LexxyChap 1: Risveglio
Harry aprì gli occhi, nel
cuore della notte, avvolto in quella spiacevole sensazione di stordimento che
ormai contraddistingueva ogni suo risveglio da tempo indeterminabile. A lui
sembrava di aver sempre provato quella sensazione, ma forse si sbagliava. Forse
c’era stato per lui un periodo un po’ più felice di questo... forse...
Si trovava al numero 4 di
Privet Drive, nella casa dei suoi zii, se tutto andava bene, per l’ultima
volta. Ci aveva trascorso una giornata: era arrivato la sera del giorno prima,
e se ne sarebbe andato molto presto. Giusto il tempo di radunare le poche cose
che si era portato dietro.
Si alzò dal letto, aprì la
porta della sua stanza, e scese le scale.
Lanciando uno sguardo verso
la porta della cucina, potè notare tutti i Dursley al completo. Non li degnò di
uno sguardo. Attraversò l’ingresso, aprì la porta, e sparì per sempre dalle
loro vite. Come anche loro sparivano per sempre dalla vita di Harry.
Senza neanche salutarsi.
I Dursley lo avevano fissato
per tutto il tempo che gli ci era voluto per attraversare l’ingresso, tutti con
lo sguardo di chi, nonappena l’invasore avesse varcato la porta, avrebbero
tirato un sospiro di sollievo. Sapevano che quella sera se ne sarebbe andato, e
non volevano perdersi il momento.
O probabilmente, erano lì
per assicurarsi che se ne andasse davvero.
Quell’addio senza saluti, lo
aveva gettato ancor più nella voragine di consapevolezza dalla quale a tratti
saliva, a tratti scivolava giù. Quale consapevolezza? Quella di essere ormai
completamente, totalmente solo, ed abbandonato, dopo la morte dei suoi
genitori, di Sirius, e di Silente.
E la colpa di queste morti a
lui così vicine, Harry le aveva attribuite interamente a due person: e queste
erano Lord Voldemort, il loro assassino, e Severus Piton, colui che aveva reso
questi omicidi possibili. Non sapeva chi dei due odiava di più, gli avevano
tolto tutto ciò che aveva di bello nella vita, ed ora erano le sue nemesi.
Mentre camminava, si guardò
intonro, respirando pienamente la fredda e pungente aria notturna. Si sentiva
una morsa nello stomaco: finalmente lottava anche lui. Come i suoi genitori.
Come il suo padrino. Come Silente, e come l’Ordine della Fenice. Da quella sera
sarebbe cominciata per lui una vita di rischi, ma alla fine, ne era certo, lui
avrebbe sconfitto Voldemort ed i suoi seguaci.
Ci pensava sempre, ai suoi
due nemici più odiati. Incessantemente, erano il suo pensiero fisso, ormai. Dal
giorno della morte del suo preside, non poteva pensare ad altro, se non alla
sua vendetta. Ed era proprio in nome di Albus Silente, e di tutte le vittime di
Lord Voldemort, che lui iniziava la sua Santa Crociata: la sua guerra contro
Lord Voldemort. La sua ricerca degli Horcrux. Dei pezzi dell’anima nera del
Signore Oscuro.
Si appartò in un angolo di
Magnolia Crescent, completamente buio, pensando che stava quasi per dimenticare
Peter Minus... un altro degli assassini dei suoi genitori. il loro amico, che
li tradì per un posto d’onore al fianco del Signore Oscuro. Il suo pensiero lo
disgustava. Guardandosi intorno per l’ultima volta, Harry decise che quel posto
poteva andare. Si concentrò, fece un passo avanti, girò su se stesso, e provò
la sensazione familiare e spiacevole di venire compresso, come per scivolare in
un tubo... che accompagnava ogni sua
smaterializzazione.
Riaprì gli occhi. Davanti a
lui, il quartiere dove aveva passato gli schifosi anni della sua infanzia, era
sparito. ora si trovava al luogo stabilito per incontrare segretamente Ron, ed
Hermione. In quello stesso posto, due anni prima, avevano preso la passaporta
per andare a vedere la Coppa del Mondo di Quidditch. Lì aveva conosciuto Cedric
Diggory... morto anche lui, ucciso da Voldemort. Harry sentì il cuore iniziare
a bruciargli di rabbia, repressa a stento.
