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Autore: Hazza_Boo    28/12/2012    3 recensioni
Attenzione: one shot verde sulla coppia Jade-Perrie.
Perrie è sempre stata diversa, lo sa. Ma da quando ha conosciuto Jade si fa largo dentro di sè la consapevolezza che, forse, quello che prova è amore. Una volta che riesce ad ammetterlo a sè stessa deve affrontare Jade. Cosa le dirà? Cosa accadrà? La loro amicizia si spezzerà solo perchè Perrie le ha lasciato capire che è innamorata di lei?
"«Io ti vorrò bene per sempre. E tu?» prima che Jade potesse rispondere Perrie proseguì spedita. «Mi vorrai bene e mi accetterai in ogni modo?»"
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jade Thirlwall, Perrie Edwards
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Scrivere questa os sulle Little Mix è stato come brancolare nel buio. E’ mio dovere informarvi di parecchie cose: 1) è una one shot femslash su Perrie e Jade, quindi se non vi piace il genere andatevene. 2) è rating verde. All’inizio è un po’ noioso perché spiega lo stato mentale di Perrie poi, mi auguro di esserci riuscita, le cose diventano curiose. 3) Come noterete la fan fiction si basa sulla canzone “Pretend it’s ok” delle Little Mix. Ci saranno dei pezzi della canzone sparsi nella one shot, la maggior parte delle volte li ho scritti in corsivo. 4) non sono una fan sfegatata delle Little Mix. Quindi ho descritto Jade e Perrie immaginando più che basandomi sulla realtà.
Ho deciso di scrivere una femslash per vari motivi. Innanzi tutto, non avevo mai scritto, né mai pensato, ad una fan fiction su due ragazze. Non mi era mai parsa interessante come cosa ma, leggendone alcune nella sezione delle Little Mix, mi è venuta una grandissima ispirazione, che non avevo da parecchio tempo, e quindi ho scritto questa one shot. Ora, è la mia prima femslash e la mia prima fan fiction sulle Little Mix e forse voi non potrete capire, ma sono tutta emozionata. Quindi scusate gli errori che ho fatto, - ma l’ho scritta alle due di notte, e non ci capivo più nulla nonostante le due tazze di caffè che avevo bevuto- . E, per favore, mi dite cosa pensate in una recensione? So che le femslash non sono interessanti e non piacciono ma… dai, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!
Un ultima cosa. Ho scritto la coppia Perrie/Jade, perché mi piacciono davvero molto insieme. Sono dolcissime! *-*
Va bene, dopo questa lunga introduzione vi lascio alla storia. Spero vi piaccia.

 

Momonohana

 

 

 
 
 
 

Pretend it’s ok

 
Nella stanza avvolta dal vapore risuonava il fruscio dell’acqua che, lentamente, stava andando a riempire fino all’orlo la vasca della doccia. Al suo interno, ancora in piedi e per metà bagnata, Perrie cercava con tutta se stessa di non piangere.
Non era mai stata così debole come in quel periodo. Detestava piangere. Le sembrava una cosa da femminucce, una sciocchezza inutile. Ed in effetti, a pensarci bene, piangere è una cosa stupida ed inutile. Ma non per Perrie, non in quel momento.
Aveva una specie di masso invisibile che le gravava sul petto. Si sentiva schiacciata al suolo e privata di ogni forza. Tutte le sue certezze si dissolvevano, ogni sua paura ed ogni suo dubbio la infastidivano e non la lasciavano respirare. Si sentiva soffocata e persa.
Non riusciva più a capire chi diavolo fosse. Che ci faceva lì? Perché lei? Perché non poteva essere normale? Perché doveva sempre essere lei quella diversa?
Dunque piangere, pensò Perrie, forse avrebbe potuto alleggerire un po’ quel peso che si portava dentro. Ma poi? Piangere non avrebbe risolto nulla, anzi, le avrebbe solo fatto perdere del tempo prezioso.
A quel pensiero Perrie sussultò sconcertata, inaspettatamente, però, la gola venne serrata da qualcosa che le pizzicò gli occhi. E proprio mentre ordinava disperatamente a se stessa: «No, ti prego, no… non piangere» le lacrime iniziarono a sgorgare fuori dai bulbi oculari, scivolando sulle guance e mischiandosi all’acqua della doccia.
