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Autore: formerly_known_as_A    14/07/2007    3 recensioni
Con il tempo aveva finito con affezionarsi a Sirius e per lei era diventato un amico fidato con cui confidarsi. Non aveva mai dimostrato di aver superato la quarantina... Probabilmente era quell’atteggiamento, misto all’affetto che provava per James e Harry, ad averlo fatto sopravvivere ad Azkaban. Si asciugò le lacrime ed annuì. Forse avevano modi diversi di affrontare il dolore. Ma di sicuro il suo non era quello più giusto... A che scopo rimanere apatici davanti alla morte di un amico?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Si sedette su una delle pile di libri che circondavano il suo letto e prese ad osservarlo

Si sedette su una delle pile di libri che circondavano il suo letto e prese ad osservarlo. Lo faceva sempre più spesso, ultimamente. Si sedeva e lo fissava fino al mattino.

Il suo sonno, di solito sempre molto tranquillo, era agitato. Ripeteva i nomi delle persone che Voldemort gli aveva portato via, ancora e ancora. Lo supplicava di prendere lui al posto loro. A volte ringhiava, segno che probabilmente sognava di trasformarsi ed attaccare il suo nemico. Ma il ringhio, ogni volta, si mutava in un mugolio soffocato.

 

 

-Sei sicuro che vada tutto bene?- gli aveva chiesto, poco dopo il loro rientro al 12 di Grimmauld Place. La sua espressione non era mutata, da quando Sirius era morto davanti ai suoi occhi. Era completamente apatico. Sembrava non fosse accaduto nulla.

 

-Sì, Ninfadora. Và tutto bene. Tu stai bene?- aveva risposto. Al contrario, lei non aveva smesso un attimo di piangere. Con il tempo aveva finito con affezionarsi a Sirius e per lei era diventato un amico fidato con cui confidarsi. Non aveva mai dimostrato di aver superato vent’anni... E ne aveva trentasette... Era rimasto un ragazzo, anche dopo tutti quegli anni ad Azkaban. Probabilmente era quell’atteggiamento, misto all’affetto che provava per James e Harry, ad averlo fatto sopravvivere ad Azkaban.

 

Si asciugò le lacrime ed annuì. Forse avevano modi diversi di affrontare il dolore.

 

 

Aveva sperato che, con il tempo, si sarebbe ripreso o, per lo meno, sfogato. Invece, erano trascorse tre settimane e la situazione non era cambiata per niente. Stava male. Lo si poteva leggere nei suoi occhi facilmente. Non c’era bisogno alcuno di essere legimens. E poi, a confermare i suoi sospetti, c’erano quegli incubi.

Avrebbe voluto parlarne con Harry. Ma non ne aveva il coraggio. Lui era stato colpito da quel lutto almeno quanto Remus.

 

-No! Basta! Lasciatelo! Lui non ha colpa! Io sono rimasto a guardare!- urlò l’uomo, svegliandosi di colpo.

 

Tonks gelò sul posto e, per un attimo, i suoi occhi, diventati celeste chiaro per lo spavento, incontrarono quelli verdi e confusi del licantropo. Poi lei scattò in piedi e corse via. O, almeno, così sperava, perché, al contrario, inciampò su un’altra pila di libri e si ritrovò distesa sul pavimento della camera, faccia a faccia con la copertina di Mille modi per utilizzare un fuoco fatuo, incapace di alzarsi nuovamente.

 

-Nina?- mormorò Remus, incredulo.

 

Nina. Era l’unica persona che si fosse degnata a trovare un modo per chiamarla per nome, dopo che aveva annunciato che Ninfadora le faceva schifo, modificandolo un pò.

 

S’impegnò a strisciare oltre la porta, cercando di ricordarsi come si facesse l’incantesimo Obliviante. Sembrava che qualcuno l’avesse lanciato contro di lei. Aveva la mente completamente vuota.

 

-Ho sbagliato porta, scusami!- esclamò. Era la prima scusa che le fosse venuta in mente. E di certo, era la più stupida. Anche se non era inverosimile, vista la sua predisposizione naturale alla goffaggine.

