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Autore: irishistible    28/12/2012    3 recensioni
Ora Allie capisce quanto sia vero il detto ‘di male in peggio’. Ma anche ‘al peggio non c’è mai fine’ è abbastanza azzeccato. Perfetto, si è fregata con le sue stesse mani.
(Alice)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                             CAN WE STOP IT FOR A MINUTE?



24 dicembre.


Allison prende le chiavi di casa e si precipita fuori dalla porta. “Non riesco ancora a credere di esserci ricascata. Con tutto dicembre a disposizione, mi riduco a fare i regali il giorno della vigilia. Vai così!” Questa è la routine di tutti gli anni, ormai. Inoltre, non ha la minima idea di cosa prendere. Sbuffa leggermente, cercando di aumentare il passo, per quanto possibile. Le vie del centro sono intasate da persone sorridenti che si urlano auguri a destra e a manca. Ma una bella tazza di te davanti al camino no, eh?
Un negozietto all’angolo della via, mezzo nascosto da una grande pianta vicino all’uscio, la colpisce. “Il paese delle meraviglie”, recita l’insegna. Chissà che magari questo paese meraviglioso riesca a salvarla e a darle un po’ di ispirazione. Entra, e si ritrova in un ambiente circolare, giusto un po’ piccolino, dalle cui pareti pendono gli oggetti più svariati, tutti rigorosamente in legno pregiato.
“Sono tutti di fattura artigianale”, la rassicura il commesso con un gran sorriso.
Decide di dare un occhiata, infondo gli oggetti non sembrano così male. In un angolo individua una lavagnetta, di quelle classiche che si appendono in cucina e su cui si segna la lista della spesa. “Alla mamma serve sicuramente una cosa simile, lei si scorda sempre cosa deve comprare”. Felice di aver trovato almeno uno dei  regali che ancora le mancano (non troppi in realtà, lei non crede particolarmente nel Natale), si avvicina sicura e si sporge leggermente per afferrarla. Una mano, più veloce della sua, la supera e si impossessa della lavagnetta. Allison si gira scocciata, pronta a fulminare quel genio che ha deciso di fregarle il suo regalo da sotto gli occhi. Si ritrova davanti un ragazzo biondo, con due occhi grandi e azzurri, e l’apparecchio ai denti trasparente. E’ carino, ma questo lei non lo nota nemmeno, troppo intenta a scrutarlo torvamente. “Potresti gentilmente mollarla? Sai, l’ho addocchiata prima io”.
“Oh, non lo metto in dubbio – il ghigno del ragazzo non le piace per niente- ma vedi, mi pare che tra i due sono io ad averla presa per primo”.
Allison è allibita. La sua espressione rasenta l’incredulità, tanto che il ragazzo le scoppia tranquillamente a ridere in faccia, per poi superarla e andare a pagare. Torna verso di lei, che non si è ancora mossa, una manciata di minuti più tardi, con il bel pacchetto tra le braccia.
“Facciamo così –esordisce- te la regalo, se per te è così importante.”
 Lo sforzo che sta facendo per trattenersi dal ridere è evidente. Allison stringe gli occhi, infastidita.
“Non lo voglio un regalo da te”, sputa fuori acida.
“E perché no? E’ Natale, funziona così sai? Si sta con i parenti, ci si abbuffa, e si fanno i regali” dice in tono canzonatorio.
Allison ha l’impressione di star parlando con un bambino di due anni.
“Forse ti è sfuggito il punto fondamentale. La gente accetta regali da persone che conosce. E io, fortunatamente, non ti conosco”.
Il ragazzo sorride. “Oh, ma a questo si può tranquillamente rimediare: mi chiamo Niall, vengo dall’irlanda, mi sono trasferito qui giusto un paio d’ore fa, e ora devo proprio andare”.
Un paio di colpi di clacson sottolineano la veridicità delle sue parole, probabilmente qualcuno lo sta attendendo da un po’ troppo. Senza lasciarle il tempo di ribattere, le infila il pacchetto nella borsa, schioccandole un rumoroso bacio sulla guancia, e si precipita fuori dalla porta, non prima di averle gridato un bel “Buon Natale!”.
 