Si prese un istante per respirare profondamente e calmarsi. Un secondo dopo chiuse l’acqua, si sedette nella vasca e sospirò mestamente. Si distese, appoggiando la testa al bordo. Alzò lo sguardo verso il soffitto bianco del bagno, poi chiuse gli occhi e inalò l’aria. La tenne nei polmoni fino a quando questi iniziarono a bruciare per troppa anidride carbonica, solo allora la buttò di nuovo fuori  e riaprì gli occhi. Si guardò intorno, muovendosi nell’acqua della vasca per trovare una posizione comoda.
Nonostante i suoi forzi non riusciva a scacciare dalla testa l’immagine di se stessa a nove anni, seduta in fondo alla classe, da sola, con lo sguardo rivolto alla finestra che dava sul cortile della scuola, dove in quel momento tutte le sue amiche stavano giocando. E lei era rimasta sola. Asociale, le avevano detto in molti. No, non era quello.
Il vero problema, pensò a malincuore Perrie, era che… lei era diversa. Era sempre stata così e solo ora se ne rendeva conto. Non era come Jesy, Leigh o le altre ragazze di diciotto anni: non amava lo shopping, non parlava molto di ragazzi, a malapena pensava a Zayn, non stava a pensare a tutti quelli che si era portata a letto né teneva molto al suo aspetto e, quando lo faceva, era solo per lo spettacolo e per i fans, paparazzi e set fotografici. Lei non era ciò che il mondo vedeva. Lei nascondeva chi era perfino a se stessa.
Ammetterlo. Ecco cosa doveva fare. Doveva ammettere di essere diversa, ammettere di amare chi non si poteva amare, ammettere che c’era qualcosa di sbagliato in lei. Doveva ammetterlo, non solo al mondo, ma anche a se stessa.
Nessuno, - pensò con un’espressione di dolore in volto- , poteva capire come ci si sente a tenere un segreto, a reputarsi sbagliati e diversi, a combattere contro se stessi e cercare di stare bene. Nessuno, ripeté mentalmente e triste Perrie.
Di certo, però, non era colpa sua quello che le era successo. E tutto era partito da un sentimento. Amore, lo chiamavano. Ma mai sottovalutare quella semplice emozione, che ti s’infila dentro al primo tocco, s’annoda intorno al cuore e non lo lascia più andare. Si era innamorata. No, non c’era nulla di male.
Perrie alzò gli occhi al cielo e risentì le lacrime scorrere sul suo viso. Non c’era nulla di male nell’amore tra un ragazzo ed una ragazza. Ma diventa sbagliato e diverso quando due ragazze, o due ragazzi, si amavano.
Oltre a questo, che era già abbastanza doloroso ed ingiusto di suo, s’aggiungeva il fatto che Perrie non era ricambiata. O forse lo era, chissà. Però non aveva coraggio di rivelarlo. E, specialmente, non aveva il coraggio di ammettere che lei era les…
Sospirò, chinando la testa e serrando le palpebre: no, non riusciva proprio ad ammetterlo.
Chi avrebbe avuto il coraggio di dire “ehi, sono una ragazza innamorata della mia migliore amica Jade”? Beh, non lei, non Perrie.
Perché stava con Zayn? Si meravigliò che le fans non avessero ancora sospettato di nulla. Davvero pensavano che il suo amore per Zayn fosse sincero?
Loro stavano insieme solo per farsi dei piaceri: Perrie copriva la bisessualità di Zayn, Zayn copriva l’omosessualità di Perrie. Gratis, poiché erano amici e tra loro c’era un buon rapporto.
Non osava accettare il fatto che non fosse etero, e che fosse follemente e perdutamente innamorata di Jade, ma ammetteva di essere diversa. Dall’inizio, fin da quando era solo una bambina, l’aveva intuito. Quando, nella ricreazione a scuola, se ne rimaneva in disparte, ad osservare le sue compagne giocare a fingersi delle principesse. Lei non aveva mai giocato con le bombole, né aveva mai desiderato di essere una principessa e, ancor di meno, non aveva mai desiderato di indossare un tutù e scarpette da ballerina. No, lei aveva sempre desiderato una sola cosa: trovare qualcuno che l’amasse per ciò che era.
Ma cos’era?
