Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Nobody saw me    28/12/2012    3 recensioni
Descrizione della serie: Ero realmente cosciente di quello che stava accadendo? Non lo so, forse non capivo più nemmeno se vivevo nella realtà o nella menzogna. Lui mi mancava, mi mancava dannatamente.
Viveva solo in me stessa?
Mi ci soffermai molte volte e mi accorsi che il tempo attorno a me stava correndo troppo in fretta, tutti continuavano a parlare, ma io non ci prestavo caso.
Lo volevo al mio fianco, per abbracciarlo, dirgli GRAZIE, e magari anche un semplice mi manchi, semplice sì, ma così sincero.
Ero innamorata del mio salvatore?
Lo ero realmente?
Oppure lo credevo, dato che era l'unica cose che mi fosse rimasta nella mia banalissima vita? LEGGETE I MIEI CAPITOLI E CAPIRETE COSA ACCADRA' A MADDY, UNA SEMPLICE RAGAZZINA DI CITTA' CHE NON HA PIU' NIENTE NELLA SUA VITA.... NIENTE, TRANNE LUI.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avevo freddo.
Troppo freddo, mi sembrava che penetrasse nelle mie ossa e si aggrappasse lì, senza andarsene.
L’acqua era così limpida, ma era gelida, come la neve sulla pelle di una persona. Muovevo le braccia e le gambe, mi ripetevo ‘NUOTA, NUOTA, NUOTA..’ ma ero esausta. Da quanto tempo ero lì? Da quanto cercavo di fare qualcosa per salvarmi?
Mi guardavo attorno per cercare qualcuno o qualcosa, ma vedevo solo l’azzurro di questo dannatissimo oceano.
Ero stremata.
Cercavo di nuotare ancora, di rimanere a galla, ma niente, così decisi di smettere questo movimento ripetitivo e mi lasciai andare. Era una tortura.

PRECIPITAI.

Mi feci trasportare dal mare verso il fondo, convinta che non ci fosse, talmente era profondo.
Non riuscii più a respirare, cercai di risalire verso l’alto da dove proveniva la luce del sole che tramontava, ma niente…
Era tutto inutile, ormai era finita. L’acqua sembrava una compressa e mi premeva la testa, sentii le orecchie scoppiarmi e pensai ‘AIUTATEMI!’ gridai così forte che fui sicura che sulla terra ferma mi sentirono. Le bollicine uscirono dal mio naso e mi impedirono di vedere attorno a me cosa c’era. Avrò bevuto almeno la metà dell’acqua che c’era li.
Se continuavo così avrei potuto finirlo e magari salvarmi. Ma cosa stavo dicendo?
Pregai Dio, era la mia ultima possibilità. ‘Ehi, sono io… Lo so che non parliamo quasi mai io e te, mi scuso, vorrei avere più tempo e ti prometto che se mi aiuterai lo farò. Se…Se.. Se mi stai ascoltando, puoi fare qualcosa? Io ho bisogno di te ora più che mai! TI PREGO. Se mi ami, aiutami.’
Socchiusi gli occhi pensando a tutta la mia vita, anche se molto corta.
Affondai.
Riaprii gli occhi per l’ultima volta anche se erano così esausti e li strofinai, ma non servì a molto, quando all’improvviso mi sentii tirare verso l’alto, cercai di scappare
spaventata, ma venni tirata ancora più forte.

Aria.

Respirai a pieni polmoni e poi vidi il celo rosato. La nostra barca era in fiamme e stava affondando. Mi guardai attorno e l’unica cosa che vedi fu un biondino che mi portò verso un pezzo di legno nel mezzo di questo immenso Oceano. Si aggrappò, mi fece un po’ di spazio e mi sorrise.
Dio, è perfetto.
Mi prese tra le sue braccia e mi sussurrò un piccolo ‘Tranquilla, starai bene. Ora ci sono io.’
E poi buio completo.

