, se non le dispiace - esordì Hermione. Il suo tono deciso la colpì, e capì che, nonostante le sue rimostranze, non sarebbe riuscita a farle cambiare idea.

Confidando nel fatto che i ragazzi fossero sotto la protezione di un Auror (seppur giovane), la donna acconsentì.

- Molto bene! Siete pronti, ragazzi? Aggrappatevi forte a me, ci smaterializziamo! - esclamò Tonks.

Un ultimo sguardo alle facce preoccupate o divertite di chi rimaneva a Grimmauld Place, un battito di ciglia, ed erano a Londra.


Il terzetto era apparso sul retro di un edificio, tra bidoni dell'immondizia e scatole di cartone una sopra l'altra.

Sbirciando al di là al muro, Hermione vide un alto palazzo di vetro dall'aria elegante, e un mucchio di passanti indaffarati con le loro ventiquattrore. Sullo sfondo, il Tamigi scorreva melmoso e pacato, sotto il sole estivo. Stringeva ancora la mano di Ron, che aveva stampata sul volto un'espressione tutt'altro che innocente.

- Piantala, Ron - mormorò debolmente la ragazza; riusciva a farla innervosire anche quando non era in sé.

Intanto, Tonks consultava una piantina consunta, guardandola da tutti e quattro i lati.

- Ti serve una mano? - chiese Hermione, che conosceva abbastanza la città.

- Tranquilla, penso di sapere dove ci troviamo. È meglio che tu badi a Ron - le rispose.

In effetti, in quel momento Ron stava curiosando tra i bidoni, sollevandone i coperchi. All'improvviso, ne schizzò fuori una tipica creatura londinese: un topo di fogna. Una persona normale avrebbe strillato balzando all'indietro, ma non Ron, che prese a rincorrerlo, urlando: - Crosta! Ti ho sempre amato e sempre ti amerò! Certo, il fatto che tu sia un Mangiamorte traditore complica un po' le cose. Torna da me, Crosta! -

Tonks scoppiò in una risata fragorosa, interrotta quasi subito dallo sguardo severo di Hermione, che, a sua volta, non sapeva se ridere o essere ancora più preoccupata per la sua salute mentale.

Persino in una situazione come questa esprime più affetto per un topo che per me” pensò la ragazza, vergognandosi di sé stessa subito dopo averlo pensato.

Il Ron urlante si era intanto avvicinato troppo alla strada, tanto che la gente iniziava a fissarlo.

- Ssst, Ron! Ti prego, fa' silenzio... - lo implorò Hermione.

- Ragazzi, temo di aver sbagliato strada- li raggiunse la voce di Tonks. -Tornate qui, così ci smaterializziamo di nuovo. -

Hermione, sospirando e trascinandosi dietro Ron, iniziava ad avere un tremendo sospetto.


La scena si ripetè tre volte. Si smaterializzarono in ben tre posti, nessuno dei quali era l'ospedale San Mungo. Ogni volta, Hermione doveva correre per recuperare Ron, che si inventava sempre una nuova trovata. Per esemprio, quando Tonks li fece apparire nel parco adiacente a Buckingham Palace, Ron scattò, fiondandosi verso le guardie reali. Quando Hermione lo raggiunse boccheggiando, l'amico era intento a raccontare barzellette sconce a una guardia. Hermione spaventatissima, lo trascinò via a forza prima che lo facessero arrestare, per nulla aiutata da Tonks, che osservava la scena da lontano, sbellicandosi dalle risate.

Ron se la spassava come non mai. Guardava gli alti grattacieli di Londra con meraviglia infantile, indicava le automobili, paragonandole alla vecchia Ford Anglia, o fissava i passanti con insistenza, cercando la rissa. Sebbene occupatissima a non perderlo di vista, e a non fargli dire nulla di compromettente di fronte ai Babbani, Hermione non poteva fare a meno di apprezzare la sua mano stretta nella propria, e i sorrisi che le rivolgeva ogni volta che si accorgeva di qualcosa di interessante. Era curioso vedere un sorriso genuino affiorare sulle sue labbra. Di solito erano ironici e sprezzanti, e di certo non spuntavano quando stava con lei. Non si ricordava avessero mai riso assieme, ed era un peccato, dato che trovava che Ron avesse davvero un bel sorriso, non se n'era mai accorta...

