Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Fuffy91    15/07/2007    4 recensioni
è una storia bellissima!!posso solo dirvi che è una vicenda romantica(Runami,leggetela e commentatela!baci Fuffy91)!!!;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un cappello di paglia e una girandola con un mandarino. " NOOOOOOOO AIUTOOOOOOOO!!!!!" gridava Chopper mentre correva a perdi fiato percorrendo in meno di cinque secondi il ponte della Going Merry, la quale come al solito sorrideva quasi divertita dall'assurdità di quella giornata, ma come del resto erano tutte quelle che trascorreva insieme a quei pirati così speciali:" E dai Chopper vieni qui!!!" gli diceva in lontananza Rubber, il capitano più stravagante che il Grande Blu abbia mai accolto tra le sue acque, intento ad inseguire il suo fidato dottore in uno dei suoi bizzarri giochi da bambino troppo cresciuto; mentre correva alcune gocce di sudore imperlavano il suo visino angelico, i ciuffi corvini che andavano a costituire la naturale frangetta che contraddiceva il suo carattere ribelle e candido allo stesso tempo,gli sventolavano sulla fronte ampia a causa del tunnel di vento che creava lui stesso correndo, le labbra sottili erano incurvate in uno dei suoi plateali sorrisi, che solo a guardarlo suscitava ilarità ma trasmetteva anche un grande senso di calma e quiete, ed infine con la mano destra teneva ben saldo il suo amato cappello di paglia, per paura che un soffio di vento carico di una piacevole salsedine, potesse portarglielo via, lontano, senza dargli la possibilità di riprenderlo, e perderlo avrebbe significato perdere anche una parte di sé stesso. Mentre il nostro capitano non accennava a smettere di inseguire la piccola renna dal nasino blu, gli altri membri erano impegnati nelle loro solite faccende: infatti vediamo che Zoro, lo spadaccino dai capelli di un verde impossibile e dalle tre spade, era intento al suo immancabile riposino dopo un’ intera mattinata di allenamenti stressanti; Usopp, il cecchino bugiardo e pauroso ma che all’occorrenza sapeva essere il più coraggioso di tutti, si impegnava nella costruzione di nuovi ordigni per usarli in un possibile attacco; la bella e affascinante Nico Robin, sdraiata comodamente su una sedia a sdraio di colore blu vitro come i suoi occhi, leggeva uno dei suoi interessanti libri di archeologia accompagnando la scorrevole lettura con un sorso di tè al limone, che il cuoco Sanji aveva appositamente preparato per lei con tutto il suo amore; intanto quest’ultimo, fumando una delle sue insaziabili sigarette, preparava il pranzo per i suoi adorati angeli e per i suoi compagni; Nami invece, la fidata navigatrice e abilissima stratega dell’intera ciurma, stava o per lo meno cercava di tracciare la rotta per la prossima isola. Cercava si, perché nonostante fosse rinchiusa nell’intimo della sua cabina, curva sulle sue carte da disegno riposte sulla sua amata scrivania, concentrata al massimo delle sue possibilità, il suo viso, invece di rispecchiare un espressione tranquilla e soddisfatta per l’ottimo lavoro che stava facendo, era il ritratto dell’ira e del limite della sopportazione, ovviamente per il baccano che stavano facendo due suoi compagni di viaggio, forse del tutto ignari del pericolo che stavano correndo. Infatti la bella cartografa, si alzò di scatto dalla sua sedia, sbattendo violentemente le mani piccole e dalle dita sottili sulla scrivania di legno di faggio, l’espressione ancora contorta dalla rabbia e dal furore che ormai erano oltre il limite immaginabile, la gonna corta, a frange e di colore lilla svolazzò nel preciso istante in cui si voltò di scatto, lo sguardo infuocato che puntava verso la porta, i