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Autore: Luly Love    27/12/2012    3 recensioni
Sora ha un'idea geniale per dare una spinta alla sua situazione con Kairi, idea che comprende un rametto di vischio e Roxas. Cosa ne uscirà?
Prequel di "All'ombra del vischio" con POV di Roxas; si può benissimamente leggere senza aver letto l'altra. L'avvertimento OOC si riferisce solo a Roxas.
Dal testo:
Quando Sora si mette in testa una cosa è difficilissimo schiodarlo. E, nonostante le apparenze da idiota qual è, è altrettanto difficile fregarlo. Quando poi in mezzo c’è Kairi, scappare dalle grinfie di mio fratello è una missione che nemmeno Tom Cruise riuscirebbe a portare a termine.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roxas, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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All’ombra del vischio – Come tutto ebbe inizio
 

 
 
Quando Sora si mette in testa una cosa è difficilissimo schiodarlo. E, nonostante le apparenze da idiota qual è, è altrettanto difficile fregarlo. Quando poi in mezzo c’è Kairi, scappare dalle grinfie di mio fratello è una missione che nemmeno Tom Cruise riuscirebbe a portare a termine.
Ma andiamo con ordine: per un po’ di tempo, precisamente da quando è venuto a nevicare, mio fratello se ne è andato in giro per  casa con un’aria strana. Più del solito, si intende. Era sovrappensiero, cosa che accade all’incirca una volta all’anno, e ogni volta che passava sotto una porta faceva una faccia strana.
Evitai di chiedermi cosa avesse in mente, primo perché sapevo per esperienza che una volta che lo fossi venuto a sapere me ne sarei pentito, secondo perché, sempre per esperienza, non avevo dubbi che prima o poi il mio adorato fratello mi avrebbe reso, mio malgrado, partecipe delle sue congetture. E poi, ero impegnato a litigare con mia madre, una fanatica delle pulizie pre-natalizie, che ogni volta che poteva cercava di attentare al già precario equilibro che c’era in camera mia e di Sora, armata di aspirapolvere e cesto dei panni sporchi. Non sono un tipo disordinato, ma sapevo che se mia madre fosse entrata la mia stanza sarebbe diventata irriconoscibile.
Perciò ignorai Sora finché potei. E potei ben poco, perché dopo giorni di macchinazioni e stranezze, mentre io ero intento a studiare, si presentò da me con un sorriso troppo innocente.
– Che fai? – chiese, continuando a mostrarsi innocuo.
– Progetto una bomba. – risposi sarcastico. Poi, vedendo che non afferrava, aggiunsi: – Studio, non vedi? –
Lui annuì, continuando a sorridere. Era alquanto inquietante, perciò decisi di accelerare le cose.
– Che vuoi? E no, non dire che solo perché hai deciso di parlarmi in modo civile vuol dire che vuoi qualcosa. –
– Tu sì che mi conosci bene. Sai vero che se non fossimo fratelli, se non mi piacesse Kairi e se non fossi etero ti farei una corte spietata? –
Per poco non mi andò di traverso la matita che stato mordicchiando.
– SORA! Evita i tuoi disgustosi convenevoli e passa al dunque. –
Mio fratello rise, poi tornò serio e mi spiegò la sua (malsana ma effettivamente geniale) idea.
– Come sai, ogni anno Kairi viene da noi per aiutarmi coi pacchetti e con i biglietti di auguri. Quest’anno voglio approfittarne per dare una spinta nella direzione giusta alla nostra situazione. –
Alzai un sopracciglio, scettico. Come potevano dei regali decisamente non per Kairi dare una spinta alle cose?
Come se mi avesse letto nella mente, il decerebrato cacciò da una tasca un rametto di vischio, e a quel punto non potei non capire.
Mi mancava ancora un pezzo, tuttavia.
– E, di grazia, in tutto questo io cosa c’entro? –
– Mi sembra ovvio! Devi fare la parte di Kairi. – rispose.
Scattai in piedi e con un balzo mi allontanai da lui di almeno due metri. Lui mi guardò senza capire, poi si battè una mano sulla fronte.
– Poi dicono che sono io il fratello scemo. Cosa vai a capire? Tu devi aiutarmi a provare la scena del bacio ma senza baciarci davvero. Sennò va a finire che quando arriva il momento decisivo faccio qualche cavolata, tipo cadere o dare una testata a Kairi. O entrambe le cose. – concluse lanciandomi uno sguardo supplichevole.
Tirai un sospiro di sollievo. Fortunatamente la sua idea non implicava alcuna forma di incesto, perciò non avevo motivi di tirarmi indietro dall’aiutarlo. Insomma, per quanto alle volte desiderassi ardentemente essere figlio unico, era pur sempre mio fratello!
Tuttavia, non avevo intenzione di lascarmi sfuggire l’occasione di trarre vantaggi. Sora aveva un colpo di genio all’anno e quasi sempre coinvolgeva me. Ovviamente, io ho un prezzo.
Mi schiarii la gola e tornai a sedermi, sporgendomi verso di lui. Afferrò al volo.
– Beh, potremmo passare ore qui a tirare sul prezzo, come al solito. – disse con un sorriso che non prometteva niente di buono.
Che Babbo Natale avesse portato in anticipo il regalo a mio fratello, ovvero quel neurone che chissà quando si era perso per strada?
– Oppure, – continuò – potresti abbonarmi questo piccolo favore, visto che è quasi Natale e siamo tutti più buoni. Hai parlato tanto di spirito natalizio ad Axel e Vanitas e ora sei il primo a fare come Ebenezer Scrooge? –
Piccolo mostro, mi aveva incastrato!
Digrignai i denti, pensando freneticamente ad una via d’uscita. Non potevo farmi fregare da lui!
Mentre mi arrovellavo il cervello per ribaltare la situazione, Sora sospirò teatralmente.
–Però, siccome io sono spiritualmente molto natalizio, dirò a Kairi di mettere una buona parola con Naminè. Se mi aiuti, ovvio. –
– Non ho bisogno del tuo aiuto. A differenza tua, sono molto risoluto nelle questioni di cuore. – borbottai.
– Naminè vuole andare a pattinare, ma siccome è la prima volta e ha paura di cadere e farsi male le serve un accompagnatore esperto. – mormorò calcando sull’ultima parola.
Beh, effettivamente io ero esperto. Quando andavamo a trovare i miei zii a New York, una volta ogni due Natali, le mie cugine mi portavano sempre a pattinare al Rockefeller Center.
Sora si avvicinò a me con fare cospiratorio e sussurrò: – Può benissimo accompagnarla Kairi, però se io le dicessi di lasciarti spazio... – e lasciò la frase in sospeso.
Nella mia mente si definì una scena che comprendeva me, Naminè, una pista da pattinaggio, uno scivolone (suo) e del perfetto tempismo (il mio) e devo ammettere che la suddetta scena mi piaceva.
Passare da eroe mi avrebbe fatto guadagnare  punti senza forzare la mia bionda. Infatti, mentre nel caso di Sora era l’alto tasso di demenza di lui a bloccare le cose, nel mio era l’eccessiva timidezza di Naminè.
Tesi la mano a mio fratello e lui, ululando di gioia, la strinse.
– Iniziamo subito. – decretò.
Andammo sopra, lui blaterando di posizioni ed effetto sorpresa, io pregustando la scena della pista di pattinaggio.
 
