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Autore: Bitchesloveklaine    28/12/2012    3 recensioni
Kurt e Blaine si incontrano mentre scendono le scale, uno chiede all'altro informazioni sulla nuova scuola.
È davvero il loro primo incontro?
'Oh, there you are. I've been looking for you forever'
Ciao a tutti, questa è la prima OS che pubblico su questo account, spero solo che vi piaccia. Leggetela se avete un momento di malinconia klaine o se non vi viene un esercizio di matematica, dovete distrarvi, e poi ritornarci sopra per scoprire di aver copiato male il testo.
Buone feste a tutti.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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C'è chi dice che i personaggi appartengono alla Fox, e chi dice che appartengono ai RIB. Io nomino entrambi.




We were both young when I first saw you,
I close my eyes and the flashback starts...


Kurt stava scendendo le scale in mezzo alla confusione tipica dei primi giorni di lezione. Era il suo secondo anno di studente della Nyada a New York, città dei suoi sogni.
Si riteneva soddisfatto di essere entrato in quella scuola tanto ambita al primo tentativo, insieme alla sua migliore amica e quasi cognata, Rachel. Molti dei loro compagni di corso, infatti, avevano fatto l’audizione più volte prima di riuscire ad entrare.
Era riuscito ad ambientarsi bene, aveva fatto amicizia, nonostante la sua tipica difficoltà ad aprirsi con le persone.Aveva persino frequentato tre ragazzi durante l’anno scolastico.
L’anno precedente aveva condiviso la camera con un ragazzo tranquillo, studioso, e con abbastanza talento. Non era una persona molto estroversa, e forse per quello Kurt non era riuscito a legare con lui in un modo particolare, ma non se ne poteva lamentare.
Ogni anno, però, le combinazioni delle camere cambiavano, a meno che non ci fossero richieste personali.

Kurt stava scendendo le scale per dirigersi in segreteria e chiedere numero e chiavi della nuova camera e chi fosse il suo nuovo coinquilino. Sperava che fosse almeno ordinato e non abituato a uscire tutte le sere. Era il minimo.
Era talmente immerso nei suoi pensieri, che quando qualcuno gli picchiettò la spalla saltò e dovette respirare a fondo prima di fermarsi, girarsi e vedere chi lo avesse chiamato. Sicuramete qualche ex compagno di corso che gli chiedeva come fossero andate le vacanze.    

Kurt odiava i primi giorni di scuola. In particolare quel primo giorno di scuola, le prime ore dentro le medie. Non conosceva nessuno, i compagni delle elementari non voleva neanche ricordarli, nonostante fosse perfettamente cosciente del fatto che se li sarebbe trovati anche nei prossimi anni, perché la zona e le persone erano sempre le stesse. Non capiva il motivo, ma a partire dalla terza elementare gli altri compagni avevano iniziato ad allontanarlo, isolarlo, e una volta cresciuti prenderlo in giro. Non provava il desiderio di stare con persone del genere, ma provava il desiderio di stare con qualcuno. L’unica persona che non si vergognava a stare con lui era Mercedes, la sua migliore amica. Ma per uno strano scherzo del destino, li avevano separati, mettendoli in classi diverse.
Per questo motivo odiava il dover entrare da solo in un’aula piena di volti sconosciuti o indesiderati. Si sedette al secondo banco, persino i secchioni preferivano non stare vicino a lui. Posò la borsa sulla sedia vuota accanto a lui e fissò il muro in attesa che la seconda campanella avvisasse l’inizio delle lezioni e l’arrivo del professore, ignorando le risatine provienenti dai banchi dietro lui.
Stava per perdere la pazienza, quando qualcuno picchiettò sulla sua spalla con un tocco molto leggero e incerto.
Kurt alzò lo sguardo verso il ragazzino riccio, alto più o meno quanto lui con degli occhi spettacolari, di fronte a lui dall’aria insicura che aspettava la sua attenzione.
“Scusa, è libero questo posto?”
Kurt tutto si sarebbe aspettato, meno un ragazzo affascinante che gli chiedeva gentilmente, con un sorriso da sogno, di sedersi accanto a lui. Non credeva che cose del genere accadessero anche nella vita reale.
“Certo”    

“Scusa, posso chiederti un favore? Sono nuovo di qui”
Kurt osservò attentamente il ragazzo che aveva davanti. Basso, terribilmente basso, con capelli ricci che erano tenuti in ordine con evidente difficoltà, sorriso e occhi familiari.
Familiari.
Si accorse di star perdendo troppo tempo ad osservarlo, e decise di rispondere. Porse la mano dicendo:
“Mi chiamo Kurt”
“Blaine”  

Kurt spostò la borsa liberando la sedia accanto, e fece cenno al suo nuovo compagno di sedersi, cosa che fece con un po’ di imbarazzo. Rimasero qualche momento in silenzio, senza sapere cosa fare, finché il riccio decise di presentarsi, porgendo la mano.
“Mi chiamo Blaine”
“Kurt”

Dopo essersi stretti la mano si guardarono qualche secondo, entrambi persi nei loro pensieri.
Kurt decise di interrompere quel silenzio imbarazzante con una domanda più che sensata.
“Devi chiedermi qualcosa?”
“Oh, sì, ehm, certo... sapresti dirmi dove si trova la segreteria? Mi hanno detto di salire al primo piano ma non l’ho trovata...”
Kurt sorrise, riusciva a sentire l’imbarazzo nella voce di Blaine e cercò di metterlo a suo agio.
“Certo, anch’io sto andando lì, si trova al piano terra. Seguimi e non perdermi di vista.”
Detto questo si girò, e camminò spedito verso il padiglione, che si trovava dalla parte opposta rispetto a dove erano partiti. Ogni tanto si girava per controllare che Blaine non fosse rimasto sommerso dalle altre persone, e quando lo vedeva ancora lì dietro, gli lasciava un piccolo sorriso d’incoraggiamento e riprendeva a camminare.
Quando arrivarono davanti alla porta, dovettero aspettare che la segretaria finisse di parlare con altri studenti, così Kurt ne approfittò per lasciare il millesimo sorriso a Blaine, perché sorrido ogni volta che incrocio il suo sguardo? e gli sussurrò:
“Devi prendere le chiavi della camera?”   
La sua intenzione era quella di chiedere una seplice domanda, non certo di farlo arrossire e farlo quasi strozzare mentre tentava di ingoiare la saliva .
“N-no... abito già da un po’in un appartamento con dei miei amici, volevo solo sapere gli orari dei corsi...”
Vennero interrotti dalla segretaria, che aveva appena finito di parlare con i ragazzi che li precedevano.
“Kurt! Che piacere rivederti, come sei stato negli ultimi mesi?”

