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Autore: Chibi_saru    15/07/2007    6 recensioni
Diciassette tasselli della vita di Naruto Uzumaki che finisce sempre per intrecciarsi con quella di qualcun altro. [Spoiler fino alle ultime relase <3] [Per il compleanno di Siz-chan ♥]
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciassette Passi

¤Naruto’s Memory Box¤

 

I ¤ Future

 

Non è mai una bella giornata per Naruto, non ricorda di aver mai pensato qualcosa di totalmente positivo su una sua normale giornata.

Lui non vive nel presente, vive in un ipotetico futuro che si costruisce da solo. Quello che probabilmente verrà non gli piace per niente.

Nel suo futuro lui sarà un bambino prodigio, il ninja migliore che la storia di Konoha potrà vantare, Sakura-chan cadrà ai suoi piedi e ognuna di quelle voci che gli riempiono la testa, quelle che, ogni giorno, gli ricordano la sua mostruosità, finiranno relegate nelle cose veramente poco importanti.

Oh, nel suo futuro i sgraziati e troppo grandi vestiti che porta, sempre gli stessi, quella maglietta bianca e quei pantaloni troppo larghi e troppo corti, lasceranno il posto ad una veste di cerimonia con quel grande cappello che ammira sempre al III° Hokage, quel copricapo pieno di rispetto e così grande da sembrare così rassicurante.

Lui sarà l’Hokage migliore che si potrà ricordare e, decisamente, tutti saranno stati fieri di lui.

Quello è il suo futuro.

Il futuro comune non lo sa, e nemmeno gli interessa. Sa già che non gli piacerà, perché sarà diverso da come è il suo futuro, ci saranno tante variabili differenti. E questo non lo sopporta.

La variabile più impazzita?

Sasuke Uchiha.

Lui non c’è nel suo futuro ideale… non perché lo vuole morto, cosa tralaltro verissima, non perché nel suo futuro sarà morto o stipato ai margini della società come gli si conface. Lui non sa decisamente che ruolo dovrà dare e dà nella sua vita a Sasuke Uchiha.

E non gli piace per niente.

Ora sta seduto sul pontile dove, di solito, sta sempre quel perfetto ragazzino moro dal viso spocchioso. Non sa perché rimane lì consapevole che presto l’ultimo rimasto del clan Uchiha arriverà. Rimane e basta.

Nessuno gli chiede perché lo fa; nessuno gli chiede mai niente.

Nessuno tranne lui.

«Che cosa ci fai qui, dobe?»

Il biondo alza la testa e guarda quegli occhi neri, così dannatamente neri, decisamente neri. Si chiede come starebbero in quelle iridi delle striature argentate o alcune viola e si ritrova a fantasticarci un po’. Nel suo futuro ideale Sasuke, di sicuro, avrà gli occhi neri con le striature argentate.

«Beh, mi rilasso»

Un sopracciglio del moro si alza ma Naruto non lo guarda, sta pensando ora se le striature verdi non siano meglio.

«Beh, propri qui?»

Naruto alza le spalle. L’argentato è il migliore.

«La banchina è grande»

«… Al contrario del tuo cervello»

Naruto lo guarda di sbieco e decide che, magari, anche i capelli avrebbero potuto avere quelle striature.

«Almeno io ne ho uno…»

«Visto quanto poco lo utilizzi…»

Naruto lancia una sottospecie di ringhio e Sasuke si limita a guardarlo male, è ancora in piedi e non sembra volersi sedere accanto a Naruto.

Il biondo pensa ora che, incredibilmente, nel suo futuro, l’Uchiha sarà accanto a lui, sempre, non per un qualche motivo, semplicemente perché a lui va così.

«Hai voglia di litigare?»

Il suo compagno sorride… Naruto rinuncia a capire cosa voglia dire quel gesto e fa l’unica cosa che gli riesce davvero bene. Si difende.

«Ma si, certo, tu sei il grande Sasuke Uchiha, tu non ti abbassi a litigare con Naruto Uzumaki!»

Il moro lo guarda e poi torna a guardare l’orizzonte. Naruto sa di essere stato ignorato e non lo sopporta.

«Io sono ben voluto da tutti, tutti mi adorano, sono perfetto e mi do tante arie… certo, ma chi credi di essere? Tu sei.. sei…»

Sasuke alza un sopracciglio e continua a sentire i suoi sproloqui, come se fosse la cosa più normale del mondo, è un bambino, come lui, eppure sembra dieci volte più maturo. Quel fisico fanciullesco ancora in crescita, i capelli neri scarmigliati e gli occhi profondi… è come se, lui, abbia vissuto una vita che ha uno scorrere del tempo maggiore.

Ecco un’altra cosa in cui lo supera, il maledetto Sasuke.

Si alza quindi, si sente così dannatamente stupido a parlare con l’altro, qualunque cosa dica, qualunque cosa faccia, il moro è sempre lì, non si scompone mai.

Maledetto, maledettissimo Sasuke.

L’unica cosa che Naruto vuole, ora, è lanciarsi contro Sasuke. Lanciarsi contro Sasuke e picchiarlo con quanta più forza possiede.

Per questo, probabilmente, riesce a fare tutto tranne lasciare andare il pugno che stringe nella mano sinistra; riesce ad inciampare su un legno sbalzato, riesce ad aggrapparsi con molta difficoltà al palo dietro di lui e riesce anche a romperlo il suddetto palo, rovinando in acqua con la minor grazia possibile. Riesce anche a non affogare e, forse, è l’unica cosa buona della giornata.

Risale in superfice velocemente, aggrappandosi al palo di legno che ha portato con se e si chiede, ancora, quanta sfiga può esserci per lui.

Sputacchia un po’ d’acqua e mette il muso aspettandosi le solite parole di scherno, quelle che fanno male però, non come i pettegolezzi pronunciati da anonimi, quelle che pronuncia sempre il moro Uchiha. Si, quelle fanno male.

«Oh e che cavolo. Sempre colpa tua, Sas’ke… se tu… se…»

Naruto alza gli occhi al cielo e arrossisce come una ragazzina alla sua prima cotta, non riesce a parlare e non riesce nemmeno a trovare un motivo valido per prendersela con il moro. Lui, però, di solito, ha sempre un motivo valido per prendersela con Sasuke.

Aspetta semplicemente la sua condanna a morte, anche se non capisce cosa differenzia le parole del ragazzo da quelle degli altri. La rivalità… certo… il rispetto che, inconsciamente, il biondo prova per il pallido compagno… sicuro. Basta… no?

Basta… e allora perché si stupisce così tanto? Perché Naruto è sicuramente stupito mentre vede gli occhi dell’altro, che ora sembrano risplendere di piccole paiuzze d’argento, socchiudersi per lasciare spazio alla risata – una vera risata, non un ghigno – che, impertinente, esce dalle labbra del moro.

Sasuke è lì, piegato a metà, il respiro accelerato e la pelle, normalmente innaturalmente bianca, tinta di un leggero rosa pallido.