 

-Ti sei fatta male?- le chiese. Subito dopo si sentì sollevare da terra dalle due mani che l’avavano afferrata per la vita. Si mise in piedi, ma continuò a dargli la schiena. Ora il suo viso e i suoi capelli esibivano la stessa splendida sfumatura rossa.

 

-No... Grazie, professore...- sussurrò, pentendosene immediatamente. Fece un passo in avanti, oltra la soglia, seguito da un altro. Apparentemente non aveva nulla di rotto. Apparentemente riusciva ancora a resistere all’incantesimo dei suoi occhi.

 

-Professore?- ripeté, stupito.

 

 

-Aiuto!- esclamò, rotolando giù per le scale. Un paio di ragazze la sorpassarono ridacchiando. Ricacciò indietro le lacrime e controllò che tutte le parti del proprio corpo fossero a posto. Lo erano.

 

-Ti sei fatta male?- le chiese una voce maschile, profonda ed amichevole. Subito dopo si sentì sollevare da terra e tutto si fece nero.

 

Quando riaprì gli occhi, si trovava in quello che aveva tutta l’aria di essere l’ufficio di un professore. Era distesa sul letto di un professore.

Scattò a sedere di colpo, venendo però costretta a sdraiarsi da un violento mal di testa.

 

-Stai calma, hai preso un brutto colpo in testa...- le spiegò il professore. Non l’aveva mai visto prima. Doveva essere il sostituto di Allock. Per fortuna non sembrava assomigliare al suo predecessore. Aveva gli occhi di un verde brillante e, nonostante il colore non dovesse esserlo, caldo e i capelli castani, scompigliati. I suoi vestiti non erano per niente in buono stato ed aveva parecchi graffi sul volto.

 

-Prima i dissennatori ed ora questo... Immagino che sarà un anno molto movimentato...- commentò, preoccupato.

 

-Perché non sono in infermeria?- chiese, tenendosi la testa ed alzandosi più lentamente.

 

-Il mio ufficio era più vicino... A proposito, Remus Lupin, sono il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.- si presentò, tendendole la mano, sorridente. Alzò gli occhi al cielo quando la vide seduta.

 

-Tonks. Ninfadora Tonks. E non si preoccupi, ho sopportato di peggio...- mormorò, stringendogli la mano.

 

-Nome... Interessante.- commentò, sempre sorridendo.

 

-Altroché... Quando non si è quella che lo porta, ovviamente.- ribatté, a denti stretti.

 

-A che anno sei, Tonks?- chiese il professore, iniziando ad armeggiare con la teiera.

 

-L’ultimo. Almeno, spero sia l’ultimo... Dopo vorrei essere Auror... Mi piace l’idea di combattere contro il male... Non so quando ho cominciato a volere questo tipo di futuro, ma sento che è la cosa che più mi si addice...- raccontò, per poi fermarsi improvvisamente. Perché gli stava raccontando tutto?

 

Certo, le ispirava molta fiducia, ma era pur sempre un professore... Anche se, doveva ammetterlo, un professore molto carino...

Arrossì violentemente e prese a fissare con insistenza il muro.

 

-Bei capelli...- commentò Lupin, porgendole una tazza di té.

 

Si portò una ciocca davanti agli occhi e si accorse con orrore che era rossa. Si concentrò e la fece tornare castana, poi la ricacciò indietro ed afferrò la tazza. –Grazie, professore.-

 

 

-E’ un pò che nessuno mi chiama in questo modo...- aggiunse Remus.

 

-Stava urlando... Sono venuta a vedere come stava... Si agitava ed urlava...- spiegò la ragazza, con calma. On ce la faceva più a tacere. Voleva che urlasse, che piangesse. Che tornasse ad essere... L’uomo di cui si era innamorata.

 

-Non dormi? Immagino che la morte di Sirius ti abbia scossa molto...- sussurrò l’uomo.