Era quella la domanda che si era sempre posta. Non aveva mai trovato risposta. Crescendo, però, aveva capito molte cose della sua vita. Innanzi tutto, i ragazzi per lei non contavano niente. Si era sempre costretta ad amare un ragazzo, a provarci con lui e stare con lui, fregandosi dei suoi sentimenti che dicevano il contrario. Non aveva mai capito cosa fosse quella cosa che la faceva isolare, quella sensazione che la scacciava via da ogni persona e la faceva sentire diversa, fino a quando aveva incrociato i grandi occhi nocciola di Jade.
Quegli occhi. Quel viso. Quella sua voce sottile e delicata. Ogni suo movimento, ogni suo gesto, ogni parte del suo carattere, i pregi e anche i defetti. Tutto di Jade, dai capelli al sorriso, l’aveva travolta di una strana emozione.
Aveva finalmente trovato qualcosa che le facesse battere il cuore come nessun’altra.
E da quando l’aveva incontrata aveva capito che si era sempre sentita diversa perché lei lo era. Era diversa perché amava… beh, le ragazze. Era sempre stata attratta dal fisico di alcune sue compagne di classe, ma aveva solo pensato che fosse una piccola invidia e bramosia ad avere il corpo che avevano loro. Da quando aveva conosciuto Jade aveva capito che quella non era invidia ma attrazione.
Ecco, aveva capito qualcosa di sé. Ma così facendo si era solo incasinata.
Adesso si era ritrovata con la paura di fallire, con la paura di… scoppiare. Quel dolore, quella tristezza e quei dubbi le facevano esplodere la testa. Non capiva più chi era, non sapeva più nemmeno riconoscersi allo specchio. Era arrivata a detestare ogni cosa di sé.
Si sentiva come dispersa in una città che non conosceva, enorme e piena di piccole stradine tutte uguali. Era un labirinto e non sapeva come uscirne. E più andava avanti più tutto diventava un cunicolo senza luce. Jade, per sua fortuna, era l’unica lanterna rimasta accesa per illuminarle la strada.
Perrie si asciugò una lacrima e singhiozzò. Prese un profondo respiro e andò sott’acqua. Rimase sotto la superficie, immobile, senza respirare, percependo ogni cellula del suo corpo rilassarsi.
Ancora un altro giorno…sussurrò alla sua mente. Doveva tenere testa alle avversità. Riemerse, respirando a fondo con la bocca. Si portò i capelli via dal volto. Rimase qualche istante a guardarsi intorno, spaesata, con le lacrime agli occhi ed il trucco sbavato, e con le mani tra le ciocche bionde bagnate di capelli.
Si fece forza, chiuse gli occhi, prese un profondo respiro con cui riempì i polmoni, e buttò fuori l’aria.
Lanciò uno sguardo all’orologio del cellulare sul mobiletto accanto alla vasca. L’aspettava Jade per pranzare a casa sua, e avrebbe fatto tardi se non si fosse data una mossa.
Ora doveva di nuovo fingere. Fingere di stare bene, fingere di essere okay con se stessa ed il mondo. E va bene, poteva anche sopportarlo. Ma non poteva più fingere di essere la migliore amica di Jade, non poteva continuare a fingere che ogni abbraccio che si davano per lei fossero normali, come quelli che si danno due normali amiche. Perché per lei era molto di più.

***

 
Si vergognava di non essersi nemmeno degnata di mettersi un po’ di trucco in volto. Aveva preso, svogliatamente, dal suo armadio, i primi jeans e la prima maglietta capitata a tiro. Non un look che avrebbe fatto impazzire le fans, certo.
Oh, si sarebbe battuta una mano sulla fronte a quel pensiero. Il pensiero che ormai la sua vita ruotava solo sulle fans, sul mondo, gli autografi, le incisioni di dischi e i flash. Tutti la conoscevano come Perrie Edwards, la cantante bionda delle Little Mix. Tutti pensavano che la sua vita fosse perfetta, e tutti desideravano che presto si sposasse con Zayn. Nessuno le chiedeva come stava, nessuno pensava a come era realmente. A nessuno importava veramente.
A quel pensiero, d’istinto, strinse i pugni sul volante piena di rabbia e tristezza. La macchina fermò di fronte al vialetto della casina graziosa di Jade.
