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Autore: evenstar    15/07/2007    15 recensioni
Rieccomi dopo una lunga pausa. Dato il successo di un tempo ho pensato di tornare con una storia del ciclo della vita secondo Tonks, sperando di farvi piacere. Riprendendo da dove ci eravamo interrotti, riprendiamo con l'episodio n 13. E, dato il numero, ho deciso di dedicarlo a (Tonks, ovviamente) e a tutte le sue superstizioni. Buona lettura, e occhio ai gatti neri.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Tonks'
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Martedì 13

Dopo lungo tempo eccomi di ritorno.

Prometto che mi metterò in pari in breve tempo con tutte le storie scritte e pubblicate che non ho letto in questi mesi, ansiosa di ritornare a immergermi nella lettura delle avventure del maghetto e dei suoi allegri compagni (ops, quello era robin hood). Per adesso vi lascio un episodio del ciclo della vita secondo Tonks, sperando che abbia lo stesso successo dei suoi predecessori e che vi divertiate a leggerlo quanto io mi sono divertita a scriverlo.

Buona lettura

(www.evenstar62442.splinder.com)

 

 

Martedì 13

 

Ninfadora Tonks era depressa.

La giovane e brillante Auror era in quel preciso momento, come nella migliore e più classica immagine di una persona depressa, stesa nel suo letto, coperta dal suo soffice piumone rosa acceso, con gli occhi spalancati (sebbene fossero appena le cinque di un luminoso mattino) ad osservare il soffitto della sua camera e a pensare, tra le altre cose, che questo avrebbe avuto bisogno urgente di una bella ridipinta, magari con un colore diverso da quel bianco deprimente che sua madre le aveva suggerito quando si era trasferita nell’appartamento.

La cosa che deprimeva all’inverosimile al giovane, e che le lasciava anche un senso di panico, accompagnato ad una fastidiosa nausea e ad una discreta tachicardia, era pensare che quel giorno, quelle 19 ore che la separavano al “domani”, erano un martedì 13.

Ora, per tutte le persone assolutamente razionali, quella data non sarebbe stata molto diversa da tutte le altre date del mese, un giorno, il 13, come un altro, da passare nelle consuete occupazioni quotidiane, sapendo che nell’arco delle 24 sarebbe andato tutto, se non bene, quanto meno come al solito.

Ma per Tonks non era così.

Tonks sapeva.

Sapeva che quelle due semplici cifre, che prese singolarmente non avrebbero spaventato nessuno, se messe insieme sarebbero diventate potenzialmente letali per chiunque avesse dovuto abbandonare la quiete domestica ed affrontare il mondo fuori.

Fosse almeno stato un lunedì, un sabato, un giovedì… insomma un qualunque giorno della settimana escluso il martedì, avrebbe potuto ancora sopportarlo, ma così era davvero troppo per lei. La sua depressione, che ormai faceva parte della sua vita così come il colore rosa dei capelli, stava crescendo a dismisura in  quella mattina, facendola sprofondare in un baratro di disperazione dal quale difficilmente sarebbe potuta uscire indenne.

Chiuse gli occhi cercando di evitare che i ricordi dei precedenti martedì 13 della sua ancor breve, ma intensa esistenza, si affacciassero alla sua memoria, senza d’altra parte ottenere molti risultati. Rivide quel martedì 13 della sua infanzia quando, mentre svolazzava con la sua scopa giocattolo in casa, questa era impazzita andando a schiantarsi contro un muro, facendo sì che lei si rompesse il naso e che sua mamma passasse la mezz’ora successiva a sgridarla, urlandole contro “non si vola in casa”.

E poi rivide quel martedì 13 in cui, dopo aver sognato per quasi tutto l’anno un appuntamento con Martin Grow, Prefetto Tassorosso, la volta che erano usciti finalmente insieme, per andare a Hogwarts, lei era inciampata sul una pietra, finendo addosso a Martin che a sua volta era caduto contro una panchina, rompendosi due denti.