“Molto bene signorina Smith, e lei? Si è divertita?”
“Mmh, per quanto mi possa essere possibile. Sapete, pagate tanto questa scuola ma a me non arriva niente. Dimmi caro, vuoi le chiavi della camera?”
“Sì...”
“Ecco, la 206, quest’anno sei da solo perché alcuni alunni hanno deciso di dormire in altri posti, ma non esultare che se qualcuno cambia idea ti ritroverai uno sconosciuto in camera senza essere avvisato”
Lei gli fece l’occhiolino e lui sorrise riconoscente. Sapeva di essere un po’ il favorito e una camera solo per lui era un piccolo sogno che si avverava.
“Grazie signorina, ora devo proprio andare, arrivederci e... Blaine, ci vediamo in giro”
Blaine, spaesato da quel dialogo, salutò con un leggero cenno della mano ed entrò in segreteria, quasi dimenticandosi quello che stava facendo.

*

“Kurt!”
Dopo aver sentito il proprio nome urlato da qualcuno fuori la porta della classe, Kurt uscì nel padiglione durante il primo intervallo, e venne inondato dalle domande della sua amica Mercedes.
“Io sto vicino a Tina, quella ragazza asiatica che sta mangiando da sola, è molto simpatica anche se un po’ timida, tu?”
“Blaine. Quel ragazzo che sta uscendo ora dalla mia classe...”
“Quello lì?”
“Sì”
“Perché non me lo hai ancora presentato?”
“Non siamo proprio migliori amici...”
“Credevo di sì!”
“No, io e lui, intendo...”
“Fai qualcosa, allora, perché è proprio carino”
“Già”
“Già cosa?”
“Che è carino”
“Non dovresti pensarlo”
“Sai che sono una persona oggettiva, e se la sua bellezza è un dato di fatto non posso certo negarla.”
“Mh, se lo dici tu”
Kurt sospirò. Sapeva che Mercedes prima o poi avrebbe capito che i suoi pensieri erano altri, ma sperava solo di rimandare quel momento il più possibile.

“Kurt!”
“Rachel, non urlare che ci sento benissimo”
“Va bene, hai ragione, allora? Dove e con chi ti hanno piazzato?”
“Sto alla 206, da solo”
“Oh, io alla 208, arrivo subito”
Kurt pose il cellulare sul letto e finì di sistemare i suoi vestiti nell’armadio, in attesa dell’arrivo della sua amica. Era rilassato al pensiero di non dover condividere la camera: niente turni al bagno, niente litigi per gli orari, più spazio per le sue creme e  i suoi vestiti.
Però nella sua testa c’era un pensiero che non riusciva a cacciare. Blaine. Ragazzo di cui non conosceva neanche il cognome, con il quale aveva passato circa cinque minuti, ma che erano bastati per fargli perdere la testa. La cosa strana, però, era che sembrava un volto conosciuto. Non si ricordava dove, ma era sicuro di averlo già incontrato. Per quel motivo era scappato dopo averlo lasciato in segreteria, voleva evitare conversazioni imbarazzanti dove avrebbe sicuramente fatto una pessima figura.
Quando arrivò Rachel, le raccontò tutto e lei gli spense l’entusiasmo con una domanda semplice e diretta.
“È gay?”

Kurt sapeva che era tutto stranamente troppo bello per poter esser vero. Era stato compagno di Blaine per i primi due giorni, la terza mattina entrò in classe e lo vide seduto al banco dietro, accanto a Finn, e trovò con orrore la ragazza che aveva già classificato come 'non darle spago o si accollerà per tutta la vita' (ironia della sorte, ci aveva visto giusto) seduta tranquillamente al secondo banco, il suo secondo banco, al posto di Blaine. Trattenne un sospiro che avrebbe insospettito qualcuno, e si sedette, lasciando la borsa per terra con poca delicatezza.
"Ciao, io sono Rachel"
"Ho già sentito l'appello"
"Mi sembrava carino presentarmi..."
Kurt si rese conto di essere stato poco gentile con quella ragazza, così si girò verso di lei, le sorrise e disse a bassa voce delle scuse.
Quel giorno non parlò con Blaine, così come per tutta la settimana e per tutto il mese. Aveva capito che qualcuno doveva avergli parlato male di lui. La conferma arrivò il giorno in cui si trovò la scritta 'gay' sullo schienale della sedia. Ci rimase male e, quando arrivò a casa, pianse perché non sapeva come reagire a quella prima 'esperienza di vita'. Aveva undici anni, come poteva anche solo minimamente pensare alle ragazze? Il genere maschile si sviluppa più tardi rispetto a quello femminile, perché allora pareva tanto strano se non faceva commenti sulle compagne di classe che, tra l'altro, avevano ancora il corpo da bambine? Decise che ci avrebbe provato lo stesso per poter evitare che un fatto del genere succedesse un'altra volta. Iniziò a essere gentile con Rachel, a farle i complimenti anche per le cose più stupide, e a passare molto tempo con lei. Si misero insieme dopo circa due settimane. Si sentì in colpa quando Mercedes gli fece presente che l'aveva totalmente trascurata, ma in quel momento l'unica cosa importante era che non fosse più esiliato dai ragazzi.
Il fato, non credeva in Dio, volle che quel giorno di novembre sia Finn che Rachel fossero assenti.
Blaine entrò, guardò Kurt già seduto al proprio banco, rimase pensieroso qualche momento e infine pensò che i problemi che passavano per la sua testa erano completamente infondati e con decisione si sedette accanto a Kurt, sorprendendolo.
"Ciao"
"Ciao"
"Come va?"
Kurt rimase zitto dopo quella domanda. Voleva rispondergli che avrebbe potuto preoccuparsi di come stesse il due mesi prima, invece di ignorarlo completamente. Ma non voleva ropere quel minimo di legame che era rimasto, così sorrise -
perché sorrido ogni volta che incrocio il suo sguardo?- e rispose
"Tutto bene, tu?"
"Benissimo"
Fu il turno di Blaine a sorridere. E Kurt capì di essere fregato.