 

-Non quanto ha scosso lei.- ribatté, fredda. Aaaah! Che le saltava in mente di dargli del lei?! –Cioè... Te.-

 

Rimasero in silenzio per qualche interminabile secondo, poi fu lui a rompere il silenzio. –Cerca di dormire, Nina... Buona notte...-

 

Si voltò di scatto verso di lui, mentre i suoi occhi diventavano neri e i capelli rosso fuoco: -Stammi a sentire, Remus J. Lupin, o chiunque abbia preso il suo posto! Sono stufa di te! Sono stufa di quest’ameba che ti ha sostituito! Che diavolo credi di fare?! Il coraggioso che non si commuove per la morte di un amico?! Bé, lasciatelo dire, tutto quello che stai facendo ora è ridicolo! Mi fai schifo!- s’interruppe, ansante. Non voleva dirgli questo... Non voleva offenderlo... Voleva solo che tornasse quello di sempre. Stava rovinando tutto come al solito...

Diede un calcio ad un’innocente pila di libri, che crollò, andando a raggiungere quella che aveva tirato giù a causa della sua goffaggine.

 

-Non sono bravo come te... Perdonami...- sussurrò lui, abbassando la testa.

 

-Chi ha detto che è una questione di abilità?! E’ solo una questione di umanità!- sbottò, osservando l’espressione dell’uomo farsi ulteriormente cupa. –Non provare a dirmi che non sei umano, perché ti prendo a calci! Le tue sono tutte stronzate! Affronta la vita, Remus! Sei un Licantropo? E allora?! Io cambio aspetto a mio piacimento! Chi credi fosse più preso in giro a scuola?! Chi credi fosse più solo?!- urlò, afferrandogli i polsi ed obbligandolo a fissarla. La rabbia svanì alla vista delle sue lacrime. I suoi occhi e i suoi capelli divennero grigi.

 

-Io vorrei essere come Sirius! O come James! O come Lily! Invece, più ci penso, più capisco di essere simile a Peter!- esclamò, tra i singhiozzi.-Sono debole e pericoloso.-

 

-Remus... Sirius, James e Lily sono morti! Anche tu sei coraggioso... Quale persona, maledetta dalla licantropia, non userebbe questa forza per fare del male?- chiese, abbassando la voce.

 

-Io non sono coraggioso! Ho lasciato che maltrattassero Piton e altre persone... Altre persone magari povere o semplicemente diverse da loro, esattamente come me! E solo perché avevo paura di restare solo!- ribatté Remus, allontanandosi da lei con un movimento brusco.

 

-Ma tu sei cambiato...- mormorò lei, facendo un passo avanti ed abbracciandolo. –Tu sei diverso... Non ti ricordi cos’è successo in quel bagno?-

 

 

-Lasciatemi!-

 

Erano tre. Erano grossi, più forti di lei ed avevano tutti le loro bacchette. Ed avevano cattive intenzioni.

Ma perché proprio lei? Non erano neppure Serpeverde. Erano Tassorosso, come lei.

 

Si dibatté ulteriormente, ma quello più robusto, uno dei battitori dell’anno prima, la schiacciò contro la porta del bagno. Possibile che nessuno riuscisse a sentirla? Oppure... Oppure qualcuno l’aveva già sentita ma aveva deciso di ignorarla?

 

Non era mai stato difficile, per gli altri, ignorarla. Sentivano che era diversa. Non era solo per i capelli, che l’avevano sempre presa in giro. Era quasi sempre una delle più brave della classe. E la più goffa.

 

Sentì le sue mani callose contro la coscia ed urlò ancora più forte.

 

-Silencio!- sbottò uno di loro, stizzito.

 

Vide il suo sorriso svanire e trasformarsi in una smorfia di dolore, per poi scomparire con il suo proprietario. Subito dopo, anche il secondo sparì dalla sua visuale. Il terzo fu afferrato e gettato dalla parte opposta del bagno.

 

Tonks crollò a terra, scossa da silenziosi singhiozzi.