E c’era stato anche quel martedì 13 in cui, essendosi intrufolata nel bagno dei Prefetti, non era più stata in grado di chiudere i 50 rubinetti della mitica vasca da bagno, con il risultato di aver allagato mezzo castello e aver fatto togliere 30 punti (un record che non veniva raggiunto dai tempi di James Potter e Sirius Black e che non sarebbe stato più ottenuto fino all’arrivo nell’antichissima scuola del figlio di uno dei due) alla sua casa.

E ancora, quel martedì 13 in cui, cercando di fare ordine in ufficio, aveva dato fuoco a un mese di rapporti sulle attività di una decina di Maghi Oscuri, mandando letteralmente in fumo il lavoro della sua squadra.

Tonks scosse vigorosamente la testa, fecendosi aumentare la nausea in modo allarmante, ma riuscendo anche ad interrompere quel flusso di pensieri negativi. Chiuse gli occhi sperando di riuscire a riaddormentarsi e continuare a dormire per tutto il giorno, fermamente convinta nel darsi malata e nel non uscire di casa per nessun motivo.

Fu risvegliata, due ore dopo, dal ticchettio inconfondibile di un becco contro la finestra della sua camera. Tonks si mise il cuscino sulla testa, decisa a non dare retta al fastidioso pennuto, ma quello continuò per mezz’ora, imperterrito, finchè la giovane, più per non impazzire che per un vero e proprio atto di volontà, decise di andargli ad aprire. Ovviamente sapeva benissimo di chi fosse il gufo, solo una persona poteva convincere il proprio animale a passare mezz’ora a bussare alla finestra di una povera Auror depressa, che non aveva nessuna voglia di aprire: il suo Remus. Il gufo entrò nella stanza allungando la zampa a cui era legata un pezzetto di pergamena; non appena la giovane l’ebbe liberato dal suo ingombrante compito, l’uccello le beccò le dita, arrabbiato, e se andò senza aspettare risposta.

Tonks, succhiandosi il dito insanguinato e bofonchiando sul fatto che le sarebbe venuta un’infezione, prima effetto del famigerato martedì 13, si sedette sul letto e lesse la lettera.

 

Cara Dora,

Ti ricordi vero che questa sera siamo a cena dai Weasley, come organizzato da settimane?

Passo a prenderti alle 5 a casa tua,

Remus

 

P.S. lo sai che ti amo?

 

Che tenero che era il suo lupacchiotto!

Ma non fece ora a finire questo rassicurante pensiero che la giovane sentì la sua depressione precipitare a livelli decisamente preoccupanti, anche per i suoi standard, quando, finita di leggere la lettera e di riflettere su quanto fosse stata fortunata a trovare un ragazzo come il suo Remus, si rese conto, con estremo orrore, che avrebbe dovuto dargli buca.

Lei, Ninfadora Tonks, Auror (quasi) di successo, che aveva affrontato ogni genere di avversità pur di restare con il suo lupetto: dal sole cocente alla pioggia battente, adesso avrebbe dovuto cedere di fronte al 13. Non poteva rischiare di uscire di casa, per di più con Lui, proprio in quel giorno, o tutte le sue fatiche, tutte le sue conquiste, sarebbero state vane e, Tonks ne era matematicamente certa, lui l’avrebbe scaricata all’istante.

Nella mente scossa di Tonks non passò mai, nemmeno per un secondo, il pensiero di essere un tantino troppo superstiziosa, soprattutto tenendo presente il fatto di essere una strega, così prese pergamena e piuma e si mise a scrivere.

 

Caro Remus,!

Per oggi mi dispiace ma proprio non posso.

Vai tu e salutali da parte mia.

Tua,

Tonks

 

P.S. lo so ma mi piace sentirtelo dire.

P.P.S o anche scrivere.

P.P.P.S anche io, ovviamente.

 

Tonks arrotolò la pergamena urtando, nel farlo, il calamaio con l’inchiostro che si rovesciò sul suo candido piumone e su parte della lettera. La ragazza sbuffò ma vide in questo evento, più che una normale rappresentazione della sua nota e rassicurante sbadataggine, un segno del destino sulla potenziale letalità del 13, e si diresse in cucina per svegliare la sua civetta. Questa, dopo averle beccato ben poco affettuosamente la mano per essere stata tirata giù dal suo trespolo all’alba, prese il volo diretta verso la casa di Remus.