*



Blaine era del tutto entusiasta di quella scuola. Arrivarci non era stato semplice, il padre non ne voleva sapere di studi che non fossero medicina o legislatura, ma dopo una fuga di casa e un anno passato a lavorare e guadagnare abbastanza per poter permettersi gli studi, poteva ritenersi soddisfatto. Viveva con i suoi migliori amici del liceo, Nick e Jeff, nel loro appartamento, a loro spese perché 'Tranquillo Blaine, quando sarai diventato famoso con abbastanza soldi per comprare l'intera città ripagarci sarà una sciocchezza'.
Lui non ne era felice e spesso si erano trovati a litigare su quell'argomento, ma alla fine tutti e tre sapevano che per il momento era meglio che le cose stessero in quel modo.
Una sera di ottobre rientrò a casa, canticchiando una melodia di Katy Perry, col sorriso sulle labra e gli occhi che brillavano di un luccichio che i suoi amici non avevano mai visto.
Nick scambiò uno sguardo preoccupato con Jeff, poi si avvicinò a Blaine, il quale ne frattempo si era accomodato sul divano, e cercò di capire cosa fosse successo.
"Blaine"
"Nick"
"Perché sei così allegro a quest'ora di sera dopo una giornata passata a fare esercizi fisici che odi?"
"Perché sai cosa ho fatto oggi?"
"Perché il mercoledì è la giornata peggiore della settimana e torni a casa maledicendo tutto e tutti. In più piove, e i cambiamenti atmosferici ti rendono sempre più nervoso"
"Ecco, credo che da oggi amerò la pioggia"
Jeff li raggiunse nella piccola sala da pranzo e si aggiunse alla discussione.
"Che è successo?"
"Prima stava piovendo a dirotto..."
"Ce ne siamo accorti"
"Se continuate a fare i simpatici in questo modo non vi dico niente"
"Okay, sto zitto"
"Dicevo, quando ho finito l'ultimo corso, questo pomeriggio, era il momento peggiore del temporale e, come i miei capelli testimoniano, oggi ho ben pensato di lasciare lombrello a casa. Con calma sono andato al caffè della scuola, pensando a come passare il tempo mentre aspettavo che si calmasse di fuori. Mentre ero in fila alla cassa, mi è venuto a salutare un ragazzo che mi ha aiutato all'inizio dell'anno e che non ho più incontrato. È del secondo anno, ha la mia età, e dopo aver preso il caffè ci siamo seduti e abbiamo parlato."
"Di cosa?"
"Principalmente dei corsi che frequentiamo e delle nostre ambizioni"

Era dicembre, ed era successo per la terza volta che mancassero sia Rachel che Finn, e ormai Kurt aveva imparato a non essere impacciato quando parlava con Blaine. Anche quel giorno furono compagni di banco e parlarono più del solito, ignorando i vari rimproveri dei professori, parlarono di tutto, risero, scherzarono come se fossero da soli in quell'aula. Solo ogni tanto si ricordavano di abbassare la voce.
"So che ti sembra strana come domanda, ma hai intenzione di rimanere qui?"
Kurt rimase senza parole. Aveva intenzione di rimanere in quella città? Certo che no, ma cosa poteva farci?
"Be', non posso certo prendere e andarmene."
"Sì, hai ragione, mi sono espresso male. Intendevo se avessi intenzione di continuare gli studi al McKinley"
"Sì, è l'unico liceo della zona..."
"Okay... e poi che vorresti fare?"
"Sicuramente continuerò gli studi, magari in qualche college di New York, è sempre stato il mio sogno andare lì"
"Anche il mio"
Rimasero in silenzio, Kurt aveva notato che Blaine era molto pensieroso, così decise di capire il motivo.
"Perché me lo hai chiesto?"
"Ecco, non dovrei parlarne ma... dopo Natale mi trasferisco alla Dalton, che comprende sia medie che superiori, perché mio padre non gradisce molto i sistemi della scuola pubblica..."
Kurt ci mise circa cinque minuti per metabolizzare la notizia. Blaine si sarebbe trasferito, e lui non lo avrebbe più visto. In quel momento capì di esserne cotto, senza minimamente pensare al suo orientamento sessuale.

Era l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Kurt sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, ma non credeva che il tempo volasse in quel modo. Senza Blaine a chi avrebbe pensato la mattina come stimolo per alzarsi dal letto? Sapeva come sarebbero andate le cose, anche se avevano entrabi i cellulari non si sarebbero mai scritti perché, tolte quelle giornate di scuola passate insieme, non erano poi così in confidenza da scriversi o incontrarsi nei finesettimana. E Kurt non era pronto alla nuova solitudine che si sarebbe creata, in fondo era un ragazzo molto romantico di fronte alla sua prima cotta.
Quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni si rese conto che era davvero finita e gli prese un forte mal di stomaco. Tutti si fiondarono fuori dalla classe, pronti a tornare a casa, lui invece raccolse con calma la sua roba cercando di rimandare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto salutare Blaine, il quale lo stava aspettando sulla soglia della porta.
Kurt non disse niente riguardo al fatto che era il loro addio, perché avrebbe fatto sicuramente una brutta figura. Si limitò a sorrifergli e a dirgli un semplice 'Buone feste', quando Blaine lo colse di sorpresa, lo abbracciò e, sorridendo, gli susssurrò un 'ciao'. Kurt rimase immobile finché non lo vide allontanarsi, poi si accorse di essere rimast ancora sulla soglia dell'aula e si decise a uscire. Mettendo le mani in tasca per ripararle dal freddo, si accorse che c'era un biglietto.
'Ci vediamo a New York'


"Come si chiama?"
Blaine guardò Jeff e lo ringraziò per quella domanda del tutto sensata.
"Kurt"
Poi si girò verso Nick e lo fissò dritto negli occhi, con lo sguardo che usava ogni volta che voleva fargli arrivare qualcosa senza usare le parole.
Lui lo guardò perplesso, chiedendosi a cosa si riferisse, poi venne illuminato e fece cadere la mascella a terra.
"Non sarà mica..."
"Quel Kurt"


Erano le provinciali del loro anno da junior, era il loro momento per brillare.
Dopo aver finito la loro esibizione, con 'Hey Soul Sister' che aveva letteralmente catturato il pubblico, gli Usignoli erano orgogliosi e sicuri della vittoria, per questo dopo aver urlato per circa cinque minuti ancora carichi dall'esibizione, presero i loro posti nella platea per vedere l'esibizione degli altri gruppi.
Quando sentì il nome del McKinley una piccola speranza si accese nella mente di Blaine. Doveva solo essere fortunato. In fondo Kurt gli aveva detto, anni prima, che adorava cantare, quindi perché non entrare nel glee della scuola? Blaine ci sperava, anche se la parte razionale di lui gli ripeteva che era assolutamente masochista a farsi false illusioni. La cosa davvero masochista era pensare a un ragazzo che non vedeva da diversi anni, ma quello cercava di dimenticarlo. L'unica persona che conosceva quella che ormai era diventata un'ossessione era Nick, al quale aveva già detto i motivi per cui non vedeva l'ora che arrivasse quella sera. Ci voleva credere che fosse lì.
Il sipario si alzò e Blaine vide dodici ragazzi che davano le spalle al pubblico, con la testa abbassata, in attesa che la musica iniziasse. Trattenne il respiro, il momento era arrivato.
Poi successe l'impensabile: vide Rachel, si ricordava perfettamente di lei, iniziare a cantare una canzone che, se ricordava bene, era un duetto. Non fece in tempo a chiedersi chi fosse il suo partner, che vide un ragazzo raggiungerla sul centro del palco e cantare con lei. E non un ragazzo a caso, ma
quel ragazzo. Strinse il braccio di Nick e smise di respirare, preoccupandolo. Lì, su quel palco, riusciva a vedere il volto che aveva cercato per anni. Aveva spesso immaginato di incontrarlo sull'autobus, in un caffè, nel centro commerciale. Ogni volta che andava in un posto affollato, cercava il suo viso in tutte le persone che incontrava. Non sapeva il motivo, ma voleva semplicemente rivederlo. Quella sera, oltre a vederlo, poteva sentire la sua voce che cantava. Temette che gli venisse un infarto imminente, ma non successe. Non successe niente. Neanche riuscì a salutarlo dietro le quinte. Vinsero le Nuove Direzioni. Fu l'ultima volta che lo vide, ma almeno poteva smettere di cercarlo ovunque.