Perrie osservò da dietro le lenti degli occhiali da sole, quelli con le lenti tonde e nere che tanto amava, i primi che aveva trovato perfetti per coprire le sue occhiaie. Un po’ per la stanchezza un po’ per il dolore, il suo aspetto assomigliava a quello di un soldato al ritorno dalla guerra.
Con un sospiro si decise a togliersi le cinture ed estrarre le chiavi dell’auto. Aprì la portiera e scese dalla macchina. Si guardò intorno, con la schiena curva, il volto serio e pallido, la camminata goffa ed impacciata. Sperò che non ci fossero paparazzi o fans nei dintorni. Non poteva sopportare quella massa di gente e confusione. Prima che potesse udire grida o essere accecata dei flash, corse alla porta della villetta. Bussò velocemente e aspettò impaziente, battendo il piede sullo zerbino sul quale la scritta “Oh, no, ancora tu!”, impresso in grassetto, la fece sorridere. E, alzando gli occhi al cielo divertita, pensò a quanto potesse essere folle Jade.
Il suo cuore sussultò quando, all’improvviso, la porta si aprì. Non fu per lo spavento ma per… la bellezza che Perrie si ritrovò di fronte: Jade la osservava sorridente. I suoi occhi nocciola si illuminarono di luce e, in qualche strano modo, illuminarono la giornata di Perrie, riscaldarono il suo cuore e le diedero un momento di pace e serenità.
«Ciao, Pez!» esclamò allegra Jade gettandole le braccia al collo. Perrie le avvolse i fianchi con le braccia, affondò il volto nel collo dell’amica e respirò il suo buono odore: la sua pelle era sempre profumata di rose e fiori, morbida come la seta. Ed i suoi capelli, appena lavati, sapevano di shampoo alla mela.
«Su, entra.» disse Jade sciogliendo l’abbraccio, e facendo entrare la ragazza all’interno dell’appartamento.
Perrie si chiuse la porta alle spalle, brancolò nell’ingresso, scrutando i movimenti veloci e allegri di Jade, che si spostava dalla cucina al bagno gridando: «Mi hai beccato proprio mentre mi lavavo i capelli. Vai pure in cucina e prendi da mangiare. Adesso arrivo»
La bionda non se lo fece ripetere due volte. Si diresse in cucina e si servì da sola. Ormai conosceva quella casa come le sue tasche. Lei e Jade erano sempre l’una a casa dell’altra. Passavano interi pomeriggi davanti alla tv, guardando film e masticando pop-corn, oppure parlando davanti ad una tazza di tè e un vassoio di biscotti. Ad ogni modo si frequentavano come una coppia di fidanzatini. E, pensò Perrie con un sorriso emozionato in volto, se non fosse stato per il fatto che non avevano contatti fisici e si consideravano amiche, sarebbero potute essere scambiare come due fidanzate, due amanti. Quell’idea non dispiacque molto a Perrie che, mentre addentava una mela rossa come il sangue, sorrise sotto i baffi.
Si tolse gli occhiali da sole e se li attaccò allo scollo della maglia. Si appoggiò al bancone della cucina con una mano, l’altra reggeva la mela che, di tanto in tanto, avvicinava alle labbra per mordere. Si mise a fissare Jade, la quale si muoveva ansiosa da una camera all’altra, cercando di riordinare la casa in disordine e, allo stesso tempo, di finire di asciugarsi i capelli. Indossava solo una camicia da notte di seta bianca, che le arrivava fino a metà coscia, e aveva solo due sottili bretelline. Se ne andava in giro senza calzini e, sotto la camicia da notte, si intravedevano solo gli slip ed un reggiseno di pizzo.
Perrie si accorse di stare sognando sul corpo dell’amica solo quando le andò di traverso un pezzo mela. Tossì battendosi una mano sul petto. Risolse il suo problema nel momento stesso in cui Jade entrò in cucina.
«Eccomi» sospirò esausta, posando una mano sullo schienale della sedia al tavolo, con il fiatone per le corse che aveva fatto. Anche se stanca il suo sorriso radioso era impeccabile, e metteva di buon umore Perrie.
«Cosa vogliamo fare?» la solita domanda, a cui c’erano varie risposte. Quel giorno, però, Perrie non seppe cosa dire. Il suo sguardo si fece improvvisamente serio e triste o, forse, non era mai stato felice. Perrie, sotto lo sguardo perplesso e confuso di Jade, lasciò la mela, posandola sul bancone dietro di lei. Il sorriso di Jade si spense all’istante. Il suo volto fu una maschera di timore e ansia.