Tonks tornò in camera e decise di aver fatto decisamente bene a rinunciare all’uscita, sebbene si sentisse ancora molto, molto depressa per essersi costretta a stare lontana dal suo Remmy (quello vero) per ben 24 ore. L’occhiata alla mano insanguinata e al piumone adesso blu le confermò definitivamente la sua scelta.

Dopo qualche minuto, passato a cercare di decidere quale sarebbe stata l’attività meno pericolosa tra il dormire, leggere o fare le parole crociate sulla Gazzetta del Profeta, Tonks udì distintamente un sonoro crack provenire dall’ingresso. Spaventata per la possibilità che, per qualche mistica congiunzione astrale, la boccia di vetro di R.J si fosse disintegrata e il pesciolino rosso fosse in agonia in cerca di una goccia d’acqua, si alzò di corsa per andare a vedere cosa fosse successo. Entrando come un tornado nel salotto andò a sbattere contro qualcosa di solido, molto diverso da un muro, che aveva un vago profumo di muschio; fu sbalzata per terra e, quando riaprì gli occhi, vide una mano, che conosceva bene, tesa davanti al suo viso.

- Ciao, - le disse Remus, aiutandola a sollevarsi da terra. – Fatta male? 

- No, - rispose lei, alzandosi in piedi e spazzolandosi il retro dei pantaloni del pigiama.- Che cosa diavolo ci fai tu qui? – chiese poi, rendendosi conto che si trovava davanti alla persona che, necessariamente, quel giorno doveva evitare.

- Anche io sono contento di vederti, sì sto piuttosto bene, grazie, - le rispose il mago sorridendo dolcemente e facendo finta di non notare (o forse non notandolo affatto) l’aria truce con cui la ragazza lo stava osservando.

Tonks sbuffò, rendendosi conto di non avergli offerto una grande accoglienza, ma essendo decisamente preoccupata per la sua (di Rem) sanità fisica, almeno finchè questi fosse rimasto vicino a lei. – Scusa, - bofonchiò.

- Mi sono, come dire… un po’ sorpreso, nel leggere la tua lettera, e ho pensato di fare un salto a vedere come stavi.

- Oh, sto benissimo, grazie mille! – rispose la giovane, lasciandosi cadere sul divano, forse con un po’ troppo entusiasmo dato che rischiò di rovesciarsi. Per fortuna Lupin era pronto e le evitò una caduta, sedendosi poi di fianco a lei, continuando ad osservarla incuriosito.

- E allora? – chiese infatti poco dopo.

- Cosa? – chiese Tonks burbera. Con orrore sentì la voce di sua madre nella testa “Non dire cosa, tesoro, di scusa”; scosse la testa vigorosamente, guardando poi il suo Remus.

- Perché questa sera mi vuoi mandare da solo a cena dai Weasley? Se saremo in due Molly dovrà concentrarsi su entrambi, notando come siamo magri e patiti, e io non farò la fine di un tacchino ripieno, - rispose il mago.

- Non posso uscire, questa sera, mi dispiace, - affermò convinta Tonks, non poteva assolutamente cedere, neanche se lui la guardava con i suoi occhioni ambrati da cucciolo abbandonato, come stava facendo in quel preciso momento. Certo che era davvero, davvero, davvero difficile resistergli… magari solo per qualche ora, con lui vicino… No! Doveva resistere al fascino cuccioloso di Remus.

- Per favore, Dora. Ti prego, non mi fare andare da solo, - la implorò lui avvicinandosi pericolosamente a lei.

- RemusRemus, che cosa stai facendo? – mormorò Tonks, cercando di distogliere lo sguardo, sentendo che la sua, debole in quel caso, volontà si stava assottigliando sempre più.

- Cerco di corromperti, mi sembra ovvio! – rispose lui, ricevendo un pugno sulla spalla come risposta.

- Tanto non ci vengo questa sera!

- Ma perché no? – implorò lui.