Ma lui la teneva tutta in
serbo per Lord Voldemort. Dunque, si guardò intorno alla ricerca dei suoi due
migliori amici. Aveva detto loro di farsi trovare da soli, in modo da evitare
addii dolorosi ed inutili. Ma quando finalmente li intercettò, notò insieme a
loro tutti i Weasley al completo. Anzi, ora che ci faceva davvero caso, si
trattava di tutto l’Ordine della fenice al completo.
C’era anche Ginny. Il cuore
di Harry parve mancare un battito. Cosa starà pensando? Che non voleva vederla?
“Non è stata colpa mia!”
Si giustificò Ron, una volta
davanti alla faccia attonita di Harry, prima che il “Ragazzo Sopravvissuto” potesse
riprendersi e mettersi a urlare contro lui e Hermione, dicendogli che erano dei
traditori, e che non li voleva più con lui nel suo viaggio, o chissà
cos’altro...
“Ci hanno scoperti, e hanno
voluto venire!”
Continuò, e si beccò uno dei
classici sguardi di rimproverdo di Hermione. La signora Weasley invece gli
colpì una spalla con la mano, e sorpassandolo, gli disse “Non dire
stupidaggini, Ron!” E poi, una volta davanti a Harry, quasi si sciolse in
lacrime.
“Oh, Harry, caro!”
Esclamò Molly sofferente,
abbracciandolo, e baciandolo sonoramente su una guancia. Harry restò pressochè
immobile tra le braccia della signora Weasley. E non trovò niente di più
intelligente da dire che
“Ehm... buonasera, signora
Weasley. Cioè... buonasera a tutti.”
Disse, ed arrossì. Abbassò
lo sguardo: il coraggio di guardarli in faccia era venuto a mancare.
Trovandoseli tutti davanti in quel momento, ad Harry sembrò così stupido il suo
tentativo di evitare gli addii lacrimevoli e dolorosi. Infatti, più che una
partenza eroica, sembrava più una fuga alla chetichella.
Le emozioni che provava in
quel momento, erano differenti... da una parte, c’era il disagio per il
“tradimento” di Ron ed Hermione, mentre dall’altra parte c’era quella bella
sensazione. Quella che lo faceva sentire ancora per un’ultima volta amato e
protetto. In fondo, poteva pensarla come voleva, ma quella dei Weasley era
anche la sua famiglia, un po’.
Ma anche questo pensiero
contribuì ad alimentare la sua rabbia, e la voglia di partire in fretta:
infatti era anche per loro che doveva combattere. Doveva portare a termina la
missione affidatali da Silente.
“Non serve tentare di
fermarmi.” Mise in chiaro poi il Ragazzo Sopravvissuto.
La signora Weasley allora,
lentamente sciolse il loro abbraccio, e poi guardò Harry dritto negli occhi.
Osservò la determinazione scritta chiaramente sul volto del ragazzo, e sorrise
in modo materno.
“Non ne avevamo intenzione.
Noi... non sappiamo cosa, di preciso, vi accingete a fare... ma sappiamo che è
la cosa giusta, quindi... noi non ti tratterremo. Siete ancora ragazzi, è vero,
ma c’è anche da dire che avete dovuto crescere in fretta. Troppo in fretta.
Specialmente tu, Harry. Oh, HARRY!”
Concluse la signora Weasley
alzando la voce di molti toni, mentre lo riabbracciava, e si rimetteva a
piangere. Quasi tutti, a dire la verità, avevano le lacrime agli occhi. Inclusi
Fred e George, che se ne stavano in piedi, con le loro giacche di pelle,
cercando di trattenere le lacrime.
Ed in effetti, avrebbero
potuto morire tutti e tre: sia Harry, che Hermione così bella e intelligente...
ed anche Ron, il loro fratello minore. E, come diceva la signora Weasley,
troppo giovani.
I saluti andarono avanti
molto rapidamente, nella mente di Harry:
Remus, che abbracciandolo
gli ricordava la sua straordinaria somiglianza con i suoi genitori
Moody, che gli consigliava
come al solito una costante vigilanza, mentre gli batteva la mano sulla spalla
L’in bocca al lupo, un po’
soffocato dal pianto, di Tonks.