Naruto non ci pensa più alle parole che fanno male, pensa solamente che, nel suo futuro, Sasuke avrà sempre quel sorriso.

 

 

II ¤ Taste

 

Naruto non fa altro che guardarsi intorno. E’ agitato, è felice ed è emozionato.

Si tocca il coprifronte con una mano e sogghigna in maniera piuttosto rozza ed impacciata. Qualcuno gli si avvicina per ripetere quella battuta che ormai si è stancato di sentire

«Ehi, Naruto, che ci fai qui? Questo posto è solo per i promossi!»

E lui alza la testa bionda, è fiero di se e di quello che ha fatto per arrivare in quella sedia, è fiero delle piccole ferite che ha riportato ed è fiero di avere ancora in bocca il sapore del ramen mangiato con il maestro Iruka.

Oh, be, è anche fiero della nuova tecnica che ha imparato.

Mostra anche agli altri il suo coprifronte e lo fa in maniera così plateale che, tutti, si voltano verso di lui chiedendosi, ancora, come possa, quel mostro, essere lì.

Sembra non accorgersene però Naruto. Si siede di nuovo e ricomincia a guardarsi in giro.

Non aspetta nessuno in particolare, si stupisce a pensare che, effettivamente, non è ansioso di vedere nessuno.

Aggrotta le sopracciglia per decidere che, semplicemente, è l’emozione a coprire quei fortissimi sentimenti che prova per Sakura, quelli che gli fanno battere il cuore.

Quelli che prova da quando era un moccioso, quelli che vede, pian piano, scivolare via dalle sue mani come la sua bella.

Quando la vede, sorride e fa quegli occhi a cuore che ha tanto provato – si, per essere convincente – e spera che la ragazza si metta accanto a lui, gli dia un motivo per smettere di cercare qualcosa che non sa cos’è.

«Naruto, spostati! Voglio sedermi dal lato opposto al tuo!»

Naruto non capisce, si chiede cosa ci sia dal lato opposto al suo e si gira quasi in automatico. Non fa alcuna faccia mentre, il volto del rivale, gli compare davanti agli occhi, rimane fermo e gelato, in bilico tra la rabbia e la confusione.

Sasuke non lo sopporta, lo sa perfettamente, eppure è lì, semplicemente nella sua panchina, certo, al lato opposto ma, inequivocabilmente sulla sua panca.

Si sente fiero anche di quello, irrazionalmente, ma sa che deve lasciar prevalere quel moto di gelosia che ha sentito quando Sakura ha ampiamente dichiarato di voler sedersi lì.

Sakura è solo sua. E non vuole che si sieda accanto a Sasuke; tra lui e Sasuke, e quest’ultimo pensiero è il più forte.

Si alza e, in un moto di qualcosa che non saprebbe definire, si trova lì a guardare in cagnesco il suo peggior nemico; nemico di che poi vorrebbe ricordarlo.

Il moro alza gli occhi neri su di lui e i suoi, azzurri come il cielo più limpido, si offuscano per un secondo…

Rabbia. Perché è sempre lui al centro dei pensieri. Di tutti.

Gelosia. Perché ora come ora sente un grande fuoco rodergli dentro e non sa chi vuole colpire.

Insicurezza. Perché si sente quasi inadeguato lì, con un ringhio che assomiglia troppo a una smorfia.

Confusione. Perché ancora non riesce a non guardare i suoi occhi.

Disgusto. O forse no.

Mentre le labbra – che sono fini e delicate e strane – del moro si poggiano sulle sue, quando vede quegli occhi spalancarsi e i suoi di riflesso… non prova disgusto.

Si staccano e sputacchiano in giro quello strano sapore e quel contatto, lasciato lì, assieme a dei pensieri infranti dalla separazione.

No, non c’è disgusto a terra accanto a tutti quei sentimenti che ha lasciato andare fuori da lui, c’è solo una strana curiosità.

«Naruto! Come hai potuto???»

Sente le mani di tutte quelle ragazze picchiarlo per l’affronto del moro, sente tutta quella furia lasciarsi scivolare su di se e decide, di nuovo, che Sasuke è solo da odiare.

Semplicemente perché, per lui, è impossibile superarlo. Anche il suo sapore è troppo buono.

 

III ¤ Tears

 

Oh se gli fa male.

Il braccio gli fa male. La gamba gli fa male. La mano gli fa male. Il collo gli fa male. Il piede gli fa male.

Pensa che lui diverrà il futuro Hokage, che non può arrendersi che, maledizione, deve alzarsi e fargliela vedere a tutti quanti. Pensa che lui è Naruto Uzumaki e che deve, assolutamente, ricordarlo a tutti, anche a se stesso; lui è quel Naruto Uzumaki che non si arrende mai, che sorride, sempre, che non piange mai né per il dolore né per la tristezza.

Ecco, e anche se lui è quel maledettissimo Naruto Uzumaki questo non vuol dire che cambi qualcosa.

Respira a fatica e si sente spossato, i suoni non gli sono mai sembrati così ovattati come ora e, ancora, si chiede cosa diamine gli è passato in testa, a tutti, di lasciare loro in quella missione.

Ricorda il kunai che lui stesso si è piantato nella sua mano, per far uscire il veleno che, a poco a poco, lo stava consumando da dentro. E non il veleno immessogli nelle vene da quei due ninja. Era la paura il veleno peggiore, quello da estirpare ma che, comunque, sembra non andarsene mai.

E’ bravo ora, anche davanti a questo nemico che non sa ancora come battere, davanti a questa situazione da cui non sa uscire, davanti a queste barriere che lo tengono imprigionato riflettendo la sua immagine, riesce ancora a sorridere spavaldo e a urlare con le parole che lui vincerà. Vorrebbe solo scappare. Eppure i suoi occhi sono sicuri.

Il fruscio del vento gli ricorda, troppo, il rumore dei campanelli in quel primo giorno di allenamento, la paura – ancora, sempre lei – di non poter essere ninja e quella lapide che non lascia i suoi pensieri, mai.

Lui, aveva promesso, non sarebbe diventato uno di quei nomi, non prima almeno di diventare Hokage… che fossero solo parole al vento?

Naruto non lo sa, ma vuole alzarsi e continuare a combattere, lo vuole davvero eppure gli occhi sono chiusi e non riesce ad aprirli, quasi, dotati di vita propria, fossero proprio loro a non voler vedere.

Non voler vedere cosa?

Si chiede come staranno gli altri. Sakura, lì fuori con il signor Tazuna a proteggerlo da un nemico che, in ogni caso, lei non ha la minima speranza di poter battere; tremante dalla preoccupazione per Sasuke – come sempre – e forse, un pochino anche per lui.

Kakashi a combattere, con tutte le sue forze, con tutte le sue speranze strette in pugno e con una grinta in quell’occhio così speciale.

Lui lì, a marcire, con gli occhi chiusi e una brutta sensazione che non riesce a classificare.