"E ..."
"Niente, non mi ha detto niente. Non mi ha riconosciuto. Meglio così"
Ora Blaine aveva delle lacrime negli occhi, dirlo ad alta voce era molto peggio di quello che immaginava.
"Oh Blaine, mi dispiace tanto"
Nick lo abbracciò e, facendo segno a Jeff di lasciarli soli, permise a Blaine di sfogarsi in un pianto liberatorio. Non aveva mai creduto di essere in grado di provare così tante emozioni tutte insieme.

*

Era ormai novembre inoltrato e la giornata aveva la prospettiva di essere piuttosto piovosa. Kurt odiava la pioggia. Lo rendeva isterico, l'umidità gli rovinava i capelli e odiava usare l'ombrello.
In più, quel giorno la Tibideaux lo aveva letteralmente umiliato davanti a tutta la classe, criticando ogni singolo particolare della sua esibizione. In più aveva bisogno di un caffè, ma il bar era chiuso per 'lutto familiare'. E Kurt pensò che potevano lasciare la gestione a qualcun altro, perché non avrebbe mai e poi mai preso il caffè a un'insulsa macchinetta della hall.
Per andare nell'ala delle camere passò per l'entrata della struttura e trovò un ragazzo che guardava sconsolato fuori dalla finestre, in atteza che la pioggia insistente si calmasse.
Si avvicinò e lo salutò, risvegliandolo dai suoi pensieri e facendogli fare un salto.
"Oh, Kurt, ciao.."
"Ciao, dimenticato ancora l'ombrello?"
"Già, sembra che le nuvole si mettano d'accordo dopo aver visto se esco da casa con o senza."
"Anch'io ne so qualcosa... stavo andando in camera, vuoi che ti presti il mio?"
"Non ti preoccupare, grazie, potresti rimanere un altro mese senza"
Kurt pensò a quella risposta, cosa significava? Blaine voleva che si incontrassero più spesso?
"Be', allora vieni da me, almeno finché non smette"
Blaine sorrise e accettò. Non si sarebbe mai lasciato sfuggire un'occasione del genere. Nick gli ripeteva da settimare di cogliere la prima occasione per provarci con Kurt, e lui aveva deciso di non tirarsi indietro. Poco male se non si riocrdava di lui, avrebbe ricominciato da capo.

Quando arrivarono in camera, Kurt fece gli onori di 'casa': gli disse di mettersi pure comodo dove voleva, poi si stese sul letto e accese la televisione. Non immaginava certo che con quel movimento così semplice, Blaine avesse iniziato a osservare meglio il suo corpo.
Non voleva provocarlo, era stanco e aveva bisogno di sdraiarsi.
E Blaine non voleva fissarlo, ma era affascinato dal ragazzo che aveva davanti.
Si accomodò sul letto vuoto e una mezza idea iniziò a nascere nella sua testa. Venne interrotto dalla voce di Kurt.
"Stanno dando 'The Notebook', ti va di vederlo? L'altra scelta è Jersey Shore, e se lo preferisci puoi anche uscire dalla camera"
Blaine ridacchiò e si girò verso il televisore.
"Certo che va bene, adoro quel film."
"Ma non mi sembri il tipo..."
"Infatti non lo sa nessuno, solo i miei coinquilini che se lo devono subire quando sono depresso"
Fu Kurt a ridacchiare, e rispose: "Oh, sono subito arrivato al livello dei tuoi coinquillini, ne sono onorato."
Blaine sorrise. Stavano scherzando o c'era qualcosa in più nell'aria?
Cercò di non pensarci e tornò al film.
"Ho sempre amato come i protagonisti si ritrovano nonostante gli anni di lontanza"
Blaine lo disse per un motivo ben preciso, che Kurt non colse, e, ignaro di tutto, rispose.
"Sì, anche se mi sembra un po' improbabile come cosa"
Tornarono a vedere il film, ma Kurt non aveva intenzione di rimanere zitto per altre due ore.
"Di dove sei? Se te l'ho già chiesto scusami, ma ultimamente mi dimentico tutto..."
"No, non me lo hai chiesto. Comunque sono di Westerville, Ohio, tu?"
"Di Lima, lì vicino... andavo al McKinley"
"Io alla Dalton"
Blaine notò che un lampo passò negli occhi di Kurt, e una piccola speranza si riaccese.
Ma l'unica cosa che disse Kurt fu
"Il vostro glee club era forte, specie il solista. Abbiamo gareggiato solo una volta contro loro, ma continuo a pensare che abbiamo vinto per pura fortuna"
"Be', grazie per il complimento, ma anche voi siete stati bravi..."
Blaine sorrise dell'espressione stupita di Kurt, e fece finta di tornare al film.
"Facevi parte degli Usignoli..."
"Be', sì... diciamo che um, ero il solista"
Rise dell'espressione ancora più stupita di Kurt e aspettò che dicesse qualcosa.
"Ehm, scusa se non ti ho riconosciuto, ma non vi avevamo visti, stavamo dietro le quinte e potevamo solo sentirvi..."
Fosse questo il problema pensò, prima di sorridergli in modo rassicurante e tornare a vedere il film.
Passarono altri cinque minuti in silenzio, prima che Kurt riprendesse a parlare.
"Comunque è un bella scuola"
Blaine lo guardò interrogativo e Kurt si affrettò ad aggiungere
"La Dalton, intendo, sono venuto l'anno dopo come spia"

Kurt odiava l'idea di intrufolarsi in una scuola solo per vedere se ricavava qualche informazione sulla scaletta della squadra avversaria. Avevano già avuto occasione di accettarsi che erano bravi, che bisogno c'era di mandarlo all'avventura in un posto sconosciuto? Maledisse mentalmente Puck ed entrò nella scuola. Notò con terrore che tutti indossavano una divisa, e ringraziò il cielo che quel giorno avesse indossato quella giacca nera, sarebbe passato più inosservato. Mentre scendeva le scale decise di chiedere informazioni su dove gli Usignoli facessero le prove, così fermò il primo che non sembrasse identico agli altri, e che si distingueva solo per i suoi capelli biondi.

