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Autore: ErisByonne    28/12/2012    1 recensioni
Tutti i servi di Naamah sognano di poter concludere il contratto della loro vita, quello che darà loro grande fama o che solo li faccia sentire importanti anche se ne dovranno conservare per sempre il segreto. Coralinne scoprirà che a volte però non servono firme su pezzi di carta per averlo e che e la dea a cui è votata ha volti diversi da quelli che le hanno insegnato.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Phèdre nó Delaunay
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Threesome
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Il tempo scorre con un tempo diverso, a Corte della Notte. Molti adepti, ritiratisi dal servizio in case di città e campagna asseriscono di aver trovato un nuovo ritmo di vita che non conoscevano. Fin da bambini, da quando vengono addestrati a servire a tavola, muoversi nella folla dei ricevimenti, vestire con eleganza, la loro vita è orientata al piacere del patrono e molti di loro giungono solo dopo il tramonto, quando il manto della notte ormai ha coperto la città. Il loro lavoro dopo l’iniziazione è svolto spesso sotto la tenue luce della luna e dicono ad Alisso che sia questo a renderlo così facile. Dopo la giornata di lavoro, bevuto qualche boccale di vino a Soglia della Notte, i patroni risalivano Mont Nuit per incontrare Naamah nei letti dei suoi più deliziosi servi.
Coralinne però non ci si era mai abituata a dover servire quasi sempre di notte e con il tempo e la fama che cresceva poté permettersi di avere patroni all’orario che voleva lei. Una volta completata la marque, poteva anche decidere in quali giorni. Gelsomino, la sua casa, è la casa della più pura lussuria e del desiderio e lei li ritrovava nell’alba. Per lei l’alba mostrava verità sconosciute a molti altri e lì aveva incontrato le dolcezze di patroni il cui nome non può essere rivelato. Tra cui la regina Ysandre de la Courcel e il principe consorte Drustan mab Nechtana. 
Coralinne era nel pieno della sua giovinezza: aveva 25 anni, lunghi capelli castano che le coprivano tutta la schiena e terminavano attorno ai morbidi fianchi, e le risaltavano gli occhi verdi come la prima erba primaverile; due tonde sopracciglia le infondevano un aria di perenne gioia. Aveva un seno sodo e prosperoso ma non troppo grande, nella sua casa sarebbe stato sinonimo di volgarità e non di sensualità. Rientrava quindi perfettamente nei canoni della sua casa senza tuttavia essere il più bell’esemplare. No, la sua fama non era dovuta a una rara bellezza o a un talento particolare nelle arti da talamo, ma nel modo con cui si concedeva ai suoi patroni. Tale nomea giunse alle orecchie della reale coppia grazie alla più famosa cortigiana di tutta la storia, Phèdre nò Delaunay de Montréve, poiché non erano ancora riusciti a generare un’erede, ma questo l‘avrebbe capito solo dopo. 
La convocazione giunse per le mani di una guardia reale in un giorno di fine estate. Coralinne pensò avessero scelto il più vecchio e inflessibile di tutta la guardia, perché era davvero brutto e arcigno ma le parlò senza nessuna animosità; ovviamente era stata richiesta la massima riservatezza da parte sua e del priore, il quale era tutto un inchino e sorrisi melliflui. Corte della Notte ha servito la real casa più volte di quanto quest’ultima ammetterà mai ma la discrezione dei servi di Naamah è sempre stato un vanto delle Case, e la richiesta lì per lì non la sorprese più tanto. Di certo però la emozionò ed accettò l’invito senza pensarci due volte; la guardia le comunicò che una carrozza sarebbe giunta da lì a cinque giorni e aggiunse che sarebbe stato molto educato da parte sua non avere patroni fino ad allora. Coralinne annuì, pensando che qualsiasi contratto non avrebbe mai eguagliato quella proposta e astenersi per cinque giorni non era per nulla un sacrificio,e la guardia si congedò.
I giorni successivi lì passò in prove di abito con la famosa sarta di Casa Eglantine, Fravielle, e ripassi di etichetta; rispolverò lezioni perdute da tempo e il priore insistette per farle ripassare il canto e l’arpa: Coralinne continuava a pensare che se avessero voluto ascoltare della musica non si sarebbero rivolti a Gelsomino ma d’altro canto sarebbe stato imperdonabile che un adepto sfigurasse davanti alla coppia reale e non si poteva rischiare.
 Nel giorno prestabilito una carrozza la prelevò poco dopo l’ora di pranzo, nelle ore più calde nessuno affollava le strade e chiunque avesse provato a seguirli sarebbe stato di certo notato immediatamente. A rimarcare la necessità di segretezza c’erano un cassiliano - particolarmente poco a suo agio - e una lettera di Sua Maestà in persona. La informava che la destinazione era un casotto di caccia poco fuori dalla Città di Elua e che le era grata per aver accettato l’invito. 