- Non posso assolutamente uscire, oggi!

- Ma al lavoro ci vai! – dichiarò Lupin, fingendosi, ma neanche troppo, indignato.

- No che non ci vado.

- Prego?

- Non vado, mi do malata. Sto in casa, al sicuro.

- Ah sì?

- Sì!

- Non vai al lavoro? – chiese il mago, educatamente perplesso.

- No, non ci vado. Oggi non esco! – rispose la strega, convinta.

- Mi stai preoccupando, Ninfadora. Sei sicura di stare bene? Non è che hai un amante, vero?

- Sì… - vide l’espressione di Remus cambiare, diventare da educatamente perplessa a decisamente preoccupata, e capì quello che aveva detto. – Oddio, no. Sì, sto bene non sì ho l’amante, che cosa pensavi? – chiese sconvolta. Dopo tutta la fatica che aveva fatto ci mancava solo buttare tutto all’aria con l’amante!

- E allora, scusa, ma proprio non capisco… perchè non vuoi uscire di casa.

- Sai che giorno è oggi? – chiese Tonks perplessa. Aveva la vaga e indistinta impressione che Lupin non fosse esattamente una persona superstiziosa e l’idea di raccontargli il motivo che l’avrebbe tenuta in casa tutto il giorno cominciava a preoccuparla davvero molto.

- Martedì.

- Sì, d’accordo, amore, ma il numero?

- Ehm…13? – chiese il mago che in quel momento non era più sicuro di nulla, Tonks riusciva sempre a sorprenderlo, anche se ormai avrebbe dovuto essere abituato al suo comportamento un pochino… anomalo.

- Appunto! Oggi è il 13!

Lupin la fissò senza parlare.

Tonks fissò Lupin che la stava fissando, fissandolo a sua volta, senza parlare.

- E…? – chiese alla fine lui, giusto per interrompere il silenzio.

- E quindi porta male, - disse lei, candidamente.

- Porta… porta male?

- Sì, - rispose, decisa.

- Capisco, - mormorò lui, con l’aria di una persona che non capiva affatto.

- Davvero?

- No, in realtà no, - ammise il mago.

- Ah, ah ecco, mi sembrava strano.

- Non esci perché oggi è martedì 13? – chiese Lupin, per cercare di riassumere la situazione ed arrivare ad una conclusione logica e razionale, sempre che qualcosa di logico e razionale potesse presupporre Tonks.

- Esatto!

- E’ assurdo! – rispose, altrettanto candidamente a come aveva fatto lei prima, il lupacchiotto.

- No invece.

- Tu sei superstiziosa?

- Oh, beh… superstiziosa… non proprio superstiziosa. Insomma diciamo che evito particolari situazioni.

- Tonks, amore, tu sei una strega, una brillante Auror, una ragazza intelligente…

- Grazie.

- Prego, tesoro. Comunque dicevo, sei tutte quelle cose ed è per quello non puoi credere a queste cose! – sbottò Remus.

- Sì che posso. Senti, tesoro, lo so che sembrano cose assurde ma ti assicuro che se ti fosse capitato quello che è successo a me ci crederesti anche tu.

- E cosa ti sarebbe successo, sentiamo, - le rispose Remus appoggiandosi comodo sul divano e incrociando le braccia al petto, in attesa del racconto della serie di sfortunati eventi della sua ragazza.

- Oh ehm, allora, - rispose lei, iniziando a elencare sulle dita. – Una volta sono passata sotto una scala, e quello che ci stava sopra ha deciso di lasciarsi sfuggire di mano il secchio della vernice proprio nel momento in cui io stavo passando.

- Ma dai, è stato un incidente! – disse Lupin, cercando, e doveva ammetter con se stesso, riuscendoci anche troppo bene date le circstanze, di non ridere. 

- Magari quello sì, ma che mi dici della volta che un gatto nero mi ha attraversato la strada e io dieci secondi dopo sono inciampata, rompendomi una caviglia? – chiese, con aria di sfida.

- Dora, tu cadi anche se non ci sono gatti neri, ammettilo.