"Non ci sono molti biondi alla Dalton, probabilmente era il mio amico."
"Credo di sì, perché ha smontato tutta la mia messa in scena dicendo 'La divisa arriva a casa una settimana prima che l'alunno inizi le lezioni, e dubito che tu voglia venire qui visto che l'hanno scorso hai vinto con le Nuove Direzioni'. Era chiedere troppo trovare qualcuno che ignorasse come fossi vestito?"
"Be' i tuoi outfit non sono mai passati inosservati, Hummel"
Blaine si morse il labbro. Lo aveva fatto, aveva rovinato tutto. Probabilmente Kurt gli avrebbe chiesto se fosse una specie di stalker, o lo avrebbe allontanato perché aveva preso troppa confidenza.
Cercò con la mente un ricordo in cui Kurt gli diceva il suo cognome, ma no, non era succeso.
Blaine guardò fuori dalla finestra e, cercando di non badare al modo decisamente strano in cui Kurt lo stava guardando, prese le sue cose e uscì dalla camera sussurrando qualcosa simile a un 'ha smesso di piovere, devo andare'.

Kurt fissò la porta chiudersi dietro quel ragazzo, e il senso di colpa iniziò a tartassarlo.
Era Blaine, quel Blaine. Quel Blaine che aveva aspettato per anni e che non aveva riconosciuto semplicemente perché aveva smesso di sperare di poterlo incontrare.
Quel Blaine con il quale aveva parlato varie volte, senza ricordarsi di lui.
Si passò una mano tra i capelli.
Era fatta.
Blaine si era sempre ricordato di lui, mentre Kurt aveva totalmente rimosso tutto.
Un altro ricordo illuminò la sua mente, si precipitò verso la sua borsa, prese il portafoglio e tolse tutti i contanti che aveva.
Poi vide, piegato in quattro, quel bigliettino. Lo aprì e lo rilesse, lasciando che un brivido scuotesse tutta la sua colonna vertebrale.
Il fato si era evidentemente risvegliato e aveva fatto la sua mossa.

*


Kurt si trovava al Lima Bean in compagnia di Mercedes e Rachel, mentre prendevano un caffè in onore dei vecchi tempi.
Era il sabato dopo il ringraziamento, ed erano tutti e tre tornati in quella cittadina per passare del tempo con le proprie famiglie.
Stavano ridendo mentre raccontavano aneddoti della loro vita quotidiana, quando Kurt vide che qualcun altro stava entrando nel bar.
Il fato gli stava dando un'altra occasione, perché Blaine Anderson stava entrando in quel caffè.
Kurt aspettò che si sedesse insieme a un suo amico nella parte opposta del locale e che prendessero le ordinazioni, poi andò alla cassa, sussurrò qualcosa alla cameriera, e tornò sorridente al tavolo da Rachel e Mercedes, le quali si scambiarono uno sguardo pieno di curiosità.
"Kurt?"
"Sì?"
"Non ti sembra Blaine quel ragazzo che è entrato?"
Kurt quasi si strozzò con il caffè che stava sorseggiando. Mercedes lo aveva visto da lontano e lo aveva subito riconosciuto. Si convinse che era lui quello sbagliato.
"Dove? Oddio, sarebbe bellissimo rivederlo"
Kurt si ricordò solo in quel momento che anche Rachel era stata sua compagna di classe alle medie, e aveva avuto una cotta temporanea per Blaine.
Sorrise beffardo e continuò a bere il suo caffè.
"Non dici niente?"
Lui le guardò e, con molta nonchalance, rispose
"Rach, hai presente quel ragazzo di cui ti ho parlato a settembre? È proprio seduto laggiù"
Detto questo dovette bloccare l'urlo che la sua amica stava per lanciare, e venne tartassato, come previsto, di domande.
Non rispose a nessuna di esse, ma si limitò a sorridere e pensare che forse aveva ancora qualche chance, dopo la mossa che aveva appena compiuto.



Blaine aveva bisogno di staccare dalla vita del college e tornare alle origini. Sapeva che la sua famiglia non lo avrebbe accolto a braccia aperte, così aveva passato il ringraziamento a casa di Nick.
Se non altro era tornato alla città d'infanzia.
Quando decise di uscire e andare al caffè più vicino con il suo amico, non pensava che di lì a poco avrebbe avuto una crisi emotiva.
Aveva ordinato con tranquillità il solito caffè, e si era seduto per continuare una conversazione.
La curiosità era nata quando la cameriera aveva portato insieme alle loro ordinazioni, un bigliettino, dicendo che l'autore voleva rimanere anonimo.
Sotto gli sguardi stupiti di Nick, aveva ringraziato, lo aveva preso e lo aveva aperto, facendo attenzione a non strapparlo, dato che aveva l'aria di essere molto consumato.
Perse un battito quando riconobbe la calligrafia, la sua calligrafia. L'inchiostro era sbiadito, ma riusciva benissimo a leggere cosa ci fosse scritto.
'Ci vediamo a New York'
Non si rese conto di star piangendo finché non vide una lacrima cadere sul suo pollice, e si sbrigò ad asciugarla, per evitare che potesse rovinare il pezzo di carta più importante della sua intera vita. Piangeva perché Kurt si ricordava di lui, e se aveva conservato quella sciocchezza significava che non aveva intenzione di dimenticare.
Così iniziò a ridere, senza curarsi del fatto che se Nick non fosse stato il suo migliore amico, lo avrebbe portato immediatamente in un manicomio.
Pensò che aveva il diritto di sapere cosa stesse succedendo, così si limitò a dire
"Kurt si ricorda di me"
E scoppiò in un altro pianto, dove le lacrime rappresentavano semplicemente l'ansia che usciva dal suo corpo.

*


Era quasi Natale, e Kurt aveva passato la mattinata a scambiare auguri con i compagni, augurando un buon viaggio a chi tornava a casa per le vacanze, praticamene tutti.
Lui aveva deciso di rimanere a New York, aveva usato il suo badget per i viaggi per il ringraziamento, e aveva bisogno di stare da solo.
In più trovava affascinante la Grande Mela nel periodo natalizio, e quell'anno non se la sarebbe persa per niente al mondo.
Passò in segreteria per salutare anche Amy Smith, e dopo averle augurato buone feste, lei lo avvisò dicendogli
"Durante le vacanze dovrebbe venire il tuo nuovo compagno di camera, mi ha detto di essere stato letteralmente cacciato a calci dai suoi coinquilini. Probabilmene aveva smesso di buttare la spazzatura quand'era il suo turno."
Kurt tentò di sorridere e la ringraziò, dicendo mentalmente addio ai suoi piani di totale pacchia e solitudine per una settimana intera.