E Sasuke. Da qualche parte lì con lui.

Non riesce a sentire i rumori della battaglia, si sta adagiando lentamente alla semi incoscienza e non riesce a liberarsene. Pensa a tutto quello che lo ha portato lì, pensa al suo gruppo tutto matto, alla peggiore unione di caratteri che si sarebbe mai potuti immaginare.

Sorride.

Mentre riesce finalmente ad aprire un occhio, il nero a poco a poco si sfoca in tante linee grigio nebbia e lui comincia a tornare reale, lascia tutte le sue fantasie e, piano, sente di nuovo l’odore del suo sangue e la sensazione troppo stretta dell’essere chiusi e non poter uscire.

Pensa che, effettivamente, riesce ad immaginarsi Sakura che tiene stretta la mano del vecchio e che gli dice che tutto andrà bene, che Sasuke non può essere sconfitto e che Kakashi ha tutto sotto controllo, non credendoci nemmeno lei, forse; Immagina Tazuna che sorride alla ragazzina che cerca di sentirsi grande e che le dice che si, lo crede anche lui, e lui non ci crede per davvero; Riesce ad immaginarsi Kakashi e Zabuza, l’uno di fronte all’altro, gli occhi che vedono soltanto rosso e i polmoni che respirano soltanto morte.

Riesce ad immaginarsi tutti, tranne Sasuke.

Non riesce ad immaginare il moro che cade, tra le sue braccia, che lo salva, che si presenta davanti ai suoi occhi spalancati come uno spiedino appena cotto, non riesce ad immaginare lui che gli rivela di odiarlo, lui che pur odiandolo si mette davanti a lui, non lo immagina rinunciare al suo sogno solo per donargli la vita. Non immagina il dolore che questo gesto gli provoca.

Lui odia Sasuke. Non immagina che Sasuke dia la sua vita per lui, no, lo vede semplicemente.

Lui è quel Naruto Uzumaki che non si arrende mai, che sorride, sempre, che non piange mai né per il dolore né per la tristezza.

E allora perché ora non può far altro che guardare in quella maschera che parla, in quella morte diventata bambino solo per lui, e piangere lacrime amare?

Lacrime che sono semplicemente dolore.

 

IV ¤ Important

 

E’ passato poco tempo dalla missione al paese della nebbia, così poco tempo che sente ancora il dolore delle ferite che gli squarcia l’animo e l’odore delle lacrime che gli bagna il viso.

E’ passato così poco tempo che sente che c’è qualcosa di sbagliato in come si comporta, in come, continuamente, sfugge allo sguardo del compagno e in come l’altro sfugge il suo.

Non può fare a meno di essere arrabbiato, arrabbiato come si è poche volte, in quel modo che ti fa prudere la pelle dalla voglia di colpire qualcosa, qualunque cosa. E, ora come ora, quella cosa è Sasuke Uchiha.

Ma non ci riesce, perché c’è sempre Sakura che lo ferma o Kakashi-sensei che arriva sempre nei momenti meno opportuni e poi ci sono quegli occhi profondi che gli ripetono e gli ricordano e lo distruggono.

Ma Naruto non ci bada, sfugge il suo sguardo e si prude le nocche delle mani, si sfoga contro gli alberi quando proprio non ce la fa più. Ma non riesce a toccare Sasuke, come se il suo corpo non fosse altro che fuoco ardente e lui un Icaro che teme l’abisso marino e tiene le sue fragili ali di cera lontane, più lontane che può.

«Sakura-chan!»

«Naruto! Sei in ritardo»

Non si scusa alla fin fine, come sempre Kakashi-sensei è più in ritardo di lui. Si volta semplicemente a guardare il loro terzo compagno regalandogli, come saluto, un semplice ed eloquente ringhio.

«Tsk>

Non si guardano più in viso e non c’è un perché.

Naruto è semplicemente troppo arrabbiato per pensare davvero sul perché lo è. Si dice che è per la vergogna, per come Sasuke lo supera sempre in tutto, per come Sasuke sia sempre l’eroe. Si dice che non sopporta quest’anonimato che l’accompagna da tempo, troppo tempo.

Non importa cosa dovrà fare, si è ripromesso di battere Sasuke, di batterlo e fargli vedere di cosa è capace, di non sentire più la sua voce fredda che gli ricorda di essere sempre stato una palla al piede.

Per una volta, vuole essere lui il vincitore.

Vuole essere lui a sentirsi superiore e non vuole più rodersi il fegato perché Sasuke è stato, ancora una volta, sopra di lui, anche solo sacrificandosi per salvarlo.

Non si accorge di come, nelle tre ore in cui hanno aspettato Kakashi la sua mente era sempre rivolta in quella sola direzione, che ormai quello era un pensiero talmente radicato nel suo animo da renderlo soffocante e primario. Niente è più importante di battere Sasuke. E non si accorge di come, questo, rende Sasuke stesso la cosa più importante.

 

V ¤ Thought

 

E’ ormai il terzo giorno di quella estenuante seconda prova e tutti e tre non ne possono già più.

Sono seduti accanto al fuoco e ricercano il tepore di qualcosa che non sia il freddo manto della foresta.

Sakura ormai dorme da tempo e sono solo loro due a condividere quel momento. Non ci sono parole che volano tra i due, non si guardano nemmeno.

Naruto guarda il fuoco e Sasuke guarda il fiume.

Sasuke è diventato ancora più silenzioso in quei giorni e lo stesso Sakura, nei loro occhi, Naruto, vede ogni giorno il peso di un qualcosa che lui non sa.

Allunga una mano verso il fuoco porgendo all’abbraccio delle fiamme un ramoscello che tiene gelosamente tra le dita, lasciando che bruci lentamente, a poco a poco, sempre più a fondo.

Poi alza gli occhi, improvvisamente, Sasuke non lo guarda e tiene una mano a tenersi il colletto, forse per il freddo, forse per qualcos’altro.

«Sasuke…»

Non sa perché ha parlato, non ne ha idea, semplicemente il buio è troppo buio e il silenzio è troppo profondo.

«Hn?»

Con la mano sinistra va a carezzarsi lentamente la nuca in un gesto goffo e imbarazzato.

«Ecco… beh…»

Sasuke volta gli occhi verso di lui e inarca un sopracciglio, non dice niente ma continua a fissarlo. Non c’è niente nei suoi occhi che sia chiaro per Naruto, come un’accozzaglia di ombre senza luce e senza speranza.

Odia come lo fanno sentire quegli occhi. Così totalmente… inadeguato.

Non parla più, ritorna a fissarsi le mani e poi il ramoscello che continua ad ardere nel fuoco.

Vorrebbe davvero parlare… ma non sa di cosa… lui non ha mai parlato con Sasuke. Ne Sasuke ha mai parlato con lui.

Si sono semplicemente fissati, studiati, odiati con tutta la loro forza, con ogni loro più piccola speranza. Tentare di conoscersi non rientrava nel loro rapporto.