    ***
 

Dopo cena, Allison si rinchiude in camera. Al centro del suo letto scorge la busta dove ha radunato i regali comprati in fretta, e in cima spicca particolarmente il pacchetto di quel Niall. Ha trovato un biglietto fra le pieghe della carta, dove il ragazzo ha scritto –con una grafia decisamente disordinata-  il suo numero, forse mentre stava pagando. “Che sfacciato”, si ritrova a pensare, nonostante un sorriso faccia capolino dalle labbra rosee. Infondo, è stato un gesto abbastanza carino. Lei di sicuro non lo avrebbe mai fatto.
Un lieve ‘toc toc’ annuncia la presenza di qualcuno fuori dalla sua stanza. Allison si alza di scatto e getta tutti i pacchetti nell’armadio. “
Tesoro, tutto bene?”.
Si, avrebbe potuto farlo con più delicatezza.
“Certo, mamma! – schiude leggermente la porta- ti serviva qualcosa?”.
“Ho dimenticato il lievito per dolci, non è che potresti fare un salto a prenderlo? Temo che domani mattina non mi rimanga molto tempo per preparare la torta” dice con aria mortificata. Allison alza gli occhi al cielo.
“Sai ma’, credo di aver azzeccato il tuo regalo di Natale” e schioccandole un bacio sulla guancia, si infila giacca e scarpe e in un attimo è già in strada.
Meno male che il discount all’angolo rimane aperto fino alle dieci. Voleva proprio vedere le facce dei parenti, altrimenti, che si sarebbero dovuti accontentare di semplici biscotti al posto della torta della mamma. Si infila all’interno delle porte scorrevoli e si dirige spedita verso la seconda corsia a destra, dove sa di poter trovare quel dannato lievito. Nel corridoio individua un ragazzo biondo girato di spalle. Di nuovo quell’irlandese?
Deve avere un cartello sulla schiena con su scritto ‘ehi sfiga, mira qui’. Non trova altra spiegazione. Proprio mentre pensa che ormai niente sarebbe potuto andare peggio, quello si gira, vedendola. Bene. Anzi no, perfetto. Odia essere contraddetta persino da se stessa. Con un sorriso di circostanza, lo supera, afferra il lievito e tenta di dileguarsi, per pagare e tornare finalmente a casa. Troppo facile, ovviamente. Con una specie di saltello, questo strano essere iperattivo –che tra l’altro, rischia una seria paralisi facciale da quanto sorride-  la affianca e vomita una serie di parole così veloci e pronunciate con il suo strano accento che Allison non può far altro che guardarlo come si guarderebbe un cane col tutù che balla infondo al mare.
“Ehm si ciao, Niall giusto? Bene si, io pago questo – e gli sventola ben bene la bustina di lievito davanti agli occhi- e poi vado, non vorrei far aspettare troppo mia madre, a lungo andare diventa isterica. Magari un giorno ci incontriamo, beviamo una tazza di caffè e ce la raccontiamo, adesso non ho proprio tempo”.
Lo schiva e corre –letteralmente- verso la cassa, ma lui riesce a riagguantarla.
“Ok, allora a domani”. Sorriso –che novità. Aspetta, domani? Ripete al ragazzo quello che ha appena pensato.
“Sicuro, l’hai detto tu no? Stasera forse non avrai tempo, ma domani pomeriggio qualche oretta non te la leva nessuno. Alle 4 da Starbucks” dice tutto contento, prima di salutarla e uscire dal negozio. Ora Allie capisce quanto sia vero il detto ‘di male in peggio’. Ma anche ‘al peggio non c’è mai fine’ è abbastanza azzeccato. Perfetto, si è fregata con le sue stesse mani.





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#PINKFRIDAY

ciao caro lettore. sappi che ti amo anche solo per essere arrivato qua, devo dire che hai un gran coraggio. ma forse io ne ho di più, infondo ho deciso di pubblicare questa roba di mia spontanea volontà. bene, l'aria festosa che si respira mi sta dando letteralmente alla testa, si. e mi dispiace che siate voi a doverne pagare le conseguenze AHAHA. Il 'pink friday' a inizio note è un tributo alla Minaj, grande donna. e la storia invece è un tributo a 5 stupidi che mi hanno fatta innamorare. non so, fatemi sapere se posso continuare o se è meglio che mi limiti a leggere silenziosamente come ho sempre fatto. sapete com'è, tentar non nuoce ahahah. adioos c:


  
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