Blaine aveva cercato di far ragionare Nick, dicendogli che non poteva presentarsi alla porta di Kurt dicendo 'Sono il tuo nuovo compagno di camera perché ti trovo attraente e ti muoio dietro da praticamente sempre', spiegando che sarebbe passato per un maniaco sessuale, ma il suo amico non aveva voluto sentire ragioni.
"Cosa gli dico?"
"Gli devi proprio dire qualcosa?"
"Be', sì, gli invado camera"
"Ma è un tuo diritto dormire lì senza dover fare avanti e indietro ogni giorno, cosa gli devi spiegare?"
"Nick."
"Okay, okay, fammi pensare... digli che io e Jeff ci siamo messi insieme e vogliamo un po' di privacy."
"DAVVERO?"
"No scemo, è per pararti il fondoschiena"
"Farò battutine maliziose su voi due da soli in questo appartamento per il resto della mia vita, sappilo"
"Non ti conviene, o io dico a Kurt di quando stalkeravi il suo profilo facebook"


Così Blaine si era ritrovato, contro la sua volontà, davanti alla porta 206, con il mazzo di chiavi in mano e la valigia nell'altra.
Aveva perso cinque minuti a pensare se fosse meglio bussare per avvisarlo della sua presenza, o entrare con le chiavi.
Alla fine bussò, e aspettò qualche minuto senza sentire alcun rumore.
Coglione, chi pensi di trovare la vigilia di Natale?
Entrò nella camera, sicuro del fatto che non ci fosse nessuno.
Il caso, o il fato, secondo i punti di vista, volle che quella non fosse l'unica serratura a scattare in quel momento.
La porta del bagno si aprì e ne uscì un ragazzo avvolto in accappatoio, con una nube di vapore dietro lui , i capelli bagnati e delle goccie che non si erano ancora asciugate.

Blaine stava per svenire davanti a quella visione, con la 's' davanti Blaine, concentrati sulla 's', e diventò totalmente rosso sapendo di aver scelto il momento peggiore per entrare.
Kurt, dal canto suo, non fu da meno.
Arrossì fino alla punta dei capelli e iniziò a balbettare qualcosa simile a un 'scusa, dovevo cambiarmi in bagno' e 'sapevo che venivi in questi giorni'.
Poi, senza aspettare una risposta, prese i primi indumenti che gli capitarono sotto mano e si richiuse in bagno.
Blaine si sedette sul letto e pensò che se aveva qualche chance, se l'era bruciata con quella mossa poco intelligente. Non sapeva che dall'altra parte del muro, Kurt pensava la stessa cosa.
Per risolvere la situazione, Blaine si avvicinò alla porta del bagno e disse
"Fai con comodo, io scendo a prendere l'altra valigia" e uscì dalla camera nel minor tempo possibile.

Kurt finì di asciugarsi e vestirsi tentando di mantenere la calma, ma come poteva?
Blaine Anderson era il suo nuovo coinquilino.
Neanche nei suoi sogni più grandi avrebbe mai immaginato una cosa del genere.

Quando Blaine rientrò, si scambiarono uno sguardo imbarazzato, poi cercarono di archiviare l'accaduto e ricominciare da capo.
"Quindi i tuoi amici ti hanno cacciato?"
"Sì, be', sono stati genitli con me fino ad oggi... quand ho scoperto che stavano insieme ho preferito lasciare loro un po' di privacy"
Kurt sorrise, lieto che la tensione si fosse allievata.
"Quindi i tuoi due amici... si chiamano?"
"Nick e Jeff"
"Ah, e stanno insieme?"
"Sì, perché?"
Kurt non rispose, ma un altro dubbio sparì dalla sua testa. Una delle tante domande che si era fatto su Blaine era se egli fosse o no omofobo. In quel caso sarebbe stato un bel problema, perché Kurt non voleva mentire sui suoi gusti sessuali.
Ma questo Blaine non poteva saperlo, così si affrettò a chiedere
"Oddio, sei omofobo?"
Kurt gli scoppiò a ridere in faccia "I miei outfit non parlano da soli?"
Risero entrambi, e passarono ad una nuova conversazine. Blaine si era dimenticato di aggiungere che anche lui era gay, ma non voleva tornare sull'argomento, era sicuro che si sarebbe creato un nuovo imbarazzo.
"E allora, Blaine, cosa fanno due persone sole come noi la vigilia di Natale?"
Non voleva mettere malizia in quella frase, voleva semplicemente trovare qualcosa per ingannare la noia.
E Blaine fece finta di niente, e pensò seriamente a cosa avessero potuto fare

*


"Blaine, ti ho detto che non sono mai salito sui pattini, neanche su quelli a rotelle."
"Non è difficile, dopo qualche giro ti ci abitui"
"Ma cadrò, prenderò qualche bella storta, e la July mi caccerà a calci dalla sua classe"
"Smettila di fare paranoie, faremo un primo giro prova, okay? Dai, mettiti quei pattini"
"Ti dico di no, e poi guarda quanta gente c'è, non mi trovo bene nella folla. E se cado e faccio male a qualcuno? No, non se ne parla proprio. "
"Kurt, fidati di me, sarà divertente"

Iniziarono a pattinare con Kurt che rimaneva avvinghiato al braccio di Blaine. Dopo tre giri di quella pista enorme riuscì a staccarsi e si accorse di quanto effetivamente fosse divertente. Iniziò ad andare più veloce, facendo giravolte e cambiando improvvisamente direzione, facendo ridere Blaine. Alla radio trasmettevano solo canzoni natalizie, e quando arrivò White Christmas, Kurt non potè fare a meno di cantarla. Forse per l'allegria ed euforia che aveva, forse perché finalmente usciva con Blaine come aveva sempre sognato, ma canticchiò a bassa voce la semplice melodia. Gli si riscaldò il cuore quando Blaine lo prese sotto braccio e si unì a lui con la voce.
Sembrava che fossero nati per cantare insieme, e Kurt sperò solo che anche Blaine se ne fosse reso conto.
Sperò che non si stesse immaginando tutto.
Appena finì la canzone , Kurt perse l'equilibrio e cadde, scoppiando in una risata che coinvolse anche Blaine. Decisero che si era fatto davvero tardi, e tornarono in camera, nella loro camera.

*


Quando rientrarono continuavano a ridere e scherzare come se fossero amici di vecchia data, cosa che effettivamente erano.
Blaine si tolse il cappotto e scarpe, e si buttò sul letto a peso morto, lamentandosi del dolore alle gambe.
Kurt sorrise divertito e disse "Non voglio sentirti quando torni dalle lezioni della July"
"Oh, ti conviene prepararti perché nessuno mi regge il mercoledì"
Si misero a ridere, era così naturale quando si trovavano insieme.

Kurt si cambiò e si mise sotto le coperte.
"Buona notte Blaine"
"Buon Natale"

*


"Blaine, reggi l'alchool?"
"No, perché?"
"Okay, come non detto, non ti inviterò alla festa di capodanno organizzata dalla mia amica"
"Dai Kurt, non voglio stare da solo come un cane"
"No"
"Devo usare i miei occhi da cucciolo?"
"No"
"Ti prego"
"E okay, andremo insieme alla festa"
"Yay!"