«Naruto…»

«Eh? Cosa?»

Alza la testa bionda per vedere che Sasuke lo sta ancora guardando. E’ una sensazione strana. Ma non spiacevole.

«…Niente»

Il moro abbassa lo sguardo verso il fuoco e i suoi occhi si tinteggiano del colore del sangue, Naruto pensa che, ora, i suoi occhi sono così simili allo Sharingan da fare quasi paura. Eppure Sasuke non sta usando lo sharingan, non gli sta leggendo nel pensiero e non vuole mettergli paura. Sta solo pensando e sono probabilmente i suoi pensieri che dovrebbero fargli paura.

Naruto smette di guardare Sasuke per spostare il suo sguardo verso la ragazza distesa vicino al fuoco. Rilassata e inconsapevole di come sia il suo amato in quel momento, nemmeno Sakura, alla fin fine ha mai cercato di capire il moro, si è trovata a poco a poco a scorgere tratti di lui, a comprenderne piccoli sprazzi, come lui d’altronde. Ma nessuno dei due capisce Sasuke Uchiha.

E’ ancora troppo misterioso, profondo e buio per loro due. Come quella foresta e quella notte.

«Naruto, vai a dormire»

Il biondo si volta allora di nuovo ma Sasuke questa volta non guarda nè lui nè il fuoco, si ritrova a ringraziare per la seconda e a dispiacersi per la prima. Anche se non sa perché.

«No, mica vado a letto prima che ci vada tu»

Naruto fa lo sbruffone ma l’altro non lo guarda, non alza un sopracciglio e non gli sbraita contro. Parla, semplicemente; è solamente troppo stanco per fare altro.

Il biondo però non riesce a capirlo di cosa sia stanco.

«Io non ci andrò a letto, Naruto»

«Bene! Neanche io allora!»

«Tsk»

L’Uchiha alza la testa verso il cielo e spalanca gli occhi. Lui non lo sa perché, ma, per un attimo, è stato come se una leggera speranza avesse attraversato i suoi occhi.

«Hn? Sas’ke?»
«…una stella cometa…»

Naruto spalanca gli occhi e guarda il compagno come se fosse un’altra persona. Non è Sasuke Uchiha, quello che non si scompone mai, quello che non si sa mai cosa pensi. E’ Sasuke Uchiha, quello che si esalta per tutti gli scontri, quello che si infuoca appena vede qualcuno più forte, semplicemente un bambino.

«Hai… espresso un desiderio?»

Naruto si ritrova a balbettare e a essere veramente curioso del desiderio che Sasuke potrebbe aver espresso.

«No»

«Oh…»

Sasuke non abbassa la testa ma vede che i suoi occhi quasi divertiti si spostano su di lui.

«Scommetto che tu avresti chiesto una quantità industriale di ramen»

Il biondo guarda l’altro sogghignando. Pensando che, probabilmente ha ragione, chiederebbe quello. Nient’altro che quello, non il diventare Hokage perché quella è una cosa che vuole fare lui senza l’aiuto di nessuno. Che Sasuke lo conosca così bene?

«Non fare quella faccia…dobe»

Naruto si alza sbraitando un po’ su quel nome, su quel modo di chiamarlo a cui l’altro non rinuncia mai.

No, Sasuke non può conoscerlo così bene… sarebbe come ammettere che lo supera anche in quello.

Il viso scaldato dalle fiamme del moro gli torna alle mente e quei pensieri impalpabili per lui diventano estremamente contorti ed importanti.

Ora si che, quei pensieri, gli fanno mortalmente paura.

 

VI ¤ Rivals

 

«Io voglio combattere anche contro di te, Naruto»

Sono state queste le parole del moro, quelle che gli hanno riempito le orecchie per così tanto tempo da fargli male, che si è ripetuto così tanto e in cui si è crogiolato tanto che, ormai, ricorda qualsiasi dettaglio di quel minuto.

Ricorda la sua espressione, ricorda l’odore, ricorda il sapore che hanno avuto nella sua bocca e ricorda il suo cuore accelerare e decelerare al ritmo del respiro dell’Uchiha.

Naruto ricorda ogni cosa di quel minuto perché, inconsapevolmente, è il minuto che aspetta da tutta una vita, è il nocciolo della sua rivalità con Sasuke che, in un certo senso, fino a quel minuto gli è sembrata molto a senso unico.

Il moro non ha mai espresso alcun termine di rivalità tra loro due, è lui che va a cercare il confronto ed è sempre lui che va a cercare Sasuke quando vuole sfogarsi.

Ha sempre odiato questa cosa, lo fa seguire inadeguato, così maledettamente frustrato che, a volte, è arrivato ad odiare davvero non Sasuke, ma l’idea stessa del moro.

E quando il moro ha detto quelle parole, e non importa il minuto e nemmeno la circostanza e nient’altro, lui si è sentito un rivale.

Non una mera imitazione di qualcos’altro nè un visionario all’assidua ricerca di attenzioni, semplicemente un rivale che sta dove deve assolutamente stare.

Si è sentito completo come non è mai stato. Lui è nato per essere il rivale di Sasuke Uchiha. E, Sasuke Uchiha, è nato per essere il suo rivale.

Non c’è nessun’altro di mezzo e, soprattutto, non c’è altro tra di loro. E Naruto tenta disperatamente di convincersi di questo.

 

VII ¤ Illogic

 

Se Naruto è fiero di essere il rivale di Sasuke. Naruto è grato per non essere il nemico di Sasuke.

Quando i loro sguardi si incontrano il moro lo guarda con sfida, arroganza ed orgoglio per ogni suo miglioramento, forse un po’ d’invidia, ma Sasuke lo guarda come si guarda un rivale che si rispetta.

Quando Sasuke Uchiha è arrivato in quel corridoio e ha guardato Itachi Uchiha il biondo ha capito cosa volevano dire le parole che il minore degli Uchiha aveva rivolto al loro nascente gruppo.

L’unico motivo per cui Sasuke esiste è per riportare agli antichi albori il suo clan e uccidere chi sa lui. E ora lo sa anche Naruto chi Sasuke deve uccidere.

Quando Sasuke guarda Itachi non c’è orgoglio, non c’è arroganza e non c’è sfida. Non c’è nemmeno invidia. Semplicemente quando i due fratelli incontrano gli sguardi negli occhi di Sasuke non c’è assolutamente spazio per alcun sentimento che non sia l’inadeguatezza e l’odio.

E forse, e a Naruto fa male pensarlo, è la prima quella che prevale e la seconda è solo una mera surrogata.

Il legame che lega gli ultimi due rimanenti del clan Uchiha non è rivalità, non è nemmeno nostalgia e men che meno amore fraterno.

Naruto lo capisce sempre meglio mentre, trattenuto dalle grandi braccia di quel pesce troppo cresciuto, non può far altro che guardare il corpo del rivale contorcersi dal dolore e piegarsi, colpo, dopo colpo.

