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Autore: Lust Lussuria    28/12/2012    0 recensioni
è l'ultimo giorno di scuola (e di università), ed un gruppo di amici si riunisce a casa di Sofia (la protagonista) per stare insieme e per scambiarsi i regali di Natale.
Sofia è innamorata di uno dei suoi migliori amici da quasi un anno e, come regalo di Natale riceve la notizia del fidanzamento di questo. Ed anche una dichiarazione d'amore inaspettata...
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Un manto di nuvole scure vestiva il cielo sopra piazza del Gesù. Un freddo pungente si intrufolava bastardo sotto i cappotti della gente, ghiacciando le ossa, gelando l’anima. Una grande folla circondava l’obelisco: turisti accompagnati dalle loro macchine fotografiche, ragazzi appena usciti da scuola, coppie che, tenendosi per mano, si dirigevano verso le bancarelle per comprare gli ultimi addobbi Natalizi, gli ultimi regali per i parenti.
Alessandra aspettava seduta sotto l’obelisco, rullando con cura del tabacco. I capelli rossi erano in parte nascosti sotto un cappello nero, inutile arma contro il freddo. Il viso era quasi completamente avvolto in una sciarpa, ma il suo naso e le sue guance erano ugualmente gelati.
Eleonora e Sofia le si avvicinarono velocemente e le si sedettero a fianco, stampandole due sonori baci sulla sciarpa.
- Hai l’accendino?- le chiese Sofia, sfilandosi una sigaretta da dietro l’orecchio, facendo così cadere alcuni riccioli scuri sulle spalle.
Alessandra le porse l’accendino, e lei accese la sigaretta.
-Ma Daniele e Da...?- provò a chiedere Eleonora, ma fu interrotta da un ragazzino che, correndo, inciampò e cadde ai suoi piedi.
Ele lo aiutò ad alzarsi e si assicurò che non si fosse fatto troppo male, poi lo consegnò alla madre che, nel frattempo, era accorsa a soccorrere il proprio bambino.
Proprio in quel momento videro Daniele e Dario avvicinarsi.
-Ciao bellezze, come va?- chiese Dario.
Sofia si alzò e abbracciò forte prima l’uno e poi l’altro, e lo stesso fecero Eleonora e Alessandra.
-Sofì, mi offri una sigaretta?- chiese Dario.
Sofia prese il pacchetto dalla borsa e lo porse all’amico che sfilò una sigaretta. Poi si voltò verso Daniele e ne offrì una anche a lui, che la prese senza fare complimenti anche se probabilmente aveva un pacchetto pieno nella tasca del giubbino. Il suo motto era “mai rifiutare una sigaretta o un caffè” e così, non rifiutava mai.
-Io proporrei di avviarci a casa, che sto congelando- disse Alessandra. Nessuno ebbe obiezioni. Si incamminarono per la Pignasecca e giunsero velocemente (per quanto la folla che popolava quella strada lo permettesse) alla stazione della metropolitana.
-non ti stai scordando qualcosa Daniè?- disse Dario mentre scendevano le scale della stazione -non hai nulla da dire alla ragazze?-
Daniele sorrise, con una punta di malizia nello sguardo. -Cosa? No, nulla-
-Nulla?- insistette Dario -nulla che riguardi Vera?-
Daniele scoppiò a ridere, le ragazze lo guardarono, impazienti di conoscere le novità.
-Ieri sera io e Vera ci siamo baciati- disse soltanto, simulando noncuranza.
Eleonora emise un gridolino di gioia. Alessandra lo abbracciò, e lui, che non se lo aspettava, si sbilanciò e quasi cadde. -e perché non ce lo hai detto prima, idiota?- gli chiese.
Daniele non rispose, ma guardò Sofia che era l’unica ad essere rimasta in silenzio. Quando si accorse che lui la stava guardando arrossì e sorrise: -è vero, avresti dovuto chiamarci subito!-
La verità era che una morsa di gelosia le aveva stretto lo stomaco, facendole quasi male.
-raccontaci tutto!-
Intanto erano arrivati i banchina, e non trovando posti a sedere avevano poggiato gli zaini per terra. -Niente, siamo andati a prendere un caffè, poi l’ho riaccompagnata a casa e l’ho baciata-
-Quanta galanteria- disse Eleonora in tono sarcastico.