«Perrie…?» sussurrò preoccupata.
La ragazza bionda non disse nulla. Rimase immobile, premendo i palmi sul piano del bancone, sperando di non mettersi a piangere.
Perché? Perché avvertiva quella strana sensazione di vuoto e di dolore sotto il petto? Quella sensazione che l’aveva accompagnata per una vita, ma che anche la sola presenza di Jade era riuscita a colmare. Ora, però, nemmeno il sorriso felice di Jade poteva placare quel dolore.
Oh, Perrie!
Si lamentò con se stessa per la sua debolezza. Chinò lo sguardo, chiudendo gli occhi, e respirando profondamente per riacquisire la calma e la forza. Si maledisse per fare preoccupare Jade inutilmente.
«Perrie?» domandò Jade alzando appena la voce, mentre si avvicinava ansiosa all’amica, allungando le mani verso di lei per controllare che stesse bene.
Che cosa vorresti fare, eh?.Si interrogò Perrie, chiudendo la mano in pugno.
Che cosa vorresti dire?
Era furiosa con se stessa. Sapeva che le sue barriere, i suoi limiti, stavano per essere oltrepassati. Si era sempre chiesta: Per quanto potrò andare avanti a fingere di stare bene e di non amare Jade?
Trasalì dallo spavento e alzò di scatto il volto, quando percepì sulla sua pelle il tocco ardente delle mani tremanti e sudate di Jade. I suoi occhi si immersero nel tiepido e dolce nocciola di quelli della ragazza di fronte sè, che le stava sfiorando il braccio con fare preoccupato e ansioso.
«J-Jade…» bisbigliò con voce tremante Perrie. Un istante dopo avrebbe voluto buttarsi tre la braccia dell’amica, mentre lei le accarezzava la schiena e la confortava. Ma se l’avesse fatto non si sarebbe mai più staccata da lei. Quindi si sforzò per reprimere le sue voglie, chinò lo sguardo e strinse i pugni sul bancone dietro di lei.
«Che hai? Perrie?»
La ragazza ignorò Jade. Lasciò scivolare una lacrima dagli occhi, si vergognò di se stessa e non alzò nemmeno il volto.
«Sai come ci si sente a fingere di stare bene, Jade?» singhiozzò Perrie. Il suo respiro si fece affannato, il petto si alzava e si abbassava irregolarmente, quello e le sue spalle erano scossi dai singhiozzi.
Jade non seppe come fare. Avrebbe voluto fare come sempre, abbracciarla e cercare di confortarla. Ma quella volta sentiva che era diverso. Le posò una mano sulla spalla, con l’altra le prese il mento tra l’indice e il pollice e lo alzò. Si guardarono negli occhi. Quelli di Perrie erano due sfere azzurre piene di dolore e tristezza.
«Dimmelo, Jade. Dimmi come ci si sente a fingere di essere okay.» Perrie alzò un po’ troppo la voce, che fece sussultare l’amica. Poi Perrie la guardò con una smorfia di leggero disgusto, e scosse la testa. «Ah, vero, tu non lo sai. Non ti è mai successo.» proseguì, senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondere. «I miei occhi mi ingannano, ma è lo stesso… fingo di stare bene. Fingo di essere come te o come Leigh: fissate con i ragazzi, con il trucco, gli unicorni, le fate e le principesse.»
Lo sguardo accigliato e perplesso di Jade si alleggerì appena. Sul suo volto Perrie intravide l’ombra di un sorriso.
«Unicorni?» mormorò divertita Jade. «Sono davvero creature socievoli e simpatiche. Uno di questi giorni, se vieni con me e Leigh, te ne presento alcuni.»
Discorso patetico, sorriso radioso. Bastò così poco, davvero una sciocchezza, per porre un po’ di pace alla guerra interiore che stava combattendo Perrie. La bionda sorrise tra le lacrime ed i singhiozzi. Sospirò e serrò le palpebre. I brividi si rincorsero sulla pelle nel momento in cui una mano di Jade andò ad accarezzare la guancia di Perrie.
«Ma, qualche volta, è difficile fingere di stare bene» mormorò tristemente e delusa Perrie, un po’ più calma di prima.