 

-Prendili e portali in presidenza. Ti raggiungo dopo.-

 

Si rannicchiò su sé stessa. Si accorse che riusciva di nuovo ad emettere suoni. Si accorse anche dei passi che le venivano incontro. La voce dell’uomo le proveniva lontana, ovattata. -Bevi questo, Tonks...-

 

 

-Ti senti meglio?-

 

Scosse la testa e richiuse gli occhi. Le immagini di quei tre ragazzi, del loro ghigno, le fecero cambiare idea.

 

-Come mi ha trovata?- gli chiese, fissandolo. Fissarlo la fece sentire meglio.

 

-Frederik Harrison... E’ venuto qui correndo perché aveva sentito quei tre confabulare...- le spiegò. –Sei stata fortunata...-

 

-Non credevo sarebbero arrivati a tanto.-

 

Però sapeva di quello che erano capaci. Non avevano mai perso l’occasione per denigrarla davanti a tutti. E avevano trascinato molti altri nel loro gioco. Harrison era uno di questi.

 

-Saranno espulsi e non sarà più permesso loro di usare una bacchetta.- la informò.

 

-Non importa... La scuola è finita, ormai...-

 

-Non dire che non importa. Sai che non è vero.- sussurrò Lupin, secco.

 

-A me non importa.- ribatté lei, rannicchiandosi sotto le coperte. Erano impregnate del profumo del professore. Le girò la testa. Finse di dare la colpa allo shock. Era un professore, dannazione!

 

-Bè, a me importa. Fine della discussione. Ho ancora qualche autorità come professore o no?- chiese il professore, sedendosi sul letto.

 

Sorrise debolmente, accuratamente nascosta.

 

-Lei è dannatamente forte...- notò.

 

-Penso sia l’unico vantaggio che mi ha portato la mia... Condizione.-

 

Giusto, era un Licantropo... L’avevano spiattellato in pubblico da un pò, ormai... Stupidi. Non riuscivano proprio a capire che era il miglior insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che potessero avere!

 

-Dove li nasconde i muscoli?- chiese, emergendo solo con gli occhi, in modo che non vedesse che stava arrossendo. Ma i suoi capelli, ovviamente, la tradirono.

 

Lupin sbatté più volte le palpebre, incredulo e lo vide arrossire. –Tonks, sei evidentemente sotto shock.-

 

-Era una domanda come un’altra... Altra domanda scelta a caso: posso abbracciarla?- domandò.

 

 

-Tonks, io...- iniziò l’uomo, titubante.

 

-Nina non andava bene?- chiese la ragazza, con un largo sorriso, asciugandogli le ultime lacrime.

 

-Nina. Forse hai ragione...-

 

-Ho sempre ragione, Rem’... Ti senti un pò meglio?- gli domandò.

 

Annuì lentamente e guardò la sveglia. –Sono le quattro, Nina... Dovresti dormire...- sussurrò, accarezzandole il viso senza farci caso.

 

Lei deglutì e lo abbracciò. –Posso dormire qui? Ti prometto che non tenterò manovre strane. E’ solo che... Camera mia è dall’altra parte della casa e rischio di uccidermi mentre provo a raggiungerla.- mormorò la scusa con l’espressione più innocente del mondo.

 

-Nina...-

 

-La luna piena è tra una settimana!- lo pregò, con uno sguardo da cucciolo bastonato.

 

-D’accordo! D’accordo! Tanto saresti di nuovo qui nonappena mi fossi addormentato.- si arrese il licantropo, non riuscendo a trovare altre scuse per cacciarla.

 

-Evviva! Ti adoro, Remus!- esclamò, saltellando fino al letto ed infilandosi sotto le coperte. Sbuffò vedendolo tirare fuori dall’armadio un materasso consunto e sdraiarsici. –Vieni qui...- gli ordinò, indicando il materasso sul quale era sdraiata.

 

-Ma... Ninfadora...-

 

-Ninfadora?! Solo per avermi chiamata in questo modo, dovresti, per non scatenare la mia ira, accorrere al tuo posto!- sbottò la strega, arrabbiata. O, almeno, così gli voleva far credere.