Vede il sangue cadere, sporcare il pavimento, e insozzare l’aria. E, irrazionalmente, Naruto non vuole che Itachi respiri questo odore e nemmeno il suo degno compare e nemmeno l’eremita.

Vuole essere da solo in quella stanza, vuole raccogliere il corpo dell’altro – diamine, perché si rialza? – trattenerlo dal continuare e, istintivamente, abbracciarlo.

Semplicemente stringerlo tra le braccia e lasciarlo riposare.

Mentre guarda, impotente, il giovane sbattuto al muro dal suo stesso fratello, vede gli occhi rossi sopraffare quelli neri, soffocarli, lentamente.

Vede l’altro morire e lasciarsi andare, pian piano e vuole chiamarlo, vuole disperatamente richiamare quello sguardo pieno di sfida, arroganza ed orgoglio su di se.

Ma Sasuke si contorce e lui non sa perché, Sasuke urla, geme, e lui, ancora, non sa perché.

Non sa nemmeno quando l’eremita è intervenuto, non sa nemmeno che cosa diamine sta succedendo. Lui va semplicemente da Sasuke e non riesce nemmeno a toccarlo.

Il moro è lì, svenuto o forse morto o forse addormentato e Naruto è lì, che guarda Jiraya spiegargli la tecnica che ha utilizzato e, davvero, non gliene importa niente. Vorrebbe urlargli “Ehi, aiuta Sasuke!” ma non gli va che l’eremita lo tocchi.

E si rende conto che è irrazionale. Ma cosa non c’è di irrazionale in quella sua morbosa rivalità con Sasuke?

 

VIII ¤ Rabbit

 

Guarda il palmo della sua mano e gli viene da vomitare, riprova quel corpo da giorni e la sua capacità è comunque rimasta la stessa.

Sa di non potersi arrendere e sa che, invece, una parte di lui vorrebbe farlo. Perché Naruto Uzumaki, in fondo in fondo, non è così coraggioso come tutti credono. Ma è fifone in silenzio, lui prova paura ma non lo dice, il coniglio dentro di lui si è rintanato dentro un buco e, sebbene la sua voce risulti chiara e forte, Naruto non lo vede.

E, non vedendolo, Naruto non può scacciarlo. Lui sente semplicemente una voce e, quella, non si può scacciare, si può semplicemente zittire, per poco.

Guarda l’albero coperto di piccoli graffi circolari e poi riguarda il suo palmo bruciato. Guarda l’ennesima luna in cielo e poi voltalo sguardo verso una città che non è Konoha.

Una città in cui non c’è Sakura e non c’è Kakashi, non c’è nessuno.

Non c’è nemmeno Sasuke. Sasuke che è ora a letto, ferito e incoscente. Sasuke che ha perso contro suo fratello e che non può essere curato che da quella donna.

A quel punto il coniglio smette di parlare e Naruto riprova il suo colpo. Perché vuole tornare a Konoha e provare a vedere se Sasuke sa dove si trova il suo coniglio.

 

IX ¤ Pride

 

E’ così fiero di se stesso, così dannatamente fiero che si sente un Dio, che si sente importante.

Lui ha portato Tsunade a Konoha, lui ha combattuto una battaglia con i tre ninja leggendari, lui stà correndo veloce e stà raggiungendo tutti quelli davanti a lui.

Quando ha portato la nuova Hokage da Sasuke e ha visto la faccia di Sakura questo sentimento si è accentuato. Poco importa il fastidio di quell’abbraccio che è seguito, poco importa quel suo bisbiglio, quel nome sulle sue labbra che esprimono la ricerca di quell’attenzione che merita.

Sasuke non l’ha guardato orgoglioso… pazienza, lui è stato bravo, Sasuke lo guarderà in quel modo dopo. Ora tocca a Sakura ricevere le attenzioni del moro.

E’ stato tutto il giorno circondato dai suoi amici, circondato da quegli sguardi un po’ invidiosi ma tanto felici… si è sentito ancora più fiero… ma sa che manca qualcosa. E’ una certezza strana e fondata, una certezza misurata e che già sa da dove deriva.

Per questo, camminando in quei corridoi bianchi, pensa a quale sguardo gli rivolgerà il suo rivale, il suo punto di riferimento. Ne immagina tanti e tante reazioni che scateneranno in lui.

Per questo, quando apre quella porta bianca, e vede Sakura in quel modo si sente strano e inquieto.

Sasuke si volta verso di lui e lo sguardo si fa cupo e Naruto non capisce perché… lui è stato bravo. E ne va fiero.

«Cosa c’è?! Che hai da guardarmi così?»

«Ehi, Naruto…»

«Che vuoi?!»

«Combatti contro di me!»

«Eh? Cosa stai dicendo? Devi ancora guarire!»

«Non importa! Combatti!»

E non c’è orgoglio, e non c’è invidia, e non c’è rivalità. E non c’è Sasuke in quello sguardo, Naruto può dirlo per certo, non c’è niente di lui, là dentro.

E’ uno sguardo che gli fa paura, è uno sguardo a cui non aveva pensato. E non sa ancora che effetto gli faccia. Eppure c’è una piccola speranza: che ormai Sasuke lo ritenga alla sua altezza, che voglia combattere contro di lui proprio per questo e Naruto aspetta troppo questo momento per non volersene accertare.

Non può far altro che prendere la palla al balzo e avvicinarsi, forse, un po’ di più al mondo di Sasuke Uchiha. Ora sta ricevendo l’attenzione che richiedeva il giorno prima… eppure preferirebbe una pacca sulla spalla.

Magari uno sguardo di sfida, un “non mi batterai mai, dobe”, e una litigata come piacevano a lui.

Preferirebbe avere attenzioni da Sasuke, non da Sasuke Uchiha.

Perché a lui, Sasuke Uchiha, non piace per niente.

 

X ¤ Light

 

«In questo momento, Sasuke si trova immerso nel buio»

Ricorda queste parole, le ha ricordate mentre correva a perdifiato, mentre lasciava, uno dopo l’altro, tutti i suoi compagni. Le ha ricordate mentre combatteva contro Kimimaro e quando poi ha visto Sasuke riemergere da quel contenitore.

Quando si è scagliato dietro di lui, perché doveva disperatamente cercare Sasuke in quel surrogato di essere umano, e quando ha trovato tanta di quella debolezza da rimanerne schiacciato.

Sasuke è così simile a lui eppure così diverso che lo attrae come una calamita, Sasuke è il sole attorno al quale gira la sua vita. L’ha sempre idealizzato e, per lui, Sasuke, è impossibile da scalfire.

Sasuke è forte, fortissimo. Così forte che può affrontare tutto da solo.

Sasuke, invece, può semplicemente nascondersi nel buio quando la luce altrui diventa troppo forte. Sasuke non è l’eroe delle favole, è una comparsa, semplicemente.