Giunti nella villa dei silenziosi domestici la fecero accomodare in un elegante salotto dai soffitti alti e travi in legno a vista.  Fu la contessa a raggiungerla per prima e Coralinne non poté non rivolgerle una sincera e ammirata riverenza. “Mia signora, incontrarvi mi riempie di orgoglio e gioia!” disse cercando di nascondere lo sguardo che le era inevitabilmente caduto sull’occhio colpito dal dardo di Kushiel. Phèdre ebbe la delicatezza di non offendersi ed invece le strinse le mani quasi con famigliarità e le diede un bacio di saluto. Coralinne pensò che avesse delle labbra morbide e dolci. Phèdre la invitò ad accomodarsi su un divanetto e le servì del vino bianco annacquato: Coralinne era più grande di qualche anno, ne era cosciente, ma il suo status era considerevolmente più basso e si stupì di quel gesto. La due volte eroina del regno, prescelta di Kushiel e famosa serva di Naamah pari del regno a cui Sua Maestà aveva donato la Stella del Compagno e chiamava “quasi-cugina” le serviva da bere. Per pensare tutto questo Coralinne aveva dovuto trattenere il fiato perché temeva che l’agitazione le avrebbe fatto dire tutto ad alta voce. Improvvisamente si rese conto che il vestito che indossava - uno stretto abito color pesca in seta con scollatura - non poteva essere adatto a presenziare davanti a una nobile, tanto meno a due reali, e cercò di apparire il meno provocante possibile pensando subito dopo che non aveva mai conosciuto un gelsomino che non apparisse provocante anche con un sacco di patate sporco. Fu la contessa a interrompere il silenzio. “ Coralinne nò Gelsomino, incontrarti è un piacere assolutamente mio.” disse infine. “Immagino che ti chiederai perché sei stata convocata con questa riservatezza. Ma il tuo nome c’è sembrato il più indicato per favorire i nostri intenti.” Si schiarì la voce con educata attenzione. “Ysandre de la Courcel e Drustan mab Nechtana si sono uniti sotto lo sguardo di due diversi religioni ed è in questo senso che ora ci stiamo muovendo per favorire la nascita di un erede. Abbiamo discusso con la sacerdotessa di Eisheth e una Ollamh, una sorta di maga.” Aggiunse notando lo sguardo perplesso della ragazza. “L’alba rappresenta la rinascita, il ciclo della vita che ritorna ed è un momento particolarmente venerato dai picti, o cruithne come vengono più spesso chiamati. Le loro maestà sono state consigliate di provare..a concepire in quel particolare momento della giornata ma i risultati sono ancora evidentemente deludenti. È parere congiunto che sia perché essi, e in particolare Ysandre,  non comprendono ne vedono questo momento dentro di loro. Tu d’altra parte sei famosa per prediligere questa parte della giornata e se a te aggrada, sarebbe nostro desiderio lo condividessi con loro. Devo precisare che non verranno firmati contratti” Coralinne spalancò gli occhi. “Mia signora, le posso assicurare che Casa Gelsomino manterrà il più completo riserbo!” rispose con veemenza, abbassando poi lo sguardo dispiaciuta per il tono scontroso. Phèdre non diede segno di esserla presa. “Non dubito della tua parola, Coralinne… tuttavia non stiamo parlando di un semplice incontro con un servo di Naamah. La coppia reale intende avere un figlio e vorremmo che Eisheth sia l’unica dea presente, oltre al Beato Elua ovviamente. La tua marque è completa e hai tutta la possibilità di concederti a chi preferisci. Tutt’al più si potrà dire che sono stata io ad avere un incontro con te, se mai qualche chiacchiera osasse trapelare. Cosa ne pensi?” Aveva parlato in maniera chiara e precisa e non le aveva tolto gli occhi di dosso. Coralinne annuì, senza dire nulla. Per un attimo le era sembrato di percepire la presenza di Naamah su di sé, come altre volte le era successo prima di qualche incontro da lei tanto desiderato, ma il calore al basso ventre e la calma che l’aveva pervasa la fecero ricredere. Era Eisheth  ad osservarla in quel momento.
Poco dopo giunsero la regina e il principe consorte. Coralinne si alzò immediatamente per esibirsi in una riverenza. “Prego, prego, alzati!” disse Durstan avvicinandosi a lei e invitandola a rimettersi dritta. Il suo angeline era abbastanza fluente anche se cadenzato da un accento esotico. Il suo volto era ricoperto da tatuaggi blu che lo identificavano come un abile guerriero - così almeno aveva letto in biblioteca documentandosi negli ultimi giorni - e la sua zoppia era quasi invisibile data l’agilità con cui si muoveva; indossava un completo verde scuro tipicamente angeline. Ysandre invece era vestita di un sobrio azzurro Courcel, i capelli raccolti in una retina dorata e cinta dalla corona. Coralinne non aveva mai creduto di poterla vedere così da vicino, la corona. 