capelli rossi come un mandarino maturo e profumati come quest’ultimo che accompagnavano il frusciare della gonna sulle sue gambe pallide ad ogni passo che compiva, accarezzando lievemente, quasi come se i suoi ciuffetti ribelli come il suo carattere indomito volessero in qualche modo rassicurarla e calmarla, la sua candida schiena lasciata scoperta dal top bianco che indossava con la scritta in lilla sul seno a caratteri cubitali NAMI, aprì, provocando un tonfo, la porta, nello stesso momento in cui Rubber, dopo molti giri estenuanti, era riuscito ad acciuffare Chopper, il quale alla vista di Nami ,affacciata sul piano superiore della nave e che li stava letteralmente fulminando con il suo sguardo assassino e pronta in qualsiasi momento a scoppiare,si irrigidì di colpo tra le braccia di Rubber, che intanto continuava a torturarlo sorridendo e ridendo a crepapelle, cominciò a sudare freddo e un brivido di terrore gli percorse tutta la spina dorsale. Poi, come era inevitabile, riuscì a liberarsi dalla stretta ferrea del suo capitano e con uno scatto degno di un atleta professionista e gridando a squarciagola, raggiunse Nico Robin, e si nascose sotto la sua sedia a sdraio aggrappandosi con le sue esule zampette alle gambe dell’archeologa ,la quale continuava a leggere incurante della sua stretta e del suo tremore, il quale era così forte da coinvolgere anche lei. Intanto Rubber, incurante della presenza della sua navigatrice che, inesorabilmente, stava per raggiungerlo, osservava con una espressione interrogativa la piccola renna tremante e con gli occhioni luccicanti e pieni di lacrime, gli indicò con una zampetta tesa e tremolate la furia dietro di lui. Così Rubber si girò verso la sua compagna e, appena la focalizzò, questa con il viso rosso, le labbra strettamente serrate, gli occhi nettati di sangue e le fini sopracciglia corrugate gli disse, anzi, gli urlò contro:RAZZA DI IDIOTA CHE NON SEI ALTRO! LO VUOI CAPIRE UNA BUONA VOLTA CHE SONO IMPEGNATA A TRACCIARE LA ROTTA PER LA PROSSIMA ISOLA?! HO BISOGNO DI SILENZIO, CAPITO,SILENZIO! DEVO FARTI LO SPELLING:S-I-L-E-N-Z-I-O!!!! MA VISTO CHE TU SEI TROPPO IMPEGNATO A FARE LO STUPIDO, E NON SAI NEMMENO IL SIGNIFICATO DI QUESTA BENEDETTA PAROLA, CONTINUI IN PER TERRITO FINO ALLO SFINIMENTO A COMPORTARTI DA IDIOTA! QUANDO TI DECIDERAI A COMPORTARTI DA CAPITANO UNA BUONA VOLTA?! QUANDO? EHI MI STAI ASCOLTANDO O NO? DICO A TE RUBBER!!!!” Quando terminò il suo discorso dettato solamente dall’ira e dal rancore accumulato per molte ore nella sua cabina, Nami sembrava prossima all’infarto: aveva il viso rosso come un pomodoro maturo al punto giusto, il seno si alzava e si abbassava ad un ritmo impossibile per la violenza dell’aria che ne usciva e nei suoi occhi si rifletteva non solo l’immagine di Rubber, il quale era rimasto tutto il tempo a capo chino ad ascoltare il suo discorso, ancora seduto con le gambe incrociate, come un capo indiano intento in uno dei suoi più intricati riti, sul pavimento in legno del ponte,con lo sguardo velato dai suoi ciuffetti corvini e dal suo adoratissimo cappello, ma anche la rabbia che non accennava a volerla abbandonare; ma la cosa che la faceva davvero andare su tutte le furie era la sua totale indifferenza, a volte parlare con il suo capitano era come parlare ad un bambino, troppo piccolo per capire le faccende degli adulti. Così senza pensarci due volte, per costringerlo almeno a voltarsi, invece di picchiarlo come faceva in quelle occasioni, gli strappò dal capo il suo cappello di paglia, privandolo del suo tesoro, troppo accecata dall’ira per soffermarsi a pensare a quale nefasta conseguenza aveva liberato. Infatti Rubber, con una calma estenuante, si alzò e