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Autore: Stay away_00    28/12/2012    1 recensioni
Cosa possono fare il dolore e la rabbia? Klaus non ne aveva mai sentito il pieno potere, sino a quel momento.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- RABBIA.

 

Klaus guardava la ragazza con estrema dolcezza, ero convinto di non aver visto mai ragazza più bella, i suoi occhi da cerbiatta, i capelli castani che le ricadevano in morbide onde lungo i fianchi, le labbra piene e rosee, il vestito di stoffa leggere che le scendeva sinuoso lungo i fianchi.

Si, avrebbe potuto giurare di non aver visto mai ragazza più bella.

Essa, nel frattempo aveva le mani incrociate dietro la schiena e lo sguardo basso, imbarazzata dalle attenzioni dell’uomo.

Non poteva dire che non gli piacessero, era una delle poche che non aveva paura di lui, al villaggio.

Tatia ricordava come Esther avesse brutalmente preso il suo sangue per poi darlo ai suoi figli, quello stesso sangue che aveva permesso la trasformazione di Niklaus in un mostro.

A lei non lo importava, non lo temeva, almeno fino a qualche minuto prima, infatti sentiva brividi di orrore ogni volta che pensava a quello che gli avrebbe detto di li a poco.

Si avvicinò lentamente a lui, piantando i proprio occhi in quelli del ragazzo, a volte sentiva che avrebbe potuto osservare per ore quegli occhi, solo quegli occhi e non si sarebbe mai stancata.

Poggiò delicatamente le sue lebbra su quelle di Klaus, in un bacio estremamente dolce.

Tatia avrebbe potuto giurare che sapevano di vino e sangue, il sapore che avevano da un paio di settimane ormai, da quando era diventato quel mostro, da quando quelle emozioni si erano amplificate e lui non faceva altro che essere ossessivamente possessivo.

Lo stesso sapore che avevano le labbra di suo fratello; Elijah.

Klaus fece passare la propria mano intorno alla vita della ragazza per poi stringerla a se, mentre intensificava il bacio, facendo incontrare le loro lingue.

Amava quella donna,  e da quando sua madre aveva fatto quell’incantesimo l’amore non aveva fatto altro che crescere, diventando quasi insopportabile.

Lei era stata l’unica che gli era stata accanto quando aveva scoperto di essere un figlio illegittimo, lei sapeva che sua madre stava cercando il modo di rendere dormiente la sua parte mannara, lui si sentiva a suo agio con lei e non poteva fare a meno di sentirsi al sicuro, di amarla, come non avrebbe mai amato nessuna donna.

Tatia posò delicatamente le mani sul suo petto per poi sorridergli con dolcezza.

Con una mano gli accarezzò i capelli, cominciando a giocherellarci, quella era un’altra delle cose che avrebbe potuto fare per sempre, ma quel per sempre non ci sarebbe stato.

Non per loro due.

Klaus ricambiò quello sguardo, avvertiva che c’era qualcosa che non andava, lei gli aveva chiesto di parlare, certo, lo facevano, parlavano spesso e alla fine sembrava anche una cosa ovvia, ma quella volta Tatia le sembrava serie e… combattuta.

L’aveva vista in quel modo solo poche volte, nel corso di tutti i giorni che avevano passato insieme, ma tendeva ad ingigantire le cose e quindi a volte non gli dava molto peso.

Ma quella volta… quella volta avvertiva che c’era davvero qualcosa di diverso.

- Cosa succede, Tatia? – chiese un po’ titubante, aveva paura di quella

risposta, aveva paura di quello che la ragazza avrebbe potuto dire.

Essa poggiò delicatamente le mani sul suo petto, per poi accarezzarlo sino alle spalle e allontanarlo leggermente.

- Nik… - iniziò lei, pensando bene alle parole da dire, non voleva

ferirlo, ne farlo arrabbiare.

Niklaus arretrò istintivamente di qualche passo, quello che la ragazza gli avrebbe detto non gli sarebbe piaciuto, sentiva la paura impadronirsi di lui, la sentiva scorrere nelle sue vene, quasi come se fosse sangue.

- Niklaus… - si corresse lei subito dopo per poi piantare il suo sguardo in quello dell’uomo.

- Ci ho pensato, più e più volte nel corso di queste ultime notti, che siano state passate insieme a te, ad Elijah… oppure da sola. – sussurrò lei arretrando di qualche passo.

La ragazza si portò una mano al cuore, in un gesto, che Klaus, in futuro avrebbe definito “teatrale” e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

- Ho scelto. – quelle parole furono una pugnalata al cuore, dato l’espressione della ragazza la scelta che aveva fatto gli sembrava ovvia.

Non era lui, non era mai stato lui.

Sentii la terra crollargli sotto i piedi, come se tutto  quello che aveva fatto fino a quel momento non avesse significato, come se la sua vita non avesse uno scopo ben preciso.

Come se tutto si fosse trasformato in dolore.

Quelle due semplici paroline avevano avuto il potere di far trasformare tutto il tempo che aveva passato in vita in tempo vuoto, sprecato, come se non co fosse più nulla di importante.

- No…. -  quello di Klaus fu un sussurro quasi disperato, quella di Klaus era una voce vuota, senza nulla.

Sentii gli occhi bruciargli per le lacrime, lacrime che sicuramente non avrebbe versato.

Tatia si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla.

Rabbia.

Quel contatto non gli procurò altro che rabbia.

Gli afferrò il polso così forte, che sentì le ossa rompersi sotto la sua presa.

Gli occhi della ragazza si sgranarono e si posarono su di lui.

Quella rabbia gli scorreva dentro, la sentiva pulsare al ritmo dei battiti del suo cuore.

Quella rabbia era tutto quello che provava in quel momento, era come se vivesse solo di essa, come se ne traesse forza e nutrimento.

Quella rabbia era come se fosse fatta di sangue e lui avesse assolutamente bisogno di berla.

Come se lui avesse assolutamente bisogno di odiare.

Era come guardare la scena dall’esterno, come se non si trovasse più nel proprio corpo.

Quasi non se ne rese conto, quando strappo il cuore pulsante della ragazza, non se ne rese conto, finche quel cuore non fu stretto saldamente nella sua mano.

Klaus sgranò gli occhi, mentre quella rabbia gli scivolava di dosso e il cuore di Tatia dalle mani insieme ad essa.

Rimase per qualche istante ad osservare il cadavere, la pelle cerea, quasi come se non fosse vero, quasi come se da un momento all’altro si fosse dovuto svegliare.

Si sedette accanto al cadavere e portò le ginocchia al petto.

Continuò ad osservarla, mentre una lacrima silenziosa gli rigava una guancia.

 

   
 
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