Sasuke ha paura di non riuscire a vendicare il suo clan, di non riuscire a uccidere Itachi, di non riuscire a superare Naruto, di non riuscire…

Sasuke ha una tremenda paura di non riuscire ad uscire dal buio, ma questo Naruto non lo sa.

Naruto ricorda quelle parole mentre combatte contro di lui, mentre si sente sputare veleno addosso e mentre vede la mano del moro allontanarsi sempre di più da lui.

Naruto impazzisce nel ricordare quelle parole… e richiama la volpe perché lui non ha la forza di essere la luce di Sasuke.

Non ha la forza di splendere per entrambi, specialmente perché è Sasuke la sua luce. Lui, di per se, non ne ha nemmeno un po’.

Richiama la volpe perché non vuole perdere il suo migliore amico, il suo compagno, il suo rivale, suo fratello… e quel qualcos’altro che Sasuke è diventato per lui.

Richiama la volpe perché non vuole piangere e perché, forse, se lo riporta a Konoha, Sasuke, vedrà quanta luce c’è intorno a lui.

Ma Sasuke è immerso nel buio, in fondo in fondo, tanto sotto che Naruto non lo vede più… non vede luce e non vede fratelli, non vede rivali e non vede amici. Vede semplicemente frammenti di qualcosa a pezzi.

E solo quando si risveglia sorretto dalle spalle di Kakashi, solo quando è al sicuro, lì, solo allora, Naruto capisce che, quei frammenti, erano i loro cuori a pezzi.

 

 

XI ¤ Promise

 

Naruto si sente infinitamente stupido mentre promette quelle cose a Sakura.

Naruto si sente incredibilmente bugiardo mentre parla al cuore infranto di Sakura. 

Lui riporterà indietro Sasuke, questo è certo, è sicuro. Lo riporterà indietro dalle tenebre quando sarà abbastanza forte da essere la sua luce; quando avrà così tanto potere da poter illuminare anche il volto scuso dell’Uchiha.

E quando questo succederà, e sarà molto presto, lui si aggrapperà a Sasuke così tanto forte da rivedere tutta quella luce che lo ha sempre abbagliato.

Lui riporterà indietro Sasuke. Ma non lo darà a Sakura, né a Ino né a nessun’altro. Lui riporterà indietro Sasuke, come promesso, ma terrà la sua luce tutta per se.

Questa è la promessa che fa a se stesso, e vale molto di più di quella che fa a Sakura.

 

XII ¤ Wrong

 

E’ passato così tanto tempo che Sakura gli è sembrata incredibilmente diversa.

Quando è arrivato a Konoha, di nuovo – ed è stato magnifico – tutto gli è sembrato così diverso e giusto, tutto nello stesso momento.

Poi ha visto Sakura, anche lei così diversa e giusta. E si è quasi sentito a casa.

Ha sorriso, scherzato e si è sentito come se, il gruppo 7, non si fosse mai sciolto.

Poi si è tutto bloccato.

Sono partiti per salvare Gaara e sono andati alla sabbia. Non ha avuto tempo per pensare a Sasuke, non ne ha avuto nemmeno poco poco.

Il loro tempo a Suna è stato così breve che, di nuovo, ogni suo pensiero è stato spinto via con la forza di un ciclone in piena. Poi, semplicemente, è arrivato lui.

Anche se vorrebbe non pensarci, anche se prova a non farlo, ci sono quegli occhi e quei capelli e quelle movenze e quel po’ di Uchiha che lo uccidono a poco a poco.

Quando ha visto Itachi Uchiha una parte di lui si è semplicemente fermata. Sakura, Konoha, Tsunade e Kakashi gli erano sembrati tutti… giusti, semplicemente. Forse un po’ cambiati, forse semplicemente migliori… ma comunque giusti.

Itachi è rimasto uguale, non è minimamente cambiato dai suoi ricordi, forse è un po’ più stanco… ma è sempre dannatamente sbagliato.

Sono sbagliate quelle pupille nei suoi occhi e sono sbagliate quelle espressioni controllate sul suo viso. Sono sbagliati quei tratti peculiari della sua casata d’appartenenza ed è anche sbagliato il suo cognome.

E’ qualcosa di indescrivibile ma, Naruto, vede in Itachi semplicemente qualcosa di sbagliato.

Lui è Itachi dell’Akatsuki. Non Itachi Uchiha.

Perché sa che, il fatto che quello è Itachi Uchiha, è il perché lui, ora, non ha più accanto l’unico vero Uchiha che può riconoscere.

Il fatto che, quelle pupille, sono anche in quegli occhi è anche il motivo per cui, Sasuke, è così ossessionato dalla vendetta.

Il fatto che, lui, è così forte da essere riuscito a sterminare il clan Uchiha è il motivo per cui, Sasuke, si sente sempre così maledettamente inferiore.

Sasuke ora è nel buio perché quello è Itachi Uchiha. E questo è così terribilmente sbagliato.

 

XIII ¤ Wants

 

«Sasuke…»

Vuole dire qualcosa di meglio di quel sussurro.

Vuole che le parole gli escano dalla bocca un po’ meglio.

Vuole ricordarsi come faceva, prima, a parlare, in presenza di Sasuke.

Vuole tanto dire a Sai di piantarla, di starsi zitto una volta per tutte… perché lui non c’entra nulla.

Vuole dire a Sasuke che non è come pensa, che Sai non ha mai preso il suo posto nel gruppo sette e che, quel posto, è sempre lì che lo aspetta.

Vuole tanto smetterla di rivangare i momenti del combattimento e tentare di riportarlo indietro in altri modi.

Vuole che Sasuke non lo attacchi… vuole, anche,  avere la forza di rispondere a quell’attacco.

Vuole avere la forza di tenersi questo legame che scorre tra lui e Sasuke, di non tremare nel tenerlo tra le dita.

Vuole, in un modo o in un altro, nascondere il mostro che tiene dentro di se.

Vuole un sacco di cose mentre, dopo tre anni, il viso di Sasuke gli torna davanti agli occhi.

Vuole anche baciarlo, Sasuke, ma, questo, lo bisbiglia piano piano solo dopo che lui se n’è andato… e si sente male e un pochino meno luminoso di prima.

 

XIV ¤ When *

 

E’ così strano essere lì, dopo tutto quello che è successo, faccia a faccia con la sua ossessione da anni e non trovare nulla da dire.

Quando ha saputo che Sasuke ha sconfitto Orochimaru si è sentito bene, ottimista e felice. Si è detto che, da quel minuto in poi, tutto sarà più facile, che Sasuke potrà tornare da loro. Da lui.

L’euforia l’ha preso piano e lui non vuole più lasciarla andare. Neanche ora che si rende conto che c’è qualcosa di sbagliato nella sua presunzione.

Sasuke non aspetta di vederlo, Sasuke non aspetta di andare da loro… non l’ha mai fatto.

«Dobe…»

«Sas’ke…»

Non dicono altro, l’uno davanti all’altro. Sasuke con il suo mantello nero e Naruto rinchiuso nel suo più chiaro e luminoso, che tenta di vincere le iridi nere dell’altro.

