A Giulia,
che aspettava una long fin da quando ha cominciato a leggermi.
Sperando
di avere il tuo supporto anche stavolta.
Ti voglio
bene.
Nota: la storia si ambienta
alla fine della 3x22 con
una piccola eccezione: lo scambio di corpi tra Tyler e
Klaus non è avvenuto. Per cui, per adesso, Nik si
è finto morto.
***
The
Protectresses
Capitolo 1:
The Ripper
<<
Non ci provare.
>> Le parole mi uscirono dalle labbra una dopo
l’altra, come se fossero
dei coltelli che, di lì a poco, avrebbero tagliato il legno
del vecchio e
consunto bersaglio che stava appeso ad un chiodo traballante
dall’altra parte
della stanza, come se li avesse lancianti un abile circense.
Nonostante
fosse più alto e
più slanciato di me – Se il mio corpo non avesse
traboccato di furia,
probabilmente, avrei sorriso. Anche se il suo modo di pensare mi
irritava, e
non poco, fisicamente era attraente. E parecchio. – ero col
naso a pochi
centimetri dal suo, i piedi quasi non toccavano il pavimento. La mia
espressione era perfettamente in linea con la tensione che si era
annidata nei
miei muscoli, annodandosi come le ciocche di una treccia, e i miei
occhi
lampeggiavano di rabbia.
Usare
i miei poteri era stata
una cattiva idea. Mi ritrovai arrabbiata con un tizio che conoscevo a
malapena,
nonostante, grazie al suo anello, avessi capito che era un vampiro, ma
le sue
emozioni urlavano “Sto per fare una
cazzata” e non mi sembrava che fosse capace di
controllarsi, al momento.
Senza
aspettare una replica,
mi diressi al bancone. Mi serviva qualcosa di alcolico per offuscare
quella
matassa che erano diventate le mie emozioni, – O quelle del
vampiro? –
altrimenti sarebbe finita in malo modo. Nel momento in cui presi posto
su uno
degli sgabelli dall’aspetto confortevole – Il che
si poteva dire di due o tre
sgabelli in tutto il Grill – un flash mi avvolse la mente,
trascinandomi
lontano dal barista che mi si era avvicinato per prendere
l’ordinazione.
Quando
riuscii a riaprire gli
occhi senza avere voglia di vomitare, barcollai.
Non mi
aspettavo di
ritrovarmi sul pavimento del Grill, eppure, decisi che avrei preferito
quel
marrone scuro al rosso che si estendeva oltre i miei piedi: sembrava di
nuotare
in mare un infinito di sangue, a tratti fresco, a tratti secco.
Avanzai,
temendo di vomitare
sul serio. Non mi era mai successo, essendo stata abituata al sangue
fin da
piccola, ma ce n’era troppo lì. Era… Innaturale.
Stavo
per dire che non era
“Umanamente sopportabile”, ma mi morsi un labbro.
Io non ero umana. Nessuno
nella mia famiglia lo era, non completamente, almeno. Da quanto tempo
nascessimo in questo modo, non ci era dato saperlo. <<
Non fa parte della
formazione delle Protettrici. >> aveva detto Wilson,
quando, durante una
delle sue lezioni sulla Mitologia delle Protettrici, mia cugina
Christie aveva
sollevato l’indice per chiederglielo. L’unica cosa
certa del nostro essere
Protettrici era il sesso: da più di cinque secoli, nella mia
famiglia, solo le
ragazze assumevano il ruolo di Protettrici, mentre i ragazzi si
limitavano a diventare
Archivisti.
Ero
convinta che ormai quella
visione fosse a senso unico. Mi sembrava di camminare da quasi
un’ora e tutto
ciò che vedeva era sangue. Qual era il senso di quella
specie di fiume? Aveva
qualcosa a che fare col vampiro incazzato con cui avevo quasi attaccato
briga?
Come
se qualcuno mi avesse
ascoltato, mi ritrovai di fronte un corpo.
Nel
momento stesso in cui
toccò terra, il fiume di sangue svanì, lasciando
il posto ad un terreno grigio,
polveroso. Sembrava che la vita stessa avrebbe avuto paura di
poggiarvisi.
Osservando
il corpo più da
vicino, notai che c’erano piccoli rivoli di sangue su ogni
lato visibile e gli
occhi erano sbarrati nel terrore più assoluto. Le mani erano
piegate, and un
passo dal rompersi: era quasi possibile vedere le falangi. Osservando
la gamba
dondolare, realizzai che era staccata e poi riattaccata al corpo. Era
stata
dissanguata e poi squartata.
Appena
la parola Squartatore prese forma
nella mia mente,
fui travolta di nuovo dal flash e, riaprendo gli occhi, mi ritrovai
seduta al
bancone del Grill.
<<
Una birra. >>
dissi, mormorando. Le visioni mi stancavano come se fossero massi che
avevo
tenuto sulla schiena per ore. In più, la matassa delle
emozioni – Ora erano mie
per intero, ma pesavano lo stesso. – aveva continuato ad
aggrovigliarsi.