Gli abbracci, e le strette
di mano energiche ed affettuosi dei Weasley.
Hagrid, che piangendo come
una fontana, li abbracciava ululando e dicendogli che era molto coraggioso.
La confessione d’amore eterno,
ed i baci di Ginny. Il suo perdono per averla dovuta lasciare.
Quella avrebbe potuto essere
l’ultima volta che si rivedevano tutti vivi ed integri. Ed Harry voleva
conservare il ricordo di questi saluti per sempre come il suo tesoro più
prezioso. Così li guardava uno ad uno con attenzione, imprimendo il ricordo
delle facce di tutti nella sua mente per sempre. Ad un certo punto, il Bambino
Sopravvissuto si voltò, e vide Ron incastrato in uno degli abbracci mozzafiato
di sua madre.
La signora Weasley,
completamente rossa in viso dal pianto, cercò di farsi forza, ed abbracciava
suo figlio per quella che temeva essere l’ultima volta. E contrariamente alle
altre volte che veniva abbraccaito da sua madre, Ron non sembrava per nulla
imbarazzato dal gesto. Non sembrava curarsi di poter essere osservato, e
stringeva sua madre di rimando così forte, che sembrò temesse di vederla volare
via, se solo avesse allentato la presa.
Si separarono infine, e si
diressero senza esitare, ma con la morte nel cuore, verso la strada.
Ridiscesero ancora la collina, ed una volta sul marciapiede, i tre amici tesero
la loro bacchetta verso l’esterno. Immediatamente un enorme autobus a tre piani
di colore viola intenso, si fermò vicino a loro con un
BAM!
Sul parabrezza del mezzo, a
caratteri dorati la scritta “Nottetempo”.
I tre salirono a bordo, e
vennero accolti da un ragazzo dall’aspetto stanco ma ordinato, che disse loro
di chiamarsi Rogerm e li informò di essere il loro bigliettaio per quella
notte. Indubbiamente, Sten Picchetto si trovava ancora ad Azkaban.
E ancora una volta la colpa
era dei Mangiamorte, e quindi del Signore Oscuro. Nonchè, del ministero. Come
poteva fidarsi di qualsiasi persona, quando ormai era evidente che anche coloro
che si facevano passare per “giusti”, non si vergognavano affatto di compiere
azioni così deplorevoli?
I tre ragazzi presero posto
sul mezzo, non si erano ancora scambiati neanche una parola da quando avevano
lasciato i membri dell’Ordine sulla collina. Quello che si accingevano a fare
era talmente grande che si ritrovavano tutti senza parole. Anche se ogni tanto,
tra una brusca fermata e l’altra, alzando gli occhi, si ritrovavano e si
scambiavano sguardi di rassicurazione, e di incoraggiamento.
Giunti alla loro
destinazione, raccolsero i loro miseri bagagli, abbandonarono la vettura, e si
fermarono davanti alla loro destinazione. Erano giunti, di già. Nessuno osava
parlare, ancora.
Godric’s Hollow.
La vecchia casa di James
Potter e Lily Evans, genitori di Harry. Il loro rifugio “ben protetto” dove
morirono per salvare la vita del loro amato figlio.
“Harry...”
Cominciò dolcemente
Hermione, allungando una mano con l’intenzione di carezzare la spalla
dell’amico. Ma il Grifondoro riuscì a zittirla con un semplice gesto del
braccio. La ragazza ritirò quindi la mano, e si avviarono lungo il vialetto.
Poco dopo, avevano varcato la soglia della casa, Harry in testa.
E quando misero piede
nell’edificio, immediatamente Ron ed Hermione si fecero più vicini ad Harry.
Accanto a lui, pronti a sostenerlo, qualsiasi reazione avrebbe avuto alla vista
del luogo dove i suoi genitori erano morti, e lui si era guadagnato la
cicatrice che da diciassette anni gli marcava la fronte.
L’interno, contrariamente a
come appariva da fuori, sembrava completamente ordinato e pulito. Mobili chiari
e nuovi di zecca, mostravano soprammobili curiosissimi, ma eleganti. Quello che
si suole chiamare “tocco femminile” con, in aggiunta, la fantasia di Lily
Evans.