la sovrastò con tutta la sua figura diventata possente nel corso delle varie battaglie affrontate e levando lo sguardo, puntò le sue iridi nere e limpide come due polle d’acqua verso quelle evanescenti di Nami, la quale rimase colpita dall’espressione seria e quasi alterata di Rubber, un’espressione che nei suoi riguardi lui non aveva mai avuto, e questo bastò per far sciogliere quella sicurezza e quella ira che Nami aveva gelosamente esposto e difeso, ma che adesso stava pericolosamente vacillano, e lei non voleva e non doveva assolutamente sentirsi insicura davanti a lui, come del resto davanti a nessun altro al mondo. I due compagni continuarono a scrutarsi per una manciata di secondi; il colorito rosso che aveva dipinto per tutto quel tempo, come la pennellata di un pittore professionista, le guanciotte bianche di Nami, stava man man diminuendo; lo sguardo, sempre accigliato, aveva perso le sfumature della rabbia; i pugni stretti in una morsa d’acciaio, cadevano arrendevoli lungo i fianchi snelli ed in uno di questi vi era ancora il cappello di Rubber, che lei non accennava a volergli restituire. Questo contribuiva, oltre alle parole taglienti che lei gli aveva letteralmente urlato contro con tutta sé stessa, ad accentuare lo sguardo risoluto di Rubber, che continuava a scrutarla in modo quasi sfacciato, e ostinato quanto lei a non cedere a quella lotta:si, perché era una vera e propria lotta quella che si stava verificando tra di loro, una battaglia fatta di sguardi taglienti più della lama di una spada, dolorosi più di un colpo di un bastone o di un pugno andato a segno, o di una ferita che non riesce a rimarginarsi, che non conosce cura, una ferita mortale. Ma era questo quello che volevano i due giovani? Provocarsi una ferita mortale? Uccidere moralmente il proprio compagno? Trafiggere la debole anima di entrambi? Era questo che desideravano? Veder scongiurare l’altro affinché la smettesse di ferirlo ancora e ancora? Vederlo morire e piangere per il dolore lancinante e provando gioia, trionfo e piacere nell’ammirare quella macabra visione di un anima straziata? Era questo?” No, io non voglio questo!” si risposero entrambi, e sempre entrambi ebbero una reazione diversa: Rubber si limitò ad abbassare nuovamente lo sguardo, rinunciando volontariamente a quella lotta priva di senso, almeno da parte sua; ma del resto come poteva lui, voler del male alla sua migliore amica, la sua navigatrice, la sua compagna di viaggio, la sua Nami? No, non lo desiderava di certo! Lui era il suo capitano, aveva il compito se non il dovere di proteggerla da ogni male, e non di provocargliene! Che razza di amico e compagno sarebbe altrimenti! Intanto, nello stesso tempo, Nami aveva abbassato anche lei lo sguardo; come aveva potuto solo pensare di voler ferire Rubber? Il suo compagno, il suo migliore amico, il suo capitano! Certo, a volte lo sgridava e lo picchiava anche, ma solo per fargli capire il suo stato d’animo o per ricordargli le sue priorità o solo per giocare e stare un po’ con lui; si perché in fondo a lei piaceva il carattere sempre allegro e sorridente di Rubber, il suo modo di essere, così candido e innocente nella sua ingenuità e tenerezza disarmante. Lui era l’unico che le riportava il sole in una giornata senza luce né ombre, solo con un sorriso, era il solo che la facesse ridere nei momenti di sconforto, il solo che la facesse sentire importante, che non la lasciava mai indietro, che l’aveva liberata dalle catene che imprigionavano il suo giovane cuore durante la tirannia di Arlong, che le aveva ridato la libertà e che non la costringesse ad obbedirgli a bacchetta, ad eccezione dei momenti più indicati, come battaglie insormontabili