Hermione, Ron è sotto l'effetto di svariate pozioni. Non farti venire strane idee. Questo-non-è-Ron”, doveva ripetersi se fantasticava troppo.

Dopo l'ennesima Smaterializzazione, Ron, Hermione e Tonks si trovarono in un piccolo parco ordinato. Sopra di loro incombeva una ruota panoramica, sulle sponde del Tamigi. Frotte di turisti e ambulanti sfilavano lungo il viale asfaltato che costeggiava il fiume. Non solo. Proprio sotto la ruota, bancarelle variopinte si sfidavano a quale fosse più appariscente, chioschi profumavano l'aria di pop corn e zucchero filato alla melodia dei caroselli di giostre: quella che si presentava ai loro occhi era una tipica festa d'estate.

Nonostante fosse uno scenario piuttosto allegro, Tonks ne era immune. Esaminava con cura ogni edificio nei dintorni, cercandovi una qualche indicazione che li portasse al San Mungo. In breve, Hermione intuì che anche quello non era il posto giusto: - Tonks, se mi mostrassi la cartina, potrei aiutarti - azzardò.

- Sono sicura che sia da queste parti, Hermione. Questa zona mi ricorda qualcosa. Potrebbe essere in quella via a destra... - rifletté Tonks. - Tu aspettami qua con Ron; io trovo l'ospedale e vi vengo a recuperare. Non muovetevi - disse mentre svoltava l'angolo. Hermione la guardò sconsolata. Quando si voltò, Ron era sparito.

In preda al panico, Hermione scrutò febbrilmente tra la folla, in cerca di una testa rossa. Eccolo! Barcollando, lo vide attraversare il viale, rischiando di essere travolto da un ragazzo in bicicletta. Si dirigeva proprio nel vivo della festa.

- Ron, dove pensi di andare? - gli chiese la ragazza, raggiungendolo. - Dobbiamo aspettare Tonks al parco. -

- Non possiamo, Hermione. Dobbiamo salire sulla ruota - replicò Ron in tutta tranquillità. E non ci fu avvertimento che Hermione gli bisbigliasse che gli fece cambiare idea.

Quando venne il loro turno, afferrò l'amica per un braccio e la trascinò nella cabina, già occupata da due turiste, pieno di euforica energia, che si esaurì non appena si trovarono sospesi nel cielo soleggiato di Londra.

- Si sente bene, caro? - chiese gentilmente una delle turiste, vedendo Ron ondeggiare con aria sofferente. Hermione gli fu accanto in un attimo, giusto in tempo per sostenerlo prima che si accasciasse a terra.

- Ha un brutto colorito - proseguì la donna, accennando alle sfumature verdine che stavano comparendo sul viso del ragazzo. - Forse è meglio avvisare la sicurezza. -

- Non, non si preoccupi, signora - si affrettò ad aggiungere Hermione. - Sono solo vertigini! -

Il sorriso soddisfatto di Ron che si posava sul grembo di Hermione, sembrò rassicurare la donna, che riprese a scattare fotografie al panorama.

Londra e ogni suo scorcio segreto si offrivano sull'argenteo vassoio del Tamigi a chi la osservava dal suo occhio panoramico; solo Hermione sbirciava tutt'altro scenario.

Il peso della testa di Ron appoggiata alle sue ginocchia era così caldo e concreto, la sua vicinanza così reale da annebbiarle la ragione. Non gli era mai stata così vicina da poter osservare le lentiggini sul suo naso o le sfumature dei suoi capelli. Il loro colore splendente alla luce del sole, e il profumo fruttato e familiare che emanavano, la attiravano come una calamita. Alzò automaticamente una mano; voleva solo sfiorare i suoi capelli, niente di più; accarezzarli lievemente le bastava. La punta delle dita già avvertiva la loro morbidezza, quando Ron spalancò gli occhi. Un altro di quei sorrisi veri che gli aveva già visto più volte quel giorno, trasformò il suo viso; sembrava cantare una canzone che aveva intonato solo poche volte. Forse fu quello il momento in cui Hermione si accorse di amarlo, un momento che in futuro avrebbe ricordato come dolceamaro.