D’un tratto, una voce
riscosse tutti e tre dal loro muto osservare.
“Oh, Harry! Sei tornato
presto! Vieni, dai, la cena è pronta, e tua madre ha cucinato il tuo piatto
preferito!”
Disse la voce di un uomo
dalla loro destra, e quando si voltarono, restarono attoniti ad osservare
quella che doveva essere la copia spiccicata di Harry da adulto. Restarono
basiti, finchè l’uomo non parlòà di nuovo.
“Harry?”
“Papà?” Chiese Harry con
tanto d’occhi.
“Sì, dimmi.” Sorrise lui.
“Tu... eri morto.”
L’uomo lo guardò per qualche
secondo, poi inclinò la testa di lato, e sorrire. Poco dopo scoppiò addirittura
a ridere. Non si muoveva però dal suo posto in piedi in un angolo della stanza.
E fu proprio questo dettaglio che colpì l’attenzione di Hermione. Per non
parlare poi del fatto che il “padre di Harry” interagiva solo con suo figlio,
nonostante ci fossero i suoi due amici con lui.
“Ma andiamo, Harry! Ma
sembri proprio strano, qualcosa non va?”
“Ma tu... tu... sei vero?”
“Che domande fai, Harry?!”
Chiese l’uomo allegramente,
mentre si concedeva un’altra buona dose di risate. Harry stava già
incominciando a rispondergli con un sorriso stampato sulle labbra, che la voce
di Hermione lo colse
“No, non rispondere, Harry!
Conosco quest’incantesimo! È un tranello mortale! Dobbiamo andarcene, dai!”
Disse all’amico
afferrandogli un braccio per tirarlo lontano da quella tentazione. “Forza!”
Quasi gridò poi la ragazza, quando si accorse che Harry non sembrava per niente
intenzionato a darle retta.
“Allora, andiamo a mangiare?
Dai, la mamma è di là ad aspettarci!”
“La mamma? C’è anche lei?”
“Certo! Dove vuoi che vada?!
Non sei affamato?” Sorrise ancora.
“Per niente!” Rispose
rabbiosa Hermione, al suo posto. E continuò a tentare di tirarlo via, ma senza
successo. Allora il ruo ragazzo, Ron, corse a darle una mano, con un mano
strinse una delle spalle di Harry, e l’altra la mise al centro della sua
schiena, iniziando a spingerlo.
“Su, Harry! Non vedi che non
è reale?!” Lo chiamò anche Ron.
“No, Harry! Dove vai? Mi
lasci solo? Oh... capisco. Non è come se potresti voler restare qui con me.”
“No! Certo che resto! Papà,
resto con te! Lasciatemi andare!”
“Harry, no!”
Continuarono a litigare,
mentre Harry sembrava mettere davvero tutta la sua forza nel ribellarsi alle
mani di Ron ed Hermione che lo trascinavano via. Infine però, con un urlo ed un
ultimo sforzo portentoso, i due ragazzi riuscirono a portarlo nell’altra
stanza, nella direzione opposta a dove quell’allucinazione stava in piedi a
parlare con Harry.
Una volta attraversata la
porta, la richiusero, sbattendola con energia, e vi si pararono davanti. Harry
ancora si ribellava, gridando di lasciarlo passare, ma poi si bloccò di colpo.
Come mai Ron ed Hermione sanguinavano? Si chiese guardandoli in viso. E poi,
leccandosi le labbra anche lui, notò che stavano tutti perdendo sangue dal naso
e dalla bocca.
“Visto? Che ti avevamo
detto? È un tranello che ti mostra una condizione dalla quale non vorresti mai
andare via, e più tempo passi nel tranello, più il tuo corpo si comprime, e
muori senza accorgertene!”
“Io... sono stato uno
sciocco. Perdonatemi, Hermione... Ron.”
“No... è comprensibile,
Harry.” Lo giustificò Ron.
“No, non lo è! Avremmo
potuto morire tutti, per colpa mia!”
“E sarebbe stata una
vergogna... ce ne siamo partiti poco fa da casa! Immagina un po’!” Rise Ron
“Scuastemi. Comunque... quel
tranello significa solo una cosa” Riflettè, Harry.
“Che qui dentro c’è un
Horcrux.” Terminò Hermione per lui.