Naruto stringe tra le mani un pezzo di stoffa e apre la bocca, rimane fermo, un po’, in quella posizione… si sente stupido, da morire… ma non sa davvero cosa dirgli.

«Cosa ci fai qui, dobe?»

Naruto alza gli occhi e guarda i suoi… cosa dovrebbe rispondere? Che è lì per lui? Che, in questi tre anni, non c’è stato un singolo secondo in cui non ha pensato a lui?

Non lo sa. Semplicemente stà lì, zitto. Semplicemente respirare ancora la sua stessa aria è dannatamente giusto.

«Urusakontachi?»

E gli sono mancate anche queste frasi e questi sospiri rubati e quest’aria superiore che lui – e solo lui – ha da sempre.

Avanza di un passo e poi si blocca abbassando lo sguardo. Guarda il terreno martoriato dalle esplosioni di Deidara e ricorda un po’ la paura quando ha visto che, al suo arrivo, la battaglia era già finita.

Ricorda di aver pensato che, se l’aveva perso dopo tutto quello, se non c’era più lui da salvare… lui non aveva più semplicemente ragione d’esistere.

Ecco perché è lì. Perché, Sasuke, è la sua vita.

«Hai perso la lingua?»

Sente la lingua di Sasuke fare un verso stizzito e s’immagina gli occhi neri che roteano nervosamente. Il piede destro che tamburella un po’ e le braccia che si stringono tra loro.

Non se n’è nemmeno reso conto che, ora, piange come un bambino.

«T…T…»

Naruto non alza gli occhi, tiene il viso basso e le mani contrite. Le labbra sono ormai di un bianco pallido e trema leggermente.

Può giurare che Sasuke ha piegato la testa, ha aggrottato le sopracciglia e poi ha storto un po’ le labbra e, questa familiarità, lo fa stare bene.

«Ti amo… Sasuke…»

Alza gli occhi pieni di lacrime ma sorride leggermente… non sa perché glielo ha detto. Non sa quando l’ha ammesso a se stesso ma, incredibilmente, lo ama. Ed è quasi naturale pensarlo.

«…co…»

Sasuke spalanca gli occhi, e un poco anche la bocca. Sasuke lascia andare le mani lungo i fianchi e non fa nient’altro.

Naruto abbassa gli occhi ancora lacrimanti… ma continua a sorridere… perché anche questo è naturale. Sasuke non può amarlo a sua volta… e lo sa bene.

Forse per questo non ci spera più che Sasuke parli… non pensa che, davvero, il moro dica qualcosa… pensa semplicemente che se, probabilmente, se ne andrà, orripilato forse… che lo lascerà ancora indietro. E che lui correrà di nuovo a cercarlo.

«Naruto…»

«Uh?»

Alza gli occhi e non sorride, mostra il suo volto stupito e si va ad incontrare con gli occhi neri dell’altro, seri.

Trema leggermente per quel contatto e si sente vulnerabile come mai in vita sua, perché sa che, una parola di Sasuke, può farlo crollare di nuovo.

«Non si può…»

«Non si può… cosa?»

Guarda il moro piegando un poco la testa e guarda i suoi occhi tremare leggermente, si sente inquieto. Sasuke che trema, Sasuke che non è sicuro, Sasuke che vacilla… non gli piace, semplicemente. Perché, Sasuke, è l’unico punto fermo della sua vita.

«Tu non puoi amarmi, Naruto…»

«Come no?»

«Non posso avere legami, lo ricordi? Sono un Mukenin e…»

«Sono cose che hai deciso tu! Sono cose che hai deciso senza consultare nessuno. Forse per te può essere davvero così… ma questo non comporta che anche per me sia lo stesso!»

Sasuke non spalanca gli occhi, li socchiude leggermente, aggrotta le sopracciglia e lo guarda, a Naruto sembra tanto confuso… e si chiede perché.

«Tsk. Sei il solito, dobe…»

Naruto lo guarda confuso… Sasuke sembra… strano.

« Che c’è, Sasuke?»

Ma Sasuke non risponde, si volta e comincia a camminare dal lato opposto a Naruto. Il biondo lo guarda per un po’ e una fitta al cuore lo prende quasi subito…

Sasuke è così dannatamente lontano, alza una mano e tenta, inutilmente, di afferrare il suo mantello.

Abbassa poi la testa, quando Sasuke è così lontano che, quasi, non lo vede più.

«Urusakontachi…»

«Eh?»

Alza la testa di scatto e, Sasuke, è già davanti a lui. Naruto spalanca gli occhi e lo guarda un poco prima che, le labbra del moro, cadano sulle sue lentamente.

«Quando avrò sconfitto mio fratello…»

Naruto non fa nemmeno in tempo a riaprire gli occhi che Sasuke non c’è già più… ma il suo sapore è ancora sulle sue labbra.

 

 

XV ¤ She

 

Il vento gioca con i suoi capelli e asciuga le sue lacrime.

Naruto non è riuscito a fare niente ma sa che, qualcosa, avrebbe potuto farla.

Guarda con malinconia la lapide di pietra e accarezza leggermente il nome che vi è stampato sopra. Abbassa gli occhi e piange di nuovo, trattenendo un gemito di frustrazione.

Lui non l’ha potuta salvare. E’ una consapevolezza e fa male. Chiude la mano a pugno e colpisce l’albero che ha accanto.

Lui non ha potuto intervenire. Lei non glielo ha permesso.

Sakura era il Ninja più geniale del loro anno, in quanto ad intelligenza e prontezza di spirito in pochi riuscivano ad eguagliarla. Naruto non era – e non è – tra di loro.

Lei l’aveva capito e si era fatta da parte, incessantemente ma con discrezione. Aveva capito quei sentimenti che Naruto nascondeva e li aveva accettati, senza farne parola con nessuno e si era allontanata.

Per questo ora Naruto piange, perché non si era accorto di cosa lei stesse facendo, perché l’aveva tenuta all’oscuro mentre lei capiva. Perché, un tempo, l’amava.

Sasuke è l’uomo della sua vita. Ma lei… lei era la donna della sua vita.

 

XVI ¤ Fox

 

Schiva un colpo e poi un altro. Scatta a destra e usa la tecnica superiore di moltiplicazione del corpo.

Mille naruto, ora, si scagliano verso l’obbiettivo andando a colpire ognuno un punto diverso mentre, il Naruto reale rimane in disparte, a preparare il Rensengan.

Gli occhi si socchiudono rabbiosi e, inconsapevolmente, Naruto prende a ringhiare.

Sta combattendo contro Itachi, sta combattendo contro il suo nemico, contro colui che gli ha portato via ogni cosa.

Sakura e Sasuke. La sua famiglia.

E, se la prima non può più riaverla indietro, il secondo lo rivendica spasmodicamente.