 

Lo osservò trascinarsi fino al letto e sdraiarsi accanto a lei. Sorrise, soddisfatta.

 

-Notte notte!-

 

Fece uno strano verso. Probabilmente aveva tentato di risponderle, ma era troppo irrigidito per pronunciare una sola parola.

 

-Se dormire accanto ad una bella ragazza ti dà fastidio...- iniziò lei, insinuante.

 

-No, no! Che dici! Sei una mia ex alunna!- esclamò, con voce strozzata.

 

Tonks scoppiò a ridere e si girò su un lato, appoggiando la testa sulla mano e fissandolo, divertita.

 

-Oh, professore, capirei la sua reazione se avessi fatto questo...- sussurrò, suadente, infilandogli una mano sotto la camicia del pigiama e cominciando ad accarezzargli il petto.

S’irrigidì maggiormente, trattenendo il fiato. La fissò, terrorizzato. Non era assolutamente quello che voleva, per cui si fermò e rimise, a fatica, le mani al proprio posto. Lo baciò sulla guancia e si voltò dalla parte opposta.

 

-Nina? Perché hai fatto una cosa del genere?- le chiese.

 

-Perché sono innamorata di te da quando ti ho conosciuto... E quello di prima... Bè... E’ tutta colpa dei miei ormoni... E del tuo profumo.- confessò, abbracciandosi.

 

-Nina... Io sono pericoloso...-

 

Si voltò nuovamente verso di lui e sorrise debolmente.

 

-Mi hai salvata. Molte, molte, molte volte.- ribatté, dolcemente.

 

-Sono un licantropo.-

 

-Bè, questo era incluso nel “sono pericoloso”...-

 

Lui sospirò e chiuse gli occhi. –Che cos’ha il mio profumo?-

 

-E’ come te. Ha qualcosa di particolare... Non saprei dirti cosa... Forse... Qualche cosa di selvatico... Ma fa fare la ola ai miei ormoni, questo è certo.- rispose, con un’alzata di spalle.

 

-La ola?- ripeté, incredulo.

 

-Ehy, ma non dovevo assolutamente dormire? Sono le quattro e mezza.- tagliò corto, imbarazzata.

 

Lui annuì, ma rimase a fissarla, probabilmente elaborando le informazioni che aveva appena ricevuto. Si chiese quante ragazze gli avessero fatto una dichiarazione del genere e concluse che, probabilmente, era sempre stato molto schivo con l’altro sesso a causa del piccolo problema peloso e con una gran voglia di mordere e, possibilmente, sbranare, innocenti donzelle...

 

-Hai mai avuto una ragazza?- gli chiese. Ormai, il danno era fatto...

 

-Sì, Nina, ma ora dormi...- rispose, irrigidendosi nuovamente.

 

-Ok, ok, tasto dolente... Io... Ci ho provato, in questi anni... Tanto per starti lontana... Ma proprio non ce la faccio... E’ più forte di me, capisci?- sussurrò, nascondendo la testa sotto le coperte.

 

Quando sentì che la stava abbracciando, non volle credere alle proprie percezioni. Remus Lupin la stava VERAMENTE abbracciando? E la stava tenendo così stretta a sé? Probabilmente era un sogno.

 

-Lo capisco perfettamente, Nina... Ora... Dormi...- le mormorò all’orecchio, facendola rabbrividire.

 

Chiuse gli occhi e si abbandonò tra le braccia di Morfeo. Tanto meglio che Morfeo avesse per l’occasione cambiato nome in Remus... Prima di addormentarsi, però, sussurrò qualcosa che non era neppure sicura avesse potuto sentire.

 

-Grazie, professore...-

 

 

 

 

Fine! Bene, prima storia pubblicata nella sezione Harry Potter e, se vi piace, non sarà neppure l’ultima!

La linea temporale è un pò distorta in modo che Tonks e Remus s’incontrino a scuola... Lo so che lei è uscita molto prima da Hogwarts... Ma mi piaceva molto l’idea della studentessa innamorata del professore... ^_^

Fatemi sapere cosa ne pensate!

   
 
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