-Lo so, sono un gentiluomo-.  Ribatté lui.
-Voglio conoscerla, perché stasera non le chiedi se ha voglia di uscire con noi?- chiese Alessandra.
-sì, è una buona idea-.
L’arrivo del treno interruppe la loro conversazione, salirono sull’ultimo vagone dove trovarono solo quattro posti a sedere. Eleonora e Alessandra corsero ad occupare i primi due, seguite immediatamente da Dario e Daniele.
Sofia li raggiunse con calma, si sfilò lo zaino dalle spalle e lo appoggiò ai piedi di Daniele, che si era seduto sul sediolino esterno.
-Alla faccia del gentiluomo!- sbottò, sorridendo.
Daniele le sorrise di rimando, la prese per una mano e la tirò verso di sé, facendola sedere sulle proprie gambe.
-Lo vedi che sono un gentiluomo? Mi comporto da signore anche con quelle come te!-
-che significa “quelle come me”?-
Daniele rise, e scosse il capo. Dei ciuffi di capelli castani gli ricaddero sugli occhi. Sofia li scostò con due dita. Fece quel gesto automaticamente, ma se ne pentì subito.
Sentiva le due dita che aveva usato per accarezzargli la fronte bollenti, nonostante il freddo, e la mano aveva iniziato a tremarle. Fa che non se ne accorga, pensò.
-cosa mangiamo di buono oggi?- chiese Dario
-          riesci a pensare a qualcosa di diverso dal mangiare tu? – ribatté Sofia.
-          No, non ci riesce – scherzò ancora Daniele.
Dario guardò entrambi con falso astio. – la smettete di dire che sono grasso?
-          non abbiamo mai detto questo, lo stai dicendo tu ora.-
Effettivamente Dario era molto robusto, con un po’ di pancia traboccante, alto più di un metro e novanta, con folti capelli ricci e neri e grandi occhi verdi.
Daniele era alto quasi quando Dario, aveva i capelli castano scuro, tagliati molto corti, gli occhi, scuri anch’essi, guardavano il mondo con interesse dietro a degli spessi occhiali da vista.
Era molto magro, ma aveva le spalle larghe e delle belle braccia forti.
Poche fermate dopo esser saliti sul treno scesero, ma presto si resero conto che, ad attenderli fuori dalla stazione c’era un forte acquazzone.
-Bene, qualcuno ha un ombrello?- chiese Alessandra.
Tutti si guardarono, sperando in una risposta affermativa da parte di chiunque, ma questa non arrivò.
-Questo vuol dire che dobbiamo correre- disse Sofia, infilò il cappuccio del cappotto nero ed iniziò a correre sotto la pioggia. Gli altri la seguirono, tentando di ripararsi il più possibile, di evitare le pozzanghere e di non scivolare sull’asfalto bagnato.
Arrivarono al palazzo, Sofia sfilò le chiavi dallo zaino ed aprì il portone. Si rifugiarono tutti dentro, e finalmente ripresero fiato.
L’acqua non aveva risparmiato nessuno. Cappotti, sciarpe, capelli e cappelli: tutto era completamente zuppo.
Salirono i tre piani a piedi, perché l’ascensore di quel vecchio palazzo aveva la brutta abitudine di non funzionare almeno tre giorni alla settimana.
Sofia infilò la chiave nella serratura, ma non fece in tempo a girarla che la porta si aprì.
-Toglietevi immediatamente le scarpe che ho appena finito di lavare per terra! Non vi azzardate a sporcare nulla!-
Ad accoglierli c’era infatti zia Rosalba, chiamata da tutti gli amici Lalla.
Zia Lalla era una donna energica, autoritaria, forte e determinata.  Aveva delle spalle forti, un seno prosperoso, grandi fianchi rotondi, capelli scuri e ricci, occhi verdi dal taglio orientale, carnagione molto scura. Era stata una bellezza rara, in gioventù,  ma era sempre stata sfortunata in amore. Dopo aver subito una delusione dopo l’altra aveva perso completamente la fiducia nel genere maschile.