Phèdre rimase con loro ancora un po’ e conversarono di molte cose. Furono curiosi della sua vita e del suo servizio a Naamah e grazie al sostegno della contessa le fu permesso di fare loro qualche domanda personale - ovviamente con la tacita promessa di non rivelare mai niente - e Coralinne cercò di metterli a loro agio perché l’imbarazzo era ben visibile sui loro volti. Verso sera, furono lasciati soli. Cenarono in maniera squisita e Coralinne dovette mettere in pratica tutte le buone maniere apprese da bambina, molte delle quali non aveva mai usato, e con gioia si accorse di ricordarsi tutto. Fu solo poi a notte inoltrata, dopo diversi bicchieri di liquore, che incominciarono a parlare della loro intimità. Fu colpita dalla loro intesa e dal sincero amore che condividevano perché infondo, nella migliore tradizione angeline, il loro era stato un matrimonio d’amore e non politico. Si accomodarono nella loro camera da letto, allestita secondo le indicazioni di Coralinne: grandi vetrate, colori tenui che tendevano al bianco. La camera dava su un ampio balcone che poi discendeva nel giardino. Quando ancora mancavano poche ore all’alba, li invitò a farci un giro. Si tolse immediatamente le scarpe e un divertito Drustan la imitò. Ysandre li guardò con accondiscendenza ma si limitò solo a stringersi al suo uomo. Il cielo si era schiarito ma ancora non era l’alba. Cinse la regina in un abbraccio dopo essersi fermati sotto le fronde di un salice e una Coralinne tremante d’emozione la baciò. Le labbra di Ysandre sembravano ancora più ansiose delle sue ma non si fermò fino a che non la sentì rilassarsi tra le sue braccia. Finito il bacio, Drustan le fissava dalla profondità dei suoi tatuaggi blu con viva curiosità. Si sedettero sull’erba e Coralinne si sedette tra le gambe del re dei picti. Spiegò loro con le sue parole perché considerava l’alba così bella mentre lentamente il sole sorgeva e l‘uomo passava la mano tra i suoi capelli Per non essere un angeline, aveva un tocco delicato e sentiva dei brividi lungo la schiena. Si scambiarono carezze sempre più provocanti fino a quando Ysandre non le chiese di vederle la marque. Coralinne acconsentì e si mostrò a loro nuda, completamente a suo agio. La sua marque, due colonne d’acqua che si univano a formare il fiore di gelsomino e un sole appena accennato tra i suoi petali sotto la nuca.
Il loro imbarazzo pian paino scemò e si scambiarono teneri baci. Infine tornarono in camera. Lei e il principe consorte spogliarono insieme Ysandre, poi lui da solo si liberò dei calzoni e della camicia. Mentre il sole sorgeva e inondava la camera di tenui raggi dorati, condusse Drustan al culmine della sua eccitazione che infine riversò nel ventre della sua adorata sposa, che lo accolse con un sospiro di beatitudine. 
A metà mattinata, un silenzioso servitore giunse per svegliarli. Coralinne abbracciava la regina, la quale si nascondeva quasi contro il suo petto, mentre da dietro di lei le due grosse braccia del principe Drustan spuntavano per stringerle entrambe. Coralinne aiutò entrambi a rivestirsi mentre il domestico andava alla ricerca del suo vestito dimenticato nel parco. Drustan le mise un mano un sacchetto molto pesante. “ Stare con te è stato molto bello, Coralinne nò Gelsomino, e anche se non abbiamo potuto stringere un contratto con te, vorrei che tu accettassi questo dono in onore di Naamah.” Le baciò le mani e le labbra. Ysandre, con la corona di nuovo sui capelli dorati, annuiva.
 
Il sacchetto non conteneva ducati come Coralinne aveva pensato, ma alcune pietre preziose. Per sé ne tenne solo una piccola parte, con il resto fece una donazione nei templi di Elua e dei suoi Compagni. Nove mesi dopo lasciò il servizio a Naamah per entrare nel sacerdozio di Eisheth, dedicandosi in particolar modo alle coppie che desideravano avere figli, studiando anche alcuni testi sulla magia albana dell’aurora che la contessa di Montréve le aveva prestato. Due anni dopo ebbe un altro incontro con la coppia reale. Coralinne ritenne sempre che la sua differenza di conoscenza dei misteri albani possa aver grandemente influenzato l’eredità paterna nelle due figlie di sangue reale. Ma non poté mai dimostrarlo perché ovviamente lei non aveva mai avuto nessun incontro con loro.
  
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