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Autore: Cyan97    28/12/2012    0 recensioni
Questo romanzo, mi pesa definirlo così, è il diario della vita di qualcuno. I nomi che ho usato sono inventati, ma i fatti descritti sono veri, veri come il dolore, la felicità e la rabbia che imbrattano le vite di ognuno di noi. Vitruvio diceva che l'architettura deve poggiarsi su tre pilastri: Venustas, la bellezza, Firmitas, la solidità, e Utlitas,lo scopo. Bene, io credo che questi sianco anche i pilastri alla base di ognuna delle nostre vite. Non si può definire vita una cosa che non è solida, non è vita quella di un barbone. Non si può definire vita una cosa che non è bella, che vita è quella di un carcerato? Non si può definire vita una cosa che non ha uno scopo ben preciso, che senso ha vivere senza sapere cosa fare? E' come imboccare un tunnel senza sapere dove porta, è vero, il viaggio può essere entusiasmante ma giunto alla fine potresti restare deluso da cosa trovi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUZIONE

Il 21 febbraio Arcy aveva perso suo padre e non c’era null’altro in quella piccola porzione di mondo che potesse mettergli più tristezza del pensare che in tutta la vita non lo aveva mai abbracciato.
Forse l’aveva fatto da piccolo, ma non ne aveva memoria e si vergognava di chiedere a sua madre. Non passava notte che dormisse senza sognare suo padre e, una volta, sognò di abbracciarlo. Arcy non sapeva se credere o meno nei sogni, d’altronde era una persona colta e credeva nella scienza come fondamenta di tutto. O quasi.
Tutti quei sogni che faceva sul padre non gli sembravano possibili da spiegare con il metodo scientifico, grazie a quelle visioni riusciva a stare con lui, a parlargli, a cercare di capire perché. Perché se esisteva un Dio non aveva impedito che il padre di due ragazzi, con una moglie andasse via per sempre.
La sera in cui il papà di Arcy si sentì male, il ragazzo non si sa come già sapeva che era spacciato. Suo padre, si chiamava Salvatore, aveva più volte pensato di stare per avere un infarto quando invece erano solo crisi causate da ansia e nervosismo.

Salvatore aveva perso il lavoro una decina di anni prima e da allora era in causa assieme ai suoi compagni per cercare di avere il compenso guadagnato. Anche se nella sua compagnia anche altri erano interessati al premio finale, solo Salvatore pareva tormentarsi per averlo. Da quando era disoccupato, lui e la sua famiglia erano vissuti grazie alle pensioni di due fratelli di sua moglie che percepivano un compenso da handicappati quali erano.  Salvatore non aveva studiato, aveva fatto solamente una terza media scarsa e ora cercava di diplomarsi con un corso serale che prendeva davvero sul serio. Tutti sforzi inutili.
La morte l’aveva portato via mentre Arcy e la madre erano in casa. Arcy aveva assistito all’ultima scena della vita di suo padre, quella più macabra della sua vita.

Trascorsi alcuni mesi dal funerale, la vita riprese monotona anche se la mancanza di Salvatore si faceva sempre più sentire e nessuno aveva il coraggio di farne parola. Arcy, che era stato sempre uno tra i primi della classe, cominciava a scarseggiare e i professori gli rimproverano di stare calando nel profitto senza tener conto della dura perdita che aveva ricevuto. Dopo i mesi iniziali, nessuno tenne più conto del fatto che una famiglia aveva perso per sempre il suo uomo.  Anche i cugini, che inizialmente si erano mostrati vicini e disponibili ad aiutare, dopo un po’ presero le distanze e rimasero i soliti di sempre, quelli che ci erano sempre stati.

Questo è in breve ciò che è successo, mi è servito raccontarvelo per permettervi di capire gli avvenimenti che avverranno poi.

  
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