L’ultimo clone sparisce proprio mentre, il biondo, si lancia all’attacco evitando di guardarlo negli occhi.

La mano di Naruto va in avanti colpendo però il maggiore degli Uchiha solo di striscio. Itachi non fa alcuna espressione mentre parte di nuovo all’attacco si limita a tenersi un po’ il fianco ricoperto di sangue.

Naruto riprende a ringhiare e scatta in contropiede. Naruto dà un pugno e Itachi risponde. Naruto fa una tecnica e Itachi lo supera. Naruto fa qualsiasi cosa e Itachi si trova preparato.

Quando, poi, viene scagliato via da un pugno dell’altro Naruto urla dalla frustrazione. Lui non è forte, lui non è abbastanza forte. Poi Naruto comincia a piangere perché si rende conto che non è nemmeno abbastanza luminoso.

A quel punto, Naruto, si arrende. Non del tutto, la sua vocina continua a sentirsi ancora un po’ ma il suo corpo è ormai mosso dal chakra della volpe che risplende di un bel colore rosso sangue.

La volpe, agli occhi chiusi di Naruto, splende e riscalda… e uccide.

 

XVI ¤ End

 

Naruto chiude gli occhi e sospira. Tenta di alzare il braccio destro ma sa già che non ci riuscirà e che si ritroverà a sospirare ancora di più. Tenta di muovere una gamba allora e, di nuovo, sa di non poterlo fare.

Non si può muovere da quel maledetto letto e non vuole altro che scappare.

Gira il viso verso il letto accanto al suo dove riposa l’ultimo – e ora veramente – degli Uchiha. Guarda lo squarcio nel suo petto e si volta velocemente.

Non può guardarlo, non ci riesce, non può farlo e basta.

Perché, quello squarcio ancora rosso di sangue è la sua colpa, è quella che ha scambiato per luce e che non ha fatto altro che inombrirlo ancora di più… e ora non ha più speranze di tenere Sasuke legato a se con la sua luce, non ha alcun modo per costringerlo a non lasciarlo solo. Naruto è di nuovo solo… ed è una consapevolezza che lo schiaccia.

Vorrebbe chiudersi a riccio e nascondersi per sempre o scappare e non farsi trovare mai più ma non può fare assolutamente nulla se non piangere. E lui odia piangere.

«Dobe…»

La voce bassa e flebile del moro gli arriva spezzata da un leggero ansito di dolore e, la felicità di sentire quella voce, si incrina quasi subito.

Sasuke soffre, il suo Sasuke soffre, il Sasuke che Sakura voleva che lui proteggesse…

«S-sa…»

«T-t… tutto be-ah-ne?»

Naruto prese a sudare un po’ di più come se il corpo tentasse di sopperire alla mancanza di movimento. Naruto era agitato; agitato, nervoso e pentito.

«Sasuke, non ti fa bene parlare, sei ancora conva…»

«Ti ho… chie…chiesto se stai… bene, uru-hn-sakon…tachi»

Naruto non si volta verso di lui ma, come la volta prima, già sa cosa stava facendo il moro, è come se vedesse il viso duro di Sasuke leggermente arrossato per il dolore e le sopracciglia corrugare in un moto di prepotenza.

Il suo Sasuke…

«Bene…»

«Hn»

Naruto rimane per un po’ in silenzio, senza ruotare ancora il collo. Ha paura… incredibilmente paura. Sasuke ce l’ha con lui, per forza, lo sa. Ha quasi rischiato di ucciderlo, l’ha colpito così forte che è quasi arrivato ai polmoni. Gli ha fatto del male e, se anche Sasuke riuscisse a passarci su, lui non può farlo.

Lui è un mostro, non è un essere umano come ha sempre cercato di convincersi lui… lui non merita Sasuke.

«Dobe… mio fra…tello è morto… eh?»

Naruto, non aspettandosi questa frase, spalanca gli occhi. La bocca diventa secca immediatamente e, tutte le belle parole che deve dire spariscono via.

Il nodo in gola che si è formato fino a quel momento si scioglie da solo.

Già, Itachi è morto.

«Si…»

«Bene»

Naruto finalmente si volta verso il moro, e incrocia il suo sguardo rivolto verso di lui. Arrossisce di botto e apre la bocca qualche volta. Deve dirlo, che lui è un mostro, che lui non lo merita. Che diamine… ha una paura del diavolo.

Lui è un mostro che l’ha ferito, che ha lasciato che, Sakura, venisse uccisa. Lui…

«Dobe…»

«Eh?»

E’ strano, Sasuke ora sorride – se così quello si può chiamare – un sorriso a cui non è abituato perché Sasuke non sorride, mai.

«Mio fratello è morto»

Naruto spalanca gli occhi e vede che, quel sorriso, è scomparso. Sasuke ora lo guarda serio e Naruto non può far altro che distogliere lo sguardo. Anche la sua voce sembra più severa ora.

«Si, Sasuke ma… ecco…»

«Non ci sono “ma”, Naruto…»

Naruto non lo guarda, lui ne trova tantissimi di “ma…” a dire il vero.

«Io…sono un mostro…»

«Non tu, Ki…Kyubi»

Naruto spalanca gli occhi e si volta verso Sasuke, non sa se essere felice, dubbioso o furioso. Non lo sa.

«E cosa cambia? Kyubi è dentro di me!»

«Ma non sei… tu…»

«Non è vero, io non sono riuscito a salvare Sakura, io ti ho colpito, io…»

«Tu sei un essere umano…»

Naruto smette di piangere e anche di respirare. Questa frase… queste parole… quanto ha sperato di sentirle?

«… tu sba-hn-gli, come tut-ti gli esseri… umani»

Naruto non fa niente, continua a respirare per un po’ sentendo il respiro dell’altro farsi sempre più regolare… fra poco Sasuke si addormenterà, il biondo l’ha già capito ma comunque si gira e guarda il volto rilassato del moro.

Sorride e comincia a piangere.

Lui ha sbagliato, ha sbagliato così tante volte che non sa se potrà rimediare ma, almeno, può proteggere Sasuke da quel momento in avanti e andare a trovare Sakura alla lapide.

«Tuo fratello è morto, eh…»

«Si, dobe»

 

 

~Fine

 

Avvertenze*= Dal 14° passo la storia me la sono bella che inventata <3 Cioè [SPOILER ULTIME RELASE] La battaglia contro Deidara c’è vero ma non so come finisca ^O^”[/SPOILER]

Note: ODDIO, l’ho finita… ODDIO! Non ci riesco ancora a credere o___ò OMG >3< ci lavoro da…da… una vita X°D con i miei attacchi di barbonaggine poi >O<” Comunque UçU alloooora >O< cominciamo con LA dedica <3

Alla mia ‘mowa Siz OçO Per i tuoi 17 anni (come i passi, me genia UçU) che ti possa piacere almeno un po’ dopo tutta la fatica che ho fatto X3 Ti adoro, ti amoH GYAAAAA *hugs* non lasciarmi mai

  
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