- Ron, io... - iniziò Hermione.

- Hermione... - sussurrò Ron. - ... Hai la testa da dinosauro - concluse scoppiando in una risatina stupida.

La ragazza rimase un attimo impietrita, prima che tutto il suo entusiasmo si sgonfiasse, e ricordasse a sé stessa che la mente di Ron non era davvero lì con lei.

Tuttavia, non era facile mantenere i piedi per terra se veniva attirata in un vortice frenetico, specialmente se colui che la trascinava, alternava isterica follia a momenti in cui si comportava come se stare con lei fosse una delle gioie più grandi della vita. Il fatto che Ron un minuto prima scorrazzasse fra le bancarelle, sgraffignando peluche e portachiavi, e un attimo dopo le offrisse un cartoccio di fragole e ciliegie -come aveva fatto quel giorno a casa sua-, era una cosa che avrebbe fatto girare al testa alla più razionale delle streghe.

Più volte nel corso di quella giornata, a Hermione parve di trovarsi in un sogno, complice l'aria multicolore che si respirava alla fiera. Non sapeva in che modo, ma quel Ron contraffatto – di gran lunga più affabile dell'originale, anche se molto più folle- riuscì a trascinarla schiamazzando da un'attrazione all'altra, come se fossero semplicemente due amici che gustavano il sapore fragrante dell'estate.

Hermione avrebbe potuto giurare che stava assecondando l'amico solo perché era instabile ed era pericoloso contrariarlo, ma non poteva mentire a sé stessa: la verità era che si stava divertendo. In un modo insano e masochista, si stava godendo il momento; la fretta di portare Ron al San Mungo era irrazionalmente volata via dalle sue priorità.

Per questo motivo, abbandonarsi accanto a Ron su una panchina che dava sul fiume, con la testa appoggiata alla sua spalla, le sembrò una degna conclusione per quel giorno di ordinaria follia, a Londra.

* * *

Al limitare della fiera, Tonks aveva osservato ogni cosa.

Si era un po' impensierita quando non li aveva visti al parco, ma li aveva subito rintracciati.

Sembrano spassarsela” si disse, guardando Ron che sballottava Hermione, intontita ma felice, qua e là.

Ciò che vedeva, era un ragazzo che tentava di far svagare un'amica un po' tesa, e che, dopo vari tentativi, ci riusciva.

Ciò che Tonks intuì, fu che c'era qualcosa in sospeso fra quei due, parole non dette che, forse, in quella particolare situazione, potevano trovare espressione.

Le parole non dette erano una specialità, per lei... Un mago scarmigliato e stanco, determinato e sicuro, fece capolino nei suoi pensieri, e decise d'istinto che non avrebbe disturbato Ron e Hermione.

Hanno bisogno di questa occasione. Soprattutto lei. Il San Mungo può aspettare ancora un po'.”

E vedendo Hermione lasciarsi andare contro la spalla di Ron, capì di aver preso la decisione giusta.

Questo, prima che Ron si accasciasse privo di sensi sulla panchina.

-Ora sarà meglio intervenire- disse Tonks.


***

Quando Ron si svegliò, si sentiva gli occhi pesanti e la testa grande come una Pluffa. Aveva provato ad alzarsi, ma era come se non sapesse dove fossero finite le sue gambe.

A quanto pareva, aveva avuto una giornata intensa, anche se nessuno aveva voluto raccontargliene i dettagli. Neanche interrogando Hermione era riuscito a ottenere informazioni. Curiosamente, era proprio lei quella più restia a parlare, come se fosse successo qualcosa di talmente oscuro da doverlo dimenticare il prima possibile.