- Sì, va bene, lo ammetto, può capitare che io inciampi anche senza gatti neri in giro.

- Può capitare? – chiese il mago, sorridendo.

- Sì, d’accordo, d’accordo hai ragione tu. Ma una volta ho rotto uno specchio e mi sono capitati 7 anni di guai!

- E come fai a sapere che sono effettivamente finiti? – chiese Remus, suo malgrado interessato alla questione.

- Perché adesso sono qui con te, - rispose, senza esitazione, lei facendo arrossire entrambi.

- E sul martedì 13 cosa mi dici? – chiese, alla fine, il mago.

- Vieni, - rispose solo Tonks alzandosi dal divano e prendendolo per una mano, si diresse verso la camera da letto, inciampando sull’orlo del tappeto e rischiando di finire lunga distesa per terra, non fosse stato per Remus al suo fianco che la prese al volo, prima che si sfracellasse il naso sul pavimento.

- Che cosa è successo al tuo piumone? – chiese Lupin alla vista della coperta, diventata blu.

- Colpa del martedì 13… quando ti stavo per scrivere la risposta mi è caduto il calamaio!

- Tonks! – mormorò Lupin. – Senti, sai che cosa facciamo adesso?

Lei scosse la testa rosa.

- Usciamo.

- Che cosa? Dopo quello che ti ho raccontato?

- Sì. Io e te, andiamo a farci un giretto, così vedrai che non c’è nulla che non va nel martedì 13 e questa sera verrai con me dai Weasley.

- Ma è pericoloso! – disse sull’orlo delle disperazione Dora.

- No, e te lo dimostrerò.

- Ma…

- Niente ma, adesso ti metti addosso qualcosa che non sia questo pigiama con i maialini, che per personalmente trovo irresistibilmente sexy, ma che non credo sia adatto a fare un giro in città, e vieni con me.

Tonks, terrorizzata, dette uno sguardo al pigiama e inorridì al pensiero di essersi fatta vedere in quelle condizioni dal suo lupacchiotto, svicolò dalla sua stretta, spingendolo fuori dalla stanza e sbattendogli la porta sul naso, mentre cercava una veste da strega pulita da indossare.

Dieci minuti dopo riemerse dalla stanza e trovò Remus seduto sul divano ad aspettarla, con Remmy (il peluche portachiavi) in mano. - Andiamo? – chiese il mago.

- Sei assolutamente sicuro di quello che stiamo per fare? – chiese a sua volta Tonks, fissandolo con una punta di panico nella voce. Sebbene fosse con il suo lupacchiotto non le andava per niente di uscire ed affrontare le disgrazie che, era sicura, le sarebbero capitate.

- Certo.

Tonks sbuffò ma poi lo seguì fuori dall’appartamento.

 

Dieci ore dopo erano entrambi seduti sul divano dell’appartamento della strega.

- Allora, ti sei convinta che il martedì 13 è un giorno come un altro? – chiese Lupin, stringendo la ragazza a sé e sorridendo.

- Uhm, - borbottò lei, cedendo al sonno. – Non so. In fondo oggi ho rovesciato la boccetta dell’inchiostro…

- E ieri hai rotto due bicchieri, - le rispose il mago.

- …ho inciampato tre volte…

- …ma non sei mai caduta.

- Solo perché mi hai preso al volo.

- Sempre a disposizione!

- Ho rovesciato la zuppa di patate di Molly addosso a Ron

- Che però si è scansato senza subire ustioni gravi.

- …ti ho fatto andare a sbattere contro quella strega, per strada, a Diagon Alley

- … ma era davvero una bella ragazza, per me quell’incidente si può ripetere quando vuoi, - le rispose il mago coprendosi la testa per ripararsi dalla cucinata in arrivo.

- E ho rotto la chiave della porta, - concluse la giovane, sospirando.

- Insomma… è stata una giornata…normale. Se non sbaglio, - sorrise Lupin.

Tonks si girò verso di lui, corrucciata. Poi sorrise. - Sì, forse hai ragione. È stata una giornata normale, in fondo. Però possiamo ancora salvare la serata…

 

 

Fine

  
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