Sofia viveva con lei da cinque anni. Era originaria di un piccolo paesino della Puglia, aveva vissuto più o meno serenamente con la sua famiglia fino ai tredici anni. Purtroppo il padre, operaio in un cantiere, aveva avuto un grave incidente sul lavoro e aveva perso la facoltà di camminare, oltre che la possibilità di lavorare. La situazione economica familiare, che già non era delle più felici, si aggravò terribilmente e la madre di Sofia, se pur a malincuore, aveva deciso di affidarla a sua sorella, zia Lalla appunto, affinché potesse finire gli studi ed avere un futuro migliore.
Zia Lalla da parte sua, fu felicissima di accogliere quella ragazzina nella proprio casa. Sofia si sentì amata sin da subito, trovò in zia Lalla una madre, un’amica ed un’educatrice fantastica. La nostalgia di casa era una costante, ma riceveva tutti i giorni una telefonata dei suoi genitori, e coglieva ogni occasione per tornare in paese e riabbracciarli. Ci aveva messo del tempo a capire con quale forza e coraggio sua madre avesse preso quella decisione: l’aveva odiata, aveva pianto e si era disperata, ma ora le era infinitamente grata.
Zia Lalla era amata come una madre non solo da Sofia, ma anche dai suoi amici, che avevano da sempre trovato in quella casa (ed in quella donna) un rifugio sicuro, un luogo accogliente, una seconda famiglia.
-Hei, Lalla calmati, non siamo neanche ancora entrati- esclamò Daniele
-meglio per voi ragazzi, se sporcate vi faccio a pezzi, vi congelo e vi mangio poco per volta-
-come la fai tragica, per un po’ d’acqua- ribattè Daniele
-Daniè, piantala e togliti ‘ste scarpe!- lo rimproverò Eleonora.
Tutti sfilarono le scarpe bagnate dai piedi e le riposero nella scarpiera posta a destra della porta.
-che hai cucinato di buono Lalla?- chiese Alessandra.
- pasta al forno, piccola- rispose la zia, schioccando un bacio sulla guancia alla ragazza.
-ti amo!- esclamarono i cinque ragazzi in coro, poi scoppiarono a ridere tutti, Lalla compresa.
-Lo so ragazzi, non potrebbe essere altrimenti-.
Dopo aver asciugato tutti i vestiti con l’asciugacapelli, calzini compresi, i cinque ragazzi si sedettero a tavola in compagnia della zia.
L’argomento principale, ovviamente, fu il nuovo amore scoppiato tra Daniele e la misteriosa ragazza di nome Vera.
Zia Lalla, geneticamente predisposta alla curiosità come tutte le donne, non mancò di bombardarlo di domande.
-Come vi siete conosciuti?”
-è bella-
-è simpatica-
-quanti anni ha?-
- dove va a scuola -
-dove abita?-
-dove siete andati a prendere il caffè?-
-hai offerto tu?-
-ma come no?-
-sei proprio un mascalzone!-
Daniele rispondeva pazientemente a tutte le domande, ridendo alle battute ironiche di Dario.
Sofia fu brava a dissimulare la gelosia e  l’invidia che le crescevano dentro sempre più.
Più Daniele parlava di lei, più Sofia si rendeva conto di quanto fosse effettivamente preso da questa Vera: sorrideva, arrossiva, evitava alcune domande troppo personali, nonostante non fosse mai stato un ragazzo timido.
Sofia pensava di non volerla incontrare. La odiava, e neanche l’aveva mai vista. Era la ragazza del suo migliore amico, avrebbe dovuto essere contenta per lui, perché era felice, ma non ci riusciva, divorata com’era dalla gelosia.
Tuttavia, mangiò la squisita pasta al forno di sua zia, partecipò con finto entusiasmo alla discussione, non cercò mai di cambiare discorso, fece anche lei qualche battuta, rise a quelle fatte dagli altri, ed infine, si congratulò con se stessa di essere una così brava attrice.
Finito di mangiare zia Lalla ordinò di sparecchiare e caricare la lavastoviglie perché lei aveva fatto fin troppo per quel giorno, e si ritirò in camera sua a riposare, salutando con un bacio tutti e cinque i ragazzi.