*


"Kurt, scusami per ieri, davvero."
Era la sera del primo gennaio e Blaine aveva appena smaltito completamente la sbronza del giorno prima. Era andato tutto a meraviglia, aveva persino baciato Kurt appena scattata la mezzanotte con la scusa che era ubriaco.
Era tutto perfetto finché non erano rientrati in camera, e Blaine aveva iniziato a baciare Kurt in un modo decisamente meno casto.Dalla bocca, era sceso al collo, dai baci era passato ai morsi. Lo aveva spinto contro il muro e aveva continuato in quel modo senza badare alle parole di Kurt.
"Blaine,
sono nauseato dall'odore dell'alchool"
Continuava a mordergli e succhiargli il collo, passando le mani sul petto, per poi farle scendere ai fianchi. Per poi scendere più giù.
"Blaine, metti le mani a posto. Basta"
E Kurt lo aveva spinto via, facendolo andare contro il letto. E non gli aveva più parlato.


"Kurt, sul serio, quando bevo sono un'altra persona, io non avrei mai invaso così i tuoi spazi."
"A no?"
"No, sul serio... dai Kurt, non tenere il broncio per una cosa così stupida, dimentichiamolo"
"Così stupida, Blaine? Mi stavi praticamente addosso"
"Okay, scusa, ma non era mica la prima che ti trovavi in una situazione del genere, no? Dai, rilassati un..."
Le parole di Blaine gli morirono in bocca quando notò che Kurt non scherzava affatto.
Era serio, troppo serio e... oh.
"Kurt, non hai mai...?"
Lui lo guardò con le lacrime agli occhi. Odiava quella situazione, odiava il fatto che probabilmente Blaine gli avrebbe riso in faccia.
"Mi dispiace Kurt, non lo sapevo, io..."
"Se anche lo avessi saputo non ti saresti comportato diversamente, perché non ti interessava minimamente quello che stavo provando io in quel momento. È questo quello che mi fa arrabbiare di più. Se ora ti dispiace, be', tanto piacere, non mi interessa."
Kurt entrò nel bagno e Blaine si sedette sul letto, chiedendosi cosa dire o fare.
Era cambito così tanto in quella settimana, che non era pronto a perdere tutto per uno stupido errore, non dopo aver ritrovato Kurt. Chiamò Nick per chiedergli un consiglio.

*


"Blaine, mi ero già sciolto alla domanda 'Cioccolata?', non c'era bisogno di attreversare la città per prenderla"
Era il 3 gennaio, giorno particolarmente freddo, e Kurt e Blaine erano appena usciti dalla metro per andare in un posto che Blaine riteneva perfetto.
Quando entrarono in quel piccolo locale, vennero accolti da un piacevole calore dei riscaldamenti e da un sorriso visibilmente felice del proprietario.
"Blaine, sei venuto alla fine"
"Sì, ce l'ho fatta e... Nick, questo è Kurt"
Nick lo squadrò dall'alto al basso, poi rivolse un sorriso malizioso a Blaine e uno compiaciuto a Kurt, dicendo.
"Felice di conoscerti, finalmente"

Ordinarono le loro cioccolate, si sedettero e quando Nick se ne andò dietro il bancone Kurt riuscì finalmente a parlare.
"Potevi anche avvisarmi che mi avresti presentato al tuo amico, mi sarei messo meglio"
"Ti saresti messo meglio per conoscere il mio amico piuttosto che per uscire con me?"
"Dovrei forse vestirmi con cura quando sto con te? Stiamo insieme tutti i giorni"
"Stiamo insieme solo di notte"

Kurt avvampò e Blaine si torturò la pellicina del pollice, capendo che non c'era verso che ne dicesse una giusta. Si aspettò un qualche commento arrabbiato da parte di Kurt, ma lui si limitò a sorridere e a prendere un altro sorso della cioccolata. Le cose tra loro si erano sistemate.

*


Era metà gennaio, Kurt e Blaine erano accoccolati nel letto del primo intenti a guardare West Side Story, mimandone i dialoghi.
Verso la fine Kurt si strinse più nelle braccia di Blaine e si torturò le labbra, chiedendosi se fare o no quella domanda che gli ronzava in testa da tempo.
Dopo il primo dell'anno non si erano più baciati, ma si erano conosciuti meglio ed erno diventati amici piuttosto intimi. Senza fretta, erano coinquilini e avevano tutto il tempo del mondo per stare insieme.
"Quand'è stata la tua prima volta?"
Non voleva domandarlo sul serio, ma non riusciva più a trattenersi. L'idea di Blaine con qualcunaltro lo faceva morire di gelosia, anche se era successo prima che si ritrovassero. Kurt non si era accorto di come le cose fossero cambiate e di come stesse diventando dipendente da una persona.
Blaine si girò verso di lui, sorpreso dalla domanda, ma allo stesso tempo cosciente che prima o poi sarebbe venuta fuori. Intanto il film era finito, così spense la TV, si mise seduto con la testa di Kurt sulle sue gambe e iniziò ad accarezzargli i capelli, mentre raccoglieva mentalmente le parole per quella storia che aveva archiviato.
"Era il terzo anno al liceo. Ero già a posto con la mia sessualità da tempo, ma non avevo mai avuto un ragazzo. Per questo quando Sebastian, nuovo studente e coinquilino, mi chiese di andare allo Scandles -Hai presente? È dalle parti di Lima- con lui, credevo che fosse la cosa più figa del mondo. Non lo era, ma non volevo ammetterlo, non in compagnia di Sebastian. Sai, era un bel ragazzo e io ero in piena crisi ormonale adolescienziale. Così siamo andati e abbiamo bevuto. Il problema è che il drink che abbiamo preso, a lui non ha fatto niente, a me ha mandato fuori di testa. Della mia prima volta ti assicuro che non ricordo niente."
Kurt rimase pensieroso a quelle parole, non se lo aspettava. Aveva conosciuto Blaine e credeva che un ragazzo così bello e gentile avesse avuto una storia d'amore da far invidia a Nicholas Sparks. Non voleva continuare quella conversazione perché sentiva che Blaine non era più a suo agio, ma ormai la curiosità era troppo forte.
"E poi?"
"E poi ho continuato a frequentare quei locali, anche quando sono venuto qui a New York, e mi è capitato di rimanere a dormire a casa di qualcun altro. Tornando indietro non lo rifarei, ma ero così confuso e impicciato che mi sembrava l'unico modo per fuggire da quello che mi succedeva."
Kurt capì di essere andato troppo oltre quando vide Blaine con le lacrime agli occhi. Stava per scusarsi, quando lo vide sorridere e ricacciare tutto dentro.
"Che mi racconti di te, invece?"
"Diciamo che ho avuto il mio primo ragazzo all'età di diciotto anni e che nelle mie poche e brevi relazioni, non sono mai andato oltre i baci. Ogni volta che cercavano di approfondire, io entravo nel panico e scappavo."
"Perché? Di cosa hai paura?"
"Che non sia il momento o la persona giusta. Sono piuttosto emotivo, ho paura di rimanerci male se poi le cose non funzionano, così preferisco farle saltare io."
Blaine lo strinse a sé, per rassicurarlo. Quella notte si addormentarono abbracciati nel letto di Kurt.

