Note (chilometriche) dell’Autrice:
Come avrete notato non ho messo un titolo in inglese, perché so che è molto
meno apprezzato, e soprattutto perché, conoscendomi, potrei anche sbagliarlo xD
No, scherzi a parte, ormai sapete che non sono brava con i titoli… E neanche
con le storie felici. Eppure, per quanto riguarda questo punto, sono riuscita a
scrivere qualcosa di questo tipo – incredibile ma vero! – almeno prima di
partire ^^ Spero vi piaccia, anche se l’ho scritto adesso, ho lasciato che si
“buttasse fuori” da solo…
E dedico questa (inaspettata) storia a tutte le
persone che hanno commentato le mie ultime storie, ma soprattutto a Bree,
perché apprezza sempre con gioia le mie opere, facendole apprezzare persino a
me stessa laddove non ci riesco; perché mi trasmette le sue storie;
perché le voglio bene. Grazie di tutto tesoro (e scusa per la melensa dedica
più lunga della storia ^//^)! ♥
Ora vi lascio alla storia, con un ultimo quesito,
sperando che voi riusciate a trovare una risposta per me… Possibile che le
poche volte che scrivo cose “felici” non riesco a farle corte quanto vorrei? È
più facile esprimere il dolore, la tristezza o la mancanza in poche parole?
Bah, me confusa… Buona lettura!
Ho sempre reagito in modo strano alle effusioni
d’affetto.
Quando mia madre mi accarezzava i capelli,
baciandomi di tanto in tanto la testa, sentivo una specie di brivido
all’altezza dei reni.
Quando mio padre esprimeva soddisfazione e fierezza
nei miei confronti sentivo quasi l’aria liberarsi dai miei polmoni,
abbandonando improvvisamente l’oppressione, e l’espressione del mio viso si
rilassava.
Quando i miei amici mi abbracciavano un sorriso appariva
sulle mie labbra.
Quando una ragazza mi faceva compagnia era più
qualcosa di simile ad un brivido che mi percorreva tutta la schiena.
L’affetto mi è sempre stato mostrato in privato, e
sempre senza bisogno di parole.
Eppure, ora, solo con un suo semplice gesto, che
sia un suo braccio attorno alla vita, un sorriso o una parola di riguardo, lui
riesce a provocarmi tutte queste emozioni, centuplicate, accompagnate da
un tamburellare all’altezza del petto.
È il cuore, Draco, mi ha detto con
tenera semplicità, facendomi sgranare gli occhi. Il concetto sembrava tanto
banale quanto melenso… ma la cosa che mi aveva sorpreso era il fatto che
sembrava farmi tremendamente piacere. E quello, quel cuore, sembrava aumentare
il suo ritmo, o perdere un battito.
Sono incredibilmente confuso da tutto questo, perché sembra rendermi tremendamente felice, e perché lui ha il coraggio di fare con naturalezza tutti quei gesti, caratterizzati solo da un velo di discrezione.
Sono troppo stupido ad essere così felice?
Sono così ottuso a credere che questo,
qualunque cosa sia, possa durare davvero?
Forse.
Ma non sono di certo così insulso da lasciarmi
scappare l’occasione di scoprirlo.
Fine