Ora la rabbia ed il dolore erano quasi del tutto scomparse grazie al tocco di Jade. Era rimasta solo quell’amara tristezza e la coscienza di aver sbagliato a cedere davanti  a Jade.
«Non so cosa sia questa storia che hai tirato fuori, Pez.»
Perrie alzò lo sguardo e fissò Jade negli occhi. Era davvero preoccupata per lei. Si premeva entrambe le mani, una sopra l’altra, sul petto e la guardava con il labbro inferiore tremante. «Davvero, non so che ti sia preso. Non ti ho mai vista così abbattuta. Ma qualsiasi cosa sia successa…» Jade lasciò vagare lo sguardo, prendendo un profondo respiro e calcolando il peso di ogni singola parola. «…noi l’affronteremo insieme. Sono qui con te, al tuo fianco.» una mano volò via dal suo petto per raggiungere l’incavo del collo di Perrie. Le fece una breve carezza sulle pelle, sorridendole teneramente con gli occhi ancora lucidi per l’ansia e il dolore nel vedere l’amica in quelle condizioni. Poi la mano si trascinò fino alla guancia e lì restò, mentre Perrie chiudeva gli occhi, inclinava appena la testa per godersi la carezza. 
Infondo non aveva importanza quello che provava per Jade. Tutto ciò di cui aveva bisogno era averla al suo fianco, anche come amica le andava bene.
Jade si allontanò, iniziò a rovistare nella cucina, estraendo una teiera, due tazze e delle bustine di tè. Perrie si pulì le lacrime con la manica della maglia e regolarizzò il respiro. Mentre Jade preparava il tè ai fornelli, mettendo l’acqua nella teiera, Perrie l’affiancò e la osservò imbarazzata.
«Jade, posso chiederti un’ultima cosa?» chiese appena si fu ripresa.
L’amica alzò di scatto lo sguardo, leggermente allarmato. Poi si fece più sereno e sorrise dolcemente a Perrie. «Certo.» disse con la sua voce delicata, leggera e tenera.
Allora Perrie fece un profondo respiro e si preparò a fare una domanda - per la quale provava un po’ di imbarazzo-. «Mi…» si fermò giusto in tempo prima di dire “mi amerai” e si corresse subito. «mi vorrai bene per sempre?»
A quella domanda ogni muscolo di Jade si arrestò. Fu come se il tempo si fosse fermato. Jade rimase con il coperchio della teiera in mano, immobile, pietrificata. Una frazione di secondo dopo si era voltata verso Perrie, con uno sguardo ansioso e preoccupato.
«Perché me lo chiedi?» sembrava una mamma in ansia per il bene del figlio. Perrie ridacchiò alla sua reazione, trovando la forza di sorridere chissà da dove.
«Io ti vorrò bene per sempre. E tu?» prima che Jade potesse rispondere Perrie proseguì spedita. «Mi vorrai bene e mi accetterai in ogni modo?»
Jade a quel punto lasciò la teiera, si allontanò dai fornelli e azzerò ogni distanza con Perrie. Le posò una mano su un fianco, per attirarla a sé, e l’altra la fece passare tra le ciocche dei suoi capelli. Il suo tocco era delicato e soffice come ogni suo movimento, era tenero ed innocente, magico e speciale come Jade. Le due ragazze si guardarono negli occhi. Perrie si sentì finalmente al sicuro, completa e senza più dolore. Come se fosse finalmente riuscita a trovare l’uscita di quel labirinto di strade oscure. Si sentiva così felice accanto a Jade. Ogni cellula del suo corpo sprizzava energia e adrenalina. Serenità, felicità e calore. Erano quelle le emozioni che provava in quel momento e che avrebbe voluto provare per sempre.
Quegli sguardi erano fatti della stessa intensità, amore e passione di cui sono fatti i baci tra due innamorati. 
«Perrie,» quando parlò, la voce di Jade era bassa e sottile bensì sicura e seria. Cosa più importante, era sincera. «io ti amerò in qualsiasi modo, ti accetterò sempre. Ti amerò per sempre» Jade la fissò speranzosa negli occhi, sperando che ora fosse più calma e sicura. Perrie finse di essere confortata da quelle parole e sì, le bastavano per ora. Ma presto avrebbe voluto di più, avrebbe desiderato ogni giorno della sua vita di essere ricambiata, per davvero, da Jade. Perché sapeva che quel “ti amerò per sempre” significava “sarò tua amica per sempre”.