*


"Ci rinuncio."
Kurt, sdraiato sul letto intento a leggere un libro, alzò la testa verso la persona che era appena entrata in camera.
Un Blaine stanco, furioso, con i capelli disordinati e una risposta acida a qualunque domanda. Come ogni mercoledì.
"Dai Blaine, ti vado a prendere un tè?"
"Non ci faccio un cazzo col tè"
"Argh, abbiamo il ciclo oggi."
"Fatti passare questa voglia di scherzare, che non sono dell'umore"
"Mica me n'ero accorto."
Blaine si fermò a fissarlo, poi entrò in bagno sbattendo la porta. Kurt pensò che forse aveva esagerato, così smise di parlare e tornò al libro.
Quando, però, venti minuti dopo notò che Blaine era ancora nel bagno e non aveva sentito per niente il rumore dell'acqua, decise di vedere cosa fosse successo. Bussò piano alla porta, e, non ricevendo nessuna risposta, entrò.
Quello che trovò non era certo ciò che desiderava vedere. Blaine era seduto per terra, con le ginocchia al petto, intento a soffocare qualche singhiozzo. Non si era accorto dell'arrivo di Kurt, il quale si avvicinò a lui con tranquillità, poggandogli delicatamente una mano sulla spalla.
"Blaine..."
Un altro singhiozzo fu la sua unica risposta.
"Che è successo?"
Blaine prese un lungo sospiro e puntò gli occhi arrossati in quelli di Kurt. L'effetto che quegli occhi azzurri avevano su lui era inspiegabile, e riuscì a trovare la voce per rispondere.
"Niente, non è successo niente. È solo che a pranzo ho litigato con mio fratello, l'unico della famiglia che voleva ancora sapere qualcosa di me, e poco fa con Nick. Non ho capito perché, ma era arrabbiato con me. In più alla classe di danza ho capito di non essere assolutamente portato per questo indirizzo, e ho deciso di cambiare. Così lascio la possibilità a qualcuno più bravo di me di entrare e realizzare il suo sogno, dato che io non posso farlo. E tornerò a lavorare in uno squallido bar gay, pieno di ragazzi che non sanno come spendere i soldi e adulti che scappano dalle proprie mogli per tradirle nel modo peggiore che io abbia mai visto. E a quel punto le parole di mio padre si avvereranno, diventerò un fallito solitario perché sono stato troppo ingenuo da seguire un sogno che è solo pieno di illusioni. Ecco cosa ci ho guadagnato a seguire le mie idee e le mie ambizioni."
Kurt, decisamente colpito da quel discorso, gli asciugò la lacrima che stava scendendo, lo prese per mano, e lo trascinò a letto.
Si sdraiò di fronte a lui, gli cinse la vita con un braccio, e lo fissò dritto negli occhi.
"Blaine, sia tuo fratello che Nick ti vogliono bene, probabilmente oggi è una giornata no per tutti. Non mandare tutto il lavoro che hai fatto all'aria per una giornata sfortunata.
Cassandra ti ha fatto dannare al suo corso, sai cosa? La prossima settimana tornerai e le dimostrerai di essere il più bravo lì dentro, e lei non potrà fare altro che rimanere a bocca aperta. Non dubitare del tuo talento solo perché ti senti solo, sappi che non lo sei, e non lo sarai mai finché ci sono io qui affianco a te."
"E quanto resterai tu? Il prossimo anno ci cambieranno le camere e non ci incontreremo più, perché con la fortuna che ho, i nostri orari ci terranno separati. Ti dimenticherai di me un'altra volta e io non saprò più come fare, cosa..."
Kurt interruppe quel discorso senza senso, secondo lui, premendo le proprie labbra su quelle di Blaine. Poi un'altra volta, ancora, e ancora.
"Kurt, per favore, non lasciarmi"
Kurt ebbe un brivido a quelle parole, scoprendo che Blaine aveva davvero paura che lo lasciasse.
"Non vado da nessuna parte"
Per ribadire il concetto, catturò le labbra di Blaine in un altro bacio, poi in un altro e un altro ancora. Voleva baciarlo, voleva baciarlo perché ormai sapevano entrambi che era finito il tempo di giocare a fare gli amici. Voleva baciarlo perché mai un bacio gli aveva causato quel turbine di emozioni allo stomaco. Voleva baciarlo perché era stanco di aspettarlo da anni.
I loro baci si fecero più intensi, Blaine iniziò a mordicchiare il labbro inferiore di Kurt, cosa che lo mandò completamente in estasi.
Uscirono dal bagno in quel modo, baciandosi e desiderandosi. Arrivarono al letto di uno dei due, in quel momento neanche sapevano a chi appartenesse.
Il castano prese il moro per il colletto della camicia che indossava, e delicatamente lo spostò. Blaine si mise a cavalcioni sopra di lui, con le mani sul materasso attento a non pesargli troppo, senza smettere di baciarlo.
Sembrava che non avessero bisogno di aria, e bastava la presenza dell'altro come ossigeno.
Con delicatezza, lasciò un bacio umido all'angolo della bocca di Kurt, per poi scendere sul suo collo bianchissimo, baciandolo e succhiandolo delicatamente, con la paura di andare troppo oltre. Ma Kurt non era della stessa idea, strinse le mani sulla schiena di Blaine, inarcò la propria e con uno scatto fece scontrare il proprio bacino con quello di Blaine.
Quest'ultimo si bloccò un attimo, tornò a fissarlo negli occhi, poi riprese a baciarlo e si avvicinò all'orecchio sussurandogli "Sei sicuro?"
"Sì"

Da quel momento le cose vennero da sole, come se fossero nati per unirsi in quel modo.
E...

Oh, there you are.
I've been looking for you forever.

L'angolo di Pervinca:
Non mi chiamo Pervinca, diciamo che è il mio nome d'arte
(Fairy Oak ti segna la vita)
E quindi eccomi qui, che ne pensate?
Non è la prima cosa che pubblico in quanto non è il mio primo account.
Ma anno quasi nuovo, vita quasi nuova, account nuovo.
Diciamo che avevo bisogno di qualcosa che mi ispirasse.
Mi scuso per l'orrore della scena finale, sono negata a scrivere le conclusioni.
O gli inizi.
Fatemi sapere che ne pensate.
PS: biscotti per chi ha pensato che la camera 206 non è scelta a caso e per chi ha letto fin qui. Biscotti per tutti.

   
 
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