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Autore: mory    13/07/2007    2 recensioni
Janet era uscita per andare a teatro e per l'ennesima volta Sara si trovava sola
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INVIDIA

Janet era uscita per andare a teatro e per l'ennesima volta Sara si trovava sola senza dover esaudire gli ordini della sua capricciosa padroncina.

Sara era una povera orfana quando una ricca famiglia l'aveva raccolta dalla strada e ingaggiata per tenere compagnia al loro gioiellino, che, stufatasi della compagnia della balia ed essendo figlia unica, smaniava per avere un'amichetta, d'altronde pensava che giocare con una bambina era un ottimo modo per dimostrare loro la sua gratitudine, ma si sbagliava.

Era arrivata in quella casa quando aveva poco più di 5 anni e adesso ne aveva ben 16, tutta la sua infanzia passata a subire le capricciose richieste dalla sua padroncina e adesso che era cresciuta le cose non erano certo migliorate, c'erano momenti in cui si dimostrava benevola e la costringeva ad ascoltare le continue torture a cui sottoponeva i suoi vari spasimanti dopo di che la obbligava a confidarle i suoi segreti più intimi per poi rivelarli renderla ridicola davanti a tutti, come quella volta che si era sentita attratta dal nuovo giardiniere, Janet aveva cominciato a passar sempre più tempo con lui e poi una volta che Sara era presente alle loro chiacchierate - un susseguirsi di continue allusioni e "casuali" contatti fisici - gli aveva rivelato i sentimenti della servetta.

Undici anni passati senza nessuno che le dicesse "ti voglio bene" , senza poter avere pretese, si sentiva come un giocattolo sempre divertente ma mai amato. Sara odiava Janet ma soprattutto la invidiava, la invidiava per la sua ricchezza, la sua bellezza, la sua sicurezza e il suo modo di manipolare chiunque dipendesse da lei.

Quando la sua padrona usciva, e ciò ultimamente accadeva abbastanza spesso, lei si intrufolava nella sua camera e sognava di essere lei la figlia di una delle famiglie più ricche della regione, vivendo, almeno per qualche ora, nel lusso sfrenato.

Quella sera fece lo stesso, salì furtivamente le scale ed entrò nella camera senza fare il minimo rumore, chiusa la porta si rilassò e aprì a caso un' anta dell'armadio, prese il primo vestito e per un po' rimase a osservarlo: il bustino alto e rigido era attaccato a una gonna arricciata rialzata da dei ganci d'oro, le maniche attaccate al corpetto con cordoni che terminavano con fermagli d'oro infilati in occhielli aperti nell'abito, si svestì dei suoi stracci e infilò l'abito, poi prese il portagioie e si adornò, finalmente osò guardarsi allo specchio e rimase a bocca aperta, non era lei la Sara che Janet prendeva in giro per la sua gracilità e la sua bruttezza ! Si diede un altra occhiata e nello specchio alle sue spalle appoggiata alla porta c'era Janet, le vene bluastre che pulsavano di rabbia sotto la sua pelle perlacea, quasi trasparente, gli occhi assenti, la bocca .... sporca di sangue, sorrise in un ghigno malefico e mostrò i canini troppo lunghi che si ripiegavano sul mento, poi d'un tratto Janet si avvicinò a lei, le prese i capelli e le abbassò la testa tirandoglieli, la sua tenera gola bianca era invitante alla luce della luna e Janet era assetata, si avventò su di Sara che fino a quel momento si era paralizzata ma sentendo la sua lingua ruvida leccarle il collo e i canini perforarle la gola si smosse e urlò ma ormai era troppo tardi.

Quando l'orologio suonò la mezzanotte un debole raggio di luna entrava dalla finestra e illuminava il corpo senza vita di una giovane ragazza prosciugata da ogni goccia di sangue che scorreva nel suo corpo, nei suoi occhi si leggeva il terrore.

FINE
  
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