Riaprii gli occhi penso 239472 anni dopo in una stanza d’ospedale. Fissai il soffitto, era così bianco.
Contai 20 mattonelle. Mi strofinai gli occhi, mi sembrava che ci fosse dentro un mare, bruciavano veramente tanto.
Osservai il resto della camera e notai un macchinario accanto a me e una sedia vuota.
Perché era vuota quella sedia?
Cercai di alzarmi per mettermi seduta sul letto, ma avevo troppo male ai muscoli e lasciai perdere la mia idea.
Continuai ad osservare la sedia vuota.
Dov’era la mia famiglia? Osservai la porta della mia camera per circa 2 ore, almeno così mi disse l’orologio sopra alla finestra, ma nessuno entrò. Sanno che io sono qui? Finalmente dopo 2 ore e mezza entrò un’infermiera.
“Oh, finalmente ti sei svegliata!” mi disse sorridendo.
“Sono sveglia da ormai 3 ore” dissi io secca. Rispose con un sorriso a 32 denti. Cosa aveva da ridere quella? Già che ero in un ospedale non era affatto bello, quindi se non si toglieva quel sorriso dalla faccia la picchiavo, magari domani quando starò meglio e ci sarà mio fratello pronto a mordergli un braccio e mia sorella a disegnarli con i pennarelli rosa, il suo colore preferito.
“Allora come ti senti?” mi chiese sistemando qualcosa sul quel macchinario che faceva ‘Bip….bip….bip….’ alla mia sinistra.
“Io sto come sto, piuttosto dove sono i miei genitori e mio fratello? Mia sorella? Dove sono tutti? Perché non sono qui?” chiesi io un po’ preoccupata.
Lei fece un sorriso così pieno di malinconia che mi fece fare un gemito di tristezza.
“DOVE DIAVOLO SONO?” dissi urlando così forte che i ‘bip’ sul monitor si fecero sempre di più.
“Calmati, ti prego, non ti fa bene tutta questa pressione!” disse lei toccandomi la spalla. Tolsi subito la sua mano e mi spostai.
“Tu rispondi, subito. Ti prego…” dissi io abbassando il tono di voce, sentii pure io che si era riempita di tristezza.
“Loro… emm… Loro non hanno resistito, sono morti tutti! I tuoi genitori hanno cercato di salvare i tuoi fratelli, ma fu tutto inutile e l’unica che era sopravvissuta era tua sorella, ma è morta subito arrivata qui. Mi spiace così tanto! Tu sei viva per miracolo. Sei l’unica che si è salvata” disse tutto di un fiato e vidi i suoi occhi arrossire.
Mi guardò per 2 minuti e poi uscì.
Ero in preda allo shock. Tutti morti. Non li avevo salutati, non gli avevo detto che li amavo tutti, non li avevo abbracciati. LA MIA FAMIGLIA ERA MORTA ED IO ERO SOLA. Non so cosa avrei fatto. Inizia a non vedere più la stanza per colpa delle lacrime che cadevano sulle mie guance. Volevo tornare indietro e dire a mia madre che era la migliore del mondo, a mio padre che lo stimavo così tanto e ai miei fratelli… bhè… Lucas, il piccolo Lucas aveva solo 3 anni. Aveva appena imparato a “disegnare” la mamma ed il papà. Era un teppista, ma adoravo tutti i suoi morsi che mi lasciava sulle braccia.
Dai di tutto per averne un altro proprio ora.
Invece la dolce Ally.. Oh lei era un angelo. Amava tutto ciò che era rosa, il contrario di me! Correva in giro per casa vestita da principessa e colorava i muri bianchi con matite, tempere o pennarelli rosa. Io…. Darei tutto ciò che mi rimane per averli qui anche solo un secondo. “GRAZIE! IO NON VOLEVO TUTTO QUESTO! TI AVEVO CHIESTO DI SALVARMI, NON DI LASCIARMI QUI DA SOLA! È…. È TUTTA COLPA TUA! TI ODIO.”
Gridai così forte che svenni. Mi svegliai alle 3.40 della mattina.
Era tutto così buio e c’era silenzio, nessun dottore che gridata numeri di camere, nomi di pazienti, gente che piangeva, gente che urlava, non sembrava nemmeno un ospedale talmente era silenzioso. Avevo ancora le guance bagnate dalle mie lacrime.
Mi sentivo così sola e abbandonata. mi girai sul lato destro del letto, dove si trovava la sedia per i visitatori e lo vidi.
Era quel biondino.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Nobody saw me