Questi eseguirono gli ordini senza protestare, poi andarono in camera di Sofia per scambiarsi i regali di Natale.
Dario si gettò su letto, seguito subito da Alessandra che gli si appoggiò sul petto.
-Oh, state attenti che sfondate il letto!- esclamò Sofia.
-è la seconda volta che dici che sono grasso, alla terza mi offendo-
 - non sono io che lo dico Dà, è la bilancia, ed il grasso che alloggia sul tuo corpo”
-Okay, Sofia non avrà io suo regalo oggi!-
-Dai scherzo scé- esclamò la ragazza, gettandosi a sua volta sul letto, ed appoggiando la testa sulla parte libera del petto dell’amico. Daniele ed Eleonora si sedettero appoggiando la schiena al muro, vicino la scrivania di legno chiaro posta di fronte al letto.
Sofia aprì lo zaino, che era stato gettato sul letto ancora bagnato, e cacciò i vari pacchetti da dare agli amici. Scambiarono i regali continuando a scherzare allegramente, alla fine Daniele lanciò un pacchetto piccolo e duro praticamente in testa a Sofia. -questo è tuo, idiota!-
-ahi! Mi hai fatto male!- la ragazza ruppe violentemente la carta regalo per scoprire una custodia blu quadrangolare. L’aprì: all’interno vi era una catenina d’argento e, al posto del ciondolo, vi era stato messo un plettro blu elettrico, con una saetta gialla disegnata sopra.
- ma è…?- iniziò a chiedere Sofia
-il mio primo plettro- finì Daniele.
Sofia si alzò dal letto ed abbracciò l’amico -è un pensiero fantastico, grazie- gli sussurrò all’orecchio, non perché non voleva che gli altri sentissero, ma perché le era mancata la voce.
Daniele la strinse forte contro il suo petto, e le stampò un bacio nei riccioli scuri.
-Qualsiasi altra cosa sembrava banale per te-.
A quel punto lo stomaco di Sofia si contorse a tal punto che dovette costringersi a rompere l’abbraccio ed inghiottire le lacrime che avevano iniziato luccicare nei suoi occhi neri.
Sfilò la catenina dal pacchetto e la legò dietro il collo, il plettro le scivolò nella scollatura del pullover, in mezzo ai seni.
-Sta proprio bene lì- scherzò Dario. Tutti risero, e anche Sofia si sforzò di abbozzare un sorriso.
-ora vado a fumarmi una sigaretta- disse Sofia, prendendo il pacchetto dallo zaino.
-Ti accompagno- disse Dario alzandosi precipitosamente, spostando bruscamente Alessandra che era ancora appoggiata al suo petto.
“ehi!” si lamentò lei, ma Dario e Sofia erano praticamente già usciti dalla stanza.
Uscirono fuori il balcone del salotto, ed accesero ognuno la propria sigaretta.
“Brrr! Che freddo!” esclamò Sofia, che per la fretta di allontanarsi da Daniele aveva dimenticato di prendere la giacca.
Dario le mise un braccio intorno alle spalle e l’attirò a sé, stringendola in un abbraccio.
Sofia non era tanto alta, e praticamente sprofondava nel petto dell’amico.
-Sei contenta per Daniele?- chiese Dario
Sofia non rispose, si limitò a fissare un punto indefinito del maglione del ragazzo.
-Tu lo ami, vero?-
La ragazze ebbe un sussulto poi, d’istinto, negò. Non le riuscì difficile, perché in realtà mentiva anche a sé stessa da quasi un anno.
-No?- insistette Dario -ne sei proprio sicura?-
Sofia scosse il capo. -non è che io lo ami…
-sei gelosa di Vera?
-sì, un pochino- ammise.
-allora, visto che siamo in vena di confessioni, credo che dovresti sapere che io sono geloso di lui-
Sofia non capì: -come? perché…?-
Dario la lasciò pensare in silenzio.
-…Vera…?- provò lei.
-no, non Vera. Non la conosco bene.
-allora…?
-tu.
-io?
-sì. Sono innamorato di te. 
  
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