e lotte ai limiti della violenza. Ed ora, in quel preciso istante, aveva desiderato la sua fine, maledetto il giorno in cui lo aveva incontrato provocando la sua fine che in realtà corrispondeva alla sua liberazione, e gli aveva strappato il cappello dal capo, lo aveva privato del suo tesoro più prezioso, lo aveva derubato come aveva fatto con altri prima di lui, nonostante si fosse ripromessa di non ripetere mai e poi mai lo stesso errore con lui, e adesso questo pensiero la inorridiva e le provocava vergogna. Come aveva potuto? Come? Non riusciva a darsi una risposta. Così, con questa domanda che le rimbombava nella sua mente piangente, sempre con il cappello del suo amatissimo capitano stretto tra le sue mani, si diresse verso la sua camera, unica ancora di salvezza in quel male di angoscia e solitudine che tormentavano il suo animo. Sotto lo sguardo attonito dei suoi compagni, che intanto avevano abbandonato i loro doveri o le loro abitudini per ammirare stupiti le sagome dei loro compagni coinvolti in una inusuale situazione, e quello dispiaciuto di Rubber, abbandonò per la prima volta quel confronto e lei, la donna che aveva sempre preso di petto le sfide e gli ostacoli, stavolta preferì scappare con le lacrime di delusione per sé stessa che le rigarono gli occhi ormai chiusi. Dopo che la porta della camera delle ragazze si richiuse con un nuovo energetico tonfo, Zoro si avvicinò al suo capitano e gli disse semplicemente, accompagnando la parola con una pacca sulla spalla di lui:” Cosa stai aspettando? Va da lei!!!” gli intimò anche lui leggermente scosso da quella reazione, visto che quella pazza di Nami( o come almeno la definiva lui) nemmeno durante i loro interminabili litigi aveva mai girato i tacchi e corso via nella sua camera, e a volte erano stati davvero molto violenti; ma si vede che questa volta era scattato qualcosa tra di loro che aveva turbato inesorabilmente l’equilibro di entrambi i suoi compagni. Senza farselo ripetere due volte, Rubber annuì con il capo al suo amico e si diresse dritto verso la famigerata stanza. Mentre saliva velocemente le poche scale che lo separavano dalla sua meta, Rubber continuava a pensare all’espressione addolorata di Nami; aveva capito che si era pentita di quello che aveva detto e dello sguardo minaccioso che gli aveva rivolto contro, ma stavolta non riusciva a capire perché era scappata via invece di prenderlo a pugni come faceva di solito?. Dal canto suo si era pentito di averla scrutata in quel modo, di solito rivolgeva quello sguardo solo ai suoi nemici mortali, non ai suoi compagni, a Nami poi… figuriamoci! Lui le voleva troppo bene per augurarle del male! E poi non era da lui comportarsi così! Forse erano state quelle ultime parole , quella penultima frase a scatenare qualcosa in lui:” Quando ti deciderai a comportarti da capitano una buona volta?! “ comportarsi da capitano… già forse erano state proprio quelle parole pronunciate in un modo così sprezzante e disgustato allo stesso tempo a farlo infuriare. Lui era un capitano! Forse non lo dimostrava sempre, ma lui lo era e lo sarebbe sempre stato, almeno che non fosse morto per mano di qualcun altro, ma questo era impossibile!!! Pensò sorridendo, ma quel sorriso sparì dalle sue labbra quando gli rivenne alla mente l’immagine di Nami piangente, lo stesso visino triste e crucciato che non le vedeva da molto tempo, troppo abituato a vederla sempre sorridente, arrabbiata o annoiata, ma mai triste! Mai, da quando era con lui, Nami era stata triste, e vederla oggi in quello stato, lo aveva fatto sentire solo un ragazzino di gomma svuotato di ogni emozione, e lui odiava e detestava sentirsi così, e quando si ritrovò faccia a faccia