Gli
occhi del cameriere mi
fissarono a lungo, incerti. Aveva capito che ero troppo piccola per
bere? Avevo
bisogno di calmarmi e per calmarmi non c’era niente di meglio
dell’alcool, ma
non potevo dirlo. Mi sarebbe costato la copertura.
<<
Sei sordo,
amico? Ho chiesto
una birra. >>
cominciavo a diventare irritabile. Dannate visioni. Dannato sangue
magico.
Le
Protettrici avevano il
compito di sorvegliare e, all’occorrenza, nascondere agli
umani il sovrannaturale.
Eravamo una sorta di polizia magica. Una bella gatta da pelare,
considerando
che molte delle creature a cui era destinato il nostro aiuto ci
ritenevano
degli incroci rompicoglioni.
Diciamo
pure che siamo un
miscuglio tra Buffy e le sorelle Haliwell.
<<
Hai l’età per
chiederla, questa birra? >> domandò, serio.
Lo
osservai, sperando che la
piantasse con le domande e versasse quella maledetta birra. Il mio
sguardo era
serio quanto il suo.
Non lo
convinsi, perché
rimase lì, a crogiolarsi nel suo buonsenso. Ma non potevo
beccare il liceale?
No, il tizio insoddisfatto dalla propria vita con un senso della
giustizia
stretto quanto un corsetto del secolo scorso era un cliché
che trovavo in ogni
bar in cui mettevo piede dopo un po’ di lavoro. Che gran
fortuna, Annabelle,
complimenti.
Mi
ritrovai a desiderare di
essere un vampiro. Un briciolo di Soggiogamento mi avrebbe fatto
comodo, ora
come ora.
<<
Certo che ho l’età!
>> sperai che dalla mia voce trasparisse indignazione.
Avevo passato la
vita a mentire, cazzo. Un barista non avrebbe mandato
all’aria quindici anni di
pratica.
Le
protettrici venivano
addestrate dai quattro ai quindici anni in tutti i campi, ma io mi ero
rivelata
brava nel mentire – O, come diceva mia cugina Ellie,
nascondere cose troppo
complicate – fin da quand’ero in fasce.
<<
Sei un po’ agitata,
eh, tesoro? >> tra me e me, lo presi a calci. Ero tentata
di rispondere
che ero in preda ad un mal di testa che gli avrebbe fatto scoppiare un
neurone
e che il’Tesoro’ gliel’avrei ficcato in
culo, ma mi limitai a guardarlo male.
In fondo, era umano, non aveva colpe di cui dovessi occuparmi io.
Mentre
sbattevo nervosamente
il piede sul pavimento, il vampiro del diverbio di prima mi si sedette
accanto.
<<
Cosa non dovrei
fare, di preciso? >> chiese, come se la mia sfuriata
fosse appena finita.
Era
gentile. Dio, che palle.
Le persone troppo buone mi davano i nervi. Se poi erano esseri
sovrannaturali
non riuscivo a trattenere la mia intolleranza e mi limitavo a
picchiarli, ma,
essendo in missione, non mi pareva il caso.
<<
Quello a cui stai
pensando da quando sono entrata. E’… Una perdita
di tempo. >> risposi,
cercando di restare vaga. Ero troppo sfianchita per pensare ad una
balla da
rifilargli.
Lui
annuì, guardandomi. I
suoi occhi erano verdi.
Come
un puzzle che finalmente
rimanda l’immagine della copertina, la mia mente
decifrò la visione:
Squartatore era riferito a lui. Al vampiro che decimò
Monterrey nel 1917. A
Stefan Salvatore. L’unico che sapeva qualcosa dei piani di
Klaus.
Il
boccale di birra sbatté
sul legno del bancone, riportandomi nel locale. Dovevo capire dove si
nascondeva quel bastardo. A quanto ne sapevo, pianificava di ribaltare
l’equilibrio del sovrannaturale e gettare il mondo umano nel
caos di Pandora.
Inoltre, era legato alla mia famiglia, per cui, solo una di noi Reeds
poteva
fermarlo. E sembra che toccasse a me.
***
Salve
a tutti.
Il mio
prossimo aggiornamento
avrebbe dovuto ampliare Feelings
Everywhere, ma, in preda a quelli che definirei postumi delle
riunioni di
famiglia, il mio cervello ha partorito e messo su carta il primo
capitolo di
questa – La prima in assoluto
che
abbia preso forma davvero, ragazzi! – long.
Per
quanto riguarda la trama,
non ho idee precise. Credo che aggiornerò a sentimento,
quindi… se siete
shippers, potrete tranquillamente immaginare Annabelle che spoglia
Klaus. O
Damon. Insomma, chi vi pare.
Spero
di non ricadere nei ‘Visti
e rivisti’. E mi metterò d’impegno,
fidatevi!
A
presto, Bels.
Ps: se
volete
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