Strano, perché, seppur non ricordasse nulla, avvertiva una sensazione di felicità attaccata alla pelle, una sensazione legata al sapore fruttato che si sentiva sulle labbra.

Non sapeva che quello era lo stesso sapore che Hermione avrebbe serbato nei suoi ricordi per molto, molto tempo; il gusto delle fragole e delle ciliegie le avrebbe sempre ricordato quella giornata sconsiderata, in cui aveva rischiato di perdere il controllo.

Nel periodo buio che seguì, e quando le sembrava che lei e Ron non avrebbero avuto futuro, avrebbe desiderato disperatamente di riviverla ancora, per gustare il sapore dell'estate e della persona che amava.


*“I Chizpurfle sono piccoli parassiti lunghi fino a un millimetro e mezzo, simili a granchi nell'aspetto, dotati di grosse zanne [...] Si installano nei calderoni sporchi dove si rimpinzano di ogni goccia residua di pozione. […] i Chizpurfle gonfi di sostanze magiche si dimostrano molto difficili da combattere.”

Gli Animali Fantastici: dove trovarli, pp 10-11

Ecco riportato il giudizio delle due "giudicie" che ringrazio ancora  per aver indetto questo piacevolissimo contest!!!

3° classificata

 “Un giorno di ordinaria follia... a Londra” di theStarbucksGirl

 

Grammatica e Sintassi 9/10: grammatica praticamente perfetta! Hai fatto solo un errore in maniera reiterata: tra il trattino e la parola va messo lo spazio.

 

Stile e Lessico 9/10: il tuo stile è molto fluido. Usi un lessico semplice ma curi molto la forma, il che è un binomio perfetto. Un piccolo appunto: alla fine del ricordo della visita a casa di Hermione non abbiamo ben capito se sia un pensiero o meno, ma non c'è coerenza nei tempi verbali, invece di Dipende dai punti di vista sarebbe stato meglioBè questo dipendeva dai punti di vista.

 

Originalità 8,5/10: crediamo che l’utilizzo di questo momento che sia unico! Il flashback nella stanza di Hermione è bellissimo e rende perfettamente la loro situazione. Quello che abbiamo amato davvero è il periodo in cui poni la storia: dell’estate del 5° libro si è scritto, purtroppo, ben poco! Davvero ottimo lavoro, ci piace come hai parlato di loro, dell'ambientazione e di Tonks. Ci è sembrato di fare noi stesse un giro a Londra insieme a loro.

 

Caratterizzazione 8,5/10:  Ron ed Hermione sono esattamente come zia Row ci ha descritto, approfondendo il loro lato adolescenziale. Ron si mostra nella sua completa curiosità nel flashback e sotto una nuova luce durante la ricerca del San Mungo; Hermione è lei, sempre saccente, ma conbattuta dalle emozioni suscitate da Ron. Anche Tonks è esattamente come ce la immaginiamo,. Decisamente calata benissimo nel suo ruolo di accompagnatrice svampita. È molto dolce il fatto che lasci Hermione alle prese con Ron, che ricolleghi il tutto a Remus, decisamente ben fatto.

 

Gradimento personale 8/10:  abbiamo sorriso dall’inizio alla fine, ridendo e provando tenerezza per Hermione che deve lottare con i suoi sentimenti per Ron, cercando di non palesarli troppo. Davvero molto divertente e leggera, ci è piaciuta un sacco!

 

Utilizzo del pacchetto 13/15: punteggio pieno perper l’utilizzo del personaggio: Tonks è sbarazzina, allegra, energica proprio come c’è stata descritta, la leggera riflessione su Remus ha mostrato anche il suo lato tenero, e per questo ci è piaciuta ancora di più. Per quanto riguarda la canzone crediamo si palesi attraverso le fragole e le ciliegie e dal fatto che Hermione si senta ubriaca delle attenzioni e degli atteggiamento di Ron , in senso buono! Foto inserita alla perfezione!

Sulla citazione, diciamo che si coglie il senso ma ci è voluto un po' per rendercene conto!

 

Totale 56 + 5 bonus pacchetto= 61/70

  
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