Amica…pft, solo amica, già. Quello erano. E sarebbero rimasta sempre così. Perrie avrebbe continuato a fingere di essere la sua migliore amica. Fingere, fingere e ancora fingere. Jade non sarebbe mai venuta a conoscenza del suo amore, non l’avrebbe mai ricambiata anche se gliel’avesse rivelato. Avrebbe anche mentito, senza pudore, solo per salvare la sua reputazione. Avrebbe finto ancora, fino all’infinito. Quella tortura non avrebbe mai avuto fine. Non avrebbe mai potuto abbracciare Jade, dirle “ti amo”, prenderla per mano e baciarla non come amica, ma come… beh, qualcosa di più. E dunque avrebbe finto ancora. Fino alla fine. Non solo per il suo bene, ma anche per quello di Jade e, estendendo il concetto, anche alle Little Mix.
Perrie si sedette al tavolo della cucina, mentre Jade era tornata a preparare il tè, fischiettando e cantando canzoni casuali. Sembrava felice. Si muoveva nella cucina a passo di danza, la sua espressione era tornata serena e tranquilla. Nonostante il dolore che Perrie provava, il sorriso dolce e radioso di Jade le metteva pace e calore.
Forse c’era sempre un po’ di speranza. Non tutto era fatto per essere distrutto e triste, no? Speranza, amore, calore. In qualche modo li avrebbe avuti lo stesso da Jade, anche se lei non avrebbe mai saputo niente dal suo amore.
«Il tè è pronto, cara» trillò allegra Jade, prendendo la teiera e portandola alla tavola. Perrie mise lo zucchero nel bicchiere, poi Jade versò dentro il contenuto bollente. Fece lo stesso con il suo té ma non mise zucchero. Posò la teiera mezza piena al centro del tavolo ma, prima di sedersi sulla sua sedia, passò dietro Perrie. L’abbracciò da dietro, facendo passare le braccia sotto le sue ascelle e posando le mani sul suo seno.
A quel gesto inaspettato Perrie rabbrividì e si drizzò a sedere. Jade si era chinata su di lei, però, e la teneva stretta. Il suo petto era contro la schiena di Perrie, la quale rimase incredula e perplessa. Ovvio, ammise che la cosa non le dispiacque. 
Jade avvicinò le sue labbra all’orecchio della bionda. «Lo so, Perrie.» le mormorò facendola rabbrividire. «So cosa si prova a fingere. Fingere di stare bene, di essere come gli altri. E so anche…» si strinse più forte a Perrie, poi la baciò sulla testa. «… so come ci si sente a non riuscire ad ammettere di essere un po’ diversi. Non è sbagliato amare, Perrie. Non devi avere paura di amare… non importa cosa dice la gente, non ha importanza se ciò che ami è uguale a te.»
E per “uguale a te” Perrie capì molto bene cosa intendeva: dello stesso sesso. Jade aveva capito qualcosa o…?
Non ebbe tempo di rifletterci che Jade aveva già sciolto l’abbraccio. Era tornata allegra e felice come prima. Riprese a fischiettare mentre girava per la stanza. Prima di sedersi sulla sua sedia e godersi il tè si avvicinò a Perrie, la quale era ancora incredula e pensierosa.
Si chinò di fronte a lei, che alzò lo sguardo perplessa. Non le diede tempo di parlare che le lasciò un piccolo bacio sulle labbra.
Perrie non seppe come reagire. Avrebbe voluto ricambiare il bacio, si sentiva così felice ma… Jade si allontanò subito, con un largo sorriso soddisfatto e radioso. Sulle sue guance c’era una spruzzata di rosso, nei suoi occhi c’era una luce che Perrie non le aveva mai visto.
Jade fischiettò qualche canzone, mentre mangiava biscotti e beveva tè, ignorando la reazione sconvolta e stupita di Perrie.
Poi la ragazza bionda la osservò e capì. Tipico di Jade! Non diceva le cose, ma le dimostrava. E le aveva dimostrato a sufficienza.
Sorridendo rincuorata e felice Perrie si dedicò al suo tè, iniziando con Jade una conversazione intellettuale sugli unicorni e le fate.
 

Fine

  
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