con la porta della cabina della sua bella navigatrice, ebbe un brivido di paura. Si paura, paura di rivederla di nuovo in quello stato, magari raggomitolata in un angolo della stanza o sul suo lettino da ragazzina, con le lacrime agli occhi, il nasino rosso come le guance per il pianto incessante, e i capelli sconvolti e scomposti sparpagliati sul cuscino o magari che le ricoprivano le iridi nocciola intenso. Solo immaginare una cosa del genere gli provocava un nodo alla gola che, per quanto si sforzasse, non riusciva ad inghiottire. Così si fece coraggio ed aprì piano la porta, senza curarsi di bussare, e fu allora che tutti i suoi timori si materializzarono all’istante; Nami si trovava davvero sdraiata su un lato sul suo lettino, che piangeva a dirotto, con tutti i particolari che lui si immaginava, ognuno ritrovato correttamente al suo posto. Solo uno gli era sfuggito e risultava una piacevole aggiunta: il suo cappello, il suo tesoro, che Nami si stringeva teneramente sul seno, quasi come se volesse consolare la parte del suo animo angosciato ferita. Poi Rubber, che era rimasto ancora sull’uscio della porta, impossibilitato a compiere ogni minimo movimento, sempre continuando ad osservarla, nonostante quella visione lo ferisse enormemente, la sentì dire tra un singhiozzo e l’altro, ad alta voce, come se non si fosse accorta della sua presenza a pochi passi da lei:” Mi dispiace, non volevo Rubber! Sono io la stupida, non tu! Ora tu mi odierai per quello che ti ho detto e io continuerò a vergognarmi per quello che ho pensato in quell’istante di te. Ma io…ma…io…non volevo! Io in realtà ti voglio bene, ti voglio tanto bene! Sei il mio capitano!!! Il miglior capitano che ci sia e diventerai il Re dei pirati, ne sono sicura!” e scoppiò di nuovo in lacrime stringendosi ancora di più il cappello del suo amato capitano, disperata. All’improvviso sentì il palmo di una mano calda che le accarezzava il viso e cercava di calmarla, riuscendoci e una voce familiare sussurrarle all’orecchio teneramente:” Anch’io ti voglio tanto bene Nami, e non ti odio affatto e di certo non ti devi vergognare di te stessa perché tu sei una persona specialissima. Sei Nami, la mia navigatrice, la mia compagna, la mia migliore amica…” e dopo un sospiro e una breve pausa le sussurrò con voce fievolissima in modo che potesse sentirlo il minimo possibile, ma lei ci riuscì lo stesso sentirle dire:” la mia Nami!” La sua Nami! E con l’ultima lacrima che le rigò il viso si alzò di scatto dal cuscino, lo guardò negli occhi sorridendo un po’ stupita e questa volta rivide solo l’immagine di un Rubber sorridente e con le guance leggermente rosse forse per l’imbarazzo dell’ultima confessione, che lo rendeva molto più dolce di quanto non lo fosse già in quel momento, con un nuovo sorriso gli porse il cappello che lui prese sempre sorridente e al culmine della gioia per averla fatta sorridere, ma non riuscì a riporselo sul capo, perché con slancio Nami lo abbracciò e poi pose un leggero bacio sulla sua guancia sinistra e, appoggiando il viso sulla sua spalla gli sussurrò all’orecchio:”E tu sei il mio Rubber!”. Poi lo scrutò negli occhi sorridenti e lo baciò teneramente e languidamente sulle labbra, per poi sprofondare di nuovo il viso sulla sua forte spalla. Rubber, stupito ma felice, l’abbracciò e nel farlo costatò che il suo cappello si era posato dolcemente sulla spalla di Nami, dove vi era disegnato il suo tatuaggio e ammirando quella scena, sorrise per poi richiudere gli occhi e sprofondare nel caldo e dolce abbraccio di lei, sua per sempre. Rubber e Nami. Un cappello di paglia e una girandola con un mandarino.
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Fuffy91