Provammo un’ora al giorno per tre giorni. Non fu facile. Mio fratello ebbe due attacchi di panico (ancora non mi spiego cosa li abbia causati. E non lo voglio nemmeno sapere), una volta perse quasi il controllo e per poco non mi baciò, cadde non so quante volte e tre mi trascinò addirittura con lui; una di queste fu quando provammo il bacio con casquè (senza ovviamente baciarci) ma lui si sbilanciò troppo in avanti. Eliminato il bacio con casquè.
Sora propose di prenderla in braccio, farla volteggiare e poi baciarla, ma dato il suo rapporto conflittuale con la forza di gravità mi rifiutai di provarlo e così scartammo l’idea.
Infine, optò per un classico semplice e innocuo: le avrebbe cinto la vita con un braccio e baciata.
Il tutto, ovviamente, sotto la porta di camera nostra addobbata di vischio. Gli suggerii di mettere il rametto poco prima che lei arrivasse, per evitare che cadesse a terra o che si rovinasse.
Arrivato il gran giorno, Sora era più teso che mai; si aggirava nervoso per casa, borbottando non so cosa e lanciando occhiatacce all’orologio di turno.
Dieci minuti prima dell’orario previsto per l’arrivo della rossa, lo mandai sopra a preparare la “trappola” e gli dissi anche di rimanerci, di sopra.
Prima che salisse gli battei una mano sulla spalla e lui mi guardò, livido in volto.
– Ce la farò. – disse, più a se stesso che a me.
– Ce la devi fare. Sennò giuro che ti lincio. Mi hai quasi ucciso e quasi baciato. Devi. Farcela. – ribattei.
Lui annuì e salì.
Sopirai, e un sorriso mi nacque sulle labbra.
Mio fratello si distruggeva il cervello per Kairi, io lo aiutavo per Naminè e perché, nel profondo, volevo bene al decerebrato. Vedete a cosa riduce l’amore?
 
 
 
Angolo autrice:
Una volta mi hanno detto che sono portata per i finali ad effetto. Io direi piuttosto per i finali di cacca.
Partiamo con ordine: salve a tutti e tanti cari auguri di feste fatte!
Questo è il prequel di All’ombra del vischio, chi l’ha già letta l’avrà capito (ma scusa, cosa lo ripeti che l’hai già scritto nell’introduzione? Loro non sono idioti! Loro... NdChiunque)
Ehm, sì, credo questi siano i postumi della sbronza di Natale. Gente, un consiglio: non vi ubriacate mai, perché tanto al momento vi sentite bene, tanto dopo desidererete la morte.
Cooomunque, tornando a noi, questo è il prequel. Che dite? È passabile?
Per chi volesse leggere il sequel, ecco il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1433068&i=1
Ora, avrei in mente di fare anche la fic su Roxas e Naminè che pattinano. Però lo lascio decidere a voi. La scrivo?
Fatemi sapere e recensite!!
Ancora auguri,